Eroi dell'Olimpo: 15 anni dopo

By SunShineFiruli

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Ecco il sequel del mio sequel :) Giá, non avevo niente di meglio da fare. Abbiate pazienza. Pazienza e pietá... More

Prologo
1. BECKY
2. RYAN
3. LEO
4. RYAN
5. BECKY
6. LEO
7. BECKY
8. RYAN
9. BECKY
10. DAN
11. BECKY
12. RYAN
13. BECKY
14. ANNABETH
15. RYAN
16. HAZEL
17. BECKY
19. NICO
20. FRANK
21. BECKY
22. RYAN
23. BECKY
24. PERCY
Epilogo

18: HAZEL

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By SunShineFiruli

Continuarono a correre nel nuovo tunnel per qualche minuto. A differenza di quello precedente, non sembrava essere parte delle stesso luogo. In parole povere, le catacombe si erano trasformate in un binario della metro poco illuminato non appena ci avevano messo piede. Hazel sperò che non ci passasse davvero la metropolitana. Ok, sarebbe stato un po' impossibile dato che dubitava ci fossero stazioni del treno nel Labirinto, ma non si poteva mai sapere, là sotto. Quando finalmente i ragazzi, davanti a lei, si fermarono, ne approfittò per riprendere fiato. Combattere con quei ragni era stata molto dura, considerando che ormai era fuori allenamento da anni. Aveva scoperto di saper viaggiare nell'ombra, vero, ma si ripromise di non far uso di quel potere se non estremamente necessario. Si ricordava di come Nico ci fosse quasi morto, e in qualunque caso, era faticoso anche solo di spostarsi di mezzo metro. Per non parlare del fatto che odiava la sensazione che provava quando entrava nelle ombre. No, avrebbe cercato di evitare...

-Tutto ok?- chiese, interrompendo lo strano silenzio che si era andato a formare.

-Io sto bene- rispose Ryan, che si stava passando sulla tempia sanguinante un fazzoletto prestatogli da Becky. -Anche se non credo di aver capito cosa sia successo...

-Fidati- lo interruppe Dan. -Meglio così.

Il figlio di Atena balbettò un 'ok'. Hazel ingoiò un pezzetto di ambrosia, e si sentì subito meglio. Si passò una mano sulla fronte, e la ritrasse coperta di sudore.

-Stiamo andando dalla parte giusta?- domandò Becky, fissando il tunnel davanti a loro, le mani sui fianchi.

La figlia di Plutone sospirò. Sapeva che non aveva tempo di riposarsi, quindi non le restava che aspettare che il cibo divino facesse effetto. Quando aveva aperto la nuova strada era sotto pressione e in preda alla fretta, quindi non si era soffermata a pensare a dove potesse portare, e si stupì quando percepì di aver azzeccato la direzione. Annuì in risposta all'altra e, visto che i ragazzi non sembravano poi così stanchi -o almeno lo erano molto meno di lei- si fece avanti e li guidò lungo il binario della metropolitana, chiedendosi in che luogo sarebbero giunti, di preciso.

Camminarono a lungo. Hazel ebbe modo di scoprire quanto l'umidità le rendesse i capelli crespi. Ringraziò gli dei che Frank non fosse lì a vederla, in quel momento... tra l'altro, dov'erano andati lui e gli altri che erano rimasti fuori dal Labirinto? Secondo la teoria di Ryan, i semidei spariti e chiunque fosse l'artefice della loro scomparsa si trovavano lì da qualche parte. Questo significava forse che sarebbero stati soli a combattere? Si immaginò Leo in un negozio di fiori con Calipso a decidere le decorazioni per il loro matrimonio, mentre lei si batteva per la sua stessa vita oltre che per quella dei suoi amici. Cercò di non pensarci, prima di arrabbiarsi troppo senza un vero motivo con Leo.

-Comunque è strano- commentò Dan.

Hazel si chiese se stessero parlando già da molto. -Che cosa?

-Che dovunque andiamo quello che ci rimette è sempre Ryan- rispose il figlio di Nike, sogghignando.

-Sono molto sfigato- ribattè pacatamente il soggetto in questione.

Becky sembrava a disagio. -è colpa mia. Cioè, anche un po' tua. Di tutti e due.

-Non ho capito molto- disse Hazel. -Ma non devi autocommiserarti.

-Ma loro ce l'hanno con me- obiettò l'altra semidea. -E Ryan, invece che andarsene come ogni persona normale farebbe, rimane sempre.

-Lo so che non sono normale- ammise Ryan, con la stessa calma di prima. -Ma non ce la faccio proprio a lasciarti da sola davanti alle difficoltà. Morirei per darti una mano.

Dan fischiò. -Quanto sei teneroso.

Il figlio di Atena lo ignorò completamente e continuò a camminare, in silenzio. Solo dopo un paio di minuti si decise ad aprire bocca. -Tu lo faresti?

-Che cosa?- domandò Becky.

-Moriresti per darmi una mano?

Hazel, sorridendo, si voltò, accelerando il passo. La conversazione era diventata un po' troppo personale per i suoi gusti, e voleva lasciare ai ragazzi un po' di privacy. Afferrò Dan per una manica e se lo trascinò dietro, lasciando spazio alla figlia di Apollo per ribattere in tutta sincerità. Quando la risposta arrivò, Hazel non riuscì a distinguere le parole. Si girò due secondi dopo, però, in tempo per vedere il sorriso di Ryan che iniziava ad affievolirsi, mentre proseguiva mano nella mano con Becky. E a quel punto, anche se non la riguardava, non aveva più dubbi sull'esito della domanda.

Avrebbe desiderato che andassero avanti così all'infinito, purtroppo però avevano una missione da portare a termine e non fu possibile. Non molto tempo dopo passarono accanto a una porta di metallo, al lato del marciapiede che fiancheggiava i binari. Sarebbe passata inosservata, in quanto era un dettaglio ordinale in una stazione della metro, ma la figlia di Plutone sapeva che dovevano girare per di lì. E che erano vicini.

Si avvicinò all'uscio e cercò di abbassare la maniglia, ma la porta era chiusa a chiave.

-Hazel?- Becky la stava guardando con aria perplessa. Si era staccata da Ryan e si trovava alle spalle della semidea. -Qualcosa non va?

-é chiusa a chiave...

-E allora?- domandò Dan. -Ah, già, fammi indovinare: dobbiamo andare per di lì.

-Esatto.

I tre sbuffarono.

-Grande- riprese il figlio di Nike. -Dammi qualche secondo che la butto giù.

-Sarebbe meglio di no- lo avvertì Hazel. -Se fai casino potresti metterli tutti in allerta.

-Vuoi dire che siamo arrivati?- Ryan non sembrava morir dalla voglia di entrare. Come biasimarlo?

-Non ne sono sicura...- ammise. -Ma più o meno ci siamo. Meglio non correre rischi.

-Ok... allora ci penso io- si offrì il figlio di Atena. -Mi serve qualcosa di piccolo, lungo e appuntito.

Becky si sfilò una pinzetta dai capelli e gliela porse. Hazel non aveva mai notato che le indossasse; ma in fondo si confondevano benissimo tra i suoi capelli scuri. Ryan si accovacciò e iniziò ad armeggiare con la serratura.

-Ci serve un piano...- disse Dan. -Non possiamo fare irruzione così e sperare di passarla liscia.

-Cercherò di renderci invisibili con la Foschia- propose Hazel. Certo, non credeva di essere in grado di creare un incantesimo duraturo. L'ambrosia stava facendo il suo dovere, ma la sola idea di quanto sarebbe stato faticoso nascondere tutti agli occhi del nemico le faceva girare la testa. Cercò di mostrarsi più sicura di quanto non fosse in realtà.

Si sentì un 'click' e Ryan li raggiunse.

-Fatto- annunciò. -Siete pronti?

'Per niente' pensò la figlia di Plutone. -Come no?!- disse invece.

Raggiunse la porta per prima, sapendo che sarebbe stata lei a guidarli. Insomma, perchè si stava agitando tanto? Lei era Hazel Levesque, figlia di Plutone, ex centurione della Quinta Coorte del Campo Giove, una dei sette della Grande Profezia. Si era buttata in una città piena di giganti, Atene,  ben sapendo che se Nico e Reyna non fossero riusciti a portare la pace tra i campi, gli scontri tra le personalità degli dei non sarebbero cessati e... Beh, visto che i giganti si possono uccidere solo tramite la collaborazione tra eroe e divinità, sarebbe stata spacciata.

Il ricordo del loro scontro ad Atene, la aiutò a trovare il coraggio di mettere la mano sulla maniglia. Sospirò, preparandosi mentalmente.

-Facciamo questa cosa...- mormorò, poi si ricordò di non aver ancora iniziato l'incantesimo di invisibilità. Chiamò a raccolta la Foschia, cosa che aveva fatto milioni di volte da diventarle familiare, e la concentrò su di loro. Non poteva essere sicura che avesse funzionato dato che era normale che vedesse ancora gli altri, ma si fidava delle sue capacità. Aprì la porta.

Hazel non sapeva cosa si aspettasse di vedere. Magari orde di mostri in attesa che aprisse la porta per poi ucciderla. Di sicuro non si aspettava un tale accenno di normalità. Per quanto potesse esserlo un campo nemico.

Si ritrovarono davanti a un breve corridoio, vuoto, che percorsero alla svelta. In fondo si diramava in due direzioni opposte, a destra e a sinistra. Nell'indecisione accettò il consiglio di Dan di optare per la sinistra, seppur sapendo che aveva sparato a caso. Hazel non capiva più da che parte dovesse andare. Non perchè i suoi poteri fossero difettosi o qualcosa del genere, ma perchè avevano raggiunto la meta. Quello era il centro del Labirinto. E ora non sapeva più bene cosa stessero cercando. Decise di dare un'occhiata.

Mentre continuavano ad avanzare, la figlia di Plutone rimase sconcertata dalla somiglianza di quel posto con il Campo Giove. Aveva capito che era un accampamento nemico, ma ogni volta che passava davanti a una porta aperta e ci vedeva dentro un dormitorio, non poteva fare a meno di pensare a quello in cui aveva alloggiato lei anni prima. Il suo era sempre incasinato, ma meno di quanto non fossero quelli che superava. Per non parlare dell'odore. Alcuni erano vuoti, altri ospitavano mostri che dormivano o 'parlavano'. Si sentivano urla provenire da ogni dove, creature che si pestavano tra loro o ridevano come vecchi amici. Hazel non si era mai fermata a pensare a come dovesse essere la vita di un mostro, si era sempre limitata a ucciderli quando cercavano di fare la stessa cosa con lei, eccezion fatta per Ella l'arpia e Tyson, il ciclope fratello di Percy. Anche loro avevano una vita: potevano farsi amico qualcuno o anche odiarlo, dovevano dormire e mangiare. Non passavano la loro intera esistenza a inseguire innocenti semidei. La figlia di Plutone cercò di non farsi in alcun modo commuovere da quel pensiero: non erano costretti a seguire il nemico, chiunque fosse.

Fu compiaciuta però dal vedere che nessuno, almeno per il momento, li aveva notati. Forse per una volta sarebbe andato tutto liscio.

-Hazel...- sussurrò Becky, alle sue spalle. -Stiamo girando in tondo.

La semidea si accorse che l'altra aveva ragione. Si era fatta prendere dalle riflessioni e non aveva fatto caso alla strada che prendeva. Era tornata all'incrocio in cui affluiva il corridoio della porta da cui erano arrivati.

-Scusate- mormorò. -Dove dobbiamo andare, di preciso?

-Partiamo dalle prigioni, se ne hanno, no?- rispose Ryan.

Giusto. Percy. Annabeth. Nico. Jason. Era per quello che si trovavano lì. Rimise in funzione i suoi radar sotterranei e individuò la strada giusta. -Ci sono, le prigioni. Di qua.

Rifecerò metà del percorso che avevano intrapreso in precedenza, facendo attenzione a scansarsi quando qualcuno -o meglio qualcosa- passava per il punto dove si trovavano.

Quando lasciarono i dormitori, Hazel fece un sospiro di sollievo. Negli ultimi cinque minuti, erano stati davvero affollati. Era stato difficile muoversi senza farsi scoprire. Ma ce l'avevano fatta. Ora si trovavano in un grande spazio vuoto. Da un lato, un mucchio di tavoli dovevano rappresentare la mensa. Anche solo a distanza il rancio che alcuni mostri stavano raffinatamente degustando sembrava disgustoso.

-Cosa ci metteranno dentro, secondo voi?- domandò Dan, dando vita ai suoi pensieri.

Lo zittì con un gesto della mano. Non era il caso di fare rumore. Dall'altra parte dell'enorme spiazzo su cui si trovavano partivano dei tunnel.

-Là.

Hazel ne indicò uno, in cui scendeva una gradinata dall'aria faticosa, controllato ai lati da due ciclopi. Uno si era addormentato contro il muro, l'altro si guardava intorno annoiato. Da un minuto all'altro sarebbe crollato anche lui.

-Non fate il minimo rumore- si raccomandò la figlia di Plutone, e si avviò verso le scale, seguita dagli altri. Rallentò il passo in prossimità delle guardie. Quella che dormiva non fu un grande problema, ma qualcuno dietro Hazel aveva il passo pesante, e l'altro ciclope iniziò a guardarsi intorno sospettoso. Temendo che l'effetto della Foschia potesse svanire, la semidea fece l'unica cosa che le venne in mente: trasformò la sedia di un'empousa che stava mangiando a un tavolo lì vicino in un maialino. Il mostro cadde e fumante di rabbia si mise a inseguire il suino, e il ciclope concentrò la sua attenzione allo spettacolo per qualche secondo, dando loro modo di passare.

-C'è mancato un pelo- sospirò Becky, mentre scendevano le scale.

-Un maiale?- domandò invece Dan, perplesso.

-é l'unica cosa che mi è venuta in mente- protestò Hazel.

-Speriamo che siano così stupidi da non chiedersi da dove sia arrivato, allora- commentò Ryan.

-Comunque sia, ci siamo- disse la figlia di Plutone.

Avevano raggiunto il fondo della gradinata. Dopo qualche metro, il corridoio svoltava bruscamente a destra. I semidei, pur sapendo di essere teoricamente invisibili si fermarono prima di girare e si sporsero dall'angolo.

Poco più avanti, il tunnel si allargava. Una spessa porta di metallo era controllata ai lati da altri mostri, un ciclope e una dracena. Ma la cosa più spaventosa era la presenza di un'altra creatura. Hazel desiderò di non avere gli occhi. Drago dalla vita in giù, donna nella parte superiore, ali da pipistrello e una cintura da cui... era la sua impressione, o continuavano ad apparire teste di animali?

-Campe...- mormorò Ryan. Possibile fosse l'unico a saperne qualcosa?

-Che si fa?- domandò Becky, bianca come un cencio. Probabilmente, se Hazel avesse avuto la carnagione più chiara, anche lei sarebbe impallidita così.

-Che domande- rispose, tirando fuori l'utima goccia di coraggio che aveva. -Percy e gli altri sono là dentro. Li andiamo a salvare.


NOTE

Ma Percy non c'è. Muahahahahahahahahah

Rieccomi :)

Scusate se non aggiorno da un po', ma ero al mare senza Wi-fi e... ed ero anche in vacanza, quindi ne ho approfittato per dormire tutto il giorno, mica mi mettevo a scrivere XD

Come stanno andando le vostre vacanze? (un mese esatto e ricomincia la scuola :( )

Dopo due settimane potrei avere un po' perso il filo della storia, se qualcosa non torna fatemi sapere che modifico..

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