Speed and love

By ___star_girl

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Amber ha la passione per la auto fin da piccola, le è stata trasmessa da entrambi i genitori. Dopo la loro mo... More

Prologo
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EPILOGO

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By ___star_girl

La settimana trascorre abbastanza tranquilla ad essere sincero. Sia io che Amber lavoriamo e non è successo nulla di allarmante. Se non conoscessi Louis potrei pensare che abbia deciso di lasciarmi stare ma so per certo che non è così.
Ho vinto qualche gara, non ho detto nulla ad Amber perché so che avrebbe insistito di venire e non mi andava proprio di discutere così le dicevo che andavo a dormire per poi sgattaiolare fuori come quando ero ragazzino e uscivo di casa di nascosto.
Ricordo quando facevo arrabbiare papà e mi impediva di uscire così io scappavo senza che nessuno se ne accorgesse, o almeno facevano finta di niente.

Vedo la mora che saluta la sua amica, è passata da me un paio di volte per vedersi con Amber e più del saluto non abbiamo intrattenuto alcun tipo di conversazione però ho notato che lei è Amber sono abbastanza legate e anche se sembra un po' fuori di testa non mi pare fuori dagli schemi, come James ad esempio.
Penso che Amber non gli abbia più parlato, da quell'incidente, mi ignora completamente durante i raduni, al massimo mi lancia qualche occhiataccia, io rimango impassibile, non mi importa nulla di quel bamboccio.
Probabilmente l'allontanamento dalla mora è stata una scelta giusta, un rompi palle in meno.

"Ei" mi saluta lei appena sale in macchina per poi mettersi la cintura "Tutto apposto?" le chiedo come solito
"Tutto apposto" risponde lei.
"Domani sei libera giusto?" le chiedo qualche istante dopo, lei si gira verso di me con aria interrogativa "Si, perché?"
"Perfetto, ti porto in un posto" dico rimanendo vago. Con uno scatto la ragazza al mio fianco si dira completamente nella mia direzione.
"Sul serio? Dove?" chiede con tono sprizzante come se fosse una bambina.
"Lo vedrai stellina" rispondo
"Perché non me lo vuoi dire?" insiste lei
"Perché voglio farti una sorpresa, non posso?"
"Tu? Vuoi farmi una sorpresa? Sicuro di stare bene?" io sospiro
"Perché?" chiedo
"Be' perché non mi sembra una cosa da te"
Le lancio uno sguardo ma non dico niente. Quante cose che non sai di me Amber.

Ormai è abituale tenerle compagnia mentre sgranocchi qualcosa tornata da lavoro. Io ceno da solo visto che non c'è e ad essere onesto mi ero abituato ad avere compagnia a tavola.
"Dopo mangiato subito a letto, ci dobbiamo svegliare presto" la inforno, mi sento come un padre che il giorno dopo deve partire in vacanza con la famiglia.
Sbuffo una risata tra me e me, non potrei mai essere quel tipo di persona, un uomo con moglie e figli? Non fa per me.
"Si va bene, anche se vorrei sapere dove andiamo" risponde la mora dandomi le spalle per ritirare i piatti nella lavastoviglie.

I miei occhi cadono sul suo fondoschiena coperto da un pezzo di stoffa abbastanza inutile. Mi chiedo perché le donne mettono i pantaloncini del pigiama, possono benissimo essere considerati delle mutande, non coprono niente però in questo momento la visuale non mi dispiace.
Il suo sedere non è né troppo grande da risultare volgare ma nemmeno troppo piccolo da non essere notato, forma una curva perfetta. Fortunati quelli che hanno avuto l'onore di toccarlo, probabilmente ci si sente in paradiso a scopare questa donna, è la bellezza fatta a persona.

"Pronto!" esclama lei schioccando le dita riportandomi alla realtà "Mh?"
"Ti ho chiesto se devo portare qualcosa"
"No tranquilla, ho già pensato a tutto io" le rispondo per poi darle la buonanotte e andare nel mio letto.

La mia sveglia suona per le cinque, tra mezz'ora circa dovrò svegliare Amber visto che mi sono dimenticato di dirle a che ora ci saremmo dovuti alzare. Mi faccio una doccia fredda e poi controllo che ci sia tutto quanto.
Preparo il caffè, per me nero come al solito e per lei con tatto latte, che obbrobrio.

Socchiudo la porta di camera sua e la vedo dormire beatamente, be' in realtà sembra un bambino di sette anni per la posizione contorta che ha, non vorrei mai dormire con lei se occupa un intero letto matrimoniale da sola.

In realtà vorrei averla nel mio letto ma se fosse così sono sicuro che faremmo di tutto tranne che dormire.

Prendo posto sulla poltrona nell'angelo della stanza e poggio la sua tazzina su un comodino mentre sorseggio dalla mia.
"Amber, sveglia" dico senza avere nemmeno un movimento come risposta
"Dai sveglia, dobbiamo andare" insisto ma sempre senza risposta
"Stellina?" dico adesso accovacciato accanto al letto mentre le tolgo una ciocca di capelli dal viso, ricevo un "mmh" come risposta, bene, già un inizio
"Avanti, sveglia" dico alzandomi in piedi e guardarla sfregarsi il viso con le mani.
"Si..sono sveglia" risponde con voce roca, si alza seduta, ancora mezza addormentata e mi guarda senza dire niente con la fronte corrugata
"Ti ho preparato il caffè" indico la tazzina sul comodino, le si gira dove ho indicato e con un gesto rapido recupera la tazza e si scolla il caffè in men che non si dica.

Oh, perfetto.

"Su con la vita, preparati, quando sei pronta possiamo andare" la inforno per poi uscire dalla stanza sentendola brontolare qualcosa.
Abbiamo capito che Amber appena sveglia non è una persona amichevole.

Quasi mezz'ora dopo fa la sua comparsa in cucina splendida e raggiante, più del solito a dirle il vero e la Amber di mezz'ora fa è completamente sparita.
"Buongiorno" dice con un sorriso
"Quanta felicità" commento io
"Io adoro le sorprese Brian, mi è difficile ammetterlo ma oggi tu mi hai reso una persona felice" dice puntandomi un dito contro
"E perché dovrebbe essere difficile ammetterlo?" le chiedo incuriosito dalla sua risposta anche se probabilmente è quello che sto pensando
"Perché sei la persona più fastidiosa sulla faccia della terra, che domande" dice un tono ovvio, io sbuffo un sorriso, so che non lo pensa davvero, ormai capisco quando sta parlando sul serio o quando sta scherzando e poi a parte qualche discussione non le ho mai dato più di tanto fastidio e nemmeno lei a me.

"Vogliamo andare o mi vuoi vedere morta?" dice lei con le mani posate sui fianchi
"Andiamo" mi alzo dallo sgabello in cucina e ci dirigiamo in garage. Saliamo a bordo della mia Bugatti e appena la porta del garage si è richiusa sfreccio lungo la strada deserta.

Il viaggio dura solo mezz'ora, le lascio scegliere la musica visto che ci teneva tanto e ho dovuto subire trenta minuti di canzoni spagnole e la sua voce stonata. Ho pregato che non beccassimo traffico per poi trovarmi costretto a sopportare ancora di più quella tortura. Spero che al ritorno sia stanca e non abbia le forze di scatenarsi ancora.

"Eccoci arrivati" la informo
"Brian...mi hai portato in spiaggia?" mi rivolge uno sguardo pieno di felicità, io annuisco.
Scendiamo dall'auto nel parcheggio per ora ancora abbastanza vuoto, tra meno di un'ora sarà stra colmo.
"Ma non ho indossato il costume" dice in un lamento, io apro il bagagliaio, tiro fuori uno zaino e glielo lancio, lei lo prende al volo
"Questo è mio" dice poi lo guardarci dentro "Hai frugato tra la mia roba Brian?" chiede con un bikini in mano "Certo, altrimenti avresti capito subito dove saremmo andati, cambiati pure in auto, i vetri sono oscurati" le dico mentre finisco di tirare fuori tutto il necessario.

"Eccomi" la mora scende dalla macchina e si mette lo zaino in spalla poi le passo alcune cose, mica posso portare tutto io.

"È stata una tua idea venire qui?" mi chiede dopo che attraversiamo il parcheggio
"Diciamo che ti ho sentita dire alla tua amica che vorresti andare al mare visto che non ci sei ancora stata, per ovvi motivi" le spiego
"Ascolti le nostre conversazioni Collins?"
"È impossibile non sentirti quando parli al telefono, strilli" mi diverto a punzecchiarla
"Non è vero" esclama, io non dico niente, mi limito a rivolgerle uno sguardo.
Sulla spiaggia ci sono poche persone ma non staremmo qui, odio quando si riempie di gente, bambini che corrono e ti fanno finire la sabbia addosso, vecchie in topless, ragazzi che si spruzzano con le pistole ad acqua per non parlare dei bangladini che insistono per farti compilare la loro merce. Un incubo.

"Perché siamo venuti fino a qui se ci sono spiaggia anche molto più vicine?" mi chiede dopo un po'
"Perché io preferisco questa" rispondo vago
"Dove ci mettiamo?"
"Non qui" dobbiamo camminare ancora fino ad arrivare dove voglio io.
La spiaggia finisce e inizia una boscaglia di alberelli e cespugli.
"Ma dove diamine mi stai portando?" mi chiede quando vede che mi sto addentrando tra gli alberi.
"Dai stellina, cammina" la incito.
Dopo una decina di minuti di camminata lei si ritrova almeno tre metri dietro di me.
"Ti prego...non ce la faccio più" geme sofferente "questa roba mi sta facendo cadere le braccia" sta tendo il suo zaino, la borsa frigo e uno sdraio, nulla di che.
"Io ho molti più oggetti di te e non mi sto lamentando" mi fermo ad aspettarla
"Be' tu sei il triplo di me quindi non rompere per favore"
È alquanto divertente vederla così affaticata a camminare mentre borbotta chissà quali maledizioni nei miei confronti.
"Siamo a metà strada, ancora uno sforzo" le faccio sapere, lei mi lancia un occhiataccia.

Il boschetto finisce e ci troviamo in un angolo di paradiso. Una spiaggia che si estende per una decina di metri larga tre o quattro con una specie di "caverna" in mazzo alle rocce dove si sta al fresco e all'ombra a tutte le ore del giorno. L'acqua è cristallina e la sabbia nitida e pulita con varie conchiglie qua e là. Tutto quando è circondato dalla vegetazione e la parte migliore? Non viene mai nessuno qui.
"Porca puttana" la sento dire alla mie spalle, poggio la roba che avevo a terra e mi giro nella sua direzione
"Ti piace?" le chiedo, posa lo sguardo su di me
"Mi lo stai seriamente chiedendo? È stupendo!" esclama.

Dopo aver messo tutto quanto apposto lei si disfa dei vestiti rimanendo con il costume che avevo scelto per lei. È bianco con la parte sopra a triangolo e quella sotto molto sgambata facendogli risaltare il fondoschiena, un altro motivo per non avere gente intorno.
È stroppo sexy per essere vista da tutti.

Mi libero anche io dalla maglietta, incredibile come non si sia resa conto che stavo indossando il costume.

"Ammettilo, ti sei fatto aiutare dalla cameriera per essere riuscito a prendere tutto quanto" dice lei dopo aver tirato fuori dallo zaino le sue cose.
"Certo che no, conosco le necessità delle donne" affermo io, è vero, presto molta attenzione ai dettagli, ho sempre notato le cose che usa abitualmente e poi non è difficile capire cosa serve in spiaggia.
"Mh...sembri sincero" dice per poi rilasciare una risatina.

"Come conosci questo posto?" mi chiede, speravo che non mi facesse questa domanda
"Be' quando ero ragazzino, più o meno undici anni a me e Louis piaceva camminare lungo la riva dell'oceano la mattina all'alba. Quando siamo venuti per la prima volta in questa spiaggia il bosco da cui siamo passati prima ci ha incuriositi molto così abbiamo deciso di vedere se trovavamo qualcosa oltre e poi ci siamo ritrovati qui, abbiamo portato anche i nostri genitori e ci venivamo spesso" spiego guardando verso l'oceano
"Che cosa bella. Quindi...voi due non vi siete sempre, be' odiati?" mi chiede con tono un po' incerto, sa di star toccando un tasto dolente.
"No" rispondo dopo qualche istante, lei annuisce ma probabilmente ha intuito che non mi va di parlare di lui visto che non dice più nulla a riguardo.

Io e Louis siamo stati inseparabili sin da piccoli. I nostri genitori erano amici dai tempi del liceo. Siamo cresciuti insieme, eravamo come fratelli con madri diverse, poi è arrivato quel maledetto giorno che ha svoltato completamente le nostre vite.

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