𝐒𝐄𝐑𝐄𝐍𝐃𝐈𝐏𝐈𝐓𝐘 | 𝐇𝐀...

By GiuliaMonroe

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E se un Angelo, innamorato di Adamo, stringesse un patto col Demone della Radio per salvargli la vita? [Ambie... More

SERENDIPITY
1. Il Patto
2. L'Inferno
3. L'Hazbin Hotel
4. Rendersi Utile
0.1 Assistente Radio
0.2 La Forza Di Un Sorriso
6. Cannibal Town
7. Problemi Di Fiducia
8. Incontrollabile
9. Tregua
0.3 Cioccolata
I. Arcobaleno
10. Lo Specchio Dell'Anima
11. Solo Per Te
II. Luce Curativa
12. Libertà
0.4 La Caccia è Aperta
13. Il Labirinto Della Fiducia
14. Nemici Naturali
15. A Ognuno Il Suo Demone

5. Leader A Colazione

974 63 134
By GiuliaMonroe

Sono tuo
Fa' ciò che più ti va

Alle prime luci del giorno, i corridoi dell'Hazbin Hotel erano sonnolenti e silenziosi: evidentemente i suoi ospiti non erano granché mattinieri.

Iliana non poteva dire di aver domito scomoda, per il poco che era riuscita a chiudere occhio: il letto era morbido, le lenzuola persino profumate e la quiete, una volta chiuse le finestre, assoluta. Eppure, nonostante questo, era rimasta a girarsi e voltarsi per tutta la notte, coi pensieri che le vorticavano nel cervello, inquieti, fastidiosi, logoranti.

La sua prima preoccupazione era ovviamente Adamo: non dava segni di ripresa e, l'ultima volta che era andata a controllarlo, gli era sembrato che il suo corpo fosse ancora più bollente e la sua pelle più smorta. Gli aveva infuso un po' della sua luce curativa e questo era sembrato dargli sollievo, ma le sue condizioni non le piacevano affatto.

Poi c'era Alastor: ancora non le era chiaro perché il Demone della Radio avesse accettato di fare un patto con lei. Cosa se ne sarebbe mai fatto dell'anima di un angelo? Ed era mai successo, prima di allora, che un angelo avesse venduto la sua anima a un demonio? Quali sarebbero state le conseguenze, per lei, per il Paradiso, per l'intero Creato? Aveva forse dato il via a qualcosa di irreparabile?

Inoltre, perché non riusciva più a creare un Portale? Ormai si era ripresa, si sentiva nel pieno delle proprie forze... che cos'era che inibiva il suo potere? Davvero l'unica strada possibile per tornare a casa era sperare che il Cielo capisse i suoi errori e ammettesse che all'Inferno potesse esistere la redenzione? Che l'Hazbin Hotel potesse funzionare?

Aveva rimuginato su tutte quelle domande per l'intera notte, ma non aveva trovato alcuna risposta soddisfacente o rassicurante. Si era sentita solo in trappola... o, per usare un termine che fosse ben più adatto alla sua attuale situazione: in catene.

Sospirò e aprì le porte della cucina, sperando che preparare la colazione avrebbe messo di buon umore sia lei che i suoi nuovi compagni d'avventura, soprattutto Angel Dust, che le era sembrato piuttosto contrariato dalla sua presenza nell'Hotel.

Di certo, non si aspettava di trovare Lucifero ai fornelli.

La scena era quasi comica e, per un attimo, la aiutò effettivamente a cancellare tutti i suoi crucci: il capo dell'Inferno stava spadellando qualcosa. Coi capelli un po' arruffati, la giacca bianca abbandonata su una sedia e le maniche della camicia arrotolate fino ai gomiti, canticchiava persino.

Quando in Paradiso sentiva le storie su Lucifero, l'angelo caduto in disgrazia, il mostro che governava l'Inferno, di certo non avrebbe mai immaginato di poter assistere a una scena del genere. L'ex angelo serafino era di una bellezza imbarazzante – in fondo, almeno le leggende sul fatto che fosse il più affascinante tra le creature celestiale erano veritiere, ma per il resto la realtà era ben diversa. Non le dava l'idea di essere malvagio o tremendo. Era... tenero?

Si ritrovò a sorridere e il suo umore migliorò notevolmente, soprattutto quando lui si girò, la notò di fronte alla porta, emise uno stridulo verso spaventato e lanciò in aria la frittella che aveva avuto nella padella. Quella fece un volo verso il soffitto, compì una capriola in aria e gli atterrò in testa, l'uovo della parte ancora cruda che colava tra i suoi capelli e su tutta la faccia.

Iliana sgranò gli occhi. Lucifero fece lo stesso. Rimasero a fissarsi per un tempo che parve lunghissimo.

«Io, mi...» iniziò lei, e contemporaneamente lui: «Tu mi...»

L'istante dopo erano entrambi scoppiati a ridere. La cucina si riempì di un suono allegro e spensierato, che Lucifero non sentiva da tanto.

«Perdonami» disse poi Iliana, correndogli accanto. «Non volevo spaventarti.»

«Ma no, figurati» rispose lui, impacciato. «È solo che non mi aspettavo che qualcuno...»

«Aspetta, lascia che ti aiuti.» Iliana prese un canovaccio dal tavolo e lo bagnò con un po' d'acqua, quindi glielo porse.

Lucifero sorrise, ed era davvero affascinante, pur con i suoi denti aguzzi e le sue guance rosse. «Grazie.» Afferrò il canovaccio e si pulì la faccia e i capelli come meglio poteva.

«Mi dispiace davvero.»

Lui scosse il capo, poi guardò il canovaccio impiastricciato e sorrise di nuovo. Lo gettò nel lavandino e schioccò le dita: una ventata d'aria e il suo aspetto tornò quello pulito e ordinato di sempre. «Nessun problema.» Le sorrise di nuovo. «Iliana... giusto?»

Lei annuì e strinse la mano che lui le stava porgendo: era incredibilmente grande e calda. «È un piacere conoscervi» rispose, accennando persino una riverenza.

«Saresti il primo angelo a dirlo dopo tanto tempo... beh, se non vogliamo considerare Vaggie.» Guardò per un attimo l'aureola nera che brillava appena sopra la massa di boccoli azzurri. «E, per favore, dammi del tu.»

«Oh, sì... certo. Come desidera... desideri» si corresse, abbozzando un sorriso.

Essere al cospetto di Lucifero la intimoriva non poco: seppur con accezione puramente negativa, la sua figura era pur sempre una leggenda.

«Cosa ci fai già in piedi? Hai fame?» domandò poi lui, tornando ad armeggiare con i fornelli.

«No, io... vorrei dare una mano, se possibile.»

«Ah sì?»

«Sì.»

«Ma non sei un'ospite, dell'Hotel?»

Sì, ma i soldi che avevo bastano a coprire solo le spese di Adamo, a quanto pare.

Non lo disse, perché aveva paura di violare una qualche parte dell'accordo con Alastor e aveva come l'impressione che contrariarlo non fosse una buona idea.

«Sì, ma ho sempre preparato la colazione, su in Paradiso, così se per lei... se per te» si corresse ancora, «non è un problema, mi piacerebbe...»

«Mh» fece lui, squadrandola. «Ma sì: un aiuto cuoco potrebbe farmi comodo!»

Iliana mostrò un sorriso luminoso. «Grazie.»

«Ma no: grazie a te.»

Afferrò un grembiule e se lo allacciò in vita: non erano molti gli abiti infernali che era riuscita a comprare con i Souls di Zestial, quindi voleva evitare di rovinarli. Non aveva neanche idea se l'avrebbero pagata, per il suo lavoro all'Hotel, quindi era meglio non danneggiare i pochi averi che era riuscita a comprare. Quando cercò di legare i capelli in una treccia, per evitare di contaminare il cibo, Lucifero fece apparire per lei un elastico, col quale poté chiudere l'acconciatura.

Era estremamente gentile per essere il Re dell'Inferno.

Ma, come avevano detto Vaggie e Alastor, non era davvero granché come cuoco: bruciò tutti pancake, sparse farina ovunque e alla fine c'era più melassa di acero infernale sulle sue dita che sulle frittelle. Per fortuna, Iliana era davvero molto brava ai fornelli e in men che non si dica riuscì a rimediare a tutti i suoi disastri e a mettere in tavola una colazione degna di questo nome: ciotole di frutta fresca, pancake ordinatamente impilati, alcuni con semplice zucchero a velo e altri con sciroppo, e persino uova strapazzate e bacon croccante per gli amanti del salato.

«Fiù» fece alla fine Lucifero, passandosi un braccio sulla fronte. «È stata dura, ma abbiamo fatto un vero capolavoro!»

Iliana sorrise e annuì, grata della sua compagnia e del fatto che, nonostante tutto, fosse riuscito a distrarla dai suoi pensieri tormentati.

«Mh... che profumino» disse Angel, entrando in cucina. Aveva ancora l'aspetto arruffato di chi si è svegliato da poco, con occhi piccoli di sonno e lo sbadiglio pronto. «Finalmente ci siamo decisi ad assumere un catering decente?»

«Veramente» disse Lucifero, schiarendosi la voce, «sono stato io.»

Angel aprì un occhio e gli riservò un'occhiata scettica e ben poco lusinghiera.

«Con il suo aiuto» aggiunse allora Lucifero, afferrando Iliana per le spalle e mettendola di fronte a sé.

Angel aprì anche l'altro occhio e solo allora lei notò che erano di colore diverso: entrambe le iridi in realtà erano rosse, ma uno aveva la sclera bianca e l'altra nera. Anche a lei riservò un'occhiata tutt'altro che lusinghiera. «Allora non mangio» disse, facendo dietro front verso la porta. «Potrebbe averlo avvelenato.»

Iliana si sentì mortificata e abbassò lo sguardo.

«Ehi!» lo riprese Lucifero.

«Angel» disse invece Husk, che era appena entrato in cucina. «Smettila di fare il coglione e siediti.»

Angel arrossì e strinse due delle quattro braccia al petto, mentre le altre gesticolavano furiose. «Io non mi fido di lei.»

Husk alzò gli occhi al cielo: anche lui aveva la sclera nera attorno alle iridi gialle. «Siediti, ho detto, o mangerò anche la tua parte, stronzetto peli e ossa.»

Angel gli mostrò il dito medio, ma alla fine prese posto con un broncio.

«Che buon profumo!» esclamò Charlie, entrando in cucina con Vaggie. «E che meraviglia!» aggiunse, osservando la tavola imbandita. «Papà, sei stato tu?»

«Con un piccolo aiuto» disse lui, sorridendo verso Iliana.

Lei si strinse in una spalla.

«Ma è fantastico, grazie! Non dovevi disturbarti» esclamò ancora Charlie, gli occhi rossi che brillavano entusiasti. Lei e Vaggie presero posto attorno al tavolo.

«L'ho fatto con piacere. E, se per voi va bene, potrei cucinare sempre, per voi. È un modo per cominciare col piede giusto, no?» Iliana sorrise impacciata, torcendosi le mani in grembo, e guardò Angel di sottecchi.

Lui sbuffò e non ricambiò, tutte e quattro le sue braccia erano ora conserte, le lunghe gambe accavallate. «È un modo subdolo per toglierci di mezzo» borbottò.

«Angel!» lo riprese Charlie. «Non è affatto carino da parte tua.»

«Già!» confermò Lucifero. «La ragazza, qui, è stata un'ora dietro ai fornelli a riparare ai miei dis... cioè, volevo dire, a perfezionare i miei piatti già squisiti! Dovresti mostrarle un po' di rispetto!»

«Rispetto? Rispetto?!» sbottò Angel, scattando in piedi. Due delle sue mani erano spianate sul tavolo, le altre indicavano Iliana. «Quella fino a qualche giorno fa voleva farci fuori tutti! Sono l'unico che se lo ricorda?»

«Angel...» lo riprese ancora Husk, un borbottio sommesso.

«Ma adesso è qui per rimediare ai suoi errori!» esclamò Charlie, appassionata. «Dovremmo darle il beneficio del dubbio, almeno!»

«Daglielo tu, io non ne ho alcuna intenzione.» Angel si sedette, di nuovo tutti gli arti conserti.

«A volte sei impossibile» commentò Vaggie, scuotendo il capo.

«No, lui... ha ragione, lo capisco» mormorò Iliana, catturando l'attenzione. «Non è semplice fidarsi di qualcuno che fino al giorno prima era tuo nemico, me ne rendo conto. Ma farò il possibile per fargli cambiare idea.»

«Buon fortuna, Occhi Belli.» Angel sventolò una mano in segno di disprezzo.

«Ma sei tremendo» sibilò Husk.

«Io ce la metterò tutta» disse però Iliana, stringendo i pugni. «Riuscirò a conquistarmi la tua fiducia. Quella di tutti voi, in realtà.» Sorrise ai presenti, con fede. Aveva superato prove ben peggiori, di quella.

Charlie le mostrò i pollici all'insù, sinceramente commossa. Vaggie sorrise e annuì, e anche Husk sembrava avere un mezzo ghigno sul suo volto. Lucifero, invece, le strinse una spalla con tenerezza, quindi la invitò a prendere posto a tavola.

«Non so cosa abbiate da aver paura, questi piatti sono deliziosi!» esclamò una vocina dal nulla.

«Niffty!»

«Ma da dove sei sbucata fuori?» fece Angel.

Lei si indicò, la bocca già sporca di zucchero a velo. «Io? Sono sempre stata qui!»

«E... hai mangiato quella roba?»

«Certo. Ed era buonissima!» Si girò verso Iliana con un largo sorriso aguzzo, che lei trovò però bellissimo e rassicurante.

«Ti ringrazio.»

«Beh, buon appetito, allora!» disse Charlie e finalmente tutti si fiondarono sulla colazione – tranne Angel, che si limitò a piluccare un po' d'uva controvoglia.

Solo allora Iliana notò che erano tutti presenti, tranne Alastor, e in qualche misura fu grata della sua assenza.

Chiacchierarono allegramente del più e del meno e Iliana si ritrovò a pensare che, per quanto alcuni di loro avessero un aspetto tutt'altro che canonico e rassicurante, nessuno di loro sembrava malvagio o incline ad atti degni di rimprovero o disgusto. D'accordo, Angel Dust era un attore del porno, che a quanto pare usava il suo corpo per fare soldi; Niffty si divertiva a torturare gli insetti e Husk era un alcolizzato giocatore d'azzardo, ma le sembravano comunque anime genuine, in qualche modo, il che era strano, perché Adamo aveva sempre detto che chi peccava era dannato per l'eternità e che niente li avrebbe redenti. E invece...

Sono sicura che se potessi trascorrere qualche ora con loro, anche tu alla fine cambieresti idea.

«Oggi ricominciamo con gli esercizi di fiducia!» disse Charlie a un certo punto. «L'Hotel ormai è finito e abbiamo persino un nuovo ospite, quindi direi che è l'occasione giusta per ripartire in pompa magna!»

Tutti, nessuno escluso, compreso Lucifero, borbottarono lamentale.

«Esercizi di fiducia?» domandò invece Iliana, intrigata. «Anche in Paradiso li facciamo.»

«Cosa?!» fece Charlie, gli occhi enormi di entusiasmo. «Davvero?» Si girò verso Vaggie, che cercava di nascondersi dietro la frangetta. «Non me ne hai mai parlato!»

«Dopo che hai scoperto che ero un angelo» mormorò lei, «non è che abbiamo avuto modo di chiacchierare spensieratamente del nostro passato. C'era una guerra, ad attenderci.»

Charlie si imbronciò un po', ma poi tornò a rivolgere l'attenzione a Iliana, le sue iridi scintillanti e le mani intrecciate sotto il mento. «Dimmi di più, per favore! Pensi che potremmo farne qualcuno anche qui?»

«Beh, sì... certo, perché no?» rispose lei, stringendosi nelle spalle. Gli altri la fulminarono, ma l'espressione radiosa di Charlie la convinse a proseguire. «Ce n'era uno che Adamo amava particolarmente.»

«Noooo» si lamentò Vaggie, «non quello!»

«Quale?» disse invece Charlie.

«Leader a colazione.»

Vaggie emise un verso che era a metà tra uno sbuffo e un ringhio.

«Oooooh» fece Charlie, gli occhi brillanti. «Non l'ho mai sentito! Come funziona?»

«Si formano delle coppie» spiegò Iliana, «di solito di angeli... o, beh, in questo caso, di persone, che non vanno troppo d'accordo tra di loro e non si fidano l'uno dell'altro.» Guardò brevemente Angel, che aveva un broncio infastidito. «A turno, uno dei due inizia a muoversi e l'altro lo deve imitare, qualsiasi cosa il "leader" faccia: se lui salta, tu salti; se lui vola, tu voli; se lui prova a buttarsi giù da una nuvola in caduta libera... tu lo imiti, fidandoti tanto di lui da essere convinto che non si getterà davvero. E così via, il tutto per il tempo di una canzone. Poi, alla canzone successiva, il leader cambia e si prosegue.»

Niffty ridacchiò sommessamente. «Anch'io voglio buttarmi giù da una nuvola...!»

«Ehm... non credo sia quello, lo scopo» commentò Lucifero.

«Facciamolo!» esclamò Charlie, scattando in piedi.

Inutile dire che ogni protesta fu deliberatamente ignorata e che presto tutti si ritrovarono nel salone principale, sotto le direttive della principessa.

«Allora...» disse Charlie, squadrandoli. «Ecco le coppie: Niffty con Vaggie; Husk con papà e...» indicò Angel e Iliana, «voi due.»

Ovvio, pensò lei.

«Ma non ci penso neanche» protestò lui.

«Su, su! Non si discute.» Charlie mostrò un sorrisone. «Siamo qui per migliorare, no? Dimostriamo al Paradiso che facciamo sul serio!» Si girò verso Lucifero, che annuì, quasi commosso.

Charlie fece partire lo stereo e una musica allegra invase il salone. Le prime a esibirsi nella prova di fiducia furono Vaggie e Niffty: la prima non osò più di tanto, limitandosi a mosse semplici, come sollevare le braccia, volteggiare, saltare... Niffty, invece, si dimostrò più audace. Tirò fuori dal nulla il suo coltello da cucina e Iliana sgranò gli occhi. Nessuno intervenne per fermarla e, quando Vaggie si guardò intorno, alla ricerca di un pugnale, Lucifero ne fece apparire uno con uno schiocco di dita, che le consegnò. Niffty però non fece nulla di pericoloso, a dispetto delle apparenze. Si limitò a lucidarlo ben bene con il suo grembiule e Vaggie la imitò, poi lo scagliò con precisione in un angolo, centrando un piccolo scarafaggio. L'ex angelo fece lo stesso, sebbene il suo lancio non colpì alcun insetto. Quando Niffty corse lì vicino e si esibì in una danza della vittoria, Vaggie la imitò fino all'ultima nota della canzone, che sfumò via sostituita dagli applausi di tutti.

«Bravissime!» esclamò Charlie, abbracciando la fidanzata.

«Per un attimo, ammetto di aver avuto paura» rispose Vaggie, con un mezzo sorriso.

«Io no!» esclamò Niffty. «Mi sono divertita molto! Dovremmo andare a caccia di scarafaggi insieme più spesso!»

«Magari, qualche volta...»

Le due alla fine si scambiarono un pugno d'intesa e Charlie le guardò commossa.

«Bene... direi che è il vostro turno!» esclamò poi, indicando Angel e Iliana.

Lei si alzò, ma Angel fu quasi trascinato a forza al centro del salone da Husk e Lucifero.

«È l'unica volta in vita mia che odio essere trascinato a forza da due bei maschioni» borbottò, mentre lo scaricavano accanto alla ragazza.

Iliana sorrise conciliante, lui non ricambiò affatto.

«Bene» disse Charlie, «Iliana, inizia tu!»

«D'accordo.»

Al play, una nuova canzone riempì l'atmosfera.

«No, fermi tutti» fece Angel, con un sorriso strano, «fate iniziare me.»

Charlie mise stop e guardò Iliana, che annuì. La musica fu fatta ripartire e il demone si girò a fronteggiare l'angelo.

Lei lo fissò, in attesa.

Lui mostrò di nuovo quel sorriso sordido e Iliana, cercando di imitarne l'espressione, notò che tra i suoi aguzzi denti bianchi ne spiccava uno dorato.

Angel sollevò le braccia al cielo e lei seguì i suoi movimenti. Con una mano si accarezzò l'altro, dal gomito fino alla clavicola, poi iniziò a muovere il bacino in maniera piuttosto sensuale. Iliana arrossì, a disagio, ma eseguì, sebbene i suoi fianchi si muovessero in maniera ben più legnosa.

«Sei sicura di volerti fidare di me?» mormorò lui, uno strano scintillio negli occhi.

Iliana lo fissò. «Sì.»

Ancora quel sorriso sinistro.

Poi, Angel si piegò sulle ginocchia e si tirò di nuovo su, stendendo le gambe in maniera lenta, il sedere che risaliva, la schiena che scendeva.

Iliana deglutì, ma lo imitò come meglio poteva.

«Non credevo avrei mai visto un angelo comportarsi come una porno star» insinuò, subdolo.

«Angel...» mormorò Vaggie, a disagio.

«Non esager...» tentò Charlie, preoccupata.

Lui non le ascoltò. Le sue mani risalirono lente dai fianchi verso il petto, poi afferrarono il bottone della giacca e la aprirono, lasciando che l'indumento cadesse al suolo.

Iliana strinse appena gli occhi, ma lo copiò ancora. Voleva dimostrargli che si fidava di lui, anche se si stava comportando da stronzo. Così, risalì lenta verso il suo seno poco pronunciato, afferrò il lembo della maglia e iniziò a tirarla su.

«No!» esclamò Lucifero e d'un tratto se lo ritrovò al fianco, una mano serrata sul suo polso, a fermarla. «Non devi farlo.»

Angel sollevò un sopracciglio, le braccia conserte.

«Stai esagerando, amico» lo rimproverò Husk, «non è questo lo scopo del..»

«Ma come? Lei non dovrebbe fare tutto quello che faccio? Non è questo lo scopo?»

«Ha ragione» disse Iliana, catturando di nuovo la sua attenzione. «Non c'è problema. Io mi voglio fidare.» Guardò Lucifero.

«Sei sicura?» mormorò lui, ancora a disagio: Iliana, almeno fisicamente, poteva avere la stessa età di Charlie, non voleva che...

«Già, Occhi Belli» rincarò la dose Angel, «sei sicura?»

Di nuovo, lei lo fissò decisa. «Sì.» Poi guardò ancora Lucifero. «È tutto a posto.»

Il diavolo lasciò la presa sul suo polso e sollevò le mani, tornando indietro.

Angel osservò Iliana, un sopracciglio sollevato. Lei si tolse la maglietta: sotto di essa indossava una canottiera e nient'altro. Quando, sfidando se stessa e il suo coraggio e la sua fiducia, fece per togliersi anche quella, per imitarlo e restare a petto nudo come lui, Angel sgranò gli occhi e sollevò repentinamente le mani.

«No, ferma!» quasi gridò. «Non devi... tu non avresti... non...» Emise un verso frustrato e arrabbiato, riafferrò la giacca dal pavimento e la rindossò. «Vaffanculo, okay? Questo esercizio è stupido! Tu sei stupida! E io non mi fiderò mai di te, chiaro?» urlò, poi si voltò e come una furia si diresse verso l'uscita.

«No, Angel, aspetta! Dove vai?» cercò di fermarlo Charlie, ma lui si sbatté la porta alle spalle con tanta violenza che i vetri tremarono e fu un vero miracolo che non andassero in frantumi.

Iliana rimase a osservare il punto in cui era stato, con l'impressione di aver visto delle lacrime annidarsi nei suoi strani occhi. «Io... mi dispiace, non volevo farlo innervosire» mormorò.

«Tu non c'entri nulla» disse Vaggie. «È lui ad aver esagerato.»

Lucifero nel frattempo si era riavvicinato e aveva raccolto la maglia da terra. Gliela porse, di nuovo impacciato. «Grazie.» Iliana la rinfilò, sentendosi subito più a suo agio.

«Perché non ti sei fermata?» domandò Husk. «Non eri obbligata a...»

«Perché mi sono voluta fidare di lui» rispose Iliana, con un sorriso. Guardò di nuovo la porta. «E avevo ragione.»

«Oh, Iliana...» sussurrò Charlie, colpita.

«Ora, se non vi dispiace, vorrei andare a parlarci io. Credo... credo di doverglielo.»

«Sei sicura?» domandò Lucifero.

Iliana annuì. «Come ho detto, mi fido di lui. Non è cattivo.» Si girò verso il gruppo. «Nessuno di voi lo è. E se mai tornerò in Paradiso, io...»

Charlie la raggiunse e la strinse in un abbraccio. Lei sussultò appena, sorpresa, ma poi si sciolse in un sorriso e ricambiò. Tempo un attimo, Niffty gridò "abbraccio di gruppo" e si ritrovò stritolata da tutti.

«Vado, allora.» Iliana indicò la porta. «Avete idea di dove...»

«Prova alla V Tower» borbottò Husk. «Non mi stupirebbe se stesse correndo tra le braccia di Valentino.»

«Di chi?»

«Oh, fidati: non vuoi davvero conoscerlo» disse Charlie, con un brivido.

«D'accordo, cercherò di intercettarlo prima che riesca a raggiungerlo, allora.» Si girò verso la porta.

«Iliana?» la richiamò però Lucifero. Lei si fermò, voltandosi a guardarlo. «Non è saggio per te, andartene in giro così.» Indicò le ali e l'aureola.

«Oh. Sì, hai ragione, io...»

Lui sorrise. «Lascia fare a me.» Si portò una mano al mento, la squadrò da capo a piedi, quindi schioccò le dita.

L'aureola di Iliana scomparve, sostituita da due graziose corna a strisce, bianche e nere, che le sbucarono tra i boccoli azzurri. Le ali, invece, assunsero un aspetto più infernale, come quelle di un pipistrello.

«Ecco fatto.»

Lei si guardò, soprattutto le nuove ali, e sorrise. «Grazie.»

«Su, ora va' o non riuscirai mai a trovarlo in tempo.»

Charlie le strinse una mano. «Riportalo da noi.»

Iliana annuì, quindi finalmente uscì dall'Hotel.

«Strano» mormorò Lucifero. «I suoi occhi...»

«Cosa?» fece Charlie.

«No, niente. Allora, tocca a me e al barista, giusto?»

«Vi prego, risparmiatemi!»

Nel frattempo, fuori dall'Hotel, Iliana aveva fatto appena in tempo a fare un paio di passi. Poi, un Portale nero era apparso alle sue spalle e una mano l'aveva afferrata per la collottola della maglia, trascinandola all'interno.

***

Mi sono divertita molto a scrivere questo capitolo e spero vi sia piaciuto!

Sono anche contenta di essere riuscita a concluderlo e postarvelo oggi, perché domani parto e sarò fuori per tutto il weekend, per partecipare al Festival del Romance Italiano a Milano, quindi non avrò modo di scrivere molto e il prossimo capitolo arriverà sicuramente per metà della prossima settimana.

A proposito del FRI, nel caso questa fosse la prima storia della sottoscritta che leggete, forse non lo sapete, ma io ho già pubblicato un mio romanzo, col quale appunto sarò presente in fiera!

Il titolo è NESSUN DOMANI, si tratta di un romance ambientato in un mondo post-apocalittico, col trope Lovers to Enemies. Se qualcuna di voi sarà presente al FRI, questo sabato, potrete venire allo stand della DarkZone, incontrarmi e acquistarlo!

Altrimenti, se il romanzo vi incuriosisce comunque e volete supportarmi, lo trovate sia in versione cartacea (anche in libreria) che in ebook su Amazon (gratis su Kindle Unlimited).

Vi lascio la trama:

"Michela e Iader si sono amati, di quell'amore vero, imprescindibile, che capita una sola volta nella vita... anche se era sbagliato.

Ma questo era prima.

Prima che il mondo andasse a rotoli.

Prima che un vaccino trasformasse i morti in mostri cannibali con un unico scopo: mangiare gli esseri umani ancora vivi.

Prima che loro due diventassero i leader di due gruppi di sopravvissuti, in guerra tra loro.

Adesso Michela e Iader devono fare una scelta.

Vincerà l'amore che li ha uniti in passato o l'odio che li travolge in questo presente funesto?

Si può odiare così tanto chi prima si è amato così tanto?"

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