REVENGE

By DomeeWriter

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(Volume 3 di RESISTANT) Dopo anni Skye si ritrova di nuovo al punto di partenza: Dover. Il luogo in cui è cre... More

Dedica
1. Casa
2. Dimissioni
3. Il Piano
4. Miglia
5. Un lungo viaggio
6. Confini
7. Battersi per amore
9. La forma della paura
10. Rimedi naturali
11. Destinazione inferno
12. Il vuoto rispose
13. La realtà
14. La fortezza
15. Il Dominatore
16. Le Origini
17. Finn
18. Ci Si Può Curare Da Soli
19. Ormai è Tardi
20. Resilienza
21. Una strana squadra
22. Enigmi

8. Il suo centro di gravità

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By DomeeWriter

Quando i quattro attraversarono il confine, il cuore di tutti batteva forte per l'adrenalina. Skye smaniosa continuava ad aprire e chiudere i palmi sudati delle mani, il respiro corto le rendeva impossibile incanalare abbastanza aria nei suoi polmoni.
Guardò l'amica alla sua sinistra, intravedeva chiaramente l'impugnatura della sua nuova arma fuoriuscire appena dalla tasca posteriore della tuta aderente che indossava, quella che gli aveva fornito Cami, la sorella di George. Era ancora strano per lei abituarsi ad una Koraline armata fino ai denti e con indosso delle vesti da combattimento.
Come se percepisse il suo sguardo, l'amica si voltò verso di lei e la tuta sembrò cambiare colore sotto al fascio di luce che attraversava i finestrini semi abbassati del veicolo. Gli occhi di lei sembrarono abbinarsi perfettamente con il tessuto. Colta in flagrante, si sforzò di regalarle un sorriso incoraggiante che vacillò.
In quel momento forse non era opportuno pensare che infondo la sua dama era troppo giovane per combattere quella guerra. Aveva pressappoco la stessa età di Finn e proprio come lui era un po' minuta sebbene avesse tutte le curve al posto giusto. Le labbra a forma di cuore assieme ai suoi grandi occhi blu le conferivano un'aspetto quasi angelico, sebbene ci fosse un netto contrasto tra i suoi capelli scuri e la sua pelle nivea, un colore insolito rispetto a quello abbronzato che quasi tutti sfoggiavano per il deserto circostante.
Notando il suo sguardo persistente, Koraline si corrucciò prima di chiederle premurosa «Tutto bene?» probabilmente le aveva posto quella domanda per via di tutta l'agitazione che Skye provava. Era diventata cosi palese da essere chiara a chiunque la guardasse?
No. Non stava bene. Avrebbe voluto rispondere. Stava costantemente ricacciando indietro lo smarrimento che precedeva un attacco di panico. Ripassò in mente il piano, sebbene non fosse molto rincuorante pensare che la loro unica speranza era quella di ritrovare intero e alla loro mercé un elicottero abbandonato, che per giunta non avevano neanche la certezza fosse ancora funzionante.

Erano spacciati ancora prima di iniziare e nessuno di loro sarebbe potuto più ritornare indietro. In più, la presenza di Cal e della sua dama la rendevano più vulnerabile, perché aveva più cose da proteggere e da non rischiare di perdere.

«Sì» mentì infine, cercando di essere perlomeno convincente.

L'amica annuì poco decisa e deviò lo sguardo riportandolo sulla strada che stavano percorrendo, come se da un momento all'altro si aspettasse che delle truppe nemiche saltassero fuori dal nulla e li facessero già prigionieri. Cosa non proprio cosi irrealistica d'altronde.
«Abbiamo da poco varcato il confine, come immaginavo non ci sono guardie a perlustrarlo» comunicò George con voce asciutta. Da quel momento in poi però non era escluso che ne avrebbero potute trovare lungo il loro cammino.
Guardò anche lei l'esterno, capendo perfettamente del perché non vi erano guardie. Chi decideva, di sua spontanea volontà per giunta, di addentrarsi in un territorio nemico in piena guerra?
«Come mai non ce ne sono?» chiese comunque Cal al suo fianco, guardava da lontano il deserto verso la quale si stavano dirigendo, il vento che scivolava dalla fessura dei finestrini lasciata un po' aperta andava incontro e scompigliava dolcemente i suoi capelli color sabbia, essi erano in perfetta armonia con le dune poco distanti.
Nonostante si percepisse nell'aria l'ansia e la preoccupazione per la riuscita del piano, il cuore di Skye rallentò fino a smettere di agitarsi quando vide l'enorme distesa desertica estendersi fino all'infinito.

Quando si era risvegliata fra le lenzuola bianche dell'ospedale di Dover, aveva seriamente dubitato di poter rivedere un domani di nuovo quello che definiva ormai casa sua. Invece, in un modo che le sembrava ancora surreale, Skye era ritornata nel suo deserto.

Il petto le si gonfiò pensando che qualsiasi cosa fosse successa da lì in poi, sarebbe avvenuta sotto al suo regno. Allo stesso cielo che sovrastava lei e il Re.
«Ci sono diverse ipotesi, una di queste è che hanno pochi alleati e di conseguenza un esercito mediocre. Oppure ne hanno persi molti durante la battaglia. La seconda ipotesi invece...è che a Maicol non interessa chi entra, ma è più interessato su chi esce» elencò pensieroso, Cal sul sedile del passeggero mormorò «Oppure nessuno di loro crede che delle persone sane di mente entrerebbero» e questo la diceva lunga su loro quattro.

«Ma dove stiamo andando ora?» a parlare era una Koraline spazientita. Fu Cal a ribadirle «Verso l'elicottero che speriamo di ritrovare. Ma dubito che non noteranno prima il nostro camper» lo vide arricciare le labbra in disgusto perlustrando un ultima volta il veicolo rubato, appoggiò infine il mento sul palmo della mano e si rivolse esclusivamente al finestrino che aveva di lato.

Un elicottero invece sarebbe passato inosservato. La schernì la sua mente.

«Dobbiamo trovare la strada verso Nuova Capitale» sentenziò Skye e quando gli occhi di tutti si posarono su di lei, aggiunse in fretta «È stato lì dove tutto ha avuto inizio. Dovremmo pur trovare qualche indizio su dove si trovino tutti gli altri» Koraline scosse il capo e la corresse «No. È stato lì dove tutti sono morti» chiarì e percepì astio nella sua voce. Sapeva che non era rivolto a lei, perché era stato lì che aveva visto per l'ultima volta i suoi fratelli.
«Credimi, non è rimasto più niente lì» George l'appoggiò scuotendo il capo rassegnato. Guardò truce il suo amico incenerendolo sul posto, ma quando vide la sua espressione mentre osservava la dama dallo specchietto retrovisore, si domandò se in realtà si fosse affezionato a Koraline e non era disposto ad ammetterlo.
«Ma se proprio tieni ad andarci, non credo che faremo difficoltà a trovare la via, il problema è che dubito sia priva di militari» indicò con il grosso dito un punto in lontananza oltre il parabrezza. Seguì quella rotta e si alzò, facendo qualche passo per vedere meglio ciò che stava indicando. Nonostante i forti scossoni del camper che aveva iniziato a marciare sopra alla sabbia dissestata, riuscì presto a mettere a fuoco una nuvola di fumo nero che si ereggeva fin sopra al cielo nuvoloso. «Cos'è?» si incupì. Koraline la delucidò, incrociando le braccia al petto, disse «Dopo la battaglia, prima che riuscissimo a scappare via, Nuova Capitale ha bruciato per giorni. Ora sappiamo che ha continuato a bruciare per settimane» precisò.
«Non credo sia una buona idea andare lì» bofonchiò Cal e George rise divertito.
«Oh amico mio, te ne rendi conto soltanto ora? Qui non è una buona idea andare da nessuna parte» Cal, che aveva appena parlato, chiuse di scatto la bocca e deglutì rumorosamente.
«E l'elicottero?» bofonchiò ricordando il piano e ripassandoselo più volte sottovoce.
«Potremmo dividerci» consigliò George sollevando subito le proteste degli altri due.
«Zitti e ascoltatemi» ruggì spazientito contro l'inutile chiacchiericcio di protesta che si sollevò. Quando ottenne la loro concentrazione, spiegò «Questo camper non potrà mai entrare nella Nuova Capitale. Né possiamo sperare di lasciarlo. Ci tornerà molto utile per scappare» Cal fece un verso frustato «E cosa proponi allora?» come se ascoltare il soldato parlare non gli piacesse affatto. Skye conosceva quell'espressione, gliel'aveva vista dipinta in viso una moltitudine di volte da bambini, quella era la faccia che faceva ogni volta che Cal era imbronciato con il fratello maggiore quando lo costringevano a fare una cosa che proprio non gli andava di fare.
«Propongo di fare due squadre. Una in cui io e Skye cerchiamo l'elicottero, mirando infine alla Nuova Capitale, e l'alta in cui voi due guidate questo coso, provando a rimanere al di fuori della città. Vi converrà trovare un posto strategico dove nascondervi, ci servirete per scappare via dalla Capitale» quando il soldato guardò di nuovo la dama attraverso lo specchietto, le venne di nuovo il dubbio che infondo lo stava facendo di proposito. Forse voleva tenerla lontana da quello che molto probabilmente era il luogo dove giacevano ancora stesi a terra i suoi fratelli, nonché salvatori ormai.
«No!» risposero in coro i suoi amici mentre lei affermò in contemporanea «Sono d'accordo» Koraline e Cal si voltarono di scatto verso di lei, fissandola con uno sguardo truce che avrebbe impalato vivo chiunque.
«Siamo già in svantaggio numerico, per non parlare delle pochissime possibilità che abbiamo di farcela. Come pretendi che separati possiamo rendere di più?» argomentò Cal provando a farla ragionare.
«Ha ragione George, abbiamo bisogno di ogni mezzo disponibile, perdere questo camper non è un'opzione» replicò facendo ondeggiare la testa da una parte all'altra.
«Rischiereste di morire» sottolineò Cal e Skye sollevò le spalle in un gesto incurante.
«Se è per questo stiamo rischiando di morire anche in questo preciso momento» decretò chiuso il discorso indietreggiando e andandosi a sedere sul letto.
«Skye! non permetterò che voi andiate lì da soli» riprese l'argomento Koraline, provando a nascondere inutilmente la voce stridula e ferita. Segno di un pianto imminente. Era più scossa di quello che lasciava a vedere e non l'aveva mai vista cosi ostile.
La guardò dal basso verso l'alto, era ovvio che neanche lei desiderasse perderla di nuovo, ma non c'erano altre alternative. Non quando i loro amici erano lì, da qualche parte che attendevano di essere salvati.
Anche per Koraline, Skye era l'unica cosa che le restava al momento di casa sua. Per questo capì che non l'avrebbe mai lasciata andare senza opporre resistenza. Per questo motivo si rammaricò quando le mormorò a denti stretti «Invece lo permetterai. Ti ricordo che io e George siamo due soldati, voi no. Ci sareste solo da intralcio» ringhiò. Colpita la dama si portò una mano sul petto, come se avesse potuto evitare la fitta al cuore che aveva provato nel sentirle dire quelle parole. «Non mi interessa ciò che dici. Io vengo con te» incalzò con uno sguardo determinato che rare volte gli aveva visto.
«Non mi saresti utile ma qui in questo camper invece si!» Koraline fece una risata amara e sferzante prima di risponderle «Qui al sicuro vorrai dire» Skye esaurì la pazienza, sottovoce bisbigliò «Pensi davvero questo? Che io voglia solo tenervi al sicuro?!» certo, quella era sicuramente gran parte della verità. Ma non l'unico motivo per cui sia lei che George si stavano opponendo cosi fermamente.
«Noi non siamo mai stati al sicuro! Da nessuna parte! Non lo eravamo alla tenuta, non lo eravamo al Palazzo e non lo siamo nemmeno in questo momento! Non credere che standovene in questo camper, voi non rischiate la vostra cazzo di vita!» sbottò rilasciando un po' di quella rabbia repressa che si accendeva alla minima miccia flebile di fuoco. Koraline sembrò rimpicciolire sotto al suo tono.
«Ma io...» provò ad obiettare ma Cal giunse dietro di loro, inaspettatamente afferrò dolcemente per le spalle la sua amica, costringendola a voltarsi verso di lui con una delicatezza tale che a stento riconosceva.
Come sempre l'amico dimostrò la sua dote innata di sapere sempre cosa dire o fare al momento giusto. «Non temere, Skye è in gamba. Qui ci sarò io a proteggerti» la confortò. La sua dama scosse con vigore il capo mentre una lacrima le ricadeva lungo la guancia diventata color porpora. Odiava vederla piangere soprattutto sapendo che quella volta la causa era lei. «Non è di me che mi preoccupo» alzò la testa da una spalla per lanciarle un'ultima occhiata.

«Sono certo che sapranno cavarsela» continuò Cal con tono accondiscendente. Fu solo allora che Koraline abbassò lo sguardo e annuì.
Attese che Cal raggiungesse George alla guida, fra le sue mani racchiudeva le dita sottili e fredde di Koraline e quando si sedette sul unico sedile del passeggero, fece scivolare la sua dama sulle sue ginocchia e continuò a sussurrarle qualcosa di calmante.
In altre circostanze quella scena le avrebbe sicuramente riscaldato il cuore. Purtroppo non aveva tempo per quello, si costrinse ad abbassare gli occhi sul pavimento per riacquistare il totale controllo del suo corpo.
Ricacciò ancora una volta, in un angolo remoto di lei, il suo panico. Agitata fece saltellare le punta di un piede su e giù contro il pavimento e cercò di elaborare un piano sensato. Qualcosa che perlomeno avrebbe garantito la sicurezza di tutti quelli a cui teneva a costo della vita.
Alzò lo sguardo verso George dall'altro lato del camper, sperò che continuasse ad aiutarla nel tenere almeno loro due lontani, anche se infondo, consapevole o non, lo stava già facendo.

«Perché hai sterzato?» chiese bruscamente Cal quando deviarono dalla traiettoria dove avevano avuto di fronte gli sbuffi di fumo che probabilmente provenivano dalla Nuova Capitale.
«L'elicottero, ricordi?» era dunque quello il luogo in cui l'aveva visto. La pelle di Skye formicolò.
«Credo siamo molto vicini alla seconda base dove portammo il Villaggio. Fu lì che lo vidi per la prima volta» rifletté il soldato ad alta voce, passando in rassegna nella mente tutte le mappe del continente che aveva spesso avuto fra le dita.

Era certa che quello era uno dei mezzi che Yuri aveva disseminato per il deserto con la speranza che Saleem lo trovasse e lo usasse per raggiungesse il Palazzo. Tempi addietro Icaro gliel'aveva confidato, dicendole che aveva cercato di fare tutto il possibile per riportare la sua squadra da lei. Avendo l'amara speranza di poter creare un'alleanza. Era stato fin da subito sicuro che Skye potesse essere un ponte di collegamento tra lui e il cugino. Non aveva mai dubitato che la sua squadra potesse voltargli le spalle e non crederle. In passato avrebbe voluto avere la sua stessa fede.

Nella sua mente apparve il momento in cui dopo mesi Skye aveva rivisto Joseph e Wave entrare nella grande sala del Palazzo. Ricordò l'abbraccio che si erano scambiati, la loro lealtà e il momento in cui Icaro aveva creduto che lei volesse lasciare la corte per ritornare con loro nel deserto. All'epoca il Re disse ''Ammetto che sarà difficile ritornare a regnare senza di te, la mia Regina. Ma sopravvivrò. Se ritornare al Villaggio ti renderà felice, ti prego, fallo...
Questo non è un addio ma solo un arrivederci''

Da allora non aveva più scelto di ritornare al Villaggio. Fino a quel momento, in cui aveva compiuto la scelta di ritornare nel deserto per cercarlo.

''Questo non è un addio ma solo un arrivederci.'' le stesse identiche parole che Skye gli aveva sussurrato quando aveva capito che Maicol l'aveva avuta vinta. In quelle settimane era diventato il suo nuovo mantra, se le ripeteva spesso finché non sembravano diventare reali. Avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di rivederlo e saperlo al sicuro.

«Skye!» sentì gridare e quasi ebbe l'impulso di gettarsi sul pavimento temendo in un fuoco nemico. Rinsanì da quei ricordi e saltò in piedi correndo verso di loro, non fu difficile scorgere l'elica del elicottero. Spalancò la bocca credendo di star sognando ad occhi aperti.
Mai avrebbe creduto sarebbe stato tutto cosi...sospettosamente facile.

Il veicolo si fermò bruscamente e George non perse tempo prima di slacciare velocemente la cintura di sicurezza, guardò Cal. «Ora tocca a te portare questo coso fuori, verso Nuova Capitale. Prima che ti notino, trova un posto sicuro in cui rifugiarvi e spera che almeno uno di noi ritornerà vivo da te» disse velocemente una parola dietro l'altra. Poi diede due grosse pacche sulla spalla del ragazzo e portò gli occhi scuri in quelli di Skye. «E tu chiudi quella bocca ed esci fuori da qui prima che ci raggiunga qualcuno non invitato a questo party» le fece l'occhiolino prima di aprire l'anta ed uscire all'esterno, attendendo che anche Skye facesse lo stesso.

Invidiava la prontezza di quell'uomo.
«Ma chi diamine guiderà l'elicottero?» urlò Cal mentre si affacciava all'esterno dal finestrino che abbassò totalmente. A sua discolpa George stava già provando ad arrampicarsi verso il piede del mezzo in cerca di uno sportello da scassinare e spalancare.
Se come credeva quello era uno degli elicotteri che Icaro aveva disseminato per loro nel deserto, sicuramente avrebbero avuto facile accesso ad esso.

«Pensate a voi!» grugnì l'amico in risposta concentrato unicamente sull'elicottero. Skye fece qualche passo incerto verso la porta del camper ma prima che potesse aprirla, Koraline apparì al suo fianco.

«Skye» chiamò, poi la fissò e dopo un attimo di esitazione balbettò arrendevole un «Sta attenta» «Andrà tutto bene» rispose sorridendole sinceramente e cancellando il loro precedente battibecco. L'amica fece un movimento di testa secco e deciso e si voltò di spalle, come se non potesse guardare la scena di lei che andava via. Prese in balzo quell'opportunità per scendere con un piccolo saltello, radunando le forze necessarie per quella loro nuova impresa.

Quando raggiunse i piedi del mezzo, sentiva le gambe molli come gelatina. George, con loro sorpresa, non aveva perso tempo e non solo era riuscito ad entrare miracolosamente dentro, aveva anche azionato le pale. Esse girarono frenetiche in senso rotatorio, alzando intorno un vortice composto da sabbia e aria.

Socchiuse leggermente le palpebre sentendo gli occhi già bruciare e portò le mani in avanti per schermarsi, facendo qualche altro passo in avanti.

«Skye!» la raggiunse la voce di Cal, proveniva da qualche punto ormai indistinto dietro di lei, anche se per via della sabbia non riusciva a vederlo. «Ci rivedremo presto!» le promise.

Ingoiò il groppo familiare che si era formato nella gola e scavalcò i piedi del mezzo per raggiungere anche lei lo sportello lasciato aperto dal soldato. Quando finalmente riuscì a salire all'interno, spalancò gli occhi e tossì sabbia. Fece un cenno a Cal ed entrò definitivamente, notando subito che George teneva salda fra le mani una leva. Un piccolo quadrante era di fronte a lui, pieno zeppo di tasti da azionare di cui non aveva la benché minima idea. «Ci sei?» domandò anche se non si voltò nella sua direzione per accettarsene. «Sì» tossicchiò, chiudendosi alle spalle lo sportello pesante e mettendo finalmente una barriera fra lei e il suono assordante delle eliche. Il rumore si sentiva ancora ben chiaro all'interno ma almeno non minacciava di perforarle i timpani.

«Bene perché penso che stiamo per partire!» ghignò e subito dopo il mezzo impennò in verticale facendola scivolare verso il fondo dell'elicottero finché non batté la schiena contro una parete rigida.

«Diamine» imprecò quando vide dal piccolo vetro di fronte a George un cielo limpido e non più il deserto.

In men che non si dica spiccarono il volo fiondandosi subito fra le nuvole mentre George lanciava un'urlo euforico. Tuttavia lei era meno allegra dell'amico, spiattellata contro la parete sul fondo, suggeriva urlando di raddrizzarlo affinché lei potesse raggiungerlo.

Invano provò a strisciare verso di lui nonostante tutto pendeva verso il basso, continuavano ad alzarsi in picchiata contro il cielo e la forza di gravità continuava a volerla risucchiare verso il basso.

Si preoccupò di aver fallito ancora prima di iniziare la missione finché magicamente il pavimento divenne diritto e la sensazione di vuoto nel suo stomaco si attenuò leggermente. Sebbene stavano ancora cercando di assestare il mezzo e trovare un equilibrio stabile, perché oscillavano ripetutamente come foglie al vento, Skye si concesse di sorridere elettrizzata e strisciò verso George che riuscì finalmente ad acquistare il controllo. «Ma dove hai imparato a guidarlo?» urlò provando per la seconda volta a rimettersi in piedi. L'amico scosse il capo «Chi cazzo ha mai detto di saperlo guidare?!» ridacchiò tirando una leva e cambiando rotta.
Purtroppo per Skye il mezzo oscillò ancora, questa volta spinto tutto da un lato, e prima che potesse chiedergli se stesse scherzando o meno, squittì un «Diamine George sto per vomi...» non finì la frase che appena si scontrò su un'altra parete, vomitò il residuo di tutte le barrette che avevano acquistato nell'autogrill in cui si erano fermati il giorno prima.
«Resisti, non dovremmo metterci molto per arrivare a Nuova Capitale con questo affare! e quando ci arriveremo...comunque non saprò atterrare. Ma non preoccuparti, ci saranno sicuramente dei soldati che ci vedranno e ci faranno saltare in aria!» parlò a vanvera senza neanche incanalare l'aria tra una parola e l'altra. Una volta che lei vomitò di nuovo e fu certa di aver riversato fuori tutto il contenuto nel suo stomaco, lo fissò sbigottita. «Rincuorante aggiungerei!» George ghignò stranamente divertito da quella situazione. C'era qualcosa che non andava in lui. Qualcosa che gli faceva brillare gli occhi quando erano in una situazione di pericolo come quella. Calarono di nuovo in picchiata anche se quella volta verso la terra.

«Che fai?!» stava seriamente pensando di essersi affidata ad uno squilibrato quando vide che l'amico evitò per un pelo uno scontro contro un altro aeroplano.

«Abbiamo ospiti!» la informò con un sorriso smagliante. Come se non stessero per rischiare entrambi la vita. Serrò le labbra e inghiottì la bile che non faceva altro che salire su e giù dal suo stomaco.
«Quando sono salito ho visto dei paracaduti» illustrò e Skye scrutò dentro il mezzo finché non vide tre zaini appesi sulla parete opposta, accanto allo sportello.
«Non so come si usano» urlò affinché la sentisse, stava cercando di avvicinarsi agli zaini ma a causa di una brusca deviazione ricadde proprio verso di loro. Apprezzò il fatto che ogni tanto la fortuna girava dalla loro parte.
«Cazzo fai?!» chiese quando l'amico la raggiunse e mollò la leva che aveva tenuto fino a quel momento tra le mani. Capì suo malgrado che serviva per direzionare l'elicottero.

«Skye, svegliati! ci hanno attaccato, abbiamo poco tempo» senza alcuna difficoltà staccò due dei tre zaini appesi.

«Il giro sulla giostra è finito. Stiamo precipitando, quindi muoviti e mettiti uno di questi» le buttò addosso uno zaino che le ricadde sul petto.

Incapace di realizzare oltre su ciò che stava accadendo, si limitò a copiare i movimenti di George per indossare l'imbracatura. Fissarono entrambi gli zaini alle spalle e quando l'amico aprì lo sportello, facendo entrare una grande folata di vento, Skye si appiattì contro alla maniglia dello sportello per reggersi e per evitare di essere risucchiata all'esterno. Verso la terra sottostante che l'attraeva a sé.

George si aggrappò al tettuccio e si voltò per un brevissimo attimo verso di lei. «Tira questa maniglia di sgancio quando la tiro anch'io, okay? dovrebbe poi azionarsi in automatico la vela»

dovrebbe.
Per Skye quelle parole non erano del tutto rincuoranti. Senza avere tempo di chiedergli altro, George si lanciò nel vuoto, precipitando in esso.

Cazzo. Cazzo. Cazzo.

Allungando il viso verso quel vuoto realizzò solo in quel momento che l'elicottero stava realmente precipitando, lo schianto sarebbe stato quasi imminente. Sopra di loro planavano ancora due aeroplani, stavano cercando di avvicinarsi il più possibile a loro. Forse per capire se c'era ancora qualcuno all'interno.

Il panico l'attanagliò e lei serrò strette le palpebre. Le venne in mente l'aquila che Yuri aveva tatuata sul petto. Ricordò le ali maestose, il becco appuntito e gli occhi rossi.
La pelle tonica di lui...
Quella che stava per affrontare era un'altezza rilevante che l'avrebbe potuta uccidere ancora prima di riappacificarsi con lui.
La folle idea di non poterlo rivedere mai più divenne ad un tratto più vera e cruda.

Si avvicinò al bordo e nonostante il sole alto nel cielo, l'aria intorno a lei ruggiva come se fosse stata sul procinto di scatenare una tempesta spaventosa.
I capelli le svolazzarono in tutte le direzioni mentre dovette costringere a ridurre in due fessure gli occhi per poter vedere l'attimo precedente prima di precipitare nel vuoto.

Poi divenne tutt'una con il vento. Si lasciò risucchiare dall'aria e dal deserto che tanto l'aveva acclamata e si abbandonò completamente alla caduta, scivolando giù verso il suo centro di gravità.

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