Eroi dell'Olimpo: 15 anni dopo

Galing kay SunShineFiruli

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Ecco il sequel del mio sequel :) Giá, non avevo niente di meglio da fare. Abbiate pazienza. Pazienza e pietá... Higit pa

Prologo
1. BECKY
3. LEO
4. RYAN
5. BECKY
6. LEO
7. BECKY
8. RYAN
9. BECKY
10. DAN
11. BECKY
12. RYAN
13. BECKY
14. ANNABETH
15. RYAN
16. HAZEL
17. BECKY
18: HAZEL
19. NICO
20. FRANK
21. BECKY
22. RYAN
23. BECKY
24. PERCY
Epilogo

2. RYAN

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Galing kay SunShineFiruli

Ryan aveva visto Becky dirigersi alla Casa Grande, infuriata. Dalle facce dei semidei che bisbigliavano e la indicavano non era difficile capire perché. Chirone aveva detto a tutti di tenere la bocca chiusa riguardo alla scomparsa dei Jackson alla riunione di quella mattina, e nonostante i rappresentanti delle case avessero promesso che i loro si sarebbero comportati in modo naturale all'arrivo della figlia di Apollo, non erano riusciti a mantenere la parola. Ryan non aveva detto nulla: non era a capo della cabina di Atena per niente. Ebbe improvvisamente voglia di andare dalla sua migliore amica e spiegarle tutto, ma non poteva. Secondo Rachel la Grande Profezia stava iniziando, e dato che tutti consideravano Becky la protagonista di quei versi avevano deciso di non gettarle addosso troppo stress. Ma così facendo, non ottenevano altro risultato che aumentarlo.

Scostò dagli occhi castani un ciuffo di capelli biondi e rimase a osservare la figlia di Apollo che varcava la soglia della Casa Grande. La conosceva dal giorno in cui era arrivata al campo. All'inizio aveva faticato a riconoscerla come figlia del dio del sole; era così diversa dai suoi fratelli... dopo averla vista con arco in mano, però, si era ricreduto.

Si sentì preoccupato per lei. Ormai, gli unici al campo che avevano sentito l'Oracolo professare la profezia erano Chirone, Leo Valdez con la sua ragazza e Rachel stessa, ovviamente. Solo loro sapevano bene cosa dicesse ogni verso. Ai ragazzi del campo avevano detto che qualcuno di molto temibile sarebbe tornato, e sarebbe stato sconfitto da un semidio... non avendo indizi per individuare l'eroe, avevano lasciato ricadere il ruolo su Becky. Lui non poteva accettarlo. E ora, Percy Jackson e Annabeth Chase erano spariti. In effetti avevano parecchi nemici a cui avrebbe fatto piacere tornare e farli a pezzi. 

Ryan non l'avrebbe detto a nessuno, ma doveva molto al figlio di Poseidone. Ok, tutti gli dovevano qualcosa dato che aveva salvato il mondo più volte, ma se non fosse stato per lui ora suo fratello sarebbe morto. Il figlio di Atena in verità non ne sapeva molto, visto che non era ancora nato. Sapeva solo che Blake aveva partecipato alla guerra contro i Titani schierandosi dalla parte di Crono. Non era mai stato riconosciuto, e non si sentiva amato dalla madre, visto che non la conosceva. Aveva 11 anni allora. Non era certo l'unico semidio schieratosi con i Titani, ma era uno dei più giovani. Una notte, mentre dormiva in una cabina della nave da crociera che utilizzavano per gli spostamenti di una gran parte dell'esercito aveva sentito l'allarme e si era alzato più in fretta dei suoi compagni, poi si era precipitato fuori. Non aveva ben capito cosa stesse succedendo, ma sguainò la spada e si preparò a tutto. Era solo sul ponte, quando venne travolto da un ragazzo... un nemico, un intruso, che invece di ucciderlo come avrebbe dovuto fare, lo risparmiò e gli disse di abbandonare subito la nave. Blake non aveva capito di cosa stesse parlando, ma per sicurezza gli aveva dato ascolto. Era riuscito ad allontanarsi con due suoi amici su una barca di salvataggio, quando vide la nave da crociera esplodere. Sarebbe finito male anche lui se quel ragazzo, Percy Jackson, non lo avesse avvertito... l'anno dopo si presentò al Campo Mezzosangue, fu riconosciuto da Atena e aiutò i semidei durante la lotta contro Gea.

Ryan si accorse di essersi perso nei suoi pensieri quando vide Becky sbattere la porta della Casa Grande e dirigersi verso di lui. Era furente.

-Tutto bene?- le domandò, cauto.

-Per niente! Perchè non me l'hai detto?

-Non mi sembra che tu sia venuta a chiedermi niente- rispose ridacchiando.

-Non me lo avresti detto comunque.

-Forse, o forse no. Chi può saperlo?

La figlia di Apollo alzò gli occhi al cielo. -Comunque... dovrò andare a Nuova Roma per una noiosissima seduta del senato in cui parleranno... indovina un po'? Di me.

-Vuoi che venga anch'io?

-Sarebbe grandioso, ti prego. Hanno intenzione di leggere la Grande Profezia e ho bisogno di supporto morale.

-Nessun problema. Ci sarò.

-Grazie- posò i suoi occhi verdi sull'arco che stringeva in mano. -Per la cronaca, cos'altro mi sono persa in una sola settimana di assenza?

-Un bel po' di roba. Tipo Leo Valdez che si proponeva a Calipso.

-Non ci credo! Quanto avrei voluto esserci.

-Già- Ryan allargò il sorriso. -Credo che rimpiangerai anche di non esserci stata alla festa in spiaggia di inizio estate... Dan Elliot in costume da bagno...

-Sai una cosa? Non voglio sapere altro. Mi sto deprimendo.

-Come vuoi- iniziò a ridere.

-Partiamo domani per il Campo Giove. Alle 8. Arriva puntuale o andiamo senza di te.

-Chi altro viene?

-Non lo so ancora, ma Chirone non può lasciare il campo in questo momento e vuole trovare qualcuno di 'affidabile' e 'maturo' che ci tenga d'occhio. Dato che da New York a San Francisco è un bel po' di strada.

-Quindi io non sono affidabile?- Ryan iniziò a ritenersi offeso.

-Se ti consola, sei la persona di cui mi fido di più al mondo...- gli scoccò un leggero bacio sulla guancia e iniziò a dirigersi verso la sua cabina.

Anche il figlio di Atena iniziò a tornare nella sua. Si buttò sul suo letto a osservare il soffitto. Era esausto, anche se non sapeva bene il perchè. Sul letto accanto, Luke Jackson stava leggendo un libro. La luce della lampadina impedì a Ryan di schiacciare un pisolino, quindi si alzò e si sedette sul materasso, accanto al ragazzino.

-Cosa leggi?- gli chiese gentilmente.

Luke abbassò il libro, e la lampada mandò strani riflessi sui suoi capelli neri, mentre gli occhi grigi finivano di scorrere l'ultima riga della pagina.

-Architettura...

-Interessante?

-A dire la verità non troppo- il bambino chiuse il libro e lo pose sul comodino. -Ma mi annoio.

-Ora mi sorge un dubbio: è tua madre che ti costringe a leggere quei libri o ti piacciono sul serio? Io non leggerei mai quel mattone.

-Beh, sì, mia mamma me li fa leggere. Non ho mai letto altro. Perfino da piccolo, per farmi addormentare non mi raccontava favole, ma il passaggio dall'ordine ionico al corinzio nell'arte greca.

-Immagino funzionassero molto bene come sonnifero.

Luke si mise a ridere. -Già. Non hai qualche libro più interessante? Di qualsiasi tipo.

-Devo proprio farti conoscere la mia amica Becky- disse Ryan. -Non conosco nessuno che abbia letto più libri di lei. Magari te ne presta qualcuno...

-Mi piacerebbe.

-Peccato che domani parte, e io vado con lei. Andiamo al Campo Giove. Vi farò incontrare quando torneremo. So che eri affidato a me, ma da bravo capo-casa lascerò il mio compito a qualcun altro... a Emma, credo. Stammi bene.

Gli strinse la spalla con una mano e tornò verso il suo letto. Trovò lo zaino e iniziò a prepararlo... cosa poteva servirgli per un viaggio di un paio di giorni? Forse il portatile era un po' eccessivo, quindi si accontentò del tablet -doveva poter avere sempre accesso a internet-, poi infilò dentro qualche pugnale in caso di emergenza e dell'ambrosia. Cos'altro?

-Non dovresti portarti dietro dei vestiti di ricambio, magari?- domandò Luke, che lo osservava dal suo letto, seduto a gambe incrociate.

-Giusto. Cosa si mette uno per parlare in senato?

-E io che ne so?

Ryan aprì un cassetto e tirò fuori i primi vestiti che riuscì a trovare, poi li mise nello zaino senza prendersi la briga di piegarli.

-Perfetto- disse chiudendo il bagaglio e infilandolo sotto al letto. Non era molto ordinato.

Si alzò fischiettando e si diresse alla porta.

-Non vieni?- chiese al ragazzino, ancora fermo dov'era.

-Dove?

In quel momento il gong risuonò per il campo.

-A cena.

Dopo aver mangiato, Ryan decise di andare a letto presto. Non era mai stato molto mattiniero, e non aveva intenzione di arrivare in ritardo. E di deludere Becky.

Quando la mattina dopo la sveglia suonò, il figlio di Atena si ritrovò sommersò dalle lamentele dei fratelli che gli gridavano di spegnere quell'affare e di fare silenzio. Non era stata una gran bella mossa quella di alzare il volume, la sera prima, per essere sicuro di sentirla. Si vestì alla svelta e corse fuori, poi sbattè la porta della cabina e si diresse alla collina su cui sorgeva l'Athena Parthenos, luogo di ritrovo. Appena arrivò, Ryan vide Becky che caricava il proprio zaino sul retro di uno dei furgoncini del campo. Era aiutata da...

-Quindi saresti tu la persona 'matura' e 'affidabile' che ci ha trovato Chirone?

-Per essere affidabile, sono affidabile.- rispose Leo Valdez. -Quanto alla maturità... beh... non lo so. Ma so guidare.

-Questo sì che cambia tutto- disse il figlio di Atena, alzando gli occhi al cielo.

-Dai, Ryan- si intromise Becky. -Sarà divertente.

-Dovresti essere tu il cervellone, ma a mio modesto parere lei ti batte. Saltate su!

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