SERENDIPITY

By ilariastoriess

128K 4.2K 3K

βπƒπšπ«π€ 𝐫𝐨𝐦𝐚𝐧𝐜𝐞❞ Isabelle Thompson ha diciannove anni e sogna di diventare un'avvocata dall'ottima f... More

Introduzione
Prologo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 22

Capitolo 21

5.9K 157 132
By ilariastoriess



ISABELLE


Gli occhi non davan lacrime,
ma portavan segno d'averne sparse tante
☾Alessandro Manzoni


Mio padre ha avuto un attacco cardiaco.
Mio padre ha avuto un attacco cardiaco.
Mio padre ha...

Una lacrima mi riga la guancia mentre tento di portarla via con la manica della felpa.

Sono le quattro e quarantasei, l'aereo sta per atterrare a Houston e sto per tornare a casa dopo qualche mese.

Da quando sono andata via, non ci ho mai rimesso piede tanto volentieri.
Il passato è un peso grande da sopportare ed io sono stanca di portarlo sulle spalle.

Ma devo essere forte per mio padre.

Devo e posso.
Mi ritocco il mascara intenzionata ad uscire e la prima cosa che vedo sono i suoi occhi.

Mi scruta attentamente, non lasciandosi sfuggire il modo in cui abbasso lo sguardo.

«Tutto okay?» domanda
«S-si, credo di sì»

Occupa lui il posto accanto al finestrino e fortunatamente è successo tutto per caso.

Sarebbe stato imbarazzante spiegargli che ho paura dell'altezza e guardare fuori, a migliaia di metri da terra, non mi avrebbe certo aiutata a stare tranquilla durante il viaggio.

Ho scritto un lungo messaggio a Cyndi prima di partire per spiegarle la situazione. La chiamerò dopo aver fatto visita a mio padre.

Indosso le cuffie e la voce di James Arthur mi trasporta in un'altra realtà.
Chiudo gli occhi e mi lascio coinvolgere dalla melodia tanto da precipitare nel sonno.

𓍝

Un'ora dopo siamo a Houston, precisamente a pochi chilometri da casa mia, con due piccole valigie e le facce di due che hanno dormito poco e niente.

La fase di atterraggio non è stata traumatica, dal momento che Kylian mi ha svegliata quando l'aereo aveva già posato a terra le sue ruote.

Il biondo ferma un taxi e gli dá le indicazioni al posto mio, mentre io controllo i messaggi.

Cyndi non mi ha risposto, probabilmente sta ancora dormendo, e mia madre è in ospedale.
Fremo, nell'attesa di raggiungere mio padre, e lui se ne accorge ma non mi rivolge la parola durante tutto il tragitto.

In questo momento non mi interessa di niente, voglio solo vederlo.

Il nostro rapporto non è mai stato all'altezza dei film, eppure resta mio padre.

Mi ha cresciuta insieme a mia madre, pur essendo un imprenditore affermato.

Mi ha insegnato che nella vita, quando si desidera qualcosa davvero, non bisogna arrendersi mai e soprattutto non guardare in faccia a nessuno.
In amore e in guerra, tutto è lecito.
Ed io, forse, questo ancora non ho potuto sperimentarlo.

«Eccoci qui, vi aiuto con le valigie?»

«No, ci penso io» risponde Kylian, scendendo dall'auto ed io faccio lo stesso.

L'odore sterile ospedaliero mi pizzica il naso.

Non mettevo piede qui da quando nonno Will...

Mi guardo intorno, individuando un'infermiera forse in grado di darmi informazioni.
È di spalle, ma non appena si volta sono in grado di riconoscere quelle fossette che mi divertivo a punzecchiare quando ero una bambina.

«Rose»

«Isabelle» l'amica di mio nonno mi viene incontro, abbracciandomi.

«Come stai?»

«Non è il momento di pensare a me ora. Dov'è mio padre?»

«Seguimi»

Inizia a camminare e lancia un'occhiata a Kylian che si tiene a qualche passo di distanza.

«È arrivato qui qualche ora fa con tutti i sintomi dell'infarto. I dottori sono riusciti a intervenire in tempo, ma lo abbiamo ricoverato per fare dei controlli. È necessario capire quanto il cuore sia stato danneggiato.»

«Quindi è cosciente?»

«Si, Isabelle, ma ha bisogno di riposo. La prima cosa che ha nominato quando lo abbiamo steso sulla barella è stata la sua eredità. Ha espressamente detto che tu saresti stata l'unica in grado di gestire i suoi affari. Entrate pure»

«Io... ti aspetto qui» afferma Kylian, mentre io butto giù il groppo che ho in gola.

Rose apre la porta della stanza e gli occhi di mia madre si alzano su di me.

Ha il solito aspetto perfetto e formale.
Capelli in ordine, dita smaltate e viso truccato quel poco che basta a coprire i segni dell'età che avanza.

Lascia la mano di mio padre, che sposta lo sguardo verso la finestra, forse pensando si tratti dell'ennesimo dottore pronto a condurlo nella stanza delle tac.

Mi avvicino cauta, schiarendomi la voce.
«Come stai?» sussurro, proprio quando lui si accorge della mia presenza.

«Isabelle, cosa ci fai qui?»

«Non avrei mai potuto lasciarti solo, papà. Come ti senti?»

«Sto bene, il mio cuore mi ha giocato un piccolo scherzo»

«Tu l'hai fatto a me. Cerca di riposare per favore, pensa a te stesso e lascia stare per un po' quella azienda»

«Ha ragione, Joseph. Mi occuperò io di tutto finché resterai sotto osservazione»

«Non ne sei in grado, Catalyn.»
Mia madre si alza in piedi, prendendo la sua borsa dalla poltrona.

«Il tuo braccio destro mi aiuterà. Il lavoro ti ha stressato troppo nell'ultimo periodo, sarei dovuta accorgermene. Quando uscirai di qui, le cose cambieranno e non potrai importi in alcun modo. Accetterai il mio aiuto, che tu lo voglia o no.»

Scuote la testa, rassegnato.

«Rose si occuperà di te mentre accompagno Isabelle a casa» lo informa.

«Oh, non c'è bisogno mamma, io-»

«Andiamo, sei tornata a Houston dopo mesi. Comunque non potresti stare qui con me, tesoro, tra qualche minuto mi porteranno in cardiologia»

Sbuffo, seppur sollevata dalla forza con cui mio padre stringe la mia mano nella sua, posandoci un bacio sopra.

«Sono contenta che tu stia bene. Mi sono spaventata a morte»

«Non avrei mai potuto lasciare sola la mia bambina»

«Passo a trovarti dopo. Riposa»

Esco dalla stanza dopo mia madre e trovo Kylian in piedi, poggiato allo stipite della porta.

Abbassa il cappuccio della felpa e molla la presa che i suoi denti esercitavano su uno dei due lacci. Sembra davvero stanco, forse ha bisogno di una doccia e di stendersi a dormire.
«Tutto okay?»

«Scusi?» la voce squillante di mia madre riecheggia nel corridoio.

«Mamma... lui è con me.»
Non mi sfugge la sua espressione sorpresa, e non piacevolmente.

Mentre camminiamo diretti alla macchina, infatti, accelera il passo, invitandomi a fare lo stesso.

«È carino che tu ti sia preoccupata per tuo padre e sia corsa qui, ma l'avanzo di galera di cui ti occupi potevi lasciarlo a Lansing. Sono certa che tra i tanti avvocati che lavorano per Christian Void qualcuno si sarebbe fatto carico del suo caso, non credi?»

Avrei dovuto aspettarmelo.

Mi volto in direzione di Kylian e gli faccio un lieve sorriso, certa che abbia capito l'urgenza di parlarmi di mia madre.

«Lui non è una pratica di cui mi occupo. E non è mai stato in carcere.» sbotto, innervosita dal suo tono schizzinoso.

A quanto ne sai, Isabelle. Non è mai stato in carcere a quanto ne sai.

«E per quale motivo è qui, allora? Non dirmi che è il tuo fidanzato»

«No» la serietà con cui Kylian pronuncia quel monosillabo mi fa quasi rabbrividire.
Ha ascoltato tutto.
Ed è anche infastidito.
Ci supera, piazzandosi davanti all'auto.

«Kylian Void» si presenta, allungando la mano.
Non appena sente il suo cognome, Catalyn deve fare due più due, dal momento che cambia la postura, rivolgendogli un caloroso sorriso.

«É un piacere conoscerti. Non sapevo che mia figlia avesse degli amici tanto... particolari»
I miei occhi ricadono sul tatuaggio di cupido che spunta dalle maniche della felpa, mentre l'argento del piercing al naso scintilla sotto la luce del sole.

«Io invece sua madre la immaginavo proprio così» ribatte pungente.
Saliamo in macchina e durante il tragitto, come immaginavo, mia madre tenta di estorcere a Kylian più informazioni possibili.

«Allora, come vi siete conosciuti?»
«In un bar che gestisco insieme alla mia gang»
«Alla Void»

«Ci siamo incontrati per la prima volta in ufficio, poi di nuovo in un bar» le spiego

«Ed è di tua proprietà?» lo guarda dallo specchietto retrovisore

«Si, diciamo»

«Quindi non studi?»

«Faccio entrambe le cose. Sono all'ultimo anno del corso di fotografia»
Sembra scocciato ma continua a rispondere alle varie domande che mia madre gli pone fin quando non giungiamo a casa.

Non appena varco quella soglia, una scatola di ricordi che avrei preferito sigillare per sempre si riapre.

Mi sembra di sentire i miei singhiozzi, mentre mi guardavo allo specchio e tracciavo i segni dei lividi lasciati dai suoi calci.

I tacchi di mia madre producono sul pavimento lo stesso suono che mi spingeva ad alzarmi, pulirmi il viso, e nascondermi sotto le coperte fingendo di dormire.
Perché un'adolescente poi si stanca, quando tutti la sentono ma nessuno é interessato ad ascoltarla davvero.
Nessuno tranne nonno Will.

«Allora, Kylian, la stanza degli ospiti è la prima a destra. Isabelle ti farà strada»

Lo conduco su per le scale, percorrendo quel percorso che ero solita fare ogni giorno correndo per non mostrare ai miei genitori il sangue che fuoriusciva dal mio naso, dalle braccia o dalle gambe, a seconda della zona in cui colpiva.

Ero un'ingenua adolescente accecata dall'amore.
Come avrei potuto avere una speranza?

«Sai che eri proprio carina?» Kylian, alle mie spalle, regge una mia foto tra le mani.

Avrò avuto diciassette anni quando è stata scattata e mi coprivo un occhio con una mano per non mostrare i segni. Lo ricordo bene quel giorno, fin troppo.

Apro la porta della sua stanza e lui si avvicina, curioso.

«Però... letto grande, lenzuola rosse. Stai cercando di mascherare le prove di quello che farai stasera con me?»

«Cioè un omicidio? Sistemati e scendi di sotto. Mia madre è impaziente di continuare il suo interrogatorio»

Alza gli occhi al cielo, lasciandosi cadere a peso morto sul letto.

Cammino lentamente fino alla mia camera e non appena abbasso la maniglia una strana sensazione mi scuote, ma non è poi tanto negativa come le altre volte.

Da quando mi sono trasferita a Lansing, sono tornata a casa solo quattro volte, per ricorrenze varie.

Non ne ho mai avvertito la mancanza, perché da quando nonno Will mi ha lasciato niente qui è più come prima.

Mi guardo intorno, costatando che nulla è cambiato dall'ultima volta che ci ho messo piede.

Stesse coperte viola, stesse foto alla parete, stesso profumo, ma mai più la stessa sensazione.

Non trascorrerò mai più le notti a piangere in silenzio.
Non dovrò mai più nascondere i lividi.
Non dovrò mai più cambiare strada per non incontrarlo.

È da due anni che è finito tutto.

Chiudo gli occhi e crollo, lasciando andare la stanchezza, la preoccupazione per mio padre e il pensiero che Kylian Void abbia preso quell'aereo con me, dopo avermi baciata in una spiaggia, di notte.

𓍝

Quando mi risveglio, due occhi azzurri sono fissi su di me e Kylian sta anche mangiando dei biscotti mentre si gode lo spettacolo di me imbronciata, con i capelli arruffati e la faccia di una che fatica a capire dove si trova.

«Ti sei persa l'espressione di tua madre quando rispondevo alle sue domande. È stato alquanto esilarante.»

«Cosa le hai detto?» mi stiracchio

«Parla con lei e lo scoprirai» mi fa l'occhiolino, osservando sbadatamente le foto alle sue spalle.

«Buffo come in ogni foto la tua mano copra sempre qualche parte del viso. Eri un'adolescente con problemi di autostima?»
Evito la sua domanda e, scalza, esco dalla stanza.

«Dove stai andando?»

«In bagno»

«E questo qui cos'è?» domanda, alzando la voce affinché io lo senta dal corridoio.

Due anni e sei mesi.

Non entro in quel posto dal 16 marzo di due anni fa.

Quello lì è stato il luogo in cui ho provato a mettere fine alla mia sofferenza, senza riuscirci.

«Tua madre è in ospedale. Vedi di muoverti se vuoi fare visita a tuo padre per cena.»

Mi chiudo la porta alle spalle e guardo sul display del mio cellulare per la prima da quando sia atterrati.

Cyndi mi informa che sono rientrati a Lansing e che stasera mi chiamerà.

Christian è dispiaciuto per mio padre e spera che si rimetta presto, così come tutti i miei amici.

Damian, Esteban, Laia...
Hanno avuto tutti un pensiero per me.

Guardo l'ora.

Tra mezz'ora mio padre dovrebbe cenare ed io vorrei essere lì per le sette.

Mi sciacquo la faccia, metto un po' di correttore per coprire le occhiaie e il mascara, prima di passare al blush e dare un po' di colorito alla mia pelle pallida.

Sistemo la maglietta dentro ai jeans e metto un paio di scarpe comode, legando i capelli in una coda.

«Sbrigati, o faremo tardi»

«Agli ordini» Kylian si alza dalla sedia e mi raggiunge di sotto, dove un delizioso odore di biscotti al burro mi accoglie.

Mia madre odia cucinare, quindi se li ha preparati per lui le sue risposte non saranno state poi tanto terribili.

Accenno un sorriso, portandomi un morso alla bocca e usciamo.

Ripercorrere dopo tanto tempo il viale di casa fa un certo effetto e istintivamente guardo la  finestra della stanza di David, forse con il desiderio di vederlo affacciato ad aspettarmi come qualche anno fa.

«Tua madre mi ha raccontato che tuo padre possiede un'attività che conta oltre quattro aziende»

«Si, è un imprenditore»

«In che campo?»

«Un po' di tutto. Quando mio nonno morì, lasciò metà della sua eredità a mia madre e con l'altra metà finanziò una ricerca per una cura al cancro al seno, che portò via mia nonna quando io avevo sette anni»

«Era davvero una brava persona»

«Già»

«E tuo padre questi soldi li ha investiti?»

«Ha aperto quest'azienda che produce cuscini, poi ha acquistato qualche appartamento da ristrutturare, ha ampliato la sua cerchia di amicizie e si è affermato piano piano»

«E tua madre?»

«Lei è la sua spalla. Sono entrambi dediti al lavoro»

I lampioni intorno a noi si accendono e il telefono vibra nelle tasche.

Mamma: Tesoro, tuo padre sta ancora facendo degli accertamenti. L'infermiera mi ha detto che rientrerà tra un po'. Mangiate ciò che vi ho lasciato in frigo, ti chiamo appena lo riportano in stanza così passi a salutarlo.

Alzo gli occhi al cielo, digitando un okay.
Troppo tardi, mamma.

«La piccola Mars è tornata in città e nemmeno me l'ha detto?»

David mi cinge la vita e mi solleva di poco, abbracciandomi.
«Possibile che tu sia più bella di come ti ricordavo?»

«Anche tu, calciatore»

«Uuh, ti sei trovata un ragazzo finalmente? Sappi che non sarai mai alla mia altezza. Il primo è sempre il primo» dice ridendo, mentre allunga la mano verso il biondo.

«Quello che conta è l'ultimo però» ricambia la stretta, rivolgendogli uno sguardo strano.

«Ho saputo di tuo padre, pensavo di passare a trovarlo domani»

«Noi stavamo andando, ma mia madre mi ha appena detto di passare più tardi»

«Perché non ceniamo insieme? Non parliamo da tanto» sembra quasi supplicarmi.

«Magari uno di questi giorni, Dav»

«Va bene, ma aspetto un tuo messaggio» si avvicina, posandomi un bacio sulla guancia.

«Mi sei mancata» mormora, prima di lasciare andare la mia mano.

Lo guardo andare via e sorrido, mentre Kylian alza un sopracciglio, intento a studiarmi.
«Che c'è?» domando

Riprende a camminare ed io lo seguo, anche se la direzione continua ad essere opposta a casa mia.

«E così tutti ti chiamano Marte qui»

«Non tutti. È stato mio nonno a darmi questo soprannome. Era un amante della mitologia romana e Marte era il dio della guerra, oltre ad essere il pianeta rosso.»

«Capelli infuocati e caratterino.»

«Credo che avesse pensato a questo quando mi ha chiamata così per la prima volta, si»

«Perché hai lasciato credere al tuo amichetto che io fossi il tuo ragazzo?»

«Non l'ho fatto di proposito, se è questo che intendi. Non mi sembrava necessario precisarlo, dal momento che è pienamente consapevole che non potrei mai stare con uno come te»

Si ferma, bloccando le mie spalle contro una siepe.

«E perché? Sono forse troppo ingestibile per te, Marte?»

Il suo alito caldo si scontra con le mie labbra ed io di riflesso le schiudo.

Inspiro il suo profumo e aggrappo le mani alla sua giacca di pelle.

«Cosa stai aspettando, Isabelle?»

I suoi denti stringono le mie labbra in un morso, prima di dare un rapido bacio proprio sulla zona indolenzita.

Avverto un fremito tra le gambe.

«È meglio se torniamo a casa. Più tardi raggiungeremo l'ospedale.»

«Non so quanto ti convenga richiuderti tra quattro mura da sola con me. Io ci penserei su, o forse ti piace giocare?»

«Forse si, Kylian. Forse mi eccita sapere che, qualunque cosa tu faccia o dica, la mia risposta sarà sempre no.» sussurro nel suo orecchio.

«Ne sei davvero così sicura, piccola Marte?»


Ig: ilariasbooks_
Tiktok: Ilariastoriess

Continue Reading

You'll Also Like

14.7K 1.6K 28
Quando Callie a causa del lavoro di sua madre Γ¨ costretta per l'ennesima volta a trasferirsi in una nuova cittΓ , vuole solo passare inosservata, non...
42.6K 1.4K 27
Β«PerchΓ© alla fine, quando perdi una persona che era il motivo della tua felicitΓ , ogni candela, ogni preghiera, non compenserΓ  il fatto, che l'unica...
167K 3.6K 46
πƒπšπ«π€ 𝐫𝐨𝐦𝐚𝐧𝐜𝐞 ✰ "A volte per chi amiamo dobbiamo buttarci a capofitto nel vuoto senza sapere cosa ci aspetta. Sconfiggendo le nostre paure...
43.3K 1.8K 53
Chissà perchè la vita attrae sempre ciò che all'apparenza sembra così lontano. Due mondi opposti. Due vite opposte. Due nazionalità opposte. Due inte...