Forgive me

By hellvenus_

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Aria di era ripromessa di non farlo, ma ci cascò di nuovo in quegli occhi verdi. Quegli occhi che la rapiron... More

Zero
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Twenty-eight
Twenty-nine
Thirty
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Thirty-two
Thirty-three
Thirty-four
Thirty-five
Thirty-six
Thirty-seven
End of games
Fine?
Forgive you?

Eleven

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By hellvenus_

Quel maledetto bacio era riuscito a ficcarsi nei miei pensieri nonostante mi fossi prefissata di non avere più relazioni con piloti.

O meglio, non avevo una relazione con Charles, non sapevo nemmeno cosa provavo per lui, probabilmente niente, ma non ci voleva proprio.

Dopo quella festicciola in onore del mio compleanno, era stato tutto una giostra di montagne russe.

Un giorno non mi parlava, un giorno cambiava strada, un giorno mi guardava e sorrideva, e poi partimmo per il GP di Spagna, che si concluse con Max Verstappen vincitore, al secondo posto George e al terzo Pérez.

Il GP successivo fu quello di Monaco, a casa sua. Nel paese di Charles.

Sono nel paddock, ma non come meccanico, avevo preso una pausa, tanto mio padre avrebbe trovato comunque qualcosa da ridirmi, ero accanto a Kelly a guardare le qualifiche.

"Charles Leclerc partirà in pole position domani per il Gran Premio di Monaco"

Sarebbe partito in pole, lui che conosceva le strade di Monaco meglio di chiunque altro qui nel paddock.

-Congratulazioni Leclerc-

Mi ero avvicinata al ragazzo per congratularmi, ma lui mi passò accanto come se non esistessi.

E ora che avevo fatto?

-É sempre così tranquilla-

Mi voltai e vidi Lance, era da un po' che non ci vedevamo in realtà, e vederlo dietro di me mi sorprese.

-É uno strano caratterino- lui sorrise.
-Caffé?-

Ci ritrovammo al bar del paddock, con due caffè caldi fumanti davanti a noi a parlare della nostra vita come due vecchi.

-Ogni tanto penso di non dare abbastanza, insomma, non do mai buoni risultati per la scuderia-
-Lance sei giovane, hai ancora molto da imparare, sulla griglia ci sono piloti con mondiali addosso, é normale-
-Sono entrato in Aston solo grazie alla raccomandazione di mio padre, ma io davvero ce la metto tutta, però non vengo ripagato come spero-
-Lance io ti conosco, e so i tuoi percorsi e so anche che tu puoi arrivare in alto, se lo vuoi-
-Grazie Aria, sapevo che mi avresti capito-

Abbassò la testa e prese un sorso dal suo caffé, mi faceva davvero piacere aver chiarito con lui, anche se ogni volta che lo guardavo negli occhi, lo vedevo lì in camera con la mia migliore amica.

~
Era arrivato il giorno della gara, l'ansia nei box era palpabile, nonostante non stessi lavorando rimasi lì per dare consigli e aiuti nel momento del bisogno.

I semafori si spensero e vidi le macchine cominciare la loro corsa.

Era pazzesco come tutti questi ragazzi fossero così diversi l'uno dall'altro, ma al contempo uniti dalla passione per le macchine.

"Charles Leclerc finisce sulla ghiaia" si sentì dire.

Sugli schermi mostrarono la monoposto di Leclerc uscire dalla ghiaia, ma essendo arrivati già al ventesimo giro perse tre posizioni, da primo si ritrovò quarto.

E così rimase per tutta la gara, per un soffio stava per superare Max, ma lui difese meglio la sua posizione, così da far rimanere il monegasco in quarta.

Dal podio provenivano schizzi di champagne, dovuti ai tre ragazzi festeggiare: in pole Pérez, al secondo posto Carlos e al terzo Max.

Fui felice per Carlos, ma le nostre auto arrivarono rispettivamente quinte e ottave, per George e Lewis.

Uscii dal box fuori nella pit lane, dove i vari team festeggiavano, o stavano mettendo apposto le loro auto, e la monoposto numero 16 mi sfrecciò davanti, fermandosi al box accanto al nostro ovvero a quello Ferrari.

Vidi il ragazzo togliersi il casco e il balaclava, si levò gli auricolari e si diresse arrabbiato all'interno.

Probabilmente era arrabbiato per la sua posizione, e da quel che avevo sentito dire in giro, avevano montato le gomme soft al posto delle hard alla monoposto del monegasco, quindi un errore degli strateghi.

Mi fermai a parlare prima con George, complimentandomi della sua gara, e poi con Lewis, che era anche lui deluso dalla sua prestazione.

-Le ti rifarai- gli dicevo, ma lui non m usava ascolto, continuando a parlare degli errori fatti in pista, era così autocritico.

Dopo la gara il sonno stava prendendo il sopravvento, quindi decisi di tornare in hotel, mentre tutti gli altri rimasero al paddock.

Il mio letto non era mai sembrato così comodo, mi buttai sopra, mi sistemai nelle coperte e mi addormentai.

Stavo così bene nelle mie coperte, controllato l'orario, vidi che qualcuno stava bussando alla mia porta alle due, di notte.

-Ma chi cazzo é- aprii violentemente la porta.

Charles era lì. Dopo giorni e giorni in cui non mi aveva rivolto parola era lì.

Mi tornò in mente il bacio, ma fu cancellato subito dall'infastidimento.

-Che ci fai qua?-
-Sono venuto a trovarti, non vedi?-
-Alle due di notte?-

Lo feci entrare, ma solo perché erano le due e sentire conversazioni mie e di quel monegasco non era nei piani delle altre persone.

Chiusa la porta, il ragazzo cercò di baciarmi di nuovo. Ma era scemo o cosa?

-Fermo-
-Che c'è?- era confuso.
-Me lo chiedi davvero Charles? Che c'è? Sai che c'è? Dopo che mi hai baciata mi hai letteralmente ignorata, cambiavi strada, non ti facevi vedere in giro, perfino quando mi sono complimentata per te della pole alle qualifiche. E ora? Ti presenti alla mia porta, pretendendo che io ti baci, così come se non fosse mai successo niente-

Il ragazzo fu sorpreso, non sapeva che dire, infatti rimase silenzioso.

-Allora?- gli chiesi spazientita.
-Je suis désolé, je n'aurais jamais dû-
(scusami, non avrei mai dovuto)

Avevo capito, certo, ma feci finta di non capire, per vedere cosa avrebbe fatto, e sorprendentemente mi abbracciò.

-Scusami, non avrei dovuto-

Non ricambiai l'abbraccio, pensava che con un abbraccino e un bacino sarebbe passato tutto? Se con le altre funzionava con me non attaccava bottone.

-Staccati Charles-

Il ragazzo si staccò, e si sedette tranquillamente sulla poltrona.

-Ah si come se fossi a casa tua- dissi alzando la braccia. Lui sorrise solamente.

Mi sedetti sul letto e guardai a terra, sapevo che mi stava guardando, ma non volevo guardarlo.

-Oggi quando sono finito sulla ghiaia, pensavo fosse finita, avevo persino pensato di ritirarmi. Ma poi ho pensato alle persone che sarebbero rimaste deluse, a mio padre a Jules, e forse anche a te-
-Chi é Jules- chiesi.

Il ragazzo mi guardò in maniera diversa.

-Jules Bianchi era un pilota, della Ferrari Accademy. Per uno stupido errore si schiantò contro una gru che stava recuperando in altra auto finita fuori strada, era il 5 ottobre 2014-

Si stava confidando, con me.

-Era uno dei migliori amici di mio padre, ed era il mio padrino. Era la mia spalla destra, la mia roccia su cui piangere. Perderlo fu un colpo per tutti-
-Mi dispiace- riuscii solo a dire.
-Non dispiacerti, é stato molto tempo fa-

Accennai un sorriso, aveva lo sguardo perso, deve essere stato brutto.

-E tuo padre come l'ha superata?-
-É morto tre anni dopo-

Non me lo aspettavo. Non me lo aspettavo davvero. Nell'arco di pochi anni quel ragazzo aveva perso due dei suoi pilastri.

-Non lo sapevo- dissi quasi sussurrando.
-Come potevi- sospirò- Dopo la sua morte, avevamo un Gran Premio, salii su quella monoposto promettendomi di vincere, e così feci. Al termine della gara salii sulla mia monoposto e indicai il cielo e mi dissi 'Per te papà, per te Jules'. Sulla mia auto avevo fatto incidere una frase che lasciai sempre lì 'Ti amo papà', loro sono la ragione per cui contino a correre. Tornato dal Gran Premio, ci fu il funerale di mio padre, le telecamere erano puntate su di me. Gli articoli di giornale dicevano che ero forte, per aver vinto un gran premio dopo la morte di mio padre, ma dentro stavo solo marcendo-
-Mi dispiace tanto Charles, davvero-

Mi sorrise e si alzò, dalla poltrona venendosi a sedere accanto a me.

Rimanemmo in silenzio, e poi, nemmeno ce ne accorgemmo, ripetemmo il bacio, ma questa volta era carico di emozioni contrastanti.

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