Thirteen

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-Aria apri questa porta-

Mi risvegliai tra le coperte del mio letto, accucciata con le gambe in petto.

-Aria so che ci sei-

Qualcuno era fuori dalla mia porta, non avevo la forza fisica di alzarmi, ma purtroppo lo feci.

-Ciao-
-Dio Aria tuo padre si stava preoccupando-
-É tutto ok Le-
-No Aria, lo so che non é tutto ok-

Chiuse la porta alle sue spalle e mi abbracciò, era il mio migliore amico, lui mi capiva con un solo sguardo.

-Ho visto la foto, sta girando-
-Già-
-L'ho sempre saputo che tra te e quello c'é qualcosa, ma non pensavo fosse così cretino-
-Al massimo c'era-

Il ragazzo si staccò dall'abbraccio e mi diede un bacio sulla testa.

Ci stendemmo sul letto abbracciati e lui scelse un film su Netflix, sapeva che in questi momenti avevo solo bisogno di rilassarmi.

-Ma ora chi cazzo é alla porta- imprecò Lewis.

Il ragazzo si levò dalla mia presa, e andò ad aprire, e ci fu un attimo di silenzio.

-Chi é?- gli chiesi.
-Che ci fai tu qui?- chiese Lewis.
-Che ci fai tu qui- disse Charles rimarcando il tu.

E ora che diamine ci faceva davanti la mia camera. Mi alzai velocemente dal letto e andai a pararmi accanto Lewis.

-Aria-
-Che vuoi?-
-Parlarti-
-Non credo ci sia nulla di cui parlare-
-Invece si, è lo sai-
-Si da il caso che non mi interessi, quindi fa la tua vita, e io farò la mia-

Chiusi la porta di botto, facendo spaventare Lewis che mi guardò con compassione.

-Non guardarmi così-
-Così come-
-Lo sai-
-Mi preoccupo solo per te-
-Nom farlo-

Avevo bisogno di rimanere da sola, rimanere in quella stanza io e i miei pensieri.

Mi ero affezionata troppo velocemente a quel ragazzo, erano passati poco più di tre mesi. Certo può sembrare molto tempo, effettivamente lo é, ma per me no. Nonostante tutto mi sono affezionata, e ora ne ripagavo le conseguenze.

Lewis mi lasciò sola in camera, mi rimisi nel letto e fissai il soffitto.

Perché a me? Non penso di essere una brutta persona, allora perché a me?
Mi bacia due volte, e poi sbuca una foto di lui che si frequenta con questa Charlotte.

Il mio cuore si era fatto manipolare da quel due occhi verdi, ma ora spero che non l'avrebbe fatto più.

~
Nemmeno il tempo di un giorno di pausa, che ripartimmo per il Gran Premio successivo, ovvero quello in Canada.

Dopo quella sera, ogni volta che vedevo una tuta rossa svoltavo strada, non lo volevo incontrare. Sapevo che voleva spiegarmi, alcuni piloti erano venuti a parlarmi, ma io non ne volevo sapere niente.

-Aria vuole parlarti, davvero- mi diceva Carlos, ma io prontamente scuotevo la testa in un fermo no.

In Canada nonostante fosse giugno, faceva fresco, infatti andavamo tutti girando con felpe e giubbotti.

Almeno dopo questo GP avremmo avuto almeno una settimana di pausa, prima del GP del Regno Unito.

Stavo tranquillamente scorrendo la home di instagram, quando una macchina rossa sfrecciò davanti a me.

Ero poggiata allo stipite del garage del box, dato che quel pomeriggio ci sarebbero state le qualifiche per capire i posizionamenti in griglia nel momento della gara, e mi ritrovai una monoposto rossa davanti a me.

Sperai tutti i santi di ritrovarmi la monoposto numero 55, ma invece mi ritrovai la 16.

Il box Ferrari era accanto al nostro, come sempre, e il ragazzo uscì dalla monoposto venendomi incontro. Solo a vederlo in pancia mi si formarono mille grumi diversi.

-Aria-

La sua voce era ovattata a causa del balaclava e del casco, ma si levò tutti e due in una velocità assurda. I suoi capelli sudati erano tremendamente sexy. Aria torna in te.

-Aria ti prego parliamone-

Erano passati precisamente otto giorni dalla nostra ultima conversazione davanti la mia camera, otto giorni di cambi direzione improvvisi, otto giorni in cui lo ignoravo, otto giorni di astinenza.

-Charles non mi va proprio ora-

Mi strinsi la giacca, tirava vento, e il ragazzo era sudato.

-Per favore-

Lo feci entrare nel box Mercedes solo e soltanto perché era sudato, e mi sarei sentita in colpa, forse, se si fosse ammalato perché non lo avevo fatto entrare.

Lo portai in una specie di stanza dove tenevamo tutti gli pneumatici e le gomme di ricambio, e mi sedetti su una pila di tre gomme.

-Parla Leclerc-
-Aria, non puoi capire quanto mi sia mancato parlarti. Innanzitutto mi dispiace, di averti fatta stare male e mi dispiace davvero. Io e Charlotte siamo amici d'infanzia, ma siamo anche ex storici uno dell'altro. Siamo stati insieme tre lunghi anni, e ci eravamo incontrati solo per parlare. Ma ovviamente i paparazzi cercano ogni minimo argomento di gossip per mettere pane in bocca ai loro lettori. Tra me e lei non c'è niente, oltre che a una buona amicizia-

Lo lasciai parlare, non lo interruppi e quando terminò il suo discorso sospirai guardando in un punto non preciso.

-Aria di qualcosa-

Non sapevo davvero che dire, se era vero, avevo scambiato la loro amicizia per relazione, ma alla fine, cosa ne potevo sapere io.

-Non so che dire, Char. Non lo so davvero. Non stiamo nemmeno insieme, non siamo nulla io e te, ma ci comportiamo come se lo fossimo. Insomma, se fossimo amici questo non sarebbe successo-
-Che vuoi dirmi?- chiese confuso.
-Niente Char, ho confuso tutto. Siamo amici e tutto questo non aveva senso di accadere-
-Non lo vuoi capire mh?-
-Di che parli?-
-Je ne veux pas être juste un ami pour toi, je veux plus-
(Io non voglio essere solo un amico per te, voglio di piu)

Rimasi ammutolita dalla sua affermazione, lui non sapeva che io comprendevo bene il francese perciò per mantenere la farsa lo guardai confuso.

-Ho detto che non é niente-
-Sicuro? Sembra che hai detto molto-

Non voleva dirmi le cose in faccia, preferiva dirle in francese, che io comprendevo, ma lui non lo sapeva.

-Quindi tutto come prima?- mi chiese.
-Va bene Leclerc- sorrisi debolmente.

Uscimmo dal box uno affianco all'altro sotto gli sguardi attenti di Lewis e Carlos che stavano parlando all'esterno.

-Vado da Carlos, ci sentiamo?-
-Come vuoi-

Rimasi lì bloccata in mezzo alla straduncola del pit lane, a bocca spalancata. Causa? Il monegasco mi aveva appena stampato un bacio vicino alle labbra, davanti a tutti.

-E quello cos'era?-

Alle mie spalle trovai Lewis, che era più confuso di me.

-Riprenditi Aria-

Mi diede degli schiaffetti sulla guancia, per farmi "risvegliare" e quando mi resi conto di quello che era appena successo, mi guardai intorno sperando di non trovare gli occhi di mio padre. Per fortuna non incontrai il suo sguardo.

Appena ne avremmo avuto l'opportunità mi avrebbe fatto la solita ramanzina: stai attenta ai ragazzi, perché proprio Leclerc, Leclerc non é affidabile e tutte cose così.

Che diamine mi stava succedendo.

Forgive me Where stories live. Discover now