Seven

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Le auto non stavano dando i risultati sperati infatti il Gran Premio dell'Arabia fu vinto da Max, seguito da Charles e Carlos, e noi dovettimo accontentarci di un quinto posto da parte di George, e di un decimo posto per Lewis.

Mio padre era su tutte le furie, anzi così era dire poco.

Unitile dire che in questi giorni di attesa per il Gran Premio dell'Australia ero carica di lavoro, anche perché se le auto non andavano come previsto era anche per colpa mia, o così credevo.

La sera dopo la gara, se ne andarono quasi tutti apparte qualche persona qua e là tra i box, ma io decisi di rimanere fino alla chiusura per vedere e valutare la macchina.

C'era per forza qualcosa che non andava, allora decisi di controllare il motore dell'auto, e altri vari pezzi, erano sempre andate bene.

Le luci del circuito si spensero, ma alcuni box rimasero accesi quali il nostro, quello dell'Alpine e della McLaren.

Sapevo che Lando era andato via quindi evitai di andare al box arancione inutilmente.

-Sei ancora qui?-

Mi spaventai, pensavo di essere sola nel box, ero praticamente stesa su un ripiano a controllare la parte sotto la macchina, quindi dovetti per forza uscire da lì sotto per capire chi fosse.

-Che ci fai qui?-

Rimasi sorpresa da quella visita, a dirla tutta.

Avevo davanti Lance, sì proprio quel Lance. Ero davvero sconvolta.

-Pensavo di non trovare nessuno, e sono passato di qui per caso- disse.
-Ah capisco- dissi girandomi tra le mani la chiave inglese.
-Ti va di parlare?- mi chiese dopo un po' di silenzio imbarazzante.

Ci pensai. Erano passati davvero due anni. Dovevo andare avanti ormai.

-Va bene, ma non qui-

Mi alzai da terra e camminai davanti a lui dirigendomi nella parte superiore dei box, dove c'erano tavolini, sedie e divanetti.

-Vieni, siediti- gli dissi indicandogli un divanetto.

Il ragazzo si sedette e si sistemò la giacca, quella sera faceva particolarmente freddo.

-Sappi che non ho intenzione di discutere, sono venuto solo per parlare- esitò- da amici- concluse.
-Cosa hai da dirmi- gli chiesi
-Volevo sapere come stessi, so come sei stata, le voci girano, e devo averti fatto davvero tanto male se sei cambiata così tanto-
-Non l'ho presa bene..-
-Già, voglio solo che ritorniamo amici, anche non subito se ti va, mi basta tornare a parlare-
-Per me va bene Lance, alla fine ne é passato di tempo- gli dissi sorridendo debolmente.
-Ne sono felice, davvero-
-Anche io Lan- sorrisi.

Rimanemmo lì a parlare su quei divanetti, forse non era stata una scelta sbagliata ritornare a parlarci, forse infondo mi era mancato confidarmi con lui, é stato pur sempre il mio primo amore.

-Ora devo proprio andare, ma quando vuoi ci possiamo vedere per bere qualcosa- mi disse alzandosi.
-Va bene Lan, mi ha fatto piacere chiarire- sorrisi.
-Anche a me, davvero- mi abbracciò.

Ero contenta di aver risolto questa situazione, il tempo aveva sistemato tutto.

Quando Lance andò vià, decisi che era arrivato il momento anche per me di ritirarmi in hotel, quindi scesi nuovamente nel box e presi i miei fogli e le mie cose.

-Come mai eri con lui?-

Ma dico io, in questo mondo devo morire di infarto o cosa?

-Mi hai fatta spaventare Charles-

Il ragazzo era poggiato su un muro, indossava una maglia nera attillata e un paio di jeans del medesimo colore, con delle sneakers bianche.

-Non era mia intenzione-

Lo guardai, e poi presi la borsa, mi sistemai la felpa e mi diressi verso l'uscita.

-Non mi hai risposto- mi bloccò da un braccio.
-Che c'è Leclerc?- gli chiesi staccandomi dalla sua presa.

Continuai a camminare e uscii dal paddock dirigendomi al parcheggio.

-Ti fermi?-

Ma mi stava seguendo quello lì? Pare proprio di sì.

Mi fermai solo perché mi maledissi mentalmente di essermi dimenticata di essere venuta in auto con mio padre.

-Dimmi- dissi spazientita.
-Hai bisogno di un passaggio?-

Mi morsi il labbro involontariamente, mi guardai intorno e gli dissi di sì, provocandogli un sorrisetto soddisfatto.

-É questa la tua auto?- chiesi guardando una Ferrari SF90 che solo quella costava quasi mezzo milione.
-Si, sali- mi disse aprendomi la portiera.

Salii su quella auto, e mi sembrava di essere una regina. Nel senso, valeva un sacco quella auto.

-Ti piace?- mi chiese mettendo in moto l'auto.
-Mh, discreta- dissi.

Lui rise -Solo?-
-Che ti aspetti? Un oddio meravigliosa ti prego regalamela?-
-Apprezzatissimo-

Appena partiti dovetti reggermi alla maniglia, guidava come un pazzo. Ok che era un pilota, ma ora eravamo in strada e c'era un altra persona con lui in auto.

-Va piano Leclerc- lo avvisai.
-Che c'è? Hai paura- sorride.
-Sei fastidioso- dissi sistemandomi meglio su quel sedile, comodissimo tra l'altro.

Non dicemmo più niente nel viaggio in auto, si sentiva solo il sottofondo di musica proveniente dall'auto.

Erano le undici circa ed ero davvero stanchissima, le palpebre cominciarono a farsi pesanti e mi addormentai.

-Aria-
-Mh-
-Aria siamo all'hotel, devi scendere-
-Lasciami dormire-

In un momento mi ritrovai in aria, il ragazzo mi aveva presa a mo di sposa, se solo qualcuno ci avesse visto, solo dio sa cosa avrei combinato.

-Mettimi giù- gli dissi dimenandomi.
-No- rispose secco.
-Lasciamiii-

Mi lasciò nel momento in cui mi dimenai così tanto da farlo inciampare su un sasso, e stavamo per cadere.

-Dio santo, ho perso dieci anni della mia vita- dissi guardando in cielo.
-Addirittura- disse.
-Sei un pericolo pubblico Leclerc-
-Me lo dicono in molti-

Era presuntuoso il ragazzo, sapevo che la sua camera si trovasse molto prima della mia ma lui insistì nell'accompagnrmi davanti la mia camera.

-Vedi che puoi andare- gli dissi girandomi verso di lui.
-Entra e me ne vado-

Presi la chiave magnetica e la strisciai sul sensore, che da rosso diventò verde.

-Vedi? Ora puoi andare-
-Non mi ringrazi?-

Ma che bambino. Voleva anche i ringraziamenti per avermi quasi uccisa inciampando.
Però mi aveva accompagnata, senza di lui sarei rimasta lì tutta la notte.

Sbuffai -Grazie-
-Di solito si dà un bacio per ringraziare-
-Scasa Leclerc, non avrai un bel niente da me-
-Vedremo, buonanotte- disse sorridendo.

Quando sorrideva ai lati delle labbra gli si formavano due fossette, tremendamente belle.

Lo salutai con un 'notte' veloce, e entrai subito in camera. Solo li riflettei su cosa era appena successo.

Charles Leclerc mi aveva accompagnata dal paddock fino all'hotel, ero entrata in macchina sua, mi aveva presa in braccio, e voleva un bacio di ringraziamento.

Mi schiaffeggiai mentalmente per aver permesso quelle cose, ma alla fine non avevo altra scelta. Almeno non era più uscito l'argomento Lance Stroll.

Forgive me Nơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ