E allora mi dicesti che eri solo mia,
che non avresti mai amato nessun altro
in questa vita o nelle future.
E che non mi avresti mai spinto via,
che eravamo un noi, ora e per sempre,
in un mondo pieno di sventure.
Ma poi mi sussurrasti il veleno più dolce,
mi urlasti che il mio amore era una serpe
che ti soffocava sotto le premure.
Che ero assillante, che ero carnefice,
che non dovevo piangere se mi chiudevi
in uno scrigno di paure.
E alla fine, mia piccola e crudele amante,
non passò neanche una luna piena
che già giacevi tra altre braccia.
Io, invece, resto qui, sola e odiata,
cercando di dimenticare il tuo volto
e ricordare di respirare quando ti penso.