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By mikasadono

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XXXIII
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XXXV
XXXVI
XXXVII
XXXVIII
XXXIX
XL
XLI
XLII - epilogo

XXVIII

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By mikasadono

[consiglio di leggere questo capitolo ascoltando: "Landscape With a Fairy"]

"La ciurma del Veliero dell'Alba, dopo essersi rifocillata, risistemata e fatto provviste salpò alla volta della Stella Azzurra e di Ramandù.
Oltre l'isola di Coriakin avrebbero percorso una rotta per diritto sperando di riuscir a veder la stella.
Pian piano la nave proseguiva fra le placide onde e il vento calmo.
Intanto, sul ponte la ciurma assisteva a un nuovo duello, Leysa e Edmund sfidarono il poco spazio a bordo e esibirono uno dei loro migliori duelli.
A tale tutta al ciurma assistiva, Lucy e Gael dal timone, affiancate da Caspian seduto sul parapetto.
Ripiceep penzolante da una fune organizzava una delle sue, in silenzio, mentre i suoi occhietti cercavano Eustace che era ancora una volta rannicchiato dietro i barili."

"Leysa sembrava incredibilmente di buon umore e, nonostante le spade non fossero il suo forte, riusciva a metter alle strette Edmund che si distraeva fra i ricordi.
In particolare richiamava quello che accadde qualche settimana prima della sua scomparsa da Narnia.
Mancava qualche ora all'alba quando rientrò a palazzo insieme a Philip, era uscito intorno alle tre del mattino e rientrava al sorger del sole, ma era ancora buio.
Insieme raggiunsero la stalla e Philip aiutò il suo caro amico a smontare, nonostante fosse vecchio e acciaccato, sapeva per certo che Edmund era abituato a ciò, non farlo lo avrebbe sicuramente fatto cadere.
Edmund lo ringraziò, gli diede qualche carezza e lo sistemò nella sua stalla.
Si dileguò quatto quatto dentro il palazzo, sperando di esser solo ma, aveva dimenticato delle ronde notturne di Leysa.
Camminava nel silenzio, rotto dai suoi soli passi e dal tintinnare della sua spada, in punta di piedi si dirigeva verso la sua stanza ma, varcato l'arco che portava all'ingresso principale, cominciò a sentir dei passi in più e un tintinnio metallico.
Nel buio non vedeva nulla e preoccupato pose la mano sulla spada, pronto a estrarla in caso di bisogno.

Non fu necessario.

Nella flebile luce azzurra delle lune, proveniente dalle finestre, Edmund intravide un'alta sagoma percorrer l'atrio zoppicante.
Non capiva bene cosa stesse facendo, dove si stesse dirigendo ma sapeva fosse Leysa.
La seguì.

Lei barcollante camminava verso il suo ufficio, mugugnava cose vaghe, che lui non comprendeva.
Appena raggiunse la porta interessata la aprì malamente e la chiuse allo stesso modo.
Ancora zoppicante, raggiunse la sedia della scrivania e ci si gettò sopra, emettendo un gemito.
Sganciò l'armatura di cuoio che indossava, strappò via la cotta di maglia e si lasciò andare, come uno straccio su quella sedia di legno.
Qualcuno bussò.
Domandò chi fosse alla porta, sistemandosi per bene sulla sedia prima di far entrare Edmund nell'ufficio.
<<a cosa devo questa visita, altezza?>> Domandò Leysa accendendo una candela con un fiammifero.
Edmund notò subito la cotta di maglia slabrata e l'armatura di cuoio per terra.
Appena ci fu un poco più di luce, riuscì a vedere del sangue sul pavimento e sull'armatura di cuoio.
Vedeva poi il viso stanco di Leysa, coperto di terra e macchiato di sangue, aveva i capelli scompigliati con qualche ago di pino in mezzo.
Era seduta a schiena dritta, le braccia posate sui braccioli della sedia e osservava il suo Re con un espressione che non riusciva a controllare, pareva disprezzo, non riusciva a capire, era strana.
Indossava una camicia azzurra completamente sbottonata, era stropicciata sudata, col colletto e le maniche sporche di sangue.
Aveva il seno legato fra strette fasce mezze sgualcite e sporche anch'esse di sangue.
<<volevo scambiare due chiacchiere, se non disturbo.>>
Edmund era in verità sicuro di disturbare ma anche curioso di saper cosa le fosse accaduto.
<<tutte le chiacchiere che desiderate, non disturbate.>> Leysa emise una smorfia simile a un sorriso invitando il suo Re a sedersi su una delle due sedie che gli erano accanto, ma lui sembrò ignorarle e si sedette sulla scrivania.
<<cosa vi porta sveglio a quest'ora della notte?>>
<<ciò che porta anche te a star sveglia>>
<<difficoltoso esplorare le foreste la notte per chi non vede al buio.>>

Era una conversazione futile quella, Edmund non riusciva nemmeno a ricordarla completamente, ciò che ancora aveva in mente era quell'odore di sangue e terra che la circondava, un odore non sicuramente comune e soprattutto poco gradevole, ma ne era incantato, respirare quello che per lui era il suo profumo gli faceva venir le farfalle allo stomaco, non che ci badasse.
Ricordava per bene quella pelle dura e liscia che portava con sé mille battaglie.

Quel mattino, una volta finito di chiacchierare come vecchie signore, Edmund fece per andarsene e Leysa lo accompagnò gentilmente alla porta.
Appena la chiuse fece per mantenersi al mobile accanto alla porta ma il suo braccio destro cedette lasciandola rovinar a terra, portando con sé un vaso regalatole da Susan.
La porta si spalancò all'istante lasciando entrare nella stanza un Edmund preoccupato.
<<non c'è bisogno di allarmarsi, andate a dormire vi prego>> Edmund non l'ascoltò, la prese di peso e la lasciò sedere sulla sedia dove stava prima.
<<cos'è accaduto?>> Domandò in un sussurro, Leysa distolse lo sguardo da quello di Edmund.
<<un orso del Nord è stato avvistato intorno a Beruna, sono andata di persona a controllare proprio questa sera, dicevano dormissero durante la notte>>
Improvvisamente Edmund percepì la sua sofferenza e la stanchezza, come se fosse stato lui stesso attaccato dall'orso.
Diete un occhiata alla sua camicia, ormai diventata nera. La spostò leggermente e vide quella pelle di diamante sgualcita come semplice stoffa, in cinque strisce porpora. Quella bevanda proibita colava dalle ferite lenta e placida, senza fretta. Lo squarcio partiva dalla spalla fino al seno.
<<vado a far bollire dell'acqua.>> Lasciò la stanza senza chiuder la porta e Leysa rimase sola in quelle quattro mura a pensare a quanto terrificante quell'animale fosse.
Poteva ancora sentire il suo alito addosso e il suo peso sulle braccia.
Sollevò una manica e guardò il segno della sua zampa ancora lì."

"Un fendente di Leysa quasi tagliò a metà la testa di Edmund se solo lei non gli avesse tirato un calcio per spostarlo."
《sei distratto Edmund》
"Quella frase lo scongelò e riprese a duellare come solo lui riusciva contro Leysa.
Roteò la spada fra le mani e azzardò un fendente che venne parato, lui continuò a menar fendenti contro Leysa, spingendola a spostarsi verso il bordo del ponte."
《da quando in qua-!》"Non proferì più parola, aveva la schiena contro la balaustra e reggeva la forza che Edmund metteva nella spada con la sua lama.
Leysa rimase per un attimo a guardarlo e anch'essa ripensò a quello strano mattino..."

"Edmund varcò la soglia di quella stanza ancora una volta con fra le mani un catino colmo d'acqua e una larga valigia in pelle.
Posò il catino sulla scrivania e sulla sedia la valigia che aprì con calma.
Rimboccò le maniche e sfoderò delle pezze, una la posò sulla scrivania e un'altra la immerse nell'acqua bollente.
Prese un ago ricurvo che si era fatto fare appositamente così dai nani che lavoravano nelle miniere; da quella valigia saltò fuori anche dello spago che tagliò con delle forbici e gettò tutto nell'acqua bollente.
<<posso?>> Domandò chiaramente insicuro.
<<mh?>>
<<la camicia...>>
Leysa annuì senza guardarlo.
Ancora fortemente insicuro sfilò via la camicia cercando di non toccare la ferita, ne di toccare la sua pelle più del dovuto, non erano mai stati così vicini fino a quel momento.
Immerse le mani nell'acqua bollente e prese gli utensili che aveva gettato e li ripose sulla pezza che aveva steso sulla scrivania.
Prese poi l'altra stoffa, lasciandola leggermente zuppa d'acqua si chinò sulla ferita e cominciò a pulirne i bordi con cautela.

Leysa intanto lo guardava con la coda dell'occhio, i loro visi erano vicini e lei riusciva a vedere il suo profilo illuminato dalla flebile luce delle lune che ancora governavano il cielo.
Poteva sentire il suo profumo da quella distanza, non l'aveva mai notato in tutti quegli anni.
Certo non erano mai stati così vicini.
Profumava di libro nuovo, leggermente anche di cavallo ma soprattutto di libro.
Quel profumo le inebriava le narici e smuoveva qualcosa nel suo stomaco, qualcosa che non riusciva a descrivere, provava persino una strana sensazione di calore, forse dovuta alla pezza calda e alla ferita che bruciava, non ne aveva idea era troppo stanca per pensarvi.

Appena Edmund finì di pulire la ferita, prese il'ago ricurvo e il filo, al primo tentativo riuscì ad infilarlo e si chinò ancora una volta sulla spalla di Leysa.
Strinse per bene una prima parte della ferita, fece passare l'ago da un lembo all'altro e con lo spago fece un nodo saldo, proseguì allo stesso modo su tutta la ferita.
Leysa stringeva i pugni ogni volta che Edmund maneggiava la ferita.
Bruciava.
Era come se le stessero gettando carboni ardenti sul corpo.
Generalmente aveva un'alta sopportazione del dolore ma questa volta faceva veramente male.
Edmund notò i muscoli di Leysa tesi, l'ago faceva persino fatica a bucar la pelle.
<<Leys->>
<<v-vi prego... fermatevi>>
Posò per errore il capo sulla spalla di Edmund, era troppo stanca per poter pensare alle buone maniere.
Lui mollò la presa sulla ferita e lei tirò un sospiro di sollievo.
Edmund avrebbe potuto azzardare una battuta sarcastica delle sue, ma percepiva la sofferenza di Leysa come aghi sulla spina dorsale.
Prese anche lui una piccola pausa, un respiro profondo e con il dorso del braccio s'asciugò il sudore dalla fronte.
Guardò fuori dalla finestra e la luce delle due lune cominciava a sparire.
<<posso riprendere?>>
Lei annuì senza aggiunger altro né spostarsi.
Percepiva il suo respiro sul collo, da quel momento il poi gli venne difficile concentrarsi, a ogni respiro provava degli strani brividi sul cuoio capelluto, difficile non badarvi, le sue mani tremavano come foglie al vento eppure, dopo una lunga ora, portò a termine il suo lavoro.
Successivamente aiutò Leysa ad alzarsi così da poter bendare la ferita.
Con delicatezza fece passare una striscia di stoffa a partire dalla spalla, la condusse sullo sterno e successivamente dietro la schiena, fece in modo di tener la stoffa ben aderente alla pelle e pian piano incartò la spalla di Leysa alla perfezione.
Infine prese una spilla da balia e saldò il bendaggio definitivamente.
<<cambia le bende ogni mattina, cercami se hai bisogno d'aiuto>>
Leysa si strinse fra le braccia e volse il capo verso l'alta finestra.
<<mi continuo a chieder perché quell'orso si sia spinto fino a Beruna...>> Mormorò lei.
<<dubito cercasse fresco>> Continuò Edmund.
<<che sia un presagio?>>
<<di cosa?>>
<<che la Strega Bianca stia tornando?>>
Edmund le posò una mano sulla spalla, proprio quella ferita, provocando una smorfia di Leysa che si voltò senza distoglier lo sguardo dalla finestra.
<<tu più di tutti sai com'è morta, sbaglio o la tua lancia è ancora pregna del suo sangue. Dubito possa tornare, se non in mille pezzi, retta in piedi dai nani del Nord.>>
<<continua ad esser molto strano quest'orso.>>
Nella stanza calò il silenzio, rotto dal flebile rumore della della fiamma della candela che ballava freneticamente.
Edmund non distolse lo sguardo da Leysa che osservava fuori dalla finestra.
La luce azzurra dell'alba batteva sui suoi occhi argentei che parevan brillare in quel momento.
Si spostò un attimo e prese la pezza su cui aveva posato i suoi utensili, la immerse leggermente nell'acqua e si avvicinò di nuovo a lei.
Iniziò a pulirle il viso dalla terra e dal sangue di quell'orso, Leysa prese a guardarlo con gli occhi stanchi e spenti che però avevano una strana punta di luce azzurra proveniente da fuori che la rendevano eterea agli occhi di Edmund.
Le accarezzò il viso con una mano, con l'altra continuò a pulire quella pelle color avorio.
A quel contatto le pupille di Leysa crebbero come quelle di un gatto, percepì uno strano brivido lungo la schiena e il calore della mano di Edmund sul suo viso.
Guardò il volto del suo Re, intento a pulirle le guance da quella sanguinolenta battaglia.
Il suo volto era in parte illuminato dalla flebile luce blu dell'alba e da quella lontana candela tremolante che aveva alla sua sinistra.
La luce dell'alba fece sembrare quegli occhi color nocciola dei buchi senza fine, mentre la calda e placida luce della candela enfatizzava quel morbido e profondo colore.
I suoi capelli, solitamente ben sistemati e lisci, eran leggermente mossi e umidicci, colpa del sudore, Leysa notava sempre come i capelli scompigliati gli donassero di più.
Lentamente, senza nemmeno rendersene conto, i loro visi s'avvicinarono, sotto quella luce fredda, avvolti in parte nell'ombra di quella stanza e coccolati dal suono dei loro fiati pesanti.
Quel dolce e caldo respiro sulle labbra pareva scaldarle tutto il corpo, come se in lei vi fosse un fuoco ardente.
I loro nasi arrivarono a toccarsi e Leysa quasi trasalì, le sue narici vennero riempite da quel dolce unico profumo che era quello di Edmund, era misto a qualcosa di fresco, il suo respiro sapeva di menta.
Quel contatto lasciava in loro l'acquolina in bocca, come se avessero dinanzi il proprio piatto preferito; non eran mai stati così vicini, mai i loro visi s'eran incontrati così, mai quelle labbra avrebbero pensato di incontrarsi...eppure... lì, in quel momento...
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Lisa~

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