Dove finiscono le tenebre

By Belle_deLamb

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(COMPLETA) -L'amore richiede il più grande sacrificio, piccola mia- si spinse avanti -non puoi nemmeno immagi... More

PROLOGO
I. VIAGGIO MOVIMENTATO
II. L'INCIDENTE
III. BENVENUTA A CASA
IV. RICERCA NOTTURNA
V. LA DISPENSA
VI. LA LEGGENDA DI CLARISSA
VII. NICALLA
VIII. ATTENTI ALLO STRIGOI
IX. LA FURIA DI KAAS
X. LEZIONE
XI. IL FIDANZAMENTO
XII. LA CRIPTA
XIII. DUBBI
XIV. LA FESTA
XV. TROPPO VINO
XVI. LA CENA CON KAAS
XVII. AVVENTURA NOTTURNA
XVIII. LA VISIONE
XIX. SEMPRE CATERINA
XX. IL BAGNO
XXI. L'INCUBO
XXII. LAVORARE CON KAAS
XXIV. LE LETTERE
XXV. LA LEGGENDA DEL GIARDINO DI LAURINO
XXVI. PEZZI DI CUORE
XXVII. SCOMPARSA (PRIMA PARTE)
XXVII. SCOMPARSA (SECONDA PARTE)
XXVIII. DUBBI, LACRIME E BACI
XXIX. LA CAMERA SEGRETA
XXX. FRANGIPANE
XXXI. IL BALLO
XXXII. PASSEGGIATA NELLA NEBBIA
XXXIII. TAZZE E RITRATTI
XXXIV. BACI IN BIBLIOTECA
XXXVI. SOGNI E STELLE
XXXVII. IL PAVIMENTO DI VETRO
XXXVIII. IL CORAGGIO DI ANDARSENE
XXXIX. UN VOLTO DAL PASSATO
XXXX. COLPI ALLA PORTA
XXXXI. KAAS
XXXXII. LACRIME
XXXXIII. IL MATRIMONIO
XXXIV. TENEBRE
XXXXV. IN CATENE
XXXXVI. LA FINE
XXXXVII. SCONTRO
XXXXVIII. ADDIO... ?
EPILOGO

XXXV. LA SCOPERTA

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By Belle_deLamb

Non sentì Caterina fino a quando questa non lanciò un grido. Come se fosse davvero scandalizzata. Come se le importasse dell'onore. Come se non avesse una relazione segreta. Fu Kaas  a saltare indietro e a lasciarla. Dorina si sentì nuda, la sua anima esposta allo sguardo di Caterina. Sopportò. Non le importava.

-Cosa ci fate qua?- 

Dorina non riuscì a parlare. Oh, quanto avrebbe voluto insultare Caterina. Prenderla a schiaffi. Sputarle in viso tutto ciò che da anni avrebbe voluto dirle. Non ci riuscì. Aveva la gola troppo secca. E poi non era da lei reagire in quel modo.

-Tu dovresti essere a riposo, Caterina- Kaas la fulminò con lo sguardo, il corpo teso. 

-Beh, non sono l'unica che si dedica a cose proibite- incrociò le braccia, sull'abito turchese. 

-Devo andare- sbottò Kaas, paonazzo -Tu lascia in pace Dori- e uscì.

Naturalmente Caterina non la lasciò in pace. -Sei impazzita?- l'aggredì.

-Non sono fatti tuoi- Dorina si alzò, il cuore ancora impazzito.

-Certo che lo sono!- scosse la testa –Devi essere pazza! Non lo sai che Kaas non è per te?-

Dorina sentì la rabbia esplodere come un uragano. –Certo, lui è per te, vero? Per la perfetta Caterina!- strinse i pugni. Avrebbe voluto colpirla. Forse si meritava di essere colpita. Dorina conosceva la voglia di protagonismo di Caterina. Avrebbe distrutto il mondo pur di ottenere l'attenzione di tutti.

-Iniziamo con la solita storia- Caterina si portò le mani sui fianchi, il viso arrossato –la recita della vittima innocente-

Un tempo Dorina si sarebbe arresa. Sarebbe corsa via oppure si sarebbe scusata. Caterina era sempre stata troppo per lei. Una creatura con zanne invisibili che le avrebbe dilaniato il collo e l'avrebbe lasciata agonizzante. In quel momento però Dorina si sentiva bene. Apprezzata, amata, appagata. Pronta a mordere quando era sempre stata morsa. Sorrise. Il sorriso più spaventoso e crudele che riuscì a mettere insieme. E balzò avanti. Metaforicamente. –Lo so che sei abituata a mordere, Caterina, ma dovrai imparare a farti da parte, sono stufa di fare la vittima, ora voglio vivere- strizzò gli occhi. Aggressiva. Avrebbe affondato gli artigli dentro di lei.

-Io ti metto in guardia sull'uomo che vuole rovinare la nostra famiglia e tu ti comporti così!-

L'uomo che vuole rovinare la nostra famiglia? Doveva trattarsi di una bugia. Eppure le sembrò di percepire un po' di verità.

-Non mi dire che non lo sai- Caterina aveva percepito la sua debolezza e ora ci stava giocando. Come un gatto con il topo. Quando faceva così...

-Non ho tempo da perdere- sollevò l'abito per non inciampare e si allontanò, cercando d'ignorare le parole di Caterina che sembravano minacce.

-Non ti ama, lui non può amarti, lui odia la nostra famiglia! Ludovico mi ha detto che odiava Mirella!-

Le parole si persero nell'aria, ma continuarono a rimbombare nella mente della ragazza.


L'acqua della vasca era tiepida. Dorina si lasciò sfuggire un sospiro. Aveva proprio bisogno d'immergersi e di rilassarsi. Scivolò dentro, si abbandonò a quell'abbraccio liquido, si appoggiò al bordo della vasca. Avrebbe voluto dire che l'effetto fu istantaneo, che si fosse sentita subito meglio. Non successe. Un peso le restava sullo stomaco e la spingeva giù. Come un macigno. Non avrebbe dovuto dare retta alle parole di Caterina. Razionalmente lo sapeva. Eppure c'era qualcosa d'irrazionale che la spingeva a crederci. Kaas poteva davvero nascondere qualcosa? Forse essere addirittura pericoloso?

Uno scalpiccio. Dorina sussultò e schizzò l'acqua.

-Scusa, non volevo spaventarti-

La voce di Kaas non fece altro che farle battere ancora più forte il cuore.  –Non mi hai spaventata- si voltò su un fianco e fece per appoggiare una mano sul bordo della vasca, prima di ricordare l'assurda realtà. Lei era nuda. Le guance le andarono a fuoco e lei si coprì come meglio poté.

-Se non vuoi non guardo- si fermò sul bordo.

Dorina si sentì doppiamente a disagio. Ma cosa le stava succedendo?

-Anche se non mi dispiacerebbe guardare- si mise in ginocchio.

Dorina avvampò. La pelle le bruciava. Non era da lui parlare così. Non era dall'uomo che aveva conosciuto.

-Mi dispiace che Caterina ci abbia interrotti prima- allungò una mano e le sfiorò i capelli. –Sembri una sirena, sai?- le dita affondarono nelle ciocche. Si mise a giocherellare, una strana luce nello sguardo. Improvvisamente Kaas le sembrò molto giovane. Poco più di un ragazzo. Le si strinse il cuore. Era quello il Kaas che Mirella aveva amato? Sempre che lei amasse.

-Una sirena?- giocò.

-Vero- il suo viso scivolò avanti, verso quello di lei. Dorina accolse le sue labbra calde con un leggero brivido.

-Stiamo sbagliando- ansimò.

-Se questo è uno sbaglio, beh, è il più bello che abbia vissuto- e la baciò.

Dorina fu svegliata dal battito folle del suo cuore. Si sollevò su un gomito, il petto che le faceva male. Scivolò giù dal letto. Aveva bisogno d'aria. E magari di un bicchiere d'acqua. Sbatté le palpebre. La camera sembrava sfocata. Un regno irreale. Si costrinse a proseguire. Barcollava. Si aggrappò al muro, le dita tremanti.

Il mondo le sembrava tremolante. Riuscì a stento ad arrivare alla porta che spalancò dopo qualche tentativo. L'aria fresca del corridoio la colpì, ma non la fece sentire meglio. Al contrario. C'era qualcosa che non andava.  Si era ammalata? Si sfiorò la guancia. Calda. Aveva la febbre? Oppure...

Dorina si appoggiò al primo davanzale che trovò. Tremava. Tentò di aprire la finestra. Le mani scivolarono sulla maniglia. Tentò. Non ci riuscì. La prese un capogiro. Le ginocchia traballarono, traditrici. Scivolò e...

Qualcosa l'afferrò per i fianchi. Mani forti. Dorina non dovette voltarsi per sapere di chi si trattava. Il suo nome le uscì dalle labbra secche, simile a una preghiera. –Kaas-

-Sono qua, sono qua- le mani strinsero. Lei si accasciò. Si sentiva la testa pesante. Le mancava l'aria. E aveva freddo.

-Non mi... - le parole le uscirono impastate. Era appoggiata a lui, la testa buttata indietro, i capelli sparsi sulle spalle, sulla camicia da notte leggera.
-Non ti preoccupare, ci sono io ora- le sue braccia scesero lungo il corpo. Le passarono sotto le ginocchia. Dorina si sentì sollevare. Come se fosse stata leggera. Una piuma. Lei però era leggera. Non pesava nulla.
Si sentiva al sicuro in quella stretta. Galleggiava. Leggera come l'aria. Abbandonò la testa contro la sua spalla. Un dolce gesto. Ebbe la certezza che ogni cosa sarebbe andata per il verso giusto. Fu con questa sensazione che chiuse gli occhi. E ogni cosa evaporò in un caleidoscopio di sensazioni e colori.

Dorina sollevò le palpebre. Le tempie le pulsavano, aveva la nausea e... ma dov'era? Uno sguardo a destra, uno a sinistra, l'ansia che cresceva come un'onda, che bruciava ogni cosa, che la faceva tremare. Perché aveva riconosciuto il letto. Era quello di Kaas. Peggio. Era quello che Kaas divideva con sua zia. Dorina scattò su con tanta violenza che sbatté la testa contro la testiera.

-Stai attenta-

Sussultò. Kaas se ne stava appoggiato a una delle colonnine del letto, le braccia incrociate, la camicia aperta, i capelli scompigliati. Dorina non poté fare a meno di lasciare scivolare lo sguardo sulle montagnole che scorgeva tra il tessuto. Muscoli. Un brivido lungo la pancia. Qualcosa che non comprese. Si affrettò a fissare altrove. –Che ci faccio qua?-

-Ieri sera avevi la febbre, ti ho trovata che cercavi di aprire la finestra e ti ho portata qua- i suoi occhi le premettero addosso.

Febbre? Sperava solo di non aver preso quello strano morbo. Il cuore le batteva tanto forte da farle male.  -Perché non mi hai portata nella mia stanza?-

Kaas si staccò dalla colonnina. Si avvicinò al letto. –Non lo so, pensavo fosse meglio che tu stessi qui, per controllare come stavi- scosse la testa.

Dorina provò l'impulso di sfiorargli il viso, di seguire il contorto con la punta delle dita.

-Mi sento meglio- era una bugia. La testa le faceva tanto male che le sembrava d'impazzire.

Kaas si sedette. Il materasso si piegò sotto il suo peso, Dorina scivolò verso di lui. Puntò le mani per non cadergli addosso. Il profumo di tuberosa aleggiava nella stanza, le accarezzò le narici, la stordì. –Se vuoi posso mandare a chiamare un medico-

-Non ce n'è bisogno- Dorina aveva solo bisogno di allontanarsi da lui. Perché quando gli era così vicino non riusciva a ragionare con lucidità. Il mondo diventava nebbioso. Acquoso. Senza forma.

-Dovresti comunque riposare- le spinse indietro una ciocca di capelli. Dorina sentì il cuore traballarle. Non poteva. Kaas era la persona più sbagliata al mondo. Prima di tutto per quello che era successo con sua zia. E poi lei aveva un promesso sposo. Amadeo. Un bravo ragazzo che apparteneva a una buona famiglia. Eppure quando le dita di Kaas le accarezzarono la curva delle labbra Dorina non le respinse. Rimase ferma a guardarlo. Il cuore che perdeva i battiti. Avrebbe potuto svenire. Kaas premette il pollice contro le sue labbra. Gliele fece dischiudere come se volesse circondarlo. –Dori, io... -

Lei scrollò la testa. –Kaas- il sapore della sua pelle calda contro la sua bocca le provocò un capogiro.

Kaas avvicinò il viso. Le mani andarono a ingabbiarle la faccia. La trasse verso di sé. Dorina assaporò il suo respiro.

-Kaas- gemette. Le mani gli si aggrapparono alle sue spalle. Affondarono. Qualcosa in lei le urlava di no, di non farlo, di non abbandonarsi in quel modo. Lei però non aveva mai desiderato nulla con una forza così bruciante. Mai aveva voluto sentire le labbra di qualcuno contro le sue come le sue.

-Dillo ancora- le dita scivolarono tra i suoi capelli.

-Kaas- sussurrò. Le labbra le tremavano. Mai si era sentita così.

-Vorrei che tu mi chiamassi sempre così-

-Kaas- ripeté.

Lui sorrise. Un sorriso che le entrava dentro come un pugnale. Era sbagliato. Eppure lei amava quello sbaglio. Lo desiderava. -Riposa- sussurrò lui.

Dorina annuì, il cuore scoppiato nel petto.

-Stasera riposi qua, va bene?- Kaas le stampò un delicato bacio sulla fronte.

Quella notte non riusciva a dormire. Perché desiderava Kaas? Aveva un bravo fidanzato. Perché desiderava Kaas? Si girò e si rigirò nel letto di Kaas. Lui dormiva nel suo studio per non compromettere l'onore. Come se l'onore per lei avesse importanza.

Quando chiudeva gli occhi appariva l'immagine di lui, il suo corpo s'inarcava, desideroso del suo tocco. Kaas. Aveva bisogno di Kaas. E non poteva averlo. Per nulla al mondo. Cercò di concentrarsi su Amadeo, sul matrimonio, sul fatto che avrebbe condiviso il letto con lui a breve termine. Fu doloroso come uno schiaffo. Kaas, lei voleva solo Kaas. Avrebbe vissuto perfino in una cantina per stare insieme a lui. Afferrò il lenzuolo, lo strinse, lo torturò. Colpì con un pugno il cuscino, Pianse tutte le sue lacrime. Nemmeno così riuscì a calmarsi e ad addormentarsi. Si mise seduta nel letto. E sentì dei colpi alla porta.

-Dori, ti prego, apri- una voce lamentevole, appartenente a un uomo che non sapeva lamentarsi. Non attese. Scese dal letto. Le dita le tremarono, ma aprì la porta. Kaas le apparve davanti, la camicia aperta, un paio di pantaloni neri, scalzo, i capelli disordinati. –Io... non dovrei essere qua, lo so, ma avevo bisogno di vederti, non riuscivo a dormire, io... -

Dorina non aspettò che finisse di parlare. Nella sua vita aveva sempre aspettato troppo. Gli buttò le braccia al collo. Lo baciò. Le labbra di lui erano calde, umide, turgide. La facevano pensare ai pasticcini che mangiava a Londra. Voleva rifugiarsi in quella bocca. E lui sembrò pensarla come lei. L'afferrò per la vita con forza. Barcollarono insieme, stretti.

-Dori, Dori mia- sussurrò lui contro le sue labbra.

Il sangue le pompava nelle vene. Era tutto così...

-Mirella-

Dorina sussultò. Aveva capito male? Lo aveva sentito sussurrare il nome di sua moglie nella sua fantasia? Ma cosa stava facendo? Lo spinse via. Non poteva amarlo.

-Cosa c'è?- Kaas la fissò come se lo avesse pugnalato dritto al cuore.

-Non possiamo- non lo lasciò. Le dita si aggrapparono più forte a lui. Non voleva lasciarlo andare. Doveva lasciarlo andare. Le sfuggì un singhiozzo. Doveva essere malata. Forse aveva davvero il morbo dello strigoi.

-Dori, quello che provo per te... non ha nome- affondò le labbra nel collo di lei –ti prego, Dori, non lasciarmi, non puoi lasciarmi-

Dorina si sentiva prosciugata di ogni energia. Si abbandonò contro di lui. Dove avrebbe sempre voluto essere.

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