Siamo GHIACCIO e FIAMME

By thewinterlady01

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Volume 2 Sono passate sei settimane dagli eventi della fabbrica e Bluebay è ormai al centro di una guerra sen... More

DEDICA
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EPILOGO
#EXTRA 1#
#EXTRA 2#

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By thewinterlady01

26 settembre

Dopo quelle confessioni sulla spiaggia, mi sentivo più vicina a lui di quanto lo fossi mai stata. Alcuni suoi comportamenti, che non avevo mai compreso, divennero improvvisamente più chiari. Tutte quelle azioni orribili che aveva fatto per Byron, per i Blacks, erano state dettate dalla consapevolezza di essere già un mostro e che nulla poteva renderlo peggio di quello che già si considerava.

Aveva evitato che fossero gli altri Blacks o addirittura Byron a sporcarsi le mani, si era addossato tutti quegli orrori e quegli errori per salvare gli altri.

Non era necessario che qualcun altro diventasse un mostro se c'era già lui.

Aveva protetto tutti e in cambio non aveva chiesto nulla.

Ma allora perché si era alleato con Garreth?

I miei pensieri furono fortunatamente interrotti da Caleb stesso che mi trascino verso le auto per andare a mangiare. A quanto pareva quella spiaggia apparteneva a una piccola cittadina che lui conosceva bene e verso cui, in quel momento, ci stavamo dirigendo.

Seguii la sua auto e parcheggiai esattamente accanto a lui, di fronte a quella che sembrava essere una tavola calda. Scendemmo e lui si diresse verso quel locale con immense vetrate e tavolini colorati per lo più vuoti.

"Non ci credo ancora che Julian ti abbia prestato la sua macchina!" Disse lui come se avesse notato solo in quel momento quel dettaglio.

Peccato che sapevo benissimo che non fosse così. Aveva semplicemente deciso che si sarebbe divertito a stuzzicarmi.

"Lui sì che è una brava persona. Non come altri che si sono rifiutati categoricamente!" Gli puntai un dito contro.

Sorrise e aprii la porta, una campanella suonò segnalando il nostro ingresso.

"Non esiste che ti faccia guidare la mia auto, fiocco di neve. Mettiti l'anima in pace!"

"Mai dire mai nella vita, Cal..." Gli sorrisi.

Al bancone c'era una donna molto alta e robusta, di mezza età, con la pelle scura e con gli occhi color cioccolato. Appena ci vide, o meglio, appena vide Caleb, sorrise calorosamente.

Ci avvicinammo a lei e potei osservarla meglio. Indossava una divisa gialla con il logo della tavola calda stampato sul petto. Sembrava davvero felice di rivedere il ragazzo al mio fianco e la sua felicità mi sembrava del tutto sincera, nulla di artefatto, nulla di finta, solo pura gioia.

"Ciao ragazzo. Era da un po' che non venivi da queste parti." Aveva dei denti bianchissimi e nonostante l'età, poteva definirsi una bella donna.

"Sono stato un po' impegnato negli ultimi tempi, Signora Okkaford."

"Quante volte devo dirti di chiamarmi Zhira?!" Lo rimproverò bonariamente lei.

Quella scena era davvero dolce. Per la prima volta vedevo qualcuno trattare Caleb come una persona qualsiasi e non come il Segugio Infernale che tutti temono.

Anche lui sembrava sinceramente contento di essere lì e di parlare con quella donna. Sembrava più rilassato, meno teso, meno stronzo e più una persona normale.

"Scusi la maleducazione del mio amico - dissi dando una gomitata a Caleb - io sono Riley, piacere di conoscerla." Mi sporsi oltre la figura colossale del ragazzo al mio fianco e strinsi la mano a quella simpatica signora.

La donna rimase un attimo sorpresa, come se non si aspettasse minimamente la mia presenza. Ben presto però la sorpresa fu sostituita dalla gioia.

"Il piacere è tutto mio. Io sono Zhira Okkaford. Sono contenta di conoscere un amica di Stone finalmente."

Era evidente che Zhira fosse un umana che ignorava completamente il mondo soprannaturale. Ed era bello. Era bello conoscere qualcuno che non centrasse nulla con la guerra, con licantropi e streghe, ma fosse semplicemente umano.

"Allora ragazzo, vuoi sederti allo stesso tavolo di sempre? Anche se non so se è ancora libero..." Disse lei mentre serviva il caffè a un uomo.

"Oggi va bene un tavolo qualunque, Zhira."

"Perfetto. Accomodatevi dove volete, Mina verrà a prendere le ordinazioni tra un po'."

Ci sorrise e noi ci accomodammo su uno dei tavoli che si affacciavano sulla strada.

"Hai addirittura un tuo tavolo qui?!" Domandai a Caleb che aveva preso a guardarsi intorno con circospezione.

Riportò gli occhi su di me. "La mia simpatia mi ha fatto guadagnare punti agli occhi di Zira, tanto da farmi riservare un tavolo!" MI occhieggiò lui.

Risi fin troppo sguaiatamente. "Tu - gli puntai un dito contro - simpatico? Direi proprio che non ti si addice."

"Ah sì?" Alzò un sopracciglio lui con un sorriso sulle labbra. "Se mi conosci così bene, vediamo se indovini qual è il mio tavolo!" Incrociò le braccia al petto e iniziò a fissarmi con un luccichio strano negli occhi.

"E' una sfida?"

"Più una scommessa, se indovini offro io la cena, altrimenti pagherai tu!"

Allungai una mano e strinsi la sua in segno di accordo.

Osservai l'intera tavola calda e la disposizione dei tavoli. Al centro del locale, a mo' di isola, c'era il bancone mentre i tavoli erano disposti lungo le pareti; in fondo sulla sinistra c'era una porta a battenti che conduceva alla cucina.

"Allora, tenendo conto che questo è un luogo in cui dovresti sentirti un minimo al sicuro, potrei optare per i tavoli vicino alla finestra; ma siccome sembri sempre rigido e allerta, immagino che tu non ti senta mai al sicuro al 100%. Escludiamo quindi tutti i tavoli sulla strada."

Alzai lo sguardo e incrociai il suo. Sembrava divertito dalla situazione e un po' lo ero anche io.

"Sei stato un soldato o almeno così mi hanno detto. Se diamo per vera questa affermazione, devo dedurre che ti piaccia tenere sempre d'occhio la situazione e che, soprattutto, vuoi avere le spalle coperte. I soldati sono abituati ad avere i compagni d'armi che gli coprono le spalle, ma qui sei da solo, quindi hai bisogno di coprirti le spalle da te.

Dunque escludiamo tutti i tavoli che non abbiano una sedia rivolta verso la parete. Così facendo, ne restano solo due: quelli in fondo al locale."

"Come sai che sono stato un soldato?"

"Non sei l'unico a cui Julian racconta cose..." Lo provocai.

Sbuffò e ritorno nella sua posizione iniziale.

"Stavo dicendo - continuai - che le opzioni possibili sono due, o il tavolo in fondo al locale sulla destra o quello sulla sinistra, accanto alla cucina. Io propenderei più su quello vicino alla cucina perché ha anche un uscita di emergenza in caso di problemi. E guarda caso oggi è occupato!"

Sollevai lo sguardo e fissai il suo volto. Aveva un mezzo sorrisino sghembo sulle labbra e gli occhi erano puntai sulle mie labbra.

"Sai che hai l'abitudine di morderti le labbra quando stai ragionando su qualcosa, fiocco di neve?"

Arrossii di fronte alle sue parole. "Non cambiare discorso, Cal. Ho ragione o no?"

Alzò lo sguardo per incontrare il mio. "Hai ragione."

Scoppiai a ridere davanti alla sua espressione contrariata. "Visto che pagherai tu, mangerò più del solito!" Lo stuzzicai.

"Non mi provocare, fiocco di neve..." La sua voce era diventata improvvisamente roca e graffiante.

"Altrimenti che gusto c'è, Cal..."

I nostri occhi erano come incollati l'uno all'altro. Io non riuscivo a distogliere lo sguardo da quelle pagliuzze argentee e lui non riusciva a smettere di fissare il mio mare in tempesta.

Solo la voce di qualcuno che si schiariva la gola, ci fece ritornare alla realtà.

"Ciao Stone." La voce melodiosa di una donna ci interruppe. Era una ragazza, sulla ventina, molto alta, dalla pelle scura a dai lineamenti perfetti. Aveva delle curve che avrebbero fatto invidia a chiunque e dei lunghi capelli ricci che le incorniciavano il volto perfetto.

"Ciao Mina. Lei è Riley. Riley, lei è Mina, la figlia minore di Zhira."

"Vedo che questa volta non ti sei dimenticato di fare le presentazioni..."

"Vedi bene." Mi rispose lui con quel dannato sorrisetto.

Scossi la testa divertita e sollevai lo sguardo fino a incrociare quello della ragazza. "E' un piacere conoscerti, Mina." Le porsi la mano e lei, con un po' di riluttanza, me la strinse.

Mi rivolse una strana occhiata prima di rivolgere la sua completa attenzione a Caleb.

"Mi avevi detto che il tuo nome era Stone, ma lei ti chiama..."

Il ragazzo la interruppe. "Non ti ho detto che era il mio nome, ma soltanto di chiamarmi così."

"Allora posso sapere qual è il tuo nome?"

"Stone." Ribatté lui incurante dell'occhiata che gli aveva rivolto la ragazza.

La tensione si poteva tagliare con un coltello. Era evidente che la ragazza avesse un debole per Caleb, ma lui sembrava ignorarlo, che fosse appositamente o meno, non lo sapevo.

"Puoi portami il solito." 

"Io prendo un panino della casa, patatine, un trancio di pizza e da bere una coca cola, senza caffeina possibilmente." Sorrisi a Mina e le consegnai il menù.

Lei lo afferrò con una smorfia e andò via.

"Che momento davvero imbarazzante!"

Le mie parole portarono Caleb a sorridere, allentando la tensione. "Il motivo per il quale Zhira mi adora così tanto è perché una volta hanno cercato di rapinarla e io l'ho aiutata, da allora crede di essere in debito con me."

"Immagino che Mina ti consideri il suo cavaliere dall'armatura scintillante che ha salvato lei e sua madre..."

"Normalmente faccio questo effetto!" Disse lui sorridendo sornione.

"Chissà come mai a me non fai questo effetto..."

"Sei sicura, fiocco di neve?" Continuò a guardarmi in modo poco casto.

Rabbrividii sotto la sua occhiata ammiccante, ma mi ripresi in fretta. "Sicurissima."

"Vedremo." Si sporse, rilassandosi sulla sedia.

I nostri soliti battibecchi furono interrotti dal mio telefono che squillava. Lo afferrai e il nome di Julian comparve sul display.

Mostrai lo schermo a Caleb che con un sorriso sornione mi invitò a rispondere. Accettai la chiamata e misi il vivavoce.

<Ciao Julian>

<Riley... ehm... stai bene?>

<Si perché non dovrei?> Feci finta di non capire.

<Sei sola o hai incontrato qualcuno?>

<Chi avrei dovuto incontrare Julian?> Vidi Caleb scuotere la testa divertito. <Per caso ti riferisci a Stone che magicamente è comparso nello stesso posto in cui sono io ora?!>

<Io... ti posso spiegare, non volevo dirglielo però tu... tu ti sei preoccupata per tutti e volevo che ci fosse qualcuno a preoccuparsi anche di te... mi dispiace se...> Il suo blaterare velocemente mi fece sorridere e intenerire, per una volta Julian sembrava un semplice ragazzo nel pieno dell'adolescenza.

<Non preoccuparti, Juls. Non sono arrabbiata. So che eri solo preoccupato per me.>

<Oh, menomale. Allora scusa se ti ho disturbata, immagino che tu e Stone abbiate molto di cui parlare... anche se io vi suggerire di occupare il tempo in maniera più produttiva... sai che, secondo uno studio recente, il sesso allenta la tensione e le preoccupazioni?>

Arrossii di colpo. Non potevo crederci che lo avesse detto sul serio.

<Riley ci sei?! Non mi dire che ti sei scandalizzata per così poco?!>

Sollevai lo sguardo e incontrai quello palesemente divertito di Caleb. Il ragazzo cercava in tutti i modi di non ridere, non so se per la mia reazione o per le parole del suo amico.

Era possibile che lui non si fosse imbarazzato nemmeno un po'?

Si allungò prese il telefono dalle mie mani e rispose lui al mio posto.

<Non sapevo fossi così attento alla vita sessuale di Riley, Julian.>

<Alfa... io...>

<Vuoi consigliarci qualche altro studio fatto di recente sui benefici del sesso?>

Non riuscivo a crederci che stesse parlando di una cosa simile davanti a tutti!

Afferrai il telefono e fulminai Caleb con uno sguardo.

<Ora siamo impegnati, Julian. Potrete parlare dopo di certe questioni. Ciao!> Chiusi la chiamata e tirai un sospiro di sollievo.

"Sei per caso impazzito?!" Dissi puntandogli contro quello che speravo fosse uno sguardo infuocato.

"Non ti facevo così puritana, fiocco di neve..."

"Credi davvero che potrò mai essere puritana stando accanto a Julian e Kora?!" 

"Allora vuol dire che devi insegnarmi tutto quello che sai sul sesso, se sei così esperta!" Ammiccò lui. Aveva sempre le braccia incrociate, che mettevano in risalto i suoi bicipiti e i tatuaggi, e la spalla poggiata allo schienale, in una posizione che trasmetteva totale disinvoltura.

In quel momento arrivò Mina con le nostre ordinazioni. Poggiò i piatti poco gentilmente sul tavolo e rivolse uno sguardo pieno di odio a Stone.

"Tu ovviamente non pensi a nient'altro che al sesso vero? Ti piace abbordare le ragazze e poi lasciarle senza nessuna spiegazione!" Aveva alzato il tono di voce e ormai tutti ci stavano ascoltando.

Caleb non si scompose. "Te lo avevo detto, Mina, che sarebbe stata solo per una notte, quindi non capisco per cosa tu te la sia presa."

"Io pensavo che dopo quella notte avresti cambiato idea, invece no, hai portato persino la tua cosa? - mi indicò - amica con benefici, amante, fidanzata? Non so da quanto tempo stiate insieme - mi disse con un espressione che prometteva odio - ma se fossi in te starei ben attenta a chi frequenta, a meno che non ti piaccia avere le corna!"

"Basta!" Il tono di Caleb era minaccioso e sembrava non aver più voglia di mantenere la calma, nonostante fosse evidente che la ragazza stava solo soffrendo per il suo rifiuto. "Puoi dirmi quello che vuoi, puoi insultarmi in tutte le lingue che conosci, ma non ti permettere di dire nulla contro di lei. Lei non centra nulla con questa storia e non ti devi azzardare a nominarla!"

La situazione stava degenerando in fretta, tanto che diversi ospiti si erano alzati in piedi, pronti a intervenire. Sapevo che, nonostante la rabbia, Caleb non avrebbe alzato nemmeno un dito contro Mina.

Mi alzai in piedi spostando la sedia e mi misi accanto a lui. Gli posai una mano sul braccio e come sempre la mia mano fredda entrò in contatto con la sua pelle calda.

"Cal?" Lo richiami con la speranza che distogliesse lo sguardo dalla ragazza e si calmasse. Si voltò nella mia direzione e i suoi occhi scuri si legarono ai miei. "Va tutto bene. Non è successo niente. Lei è solo arrabbiata, non voleva dire quelle cose."

Parve riprendersi da quella nebbia di rabbia che pareva averlo avvolto. "Mi dispiace io..."

Gli portai una mano sulla guancia. "Va tutto bene. Non è successo niente."

"Sei sempre così fredda, fiocco di neve..." La sua voce roca mi fece venire i brividi.

"E tu sei sempre così caldo, Cal..." Gli sorrisi in risposta.

Ci risedemmo ai nostri posti e cercai con lo sguardo Mina, in modo da poterla rassicurare.

"Mina, io e Stone non stiamo insieme, né tanto meno andiamo a letto insieme."

Ti piacerebbe però... La mia coscienza non stava collaborando. In fondo, in fondo, in una parte recondita di me ero gelosa. Gelosa di quello che c'era stato fra loro, anche se era solo sesso.

"Questo però non cambia nulla - intervenne lui - te lo avevo detto che non poteva essere nient'altro che una scopata. Quindi smettila di comportarti come una donna tradita. Ti avevo avvertito."

Gli tirai un calcio da sotto il tavolo. Non riusciva ad avere nemmeno un minimo di tatto...

"Che c'è?" Mi guardò male lui.

"Un po' di gentilezza magari?!"

"La gentilezza non cambia il significato delle mie parole!"

"Io..." Mina se ne andò via di corsa con lo sguardo basso.

Alzai gli occhi al cielo ormai esasperata e mi decisi ad addentare il mio panino.

"Sei senza speranze, Cal!" Borbottai mentre masticavo.

Lui rise e iniziò a mangiare.

**************************
Bentornati amic* con un capitolo più normale del solito. Niente mondo soprannaturale, niente combattimenti, niente complotti, solo Riley e Caleb che si comportano come una coppietta.

Spero vi sia piaciuto il siparietto tra loro due e aspettatevene altri nei prossimi capitoli che saranno tutti un po' più rilassati di come siamo abituati.

Spero che vi sia piaciuto e aspetto i vostri commenti come sempre.

Un abbraccio

TheWinterLady

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