Hogwarts Legacy | Diario del...

Od MaybeS0m3day

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Ranrok è stato sconfitto, ma qualcun altro sta architettando di impossessarsi della magia antica, dobbiamo sc... Více

Introduzione
Una dedica a piè di pagina
°Ritorno a Hogwarts
°Segreti (parte 1)
°Segreti (parte 2) 🔞
°Non trascurare gli Amici
°Desideri pericolosi (parte 1)
°Desideri pericolosi (Parte 2)
°Desideri pericolosi (parte 3)
°Ritorno alla normalità
° -100 punti
°In punizione
°Isidora Morganach
°All'ombra di Sebastian (parte 1)
°All'ombra di Sebastian (parte 2)
°Serpeverde VS Grifondoro
°Dream
°La chiave
°Imperius (parte 1)
°Imperius (parte 2)
°Questa notte mi ha aperto gli occhi
°Garreth 1/2
°Garreth 2/2
°Decisioni avventate
°Alle scale piace cambiare
°Halloween
°Sweeting - Pozioni - Bacchette incrociate
°Il laboratorio di Erbologia
°Non è un gioco per ragazzi
°La riunione
°Non è un appuntamento
°Lettera da Anne
°Ricatto
°Il piano di Sebastian
°Il piano di Natty
°La ricerca
°Lo scontro dei due ragazzi
°Natale babbano part.1
°Natale babbano part. 2
Nuovo arrivo ad Hogwarts
Hogmanay 1892
Missione alla stazione di Hogsmeade
Purezza di sangue
Richiami Arcani: L'Attrazione tra Energie Magiche Affini
Non lo ricordavo così bello San Valentino
Il nuovo professore di Teoria della Magia
Matrimonio Babbano
L'ultimo giorno
Diario del 7° anno 1892 -1893

°Si torna a lezione

191 11 23
Od MaybeS0m3day

3 Settembre 1891

Caro diario,

Questa mattina, mi sono svegliata al primo chiarore del giorno. È un risveglio lento e faticoso, non potevo permettermi di tardare, poiché la giornata prometteva di essere densa di impegni. Con determinazione, mi sono alzata dal letto e rivestita con cura poi, è stato il turno di svegliare Sebastian. Ho posato leggermente la mano sulla sua spalla nuda che emergeva dalle lenzuola. La pelle sotto il mio tocco era calda e vellutata, e lui giaceva a pancia in giù, avvolto nel sonno profondo e beato, abbracciando il cuscino. La luce tenue della stanza accarezzava la sua figura, rendendolo un quadro di tranquillità in un mattino che si preparava a scatenarsi nell'incessante movimento della vita di Hogwarts.

«Altri cinque minuti» la sua voce roca e impastata dal sonno riecheggiò nella stanza, mentre aveva ancora gli occhi chiusi.
«No, Sebastian. Ora! è tardi.» Continuai io, scuotendo con più fervore la sua spalla e, a quel punto, sollevò la testa aprendo solo un occhio e, stropicciandosi l'altro mi augurò un buongiorno biascicato.


Mettendosi a sedere, le lenzuola scivolarono rivelando dei pettorali appena accennati e, sbadigliando ancora assonnato, diede due facce sul materasso: «Eddai, rilassati e passiamo tutta la giornata qui... com'è che si chiama questo? Fut- fution...»

«Futon! È un materasso giapponese e no Sebastian, dobbiamo andare! Vestiti!» risposi lanciandogli i suoi vestiti addosso, mentre io ero già pronta, sentendo tutta l'agitazione addosso in conseguenza a quanto accaduto ieri! 

Se si venisse a sapere... 

Nonostante la mia sicurezza, la realtà iniziò a sprofondare dentro di me. Avevo affrontato il punto di non ritorno, e la consapevolezza di quanto fosse accaduto la sera prima cominciava a farsi strada nella mia mente. La paura di essere giudicata, la meraviglia di un nuovo capitolo della mia vita e l'amore che provavo per Sebastian si stavano intrecciando in un miscuglio di emozioni turbolento.

«Sebastian» mormorai, cercando di nascondere la paura nei miei occhi: «dobbiamo essere cauti. Non possiamo permetterci che qualcuno sappia...».

Il suo sguardo si fece serio e vigile, annuendo; il silenzio che seguì era carico di significato, la consapevolezza dell'importanza di quel momento fluttuava tra noi come un fragile filo invisibile.

Mentre Sebastian si rivestiva, scesi le scale e appoggiai l'orecchio alla porta dello studio in cerca di qualche rumore. Silenzio. Solo il fruscio dei vestiti che proveniva dal soppalco.

«Oggi Abbiamo tante cose da fare e ieri non siamo tornati nelle nostre camere» dissi sentendo Sebastian scendere le scale, indice che era pronto e potevamo uscire. Girai piano la maniglia e, guardandomi furtivamente intorno uscii allo scoperto; la stanza delle necessità appariva disabitata e immobile. «I nostri amici potrebbero preoccuparsi e, inavvertitamente, metterci nei guai. Dobbiamo andare da loro subito e fargli vedere che stiamo bene, che non ci siamo persi nella foresta proibita o che non siamo stati attaccati da maghi oscuri!» Continuai io, facendo strada verso l'uscita principale.

«Tik augura buongiorno a Signorina Maeby! Tik non ti ha vista entrare! Desideri cambiare l'atmosfera della stanza?»

Sussultai nel sentire la tenue voce del piccolo elfo domestico e un brivido mi percosse lungo tutta la spina dorsale. 

«Tik! Sei qui! ... in quest'angolo buio della stanza, con il tuo taccuino... non ti avevo visto nemmeno io!» la mia stessa voce mi risuonò come una corda di violino che stava per spezzarsi, mentre l'elfo mi scrutava perplesso con penna e taccuino alla mano, interrotto da chissà quale compito.

«E lui chi è?» domandò Sebastian alle mie spalle, ancora intento a sistemarsi la cravatta verde e argento.

«Io sono Tik, l'elfo domestico che la professoressa Weasley ha incaricato di gestire la stanza. Tik presume che lui sia un altro amico della signorina Mayfield!» con uno schiocco di dita, l'elfo fece sparire gli oggetti che fino a poco prima aveva tra le mani e rivolse un sorriso disteso a me e Sebastian.

«Sì Tik, lui è Sebastian Sallow... mi ha accompagnata a recuperare dei libri da studiare per la lezione a cui stiamo andando ora!»

«Tik augura una buona lezione! Tik è appena stato nella laguna dei Thestral e ha registrato la nascita di un nuovo puledro. La signorina Poppy sarà felice di saperlo. Diteglielo, se la vedete a lezione!»

Salutammo Tik, il quale sembrava non serbare alcun sospetto nei nostri confronti e ci dirigemmo verso l'uscita. Sebastian sorrideva sotto i baffi e, prima di uscire mi bisbigliò: «Forse dovremmo tornare dentro a ripassare un altro po'...»

Come risposta ricevette un pizzicotto sul braccio.

«Manesca!» Commentò mentre la porta spariva alle nostre spalle, mostrando uno spoglio muro di pietra.  

Iniziammo a scendere le scale del settimo piano per raggiungere i primi bagni disponibili, darci una rinfrescata, e poi andare a lezione di Incantesimi.

Aula di Incantesimi

«Buongiorno! Cosa è successo alla tua uniforme? Hai già combattuto con un troll di prima mattina?» Trovai Oneiro vicino all'imponente statua raffigurante un mago che erge una bacchetta, proprio davanti l'ingresso dell'aula di Incantesimi.

«La mia-?» E osservando i miei vestiti, notai che erano tutti sgualciti.

«Ecco, meglio» disse lui, dopo aver mosso la bacchetta e, grazie a un semplice incantesimo di trasfigurazione, i miei vestiti sembravano come appena usciti di tintoria.

Quando il mio sguardo incontrò il suo, un sorriso enigmatico comparse sul suo viso, poi fece un passo verso di me lasciando solo pochi centimetri di distanza tra me e lui: «Di cosa volevi parlarmi?» Mi chiese fissando le mie labbra schiuse in cerca delle parole giuste.

Feci un passo indietro per guadagnare spazio, ma così facendo urtai contro qualcuno: Sebastian.

Lo sguardo di Oneiro passò lentamente da me a Sebastian: «Sallow! Buongiorno anche a te. Anche tu hai litigato con il guardaroba stamattina?» Riferendosi ai capelli più scompigliati del solito e all'aspetto trascurato in cui apparivano i suoi vestiti. Poi il sorriso di Oneiro sparì, lasciando il posto ad un'espressione dubbiosa, mordendosi l'interno della guancia.

«Non ho fatto in tempo a prendere il caffè questa mattina, quindi non posso risponderti in modo colorito di pensare ai fatti tuoi, ma anche così alla fine non suona male, vero?»

«Sebastian!» Lo rimproverai io, poi rivolgendomi ad Oneiro: «Volevo parlarti di quel foglio raffigurante le rune che mi hai dato. La professoressa Weasley ha capito cos'è e mi ha detto di trattenerti con me dopo la lezione di trasfigurazione. Te lo spiegherà direttamente lei.»

«Oh, ok. Tutto qui? Ci vediamo dopo allora.» Le parole di Oneiro si raffreddarono rispetto al modo suadente con cui si era approcciato prima dell'arrivo di Sebastian, e detto ciò si apprestò a prendere posto in aula.
Poco dopo, anche io e Sebastian varcammo l'uscio della porta, per poi sentire la sua mano scivolare gentilmente nella mia.

«Non ci eravamo detti di essere discreti, poco fa?» mormorai a denti stretti verso Sebastian che, sgranando gli occhi mi rispose: «Ti sto solo tenendo la mano, come tante altre volte!»

Neanche il tempo di mettere a fuoco la figura di Natty che parlava con Infaustus al centro dell'aula che, quando i nostri sguardi si incrociarono, mi raggiunse con due sole grandi falcate: «Eccoli qui!» Esclamò con un'espressione di sollievo, per poi girarsi verso Infaustus: «Come dicevo, non c'è motivo di preoccuparsi!»

«Dove siete stati? Non siete tornati in stanza questa notte!» Tuonò Infaustus, raggiungendoci a sua volta, con la sua immancabile bacchetta puntata verso di noi ad illuminarci il viso.

«Sshh, Infaustus! Abbassa la voce! Si è fatto tardi e siamo rimasti in un luogo sicuro del castello per evitare di essere beccati dai prefetti. Non farci scoprire tu, urlando come un'aquila!» Bisbigliò Sebastian ad Infaustus che, sospirando, replicò abbassando la voce: «Va bene... ma mi auguro che capiate l'apprensione che proviamo, dal momento che Maeby è ancora sotto il mirino dei maghi oscuri!»

«Lo sappiamo bene, Infaustus! Stiamo sempre attenti, non ti preoccupare» Cercai di tranquillizzarlo io. «Se avessi un galeone per ogni volta che ve l'ho sentito dire... Vieni Sebastian! Ti ho tenuto il posto.» Infaustus portò il suo amico a sedere nella seconda fila dei banchi, mentre io e Natty prendemmo posto nella fila davanti la loro.

Il professor Ronen fece la sua entrata in classe, scendendo dai gradini del suo studio a due a due, esattamente come l'anno precedente, saltellando e canticchiando. Al solito, era vestito con abiti sgargianti di un azzurro brillante e ricami in oro e, per non farci mancare nulla, in testa portava un fez abbinato.

«Bene ragazzi, se siete qui è perché avete passato con ottimi voti i GUFO e siete pronti a conoscere incantesimi più complessi ed esclusivi! Non siete emozionati?!» Chiese il professore entusiasta, ma non ricevendo la risposta che si aspettava, si guardò intorno. L'aula presentava studenti di ogni tipo: quelli più accademici, con penne di Fwooper in mano che smaniavano dalla voglia di prendere appunti; altri che frugavano tra le borse, ancora in cerca del libro da poggiare sul banco e, infine, Sebastian che pensava a tutt'altro che alla lezione.

«Ho detto: Non siete emozionati?!?!» Chiese di nuovo il professore, questa volta con più enfasi e ottenendo, finalmente, un corale: «SIII!» Che tanto aspettava.

«Bene, Anche io! Per la felicità del nostro Amit Takkar qui, e della signorina Onai, che vedo già pronti a prendere appunti, cominceremo con un po' di teoria!» Annunciò il professore con la sua voce nasale. «Lo so, lo so... che noia!» Disse guardando altri studenti: «Ma è necessario per quello che ci aspetta dopo, fidatevi!».

Iniziammo a scribacchiare sui nostri quaderni, prendendo appunti sulla lezione che il professore stava spiegando, il quale ce la metteva tutta per mantenere alta la concentrazione, anche se, qualcosa mi suggeriva che il primo ad annoiarsi della teoria era proprio lui!

Facevo del mio meglio per stare sul pezzo, ma per gran parte del tempo venivo interrotta da Sebastian che, chinandosi in avanti verso di me, avvicinava il suo viso al mio orecchio chiedendomi le cose più disparate: «Che ne dici se pranziamo in cortile? Si sta così bene oggi!»

«Non lo so, ci pensiamo dopo» sibilai con fare sbrigativo. Sebastian tornò a sedere dritto al suo posto, ma dopo qualche minuto tornò all'attacco: «Oggi pomeriggio Anne partecipa all'ammissione della squadra di Quidditch, andiamo a fare il tifo per lei. Vieni anche tu, vero?»

«Shhh!» rispose anche per me, Infaustus seccato. Sebastian tornò dritto a sedere al suo posto, ma, poco dopo, sentii la mia sciarpa muoversi e non ero io che controllavo il movimento. Era sempre lui che la faceva oscillare, giocherellando, per catturare la mia attenzione!

«Signorina Mayfield, però così non va bene!» Alzai lo sguardo dal mio foglio e la prima cosa che vidi furono i bottoni del panciotto del professore che, a fatica, contenevano il suo pancione. Alzai ulteriormente lo sguardo per incontrare quello del professore che, con le braccia sui fianchi continuò: «lei così me lo distrae questo ragazzo!» Scherzò, generando un mormorio generale per la classe.

Ma che figura...

«Ehehe. Va bene così!» con un colpo di mani, il professore richiamò l'attenzione degli studenti: «Tutti in piedi, usciamo, andiamo in cortile!» e, girando i tacchi, ci fece strada fino al cortile più vicino: il cortile di Trasfigurazione.

Lì, il professore ci ha insegnato l'incantesimo Ascendio, un incantesimo offensivo che fa levitare chi lo pronuncia. Molto utile per sfuggire da situazioni di imminente pericolo, e molto intrattenente come lezione (quando sei insieme ad altri studenti che collezionano una serie di capitomboli nel tentativo di padroneggiare l'incantesimo)!

In particolare, il professore ha tenuto sempre al suo fianco Sebastian, a mò di assistente, così da assicurarsi che la sua attenzione fosse tutta sulla lezione. Non so se volesse metterlo alla prova, ma Sebastian ne è uscito brillantemente, dimostrando come riesca ad imparare in fretta e con successo, nonostante sembri avere la testa da tutt'altra parte.

Aula di trasfigurazione 

per fortuna, la lezione avanzata di Trasfigurazione è stata più tranquilla della precedente e, una volta terminata, quando tutti gli altri studenti lasciarono l'aula, rimanemmo solo io e Oneiro vicino alla cattedra in attesa delle direttive da parte della professoressa. 

Come mi aveva rivelato mesi fa Oneiro, dal mio arrivo a scuola aveva cominciato a sognare i simboli runici riguardanti la Magia Antica e questi sogni si sono fatti con il tempo sempre più vividi e reali, tanto da ritrovarsi con ferite sul corpo al suo risveglio.

La Weasley ha studiato la pergamena con il simbolo runico in possesso di Oneiro*, e questo è stato il suo verdetto: «la scritta dice: "Nell'oscurità delle luci del giorno, il mago coglie l'opportunità tra questa forza e il suo tocco", di certo è una divinazione incompleta e temo anche fasulla. Posso chiederti dove l'hai trovata?» La professoressa abbassò gli occhiali e con curiosità aspettò la risposta di Oneiro: «Io... non posso dirlo.».

Guardai Oneiro e non c'era traccia del ragazzo dal fare sicuro e spavaldo che ha sempre ostentato in altre situazioni. Quello che vedo in quest'aula è un ragazzo ombroso, nervoso e quasi spaventato, ma da cosa?

«Questa è una faccenda seria, noi vogliamo collaborare e possiamo aiutarti.» La professoressa fece una pausa, notando la lotta interiore che stava avvenendo nel ragazzo, il quale aveva lo sguardo a terra e muoveva nervosamente la gamba, mordendosi l'interno della guancia.

«Sapere da dove proviene ci aiuterebbe a capire altre cose, soprattutto a scoprire dove si trova la parte mancante.» incalzò la professoressa.

«Oneiro, possiamo lavorare insieme, ma dobbiamo fidarci gli uni degli altri. Quasi nessuno sa della magia antica e persone losche la stanno cercando, uccidendo e mettendo in pericolo chiunque gli si pari davanti» Cercai di dargli delle motivazioni per aprirsi con noi.

«Perché dice che è un falso?» ruppe il silenzio Oneiro, interrompendo anche il movimento nervoso con la gamba.

La professoressa rimase un secondo a guardarlo e, prima di rispondere, giocherellò con gli sulla cattedra: «Perché l'originale di questa pergamena l'abbiamo noi, inoltre, si vede benissimo che questa scritta è stata aggiunta di recente. Posso ipotizzare che sia stata venduta ad una ingente cifra da qualche strega da strapazzo che ha bisogno di tirare avanti alla fine del mese.»

Oneiro rimase in silenzio per qualche istante e poi rivelò: «l'ho rubata ad una persona. Posso riaverla? Ho lasciato una copia al suo posto, quindi finora nessuno ha fatto domande»

La professoressa, senza esitare e senza distogliere lo sguardo dal ragazzo gli porse la pergamena che Oneiro infilò lesto nella tasca all'interno del soprabito nero e blu.

«Forse sarebbe il caso di fare qualche domanda a questa persona, così da capire meglio. Che dici, potremmo incontrarla?»

«NO!» Tuonò Oneiro in risposta alla professoressa che si drizzò sullo schienale della sua sedia, fissando seria e preoccupata il ragazzo, il quale corresse subito il tiro del suo tono brusco, con uno più pacato e cordiale: «Voglio dire, è meglio non coinvolgere questa persona direttamente nella faccenda, posso fare delle domande io, ma con discrezione. È meglio così. Per favore...»

«Va bene, vai. Ci aggiorniamo quando avrai trovato il resto del frammento di pergamena. Nel frattempo fa' attenzione e se hai bisogno di aiuto, rivolgiti a noi.» La professoressa lo accompagnò alla porta, aprendola per lui e sorridendogli.

˜

So che si tratta di qualcuno all'interno dell'Halley Comet, la confraternita segreta in cui è invischiato Oneiro, non me ne ha mai parlato chiaramente, ma ci sono arrivata unendo diversi indizi. So anche che se ne era allontanato, ma per esserne certa dovrei avvicinarmi un po' di più a lui, così da farmi dire nomi e obiettivi.
Il mago, o i maghi oscuri, che cerchiamo sono sicuramente all'interno di questa confraternita!

˜

Lasciai anche io dall'aula di Trasfigurazione e, in fondo al portico notai Octavia Lestrange e Emmett Malfoy, i due Serpeverde che era solito frequentare Oneiro, che con gli occhi puntati come falchi si diressero a passo svelto verso di lui. Sul viso di quest'ultimo scese un velo di preoccupazione, si guardò intorno, ma era in un vicolo cieco. Dalla sua espressione, e da come si muoveva, ho intuito che voleva evitarli, mentre loro avevano tutt'altra intenzione. 

Posso ancora sentire i rumori delle loro suole che riecheggiavano sulla pietra del cortile, aumentando di intensità e velocità, facendo percepire persino a me - mera spettatrice - una sensazione di tensione crescente. Per sua fortuna, proprio vicino l'aula di trasfigurazione c'è una stazione di metropolvere, Oneiro la raggiunse con due grandi falcate per poi scomparire con una fiammata di luce verde. 

Alla sua smaterializzazione, Emmett e Octavia si ritrovarono a un palmo da me, anziché il loro obiettivo. 

«Tsk!» Emmett fece schioccare la lingua sul palato, rivolgendomi un'occhiata che, oserei dire, disgustata. Girarono i tacchi e, tornando sui loro passi con calma ritrovata, Emmett poggiò un braccio intorno alla spalla della sua amica, lasciandomi sola nel cortile, con una sensazione di disagio; ripensando a quella frazione di secondi fatta di sguardi e intenzioni non espresse, ma che allo stesso tempo dicevano tutto.

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* Guardare immagine di copertina

Artist: Locveen on Twitter

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