» False Brother «

By _Vivosolodikarma_

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« Amore era sofferenza per Everthy Winter, Amore era freddo per Everthy Winter. E mai, avrebbe più mostrato A... More

Capitolo 1 ✔
Capitolo 2 ✔
Capitolo 3 ✔
Capitolo 4 ✔
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Capitolo 6 ✔
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Capitolo 11 ✔
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Capitolo 38✔
Capitolo 39✔
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Capitolo 41✔
Capitolo 42✔
Capitolo 43✔
Capitolo 44✔
Capitolo 45✔
Capitolo 46✔
Capitolo 47✔
Capitolo 48✔
Capitolo 49✔
Capitolo 50✔
Epilogo✔
Monster of Florence!✔

Capitolo 10 ✔

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By _Vivosolodikarma_

"Mi ero distratto a vivere e il destino mi ha mandato te"

-Cit.
_______

Sono seduta tra Jack e Ed.

«Ora vi spiego in cosa consiste!»

La voce di Liam supera il volume della musica moderato che c'è nella stanza. Fisso i miei occhi in quelli di Owen, cercando di capire di che umore sia.

Ha le mani strette nei pugni tanto da far sbiancare le nocche, i lineamenti sono tesi e gli occhi si muovono su e giù sul mio corpo, ritornando sempre a soffermarsi nei miei qualche secondo in più.

Non comprendo appieno la sua reazione, in fondo non siamo nulla.
A stento conoscenti.

Tua madre sarebbe fiera di sapere come vai in giro a baciare conoscenti, immagino!

So in cosa consiste Succhia e Soffia, ma non ci ho mai giocato. Troppo impegnata a deprimermi e innamorarmi per fare cazzate così, troppo innocente e timida. La gente sorride quando ti dice che sei timida. Come se fosse bello non riuscire a rapportarsi con gli altri, avere anche solo il terrore di guardarli negli occhi, le mani sudate e gli attacchi di panico.

Sembra che tutti quelli attorno a te lo facciano quasi compiaciuti ad emanare una forte ventata di sicurezza e spavalderia ogni qual volta tenti - in un impeto sporadico di coraggio - di alzare lo sguardo dalle tue scarpe.

Ma ora è diverso, dopo Adam qualcosa dentro di me è scattato.

Ho avuto bisogno di toccare il fondo per riscuotermi. Le uniche mani che ho trovato protese verso di me sono state le mie stesse, ma non importa.  Fa un certo effetto poter dire di essersi salvate con le proprie forze, e  comunque in un modo o in un altro nessuno potrebbe capire davvero.

Sono contenta di essere quella che sono ora, nonostante sappia di starmi nascondendo.

Non sono davvero così menefreghista e Faith me lo ha detto più di una volta. Ci ho riflettuto abbastanza da capire che ho solo paura di affezionarmi di nuovo e poi crollare e l'ironia della situazione non mi sfugge.

Ho di fronte a me un ragazzo conosciuto da poco, dal quale mi sono già lasciata baciare e non ho avuto problemi a relazionarmici.

Devo ammettere che l'aurea nera che si porta con sé un po' mi mette soggezione, ma sono consapevole che sa anche essere dolce e premuroso.

Porto lo sguardo alla stanza e ai volti dei miei amici, non mi sono accorta della presenza anche di alcune ragazze.

Ognuna accanto ad un ragazzo, alternate. Sembra siano dei cloni di loro stesse e non si capisce quale possa essere l'originale.

Tutte bionde finte, tutte con un vestito luccicante che le copre a stento il culo e che ora da sedute, si è alzato ulteriormente. Hanno le gambe strategicamente accavallate, le labbra accuratamente ricoperte di rossetto e gli occhi pesantemente truccati, le ciglia finte glieli contornano; sembrano pantere affamate in cerca di una preda.

E quella preda potrebbe essere chiunque.

Le passo in rassegna una ad una e lo stesso sembrano fare loro; mi soffermo sui tentativi spudorati di una ragazza di attaccare bottone con Owen.

Si sta passando le unghie laccate da smalto rosso su una coscia scoperta, alzando ritmicamente il vestito mentre solleva di tanto in tanto lo sguardo carico di trucco verso Owen.

Ha trovato la sua preda, mi sa.

«Bene ragazze, siete arrivate. Queste sono Lili, Bibi e Dell.» dice Louis.

Sembrano marche di caramelle. Comprate tutti le caramelle Lili, sono buone come le Bibi e Dell!

Bleah.

«Beh? Iniziamo o no?!»

Non mi sono neanche accorta di esser stata io a parlare, suona rauca e trascinata la mia voce.

Hanno portato altra vodka da quando sono tornata e sono giunta a ingurgitare già sette bicchieri, che iniziano a farsi sentire.

«Impaziente eh!» ridacchia Ed al mio fianco.

«Inizierò io, si farà girare la carta con le bocche. Per tenerla si dovrà succhiare, passandola alla nostra destra soffieremo e l'altro dovrà succhiare e così via. Se la carta cade, ci si deve baciare.» continua Liam.

Si posa la carta sulle labbra e molto lentamente ruota la testa verso Lili. Quelle tre emanano un grado di eccitazione palpabile.

La carta passa senza cadere e Liam tira un sospiro di sollievo. Gli rivolgo un'occhiata comprensiva e ridacchio leggermente. 
Guardo Lili passare la carta a Jack, anche lui salvo dalle labbra di quel polipo rifatto.

Mi accorgo che ormai tocca a me ricevere la carta e sono assalita da un pizzico d'ansia.

Jack mi guarda un attimo prima di avvicinarsi con la carta. Cinque di cuori.

Al tatto con le labbra, la carta è umida e appiccicata di rossetto. Disgustoso.

Con sollievo non cade neanche tra me e Ed.

Bibi, seduta accanto a Owen, si gira verso di lui ed è palese che lasci cadere la carta di proposito.

«Ops!» dice quella.

Spalanco gli occhi mentre vedo le labbra di Bibi avvicinarsi dove sono state le mie.
La rabbia si impossessa di me e stringo con una forza che non sapevo di avere i pugni nelle mani, conficcando le unghie nere nei palmi.

Allungo un braccio verso il tavolino che è in mezzo a tutti noi e afferro una bottiglia alcolica da lì.
Verso con foga il liquido ambrato nel bicchiere, non è vodka. Quando l'avvicino alla bocca, posso sentire che è più pesante, ma meglio così. Ingurgito velocemente e sbatto il bicchiere di vetro sul tavolino. Due minuti e comincerò a sentirne gli effetti, per ora ho solo un retrogusto dolce amaro sulla lingua e la bocca un po' impastata.

Jack si sporge di nuovo verso di me:
«Non so perché tu stia facendo così, ma dovresti davvero andarci piano con questa roba.» non gli rispondo, la me ubriaca è indisponente e spavalda.

Il giro ricomincia e ora Bibi è praticamente seduta su Owen.

Ha voglia di giocare? Bene, giocherò.

Presto tocca a me prendere la carta, passatami da Jack. Non so perché lo faccio, cosa mi passa per la testa. So solo che non voglio più provare di nuovo quel moto di rabbia.

Lascio che la carta cada tra me e Jack.

Lo guardo negli occhi e vedo i suoi leggermente dilatati e rossi.

Non mi volto verso Owen, ma dal grugnito di Bibi, capisco l'abbia fatta scendere dalle sue gambe.

Un punto per me, puttana.

Le labbra di Jack sono morbide e carnose, il bacio è delicato e non posso dire che non sappia farci. Forse sono un po' pentita di averlo fatto, ma non lo ammetterò mai.

Mi verso un altro bicchiere di quella roba, ma stavolta lo riempio fino all'orlo e butto giù più velocemente.

Vedo la stanza oscillare e mi sento improvvisamente oppressa dalla situazione. L'adrenalina per quello che ho fatto è ancora in circolo e mischiata all'alcol che mi brucia ancora l'esofago, crea un cocktail dannoso.

Ho bisogno di uscire per respirare aria pulita. Quella gravosa e pulsante della casa non la sopporto più.

Mi alzo senza dire nulla e lascio Jack con la carta penzolante dalle labbra a guardarmi uscire dalla stanza.

Sento gli occhi di tutti puntati su di me, ma uno in particolare brucia sulla mia schiena.

Non azzardo a voltarmi e continuo a camminare.

Mi ritrovo di nuovo a dover scavalcare qualche corpo esanime e noto quanto prima fossi più sobria da potermi accorgere dei particolari, mentre ora le scale oscillano pericolosamente. Mi appoggio con la spalla al muro e con passo malfermo raggiungo la porta.

Questa volta non ci sarà nessuna mano ad aiutarmi a non cadere dai tacchi e, manco a farlo apposta, inciampo un paio di volte rischiando di storcermi una caviglia.

Mi siedo sul muretto sul retro che funge da recinto e prendo un profondo respiro, lasciando che l'aria della notte mi purifichi i polmoni.
Un leggero venticello mi procura la pelle d'oca, ma l'alcol in circolo non mi fa più di tanto soffrire la temperatura.

Non mi sono neanche accorta di essermi portata la bottiglia dalla quale ho bevuto più volte.

Mi servirebbe un bicchiere per bere e penso a quanto sia stupida un'affermazione del genere. Una risata ubriaca lascia le mie labbra.
Forse sono un po' più che brilla. Rido ancora.

Sei demente, non brilla.

Pensieri sconnessi fanno a pugni nella mia mente appannata dall'alcol - che sto ancora assumendo.

Lascio distrattamente oscillare le gambe penzoloni, i piedi mi fanno malissimo. Mi abbasso per togliere i tacchi e rischio di cadere in avanti ma qualcuno mi afferra violentemente per un braccio.

Cerco di sottrarre le caviglie dalle mani calde della persona che sta provando a togliermi i tacchi, agitando le gambe e protestando.

«Sta' ferma.» mi impone, afferrandomi una coscia con la sua mano grande. Osservo le dita sprofondare nella carne, creare dei solchi belli da guardare.

Appoggia le scarpe a ridosso del muro ordinatamente. Ridacchio al pensiero che io le avrei buttate a terra senza preoccuparmi di posizionarle bene.

Lo sento sospirare e mettermi un braccio intorno le spalle.

Avvicino di nuovo la bottiglia alle labbra e riesco a fare solo un piccolo sorso prima che me la strappi.

«Ma sei impazzito? Ridammela!» biascico.

«Andiamo, ti accompagno a casa.» dice con tono duro.

«Dammi la bottiglia, tesoro.» ridico, allungando mollemente un braccio.

Rido di nuovo e getto la testa all'indietro. La mia risata è assolutamente incontrollata.

«Scendi da questo muretto o ti prendo di peso.»

«Non parlami così.» metto il broncio, poi gli appoggio due dita sulla maglia e sento il suo petto duro e definito sotto i miei polpastrelli.

«Va bene, lo hai voluto tu.»

Lo vedo avvinarsi a me, mettermi una mano sotto le gambe e l'altra dietro la schiena. Provo a dimenarmi, ma mi ha già bloccata.

Ho creduto mi avrebbe presa stile sposa, invece che a sacco di patate sulla sua spalla.

Urlo per la sorpresa e ho una visuale del mondo capovolta.

Non mi piace essere in questa posizione, comincio a ribellarmi dandogli pugni sulla schiena. Non mi sono neanche accorta che si fosse abbassato a prendermi le scarpe. Lo sento grugnire per i miei pugni.

«Smettila di sbattermi il tuo culo meraviglioso in faccia, Everthy!»

Mi blocco all'improvviso e ribatto:
«Tu fammi scendere!»

«Aspetta che arriviamo alla macchina, tesoro.»

So che lo ha detto perché l'ho fatto anche io prima.

Arriviamo sul davanti della casa e mi fa scivolare lungo il suo corpo tonico fino a toccare con i piedi fasciati dalle calze a terra. Faccio un passo indietro e sento lo sportello di una macchina, sicuramente la sua.

Mi viene da vomitare.

«Hai una giacca o una borsa con te?»

Ho la nausea.

«Posso anche andare a piedi» dico, invece che rispondergli.

«Ho detto che ti accompagnerò io a casa, non discutere.» il suo tono si indurisce leggermente e mi rivolge un'occhiata contrariata.

«Sì, sono nere sia che giacca che borsa.» sospiro, arrendendomi.

« Torno subito, credi di riuscire a non cadere o vomitare? » fa un piccolo sorriso, mentre cammina all'indietro continuando a guardarmi.

Alzo gli occhi al cielo per la sua battuta idiota e lo vedo sorridere prima di girarsi ed entrare in casa con passo sicuro.

Torna pochi minuti dopo, aprendomi la portiera per lasciarmi entrare, ma senza nulla in mano. 
«E le mie cose?»
«Purtroppo le descrizioni degli oggetti non sono il tuo forte. Tutti i soprabiti e le borse erano neri!»
«Non importa, domani chiederò a Jack di portarmeli.»

Solo ora faccio caso agli interni color crema, impeccabili e il profumo di pulito e liquirizia non è quello che ci si aspetterebbe da un ragazzo di...

«Quanti anni hai?»
«Venti, perché?»
«Pura curiosità.»

Da un ragazzo di venti anni.

Gira la chiave e mette in moto.
Il tragitto è silenzioso, ma non è un silenzio forzato, è più uno di quei silenzi che ci sono e basta e che non hanno bisogno di esser riempiti da parole inutili.

Mi rendo conto di non aver salutato nessuno e mi dispiace un po', tranne che per le tre oche.

Il cielo è sereno e abbasso il finestrino per far sì che il vento dovuto alla velocità, mi sferzi il viso. L'aria fresca mi fa sentire un po' meglio e la testa già non gira più.

Dopo dieci minuti, Owen imbocca il vialetto di casa mia spegnendo i motori una volta dentro.

Mi giro verso la portiera per aprirla, ma lui mi blocca il gesto con una mano.

«Faccio io.»

Fa il giro della macchina passando dalla parte anteriore e per pochi secondi posso vedere i suoi lineamenti illuminati dalle luci esterne alla casa.

Mi apre la portiera e mi prende di nuovo in braccio, questa volta i miei fianchi toccano contro il suo stomaco piatto e le mie mani si allacciano istintivamente intorno al suo collo, la testa mi cade pesante sulla sua spalla.

«Avrei anche potuto usare i miei piedi. Sono ubriaca, non invalida.»

«Ma quanto sei polemica?! » ribatte, sbuffando.
«Hai le chiavi?» mi chiede.

«Mmh.» mormoro, scuotendo la testa per quanto possibile.
«Sono nella borsa, cazzo! Non hai altre chiavi? Tipo, sotto al tappeto o dietro un vaso?»
La stanchezza piomba su di me, rendendomi faticoso anche parlare.
«Sì, sotto il tappeto.»
Mi lascia andare, pur reggendomi ancora con un braccio, afferra la chiave vittorioso e la infila nella toppa.

Mi risolleva.
Percorre le scale velocemente e sicuramente perché inizio a pesare.

Io glielo avevo detto di non farlo.

Si guarda intorno spaesato, prima che io gli indichi una porta.
La spalanca e mi poggia delicatamente sul mio letto, sento gli occhi chiudersi lentamente e prima di crollare in un sonno ubriaco riesco a mormorare.

«Resta.»

Non se lo fa ripetere due volte, toglie le scarpe e i calzini, facendo scivolare via anche la maglia e il pantalone, restando in boxer.

Sono troppo stanca per riuscire ad ammirare avidamente il suo corpo seminudo, ma quando si distende accanto a me gli poggio una mano sul petto per servirmi se non della vista almeno del tatto.

Una lieve risata gli fa vibrare la cassa toracica sotto il mio tocco e un sorriso mi aleggia sulle labbra.

Muove un braccio dietro di me e ci avvicina ancora di più, sfruttando solo una minima parte del mio letto ad una piazza e mezza.

«Dormi.» sussurra dolcemente nel mio orecchio.

E questo per me è come la ninna nanna che ti cantano le mamme per farti addormentare.

Sento il suo respiro farsi più leggero e tranquillo e finisco per addormentarmi tra le braccia di Owen.

______

Amatemi. Sono in viaggio e ho aggiornato lo stesso haha ma vabbs

Non ho mai fatto un capitolo così lungo, altro motivo per amarmi.

Votate e commentate,alla prossima.

Ps. Scusate eventuali errori ☆

-Nene

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