THE SECRET OF MY LAST LIFE...

By LordFarquaad00

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Jungkook era fratturato in due parti. Una di esse era il fastidio e il rancore che incendiava in lui a causa... More

CAPITOLO 1
CAPITOLO 2
CAPITOLO 3
CAPITOLO 4
CAPITOLO 5
CAPITOLO 6
CAPITOLO 7
CAPITOLO 8
CAPITOLO 9
CAPITOLO 10
CAPITOLO 11
CAPITOLO 12
CAPITOLO 13
CAPITOLO 14
CAPITOLO 15
CAPITOLO 16
CAPITOLO 17
CAPITOLO 18
CAPITOLO 19
CAPITOLO 20
CAPITOLO 21
CAPITOLO 22
CAPITOLO 23
CAPITOLO 24
CAPITOLO 25
CAPITOLO 27 ( Epilogo)

CAPITOLO 26

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By LordFarquaad00

5 anni prima

Taehyung aprì piano piano la porta del suo ufficio e si affacciò, svoltando il suo sguardo da destra a sinistra. Sbirciò se potesse svignarsela come era solito fare ogni mattina. Si alzava presto, si preparava e andava al lavoro. Però dopo una mezzoretta se ne scappava senza farsi notare da nessuno. Persino per il padre oramai non era più una novità ricevere le chiamate da parte dell’assistente del figlio, informandolo che Taehyung fosse scomparso da un momento all’altro.
Sembrava che Taehyung stesse combinando qualcosa di clandestino per come stava camminando. Il ragazzo incrociò un dipendente e li fece segno con l’indice di rimanere in silenzio. L’oltrepassò e i suoi passi si velocizzarono sino ad iniziare a correre spensieratamente, si girò dietro e ridette. Il moro, però, era assorto nella sua risata che non prestò attenzione davanti a sé.
Taehyung s’imbatté contro un ragazzo dalla chioma di un nero intenso. Il suo capo finì sul largo e petto prominente dell’altro ragazzo. Lo annusò e le sue narici furono rapite dall’aroma al muschio bianco. Istintivamente circondò la vita dell’altro ragazzo e sollevò gli occhi. Il moro s’imbambolò alla visuale perfetta degli zigomi del corvino e disserrò lievemente la bocca. Era bellissimo. Taehyung ne rimase affascinato ed il suo stomaco non lo poteva negare. Il suo stomaco si contorse, ma non per il dolore. Quella strana sensazione allo stomaco li stava affievolendo il respiro. Non riusciva a spiegarsi cosa stesse provando, però era piacevole. Tanto piacevole. A differenza del corvino, Taehyung non voleva distaccarsi e voleva continuare a sognare, perdendosi nell’inebriante profumo dell’altro ragazzo. Il corvino, infastidito dal moro, lo spinse via da sé. Il ragazzo stava per rivolgere il suo sguardo verso Taehyung e capire con chi si fosse scontrato.
Tuttavia, all’improvviso, sbucò l’assistente di Taehyung che lo riconobbe dai folti riccioli marroni ed iniziò ad urlargli da dietro.
“Ti ho trovato! Oggi non la scamperai!” gli strillò, prendendo la riconcorsa per acciuffarlo una volta per tutte.
“Porca miseria!” esclamò il moro che se la filò a gambe elevate per non farsi prendere ed evitare la strigliata che li aspettava.
Se l’assistente fosse arrivato qualche minuto più tardi, probabilmente il corvino sarebbe riuscito a conoscere Taehyung in quel esatto istante.
Si voltò verso il moro e lo fissò mentre scappava per poi rivoltarsi. Però Taehyung ancora stupefatto dalla bellezza di quel ragazzo si voltò anche lui e tutto ciò che vide fu la postura rigida e salda della schiena del corvino.
L’assistente si fermò piegato in due di fronte al ragazzo e riprese il fiato perduto.
“A chi dovrei rivolgermi per poter parlare con Kim Taehyung?” chiese il corvino all’assistente.
“E lei chi è?”
“Sono Jeon Jungkook. L’amministratore delegato della Jeon Informatic Corporation.” parlò.
Gli occhi dell’assistente stavano per rimbalzare fuori. Si era dimenticato dell’appuntamento che vi sarebbe stato tra Taehyung e quel ragazzo dai capelli corvini. E in più il moro non era d’aiuto. Se la squagliava ogni santa volta e lasciava tutti i suoi incarichi a lui.
“Ehmm, al momento non è qui.” disse con una sfumatura di tentennamento.
“Avevamo preso un appuntamento! Non è professionale da parte sua.” ribatté sgarbatamente.
A Jungkook non piacevano le persone che mancavano di serietà. Soprattutto se riguardava il lavoro. Perché Jungkook era convinto che quell’incontro si dovesse prettamente dedicare su delle questioni lavorative e non altro. O almeno questo era ciò che gli aveva fatto credere suo padre. Do Hyun utilizzò la scusante di una possibile collaborazione fra le due società solo per fargli incontrare Taehyung e tastare il territorio. Perché la loro società era indebitata sino al collo e l’unica via d’uscita  a cui pensò il padre di Jungkook fu proporre un matrimonio combinato a Do Yoon fra i loro figli. Però Do Yoon era incerto. La sua incertezza era proprio dovuta dal fallimento che stesse avendo l’azienda di Do Hyun.
Perché il padre di Taehyung aveva già in mente di far sposare il figlio con un suo ex potente socio in affari. L’unico problema era che il suo ex socio in affari era di vent’anni più grande di Taehyung. Per tale motivo continuava a titubare sul da farsi. Anche perché nonostante Taehyung si mostrò interessato a seguire le orme del padre, purtroppo non era in grado di dirigere un’azienda da sé ed aveva l’assoluta necessità che qualcuno lo facesse per lui.
“Ripasserò domani.” continuò Jungkook mentre stava per andarsene.
“Non credo che anche domani lo possiate trovare.” replicò l’assistente.
Con un’espressione agghiacciante Jungkook riversò tutta la sua irritazione.
“E non credo che lo possiate trovare neanche dopodomani o il giorno a venire. Non c’è quasi mai.” lo informò, deglutendo.
“E allora con chi diamine dovrò discutere di affari?” sbottò furiosamente il corvino. Aveva spostato appositamente una riunione importante per riuscire a presentarsi in orario all’appuntamento.
Jungkook scrollò la testa ed inevitabilmente pensò che stessero già iniziando col piede sbagliato.
Taehyung rincasò e scorrazzò per tutta la casa strillando il nome del fratello. I suoi pensieri erano ancora rimasti intrappolati dalla visione di quel ragazzo dai capelli color corvino. Voleva confessarglielo a Jin e raccontargli della sua bellezza stravolgente.
“Tae non dovresti essere al lavoro?” domandò Su-Jung che udì gli strilli del moro dalla cucina.
“Su-Jung!” disse, abbracciandola senza nessuna precisa motivazione. La donna comprese sin da subito che ci fosse stato qualcosa che lo aveva reso contento. Era tipico di Taehyung addolcirsi più di quanto lo fosse già di sua natura ogni volta che li capitava qualcosa di bello. E poi il moro era molto euforico. Lo si poteva notare dai suoi occhi che sbrilluccicavano come delle stelle.
“Ho incontrato un ragazzo-“il moro si arrestò e ci rifletté su. Non poteva definirlo un vero e proprio incontro.
“Cioè mi sono imbattuto in lui. Su-Jung, lui è bellissimo. Devo sapere il suo nome.” le riferì con un esorbitante sorriso che rallegrò il suo volto.
Su-Jung s’intenerì, però allo stesso tempo provò del rammarico nei confronti di Taehyung. La donna era a conoscenza delle intenzioni di Do Yoon di farlo sposare con uno sconosciuto. Su-Jung amava Taehyung, come se fosse il suo stesso figlio, e desiderava profondamente che spossasse una persona di cui il ragazzo fosse innamorato.
Taehyung continuava a guardarla come se si stesse aspettando una risposta e la donna titubò se dirgli la verità o meno. Non voleva abbattere la felicità del ragazzo.
In quel momento Do Yoon si mostrò davanti al figlio e Su-Jung con il proposito di parlare con Taehyung. Era arrivato il momento di metterlo al corrente della sua intenzione.
“Tae, dobbiamo parlare.” gli annunciò mentre si sedeva sulla poltrona nera in pelle. Il figlio acconsentì e preferì ascoltare ciò che il padre voleva riferirgli in piedi.
“Voglio che tu ti sposi. Ci sono due persone interessate. Ti darò la libertà di scegliere fra i due.” gli disse il padre.
Il ragazzo abbassò la testa per non far vedere al padre che fosse un poco deluso. Non voleva che lo guardasse perché era consapevole che Do Yoon non lo faceva con cattiveria e non voleva farlo sentire in colpa. In fin dei conti Taehyung era cosciente di non essere il massimo al lavoro e se lo sarebbe aspettato una decisione del genere da parte del padre. Il figlio accettò senza manifestare alcun tipo di dispiacere. Ed in un istante abbandonò l’idea di scoprire il nome di quel ragazzo che lo stava incuriosendo da tutta la mattinata. Nonostante ciò, Taehyung fu positivo. Magari si sarebbe potuto davvero innamorare della persona che era destinato a prendere come sposo.
Il padre li passò due foto ed il moro era un po' scettico dal dare subito un’occhiata. Ma non appena vide la prima foto e realizzò che fosse una del ragazzo dai capelli corvini le sue gote si colmarono di entusiasmo. Era nuovamente euforico. L’altra foto gli scivolò di mano e non si scomodò di raccoglierla o di controllare l’altra possibile persona con cui si sarebbe potuto sposare. Perché Taehyung aveva fatto la sua decisione.
“Lui! Lui! Lui! Scelgo lui!” indicò la faccia del ragazzo gioiosamente mentre saltellava come un matto, tant’è che il padre si destabilizzò della sua reazione.
“Jeon Jungkook? Però Taehyung la loro azienda è piena di debiti e non so se conviene o meno.” lo aggiornò.
“Non m' interessa! Troveremo un modo.”
“Ti prego papà.” riparlò Taehyung, sbattendo le ciglia per persuaderlo. Do Yoon non riusciva mai a dire di no al figlio e questa sarebbe stata l’ennesima volta che non glielo avrebbe detto. E a dirla sinceramente era sollevato. Almeno aveva trovato una persona che potesse dare una mano al figlio al lavoro e poi anche perché Taehyung la prese più che bene non appena intravide il volto di Jungkook.
“Come posso dirti di no?” si alzò e gli scompigliò i capelli.
“Provvederò ad organizzare un incontro domani.” proseguì e Taehyung gli diede un bacio sulla guancia.
Impugnò la foto di Jungkook e saltellando si diresse verso la sua camera. Spalancò la porta e si fiondò sul letto. Sollevò la foto ed osservò meglio il viso di quel ragazzo, chiedendosi che tipo di persona fosse. Intelligente? Dolce? Romantico? Gentile? Buono?
Taehyung fu ottimista e pensò che un ragazzo del genere non poteva che avere degli aspetti positivi. Era il suo sesto senso che glielo sussurrava. E lui voleva aver fede del suo sesto senso.
“Jeon Jungkook?” mormorò tra sé per poi addormentarsi con la foto di Jungkook collocata sul suo cuore.
Il sorgere del sole diede inizio ad una nuova giornata. Taehyung non era più nella pelle. Stava decidendo cosa indossare, voleva fare una bella impressione a Jungkook. Non voleva eccedere, però non voleva neanche indossare qualcosa di semplice. Si portò la mano sul mento e squadrò tutti i vestiti. Le sue pupille assunsero una forma gigantesca, quando scorse una camicia color melanzana e dei pantaloni neri eleganti. Non ci rifletté un attimo a metterseli addosso.
Haru entrò nella stanza del figlio ed avanzò verso di lui. Gli abbottonò la camicia sino al colletto ed il moro mise su un tenero broncio.
“Mamma! Così sembrerò uno scolaretto.” pronunciò, sbottonandosi i primi due bottoni.
“Un bel scolaretto.” lo corresse la madre, baciandogli la fronte.
“Dobbiamo andare, sennò faremo tardi.” lo avvisò mentre lo spingeva dalle spalle.
Il padre era riuscito a prendere appuntamento con Jungkook ed i suoi genitori che stavano aspettando seduti in un ristorante.
Il corvino sbatteva le dita contro il tavolo. C’era qualcosa che non li quadrava. Come per esempio il motivo per cui anche i suoi genitori vennero insieme a lui. Ma non ci diede tanto peso.
Taehyung fece il suo ingresso ed identificò in un battibaleno Jungkook. Si precipitò nella sua direzione, lasciando dietro i suoi genitori.
“Piacere sono Kim Taehyung.” si presentò allegramente, posizionandosi dinnanzi ai tre che sussultarono dall’improvvisa apparizione del ragazzo.
La prima ad alzarsi fu Mi-yon, la madre di Jungkook, che li sbandierò un sorriso.
“Io sono Mi-yon.” disse e con un’espressione di disappunto ammonì il marito ed il figlio, spronandoli ad alzarsi e ad usare le buone maniere.
Haru e Do Yoon giunsero affianco al figlio e si scusarono per le maniere brusche e frettolose di Taehyung. Solo in quel momento Do Hyun e Jungkook si misero in piedi e s’inchinarono senza proferire una parola per poi risedersi.
Il corvino guardava Taehyung con le sopracciglia ravvicinate e sembrava essere infastidito da lui. Il moro aveva notato gli sguardi che gli stesse riservando Jungkook e percepì che non fosse di buon umore e questo lo fece agitare. Goffamente Taehyung prese la bottiglia di vino in mano per riempirsi il bicchiere, però fece riversare il vino sulla tovaglia bianca.
“Scusatemi. Scusatemi.” proferì in ansia mentre tamponava la tovaglia con un fazzoletto.
“Non è successo niente. Sai quante volte capita anche a me.” parlò Mi-yon per mettere a proprio agio il ragazzo.
“Siamo qui per discutere di faccende importanti e non per altro!” interruppe Do Hyun per non perdersi in fesserie e terminare subito quel pranzo che aveva un unico scopo.
“Quindi Do Yoon hai accettato la mia proposta?” conseguì sempre l’uomo.
“Si. Va bene.” affermò, sperando che avesse fatto la scelta giusta.
“Che proposta?” domandò Jungkook che era rimasto all’oscuro di tutto.
“Jungkook tu ti sposerai con Taehyung!” riferì in modo impassibile al figlio.
“Che cosa?” strillò imbestialito il corvino. Si alzò di scatto e la sedia cadde all’indietro. Do Hyun diede uno schiaffo in pieno viso al figlio e tutti rimasero scioccati. Jungkook si toccò la guancia che il padre colpì e sparì dalla vista di tutti.
“Perfetto! Allora ci terremo in contatto e stabiliremo al più presto una data.” pronunciò con freddezza Do Hyun.
Taehyung si alzò con l’intento di raggiungere il corvino, ma venne fermato dalla voce della madre.
“Dove stai andando?”
“Vado da Jungkook per controllare se sta bene.” rivelò rapidamente, seguendo le tracce del corvino.
Jungkook era andato in bagno e si gettò  dell’acqua addosso. Era frustrato. Perché lui non poteva avere nessuna voce in capitolo della sua stessa vita? Perché doveva sposarsi con quel ragazzo? Lui non voleva. Si rifiutava. Era stufo di dover eseguire ogni ordine del padre. Però medesimamente non poteva neppure obbiettarsi.
Il moro comparve e lo guardò dispiaciuto.
“Ti ha fatto male?” gli domandò, avvicinandosi a Jungkook per poi poggiarli la mano sulla guancia rossastra. Il corvino non interruppe il contatto visivo e non si scostò. La guancia non gli stava facendo più male grazie alla confortante mano di Taehyung, però allo stesso tempo non voleva cedere. Perciò calunniò con i suoi occhi quelli del moro che erano preoccupati che il corvino si fosse fatto male.
“Che cosa vuoi?” parlò bruscamente Jungkook che scaraventò via la mano del moro.
“Volevo sapere se stavi bene o meno. È un po' rossa.” gli disse Taehyung mentre riappoggiava la mano sulla sua guancia. Però questa volta gliela accarezzò con il pollice.
“Ho un modo per farti scomparire il dolore!” esclamò Taehyung ed in risposta Jungkook roteò gli occhi.
Taehyung si mise in punta di piedi, si sorresse sulle spalle del corvino ed avvicinò le sue labbra alla gota rossa dell’altro ragazzo. Il moro soffiò sopra con delicatezza per fargli scomparire il dolore. Ma non il dolore fisico, bensì la sofferenza di essere stato colpito dal suo stesso padre pensando che il suo soffio caldo potesse rasserenare l’animo del corvino. Spontaneamente Jungkook chiuse gli occhi.
“Va meglio?” mormorò Taehyung come se volesse che Jungkook fosse l’unico a sentire la sua voce.
Il corvino riaprì gli occhi e spintonò via da sé Taehyung.
"Spostati. Non mi serve la tua commiserazione." replicò sgarbatamente il corvino e senza salutarlo se ne andò via, lasciando lì da solo Taehyung.

Taehyung sprizzò di gioia, quando Jungkook gli chiese di vedersi. Purtroppo la sua gioia si spense non appena il corvino gli riferì che non voleva aver nulla a che fare con lui. Ed inevitabilmente Taehyung si chiese il motivo. Per caso gli aveva fatto qualcosa di sbagliato? Però tutto sommato non gli parve così, perciò non comprendeva Jungkook.
"Ma io voglio sposarmi con te." mormorò Taehyung con un velo di sconforto. Voleva trovare un modo per fargli cambiare idea.
"Non m'interessa! Io non voglio sposarmi con te." ribatté Jungkook.
"Devi dire ai tuoi genitori che non vuoi più sposarmi." proseguì con un'espressione fredda e truce.
"M-a io- io voglio spos-arti." balbettò il moro con accenni di lacrime.
Jungkook ribollì dentro dall'irritazione quando lo vide piangere. Stava cercando di farsi compatire, ma lui non sarebbe mai sceso a compromessi con un ragazzo che balbettava.
"Non pos-siamo pro-provarci?" domandò miserabilmente Taehyung, aggrappandosi alla manica della camicia di Jungkook che si scostò con malgarbo dal moro.
"Ed io dovrei sposarmi con una persona così patetica che non fa altro che implorarmi? Non hai una dignità?" sputò fuori delle parole che infilzarono il cuore del moro.
Taehyung rimase in silenzio ancora con le lacrime agli occhi. Jungkook si voltò ed il moro avvolse da dietro la vita del corvino per fermarlo.
"Sei davvero così disperato?" gli domandò ed il moro appoggiò la testa sulla schiena del corvino.
Taehyung riconosceva di sembrare disperato e patetico allo stesso tempo. Però non era proprio in grado di sottrarsi dalla voglia di stargli vicino. Era attratto da Jungkook e c'era qualcosa che lo spingeva ad insistere.
"Te ne pentirai." pronunciò il corvino a denti stretti.
Trascorse una settimana e i due ragazzi firmarono il contratto. A Jungkook traballava la penna in mano e pregava che Taehyung si ritrasse, annullando tutto. Peccato che non fu così. Perché Taehyung fu spedito e lasciò la sua firma.
E quella firma ingabbiò Jungkook in un matrimonio con il moro, creando in lui del rancore.
Di certo le cose non poterono che andare peggio. Più Jungkook non voleva rendere il loro matrimonio pubblico a tutti e più Hayoon doveva mettere il dito nella piaga.
La nonna voleva a tutti i costi festeggiare.
Hayoon preparò tutto alla perfezione. La sala in cui si tenne l'evento era gigantesca e Taehyung si disperse fra gli invitati. I suoi occhi cercavano unicamente una persona che non riusciva a trovare.
"Stai cercando qualcuno?" gli chiese Jimin con un ghigno meschino sul volto.
"Mmh, si! Sto cercando Jungkook. Tu l'hai visto?"
"Oh, si! È da quelle parti! Sono sicurissimo." gli disse, indicando il buffet pieno di persone ammassate l'une contro le altre.
"Grazie Jimin!"
Taehyung stava per dirigersi nella stessa direzione che Jimin gli indicò, però quest'ultimo gli mise lo sgambetto. Il moro cadde per terra, catturando l'attenzione di tutti i presenti. Taehyung abbassò la testa per la vergogna e le sue guance bruciavano d'imbarazzo. Soprattutto quando sentì l'echeggiante risata di Jimin che il suo unico scopo era prenderlo in giro.
"Alzati.” parlò Jungkook con un cipiglio sul volto mentre stava tendendo la mano a Taehyung. Il moro appena sentì la voce del marito innalzò gli occhi. Taehyung agguantò la mano del corvino che lo tirò vicino a sé. E a quella vicinanza lo stomaco del moro s’inondò di formicoli.
“Vedi di non farmi fare brutte figure. Ci siamo intesi?” gli mormorò all’orecchio per poi guardare male Jimin.
“Non guardarmi in quel modo! Non ho fatto nulla. È caduto da solo.”  Jimin smosse le spalle ed assunse un’aria ingenua mentre dentro di sé gongolava.
“È vero. È stata colpa mia. Jimin non c’entra nulla.” Taehyung lo difese, nonostante sapeva che era stato lui a farlo cadere.
Jungkook scosse la testa in segno di negazione. Invece, Jimin s’infastidì maggiormente del moro per aver preso le sue difese. Pensò che la sua fosse una tattica solo per apparire una persona migliore agli occhi di Jungkook e screditare lui.
Jimin prese un calice di vino e lo versò addosso a Taehyung. Il moro li sorrise e prese un fazzoletto per asciugarsi.
“Jimin! Che cazzo stai facendo?” sbraitò il corvino.
“Oh no! Jungkook, sicuramente Jimin non l’avrà fatto di proposito.” ribatté per non creare disguidi.
Il corvino prese per il braccio il moro e lo portò in bagno. Lo sbatté contro la parete del muro, facendolo sussultare.
“La smetti di metterti in ridicolo? Mi farai fare una pessima figura.” gli disse, impugnando la maglia.
“Ma-ma io-io no-“
Jungkook lo spinse contro il muro e Taehyung cascò.
“Non fai altro che balbettare. Cazzo! Non sai parlare come le persone normali?”
“Ricordati una cosa e tienitela impressa nella mente. L’unica cosa per cui hai uno straccio di valore sono i tuoi soldi. Io con te non voglio avere nessun tipo di rapporto.” gli urlò contro per scaricare tutta la sua rabbia.
“Troverò il modo di farmi accettare.” parlò fievolmente.
Anche se con il passare del tempo non sarebbe stato Jungkook ad accettare Taehyung, bensì sarebbe stato il moro ad accettare ogni comportamento, pure il più barbaro, del corvino.
Taehyung non si poteva sentire ancora più disprezzato la notte. Quando si ritrovava da solo con Jungkook nella loro camera da letto. Tentava infinitissime volte di creare un contatto fisico tra di loro, però veniva completamente rifiutato.
“Posso abbracciarti mentre dormo?” gli domandò timidamente steso affianco a Jungkook che era rannicchiato dalla parte opposta del marito.
Jungkook non lo rispose e Taehyung avanzò verso di lui e lo strinse. Il corvino si morse l’interno della guancia e si alzò sgarbatamente dal letto.
“Non voglio essere toccato da te. Mi fai schifo. Non sarei neppure in grado di scoparti.” uccise con le sue parole Taehyung. Lui non voleva fare sesso, voleva solo abbracciarlo e stargli vicino.
Jungkook prese il cuscino e lo gettò sul pavimento. Trascinò giù dal letto Taehyung e gli impose di dormire per terra senza neanche ripararsi da una coperta.
“Dormirai per terra fin quando non capirai che non dovrai toccarmi con un dito. E non ti azzardare di andare nella stanza degli ospiti.”
“Va bene.” rispose e alla fine Taehyung fu costretto ad abbracciare sé stesso.
E molte notti Taehyung le passò a dormire sul pavimento, perché non si dava per vinta. E continuava d’imperterrito a stabilire un contatto con il marito.

Il ragazzo incominciò a dedicarsi persino al giardinaggio. Piantò un cactus in giardino. E non riusciva a smettere di ammirarlo. Gli sembrava un po' il suo rapporto con Jungkook. Ogni qualvolta cercava di avvicinarsi a lui veniva punto, proprio come capitava con il cactus.
Vide a distanza il marito ed euforicamente avvolse il suo polso e lo trainò davanti la pianta senza proferirgli una parola.
“Che cosa vuoi?” pronunciò con noia il corvino.
Taehyung lo fece sedere sul prato accanto a lui e gli puntò il cactus.
“Ti piace? L’ho piantata io!” esclamò con soddisfazione come un bambino.
“Perché invece di pensare a queste cazzate non vieni al lavoro?” lo riprese il corvino. Perché da quando si erano sposati Taehyung non si disturbò neanche una volta di presentarsi in azienda e lasciò tutto il suo lavoro nelle mani del marito.
Il moro si rabbuiò ed il corvino lo percepì dalle impercettibili occhiate che gli mandava.
Jungkook sbuffò.
“Insomma gli hai dato un nome?" cambiò discorso, tanto lo sapeva che era una causa persa parlare del lavoro.
“Mmmh!” Taehyung ci pensò su.
“Chubby!” strillò, facendo ridere Jungkook per lo strano nome che affibbiò alla pianta.
“Tra tutti i nomi possibili hai davvero scelto Chubby?” rise ancora di più.
Taehyung rimase ammagliato dalla risata del marito e di come le sue guance si sollevarono all’insù. Jungkook stava ridendo e per la prima volta non gli parve che fosse beffardo, anzi era sincero.
“Si! Non vedi che è paffutella?” ricambiò il sorriso e d’impulso si gettò addosso al marito che provò a scansarlo però senza risultati.
“Se tra due secondi non ti stacchi, stanotte ti farò di nuovo dormire per terra!” lo avvertì, però al marito non gli importò.
“Allora dormirò per terra.” affermò Taehyung e lo avrebbe fatto pur di rimanere qualche minuto in più fra le braccia di Jungkook.
“Basta che non ti lamenti durante la notte.” disse, lasciandosi abbracciare.
“Non mi lamenterò. Te lo prometto.” lo restrinse di più.
Taehyung fece come promesso e si appisolò per terra con un libro che celava il suo viso assonnato. Jungkook entrò in camera e si diede una guardata intorno, chiedendosi dove fosse finito il marito. Finché non lo ritrovò steso per terra dormiente. Si abbassò leggermente e gli levò il libro dal viso. Lo girò e rigirò ed abbozzò un sorrisetto impercettibile non appena constatò che fossero delle istruzioni sul giardinaggio.
“Se solo questa testa di criceto s’impegnasse col lavoro come per queste stupidaggini…” sospirò.
Lo sollevò in braccio e lo adagiò con cautela sul letto.
“Ritieniti fortunato. Oggi te la farò passare.” bisbigliò per non svegliarlo. 

Un anno passò e in Taehyung nacque anche la passione per l’argilla. Frequentava le lezioni in compagnia di Hayoon. Taehyung si concentrò per un mesetto ad esercitarsi assiduamente. Era persistente. Voleva fare un regalo a Jungkook con le sue stesse mani. Un regalo che non si sarebbe mai trovato nei negozi. Perché quello era unicamente realizzato da lui. Riuscì a riprodurre una tazza personalizzata e Taehyung si scoraggiò perché non era bella come se la immaginava.
“Tesoro è solo un po' storta, ma ti assicuro che Jungkook l’apprezzerà. È il pensiero che conta.” lo spronò Hayoon, riuscendo ad incoraggiarlo.
Taehyung con tutta la faccia sporca d’argilla corse per tutta la casa alla ricerca di Jungkook e senza bussare entrò nel suo studio. Il moro lo guardò ed allungò le mani in avanti per fargli vedere la tazza. Jungkook innalzò il sopracciglio e lo rimproverò per averlo disturbato.
“Che cosa c’è adesso?” avanzò verso di lui.
“Questa è per te! L’ho fatta io con le mie stesse mani!” annunciò allegramente, curioso di vedere la reazione del marito.
“Che cosa è questa schifezza? Pensi davvero che berrei da una cosa del genere?” la osservò con disgusto e la lanciò per terra.
“Non osare più a disturbarmi mentre lavoro. Anzi non mi devi disturbare a prescindere. Quante volte ti devo dire che non voglio aver nulla a che fare con te?” calpestò e calciò i pezzi frantumati della tazza.
Taehyung raccolse ogni pezzo.
“Te ne farò una nuova. Mi impegnerò di più. Ti prometto che la prossima volta sarà perfetta.” gli disse.
“Non devi fare nulla se non sparire dalla mia vista.” gli inveì contro, spingendolo fuori dalla porta e chiudendogliela aspramente in faccia.
Taehyung non se la prese con Jungkook, bensì con sé stesso. Non doveva interromperlo. Poteva anche aspettare. Era certo che la sua reazione fosse dovuta esclusivamente dallo stress. O almeno così voleva credere.
Il moro stava perdendo del tempo seduto sul tavolo in cucina mentre scarabocchiava su un pezzo di carta e con l’altra mano si manteneva la testa. Improvvisamente comparve Jungkook per prendere un bicchiere d’acqua. Si scrutarono a vicenda, però Taehyung distolse il suo sguardo da quello del marito e continuò a scarabocchiare.
“Che cosa stai facendo?” chiese il corvino, prendendo posto di fronte al  marito. Taehyung non lo rispose e Jungkook gli strappò il foglio per vedere cosa stesse disegnando.
“Non ci posso credere. Non sei bravo in nulla.” lo prese in giro per poi accartocciare il foglio nelle sue mani.
E per l’ennesima volta Taehyung pensò che Jungkook avesse ragione.
D’improvviso Su-Jung spuntò in cucina con un’espressione molto preoccupata e si poteva evincere che quello che sarebbe uscito dalla sua bocca non sarebbe stata una bella notizia per Taehyung.
“Su-Jung?” il moro la guardò con perplessità.
La donna passò un bigliettino a Taehyung dove annunciava la partenza dei suoi genitori in Africa. Le palpebre dei suoi occhi si sgranarono. Era impossibile che se ne fossero andati via senza avvertirlo o salutarlo.
“Io-io non ci credo.” proferì a bassa voce mentre frettolosamente prese il cellulare e compose il numero della madre che purtroppo non rispose. Tentò a chiamare il padre, però anche lui non rispose. Erano entrambi rintracciabili.
“Che cosa è successo?” s’intromise Jungkook che venne del tutto trascurato dal marito. Non lo ascoltò minimamente.
Taehyung se ne andò via senza proferire una parola. Doveva parlare con il fratello e sapere se almeno lui fosse riuscito a mettersi in contatto con i loro genitori. Tuttavia quando Jin gli disse che neanche lui non gli aveva più sentiti, Taehyung divenne sempre più confuso.
Mentre Jin era arrabbiato per essere stato abbandonato su due piedi dai genitori, Taehyung invece continuava a chiamarli. Ma fu sempre invano.
Il fratello obbligò Taehyung a non parlarne più con lui di loro e che questo sarebbe stato un argomento chiuso. Però il moro non voleva chiudere l’argomento sui suoi genitori. E quando lui e Su-Jung si confrontarono ed espressero le loro opinioni pensarono che ci fosse qualcosa che non filava.
Nonostante tutto il moro tentò per un anno intero a chiamarli, sperando che uno dei due dei suoi genitori li rispondesse. Però partiva sempre la segreteria telefonica che indubitabilmente lasciava un amaro nodo alla gola di Taehyung. Non riuscirgli a sentire per un anno lo rese ancora di più titubante. Potevano non risponderlo per una settimana o massimo un abbondante mese. Però non per un anno intero.

La situazione si aggravò anche per Jungkook quando inaspettatamente un giorno venne a mancare la madre. La morte di Mi-yon devastò chiunque. Però non fu così devastante per come lo fu per Jungkook. Lui non riusciva a comportarsi normalmente come il padre che faceva finta che non fosse accaduto nulla. E ciò lo fece diventare ancora più instabile.
Il corvino non piangeva. Però se la prendeva con chiunque aveva di fronte. Principalmente con Taehyung.
Jungkook stava colpendo insistentemente la sua testa contro il muro. Non lo accettava. Cercava un modo per riuscire a piangere, però era inutile. Si accasciò per terra e si coprì il volto mentre lo scuoteva con accanimento. Taehyung si sedette di fianco, gli prese le mani e gliele spostò dal viso.
Taehyung stava male. Stava molto male e soffriva. Soffriva parecchio. C’erano tante cose che li facevano profondamente male. La sofferenza che era al disopra di tutte era proprio Jungkook. Taehyung lo sapeva. Eccome se lo sapeva. Era difficile avvicinarsi a Jungkook, però ci provava lo stesso. E l’unica cosa che gli riusciva era solo stargli dietro. Non gli importava di essere rifiutato assiduamente dal marito. Gli sarebbe andato bene lo stesso. Lui voleva solo amarlo e non pretendeva di essere ricambiato. Pertanto Taehyung decise di dare tutto l’amore che aveva in corpo a Jungkook, mettendo da parte il suo dolore ed appropriandosi di quello di Jungkook.
L’amore che gli voleva dare, era un amore che corrodeva il suo stesso animo e che frantumava le sue stesse ossa.
“Vattene! Sei l’ultima persona che voglio vedere al mondo.” gli urlò Jungkook in faccia con impeto. Voleva solo che lo lasciasse in pace. Eppure Taehyung insistette. Non se ne sarebbe andato e non l’avrebbe di certo lasciato in quelle condizioni. Perché Jungkook aveva bisogno di qualcuno e Taehyung l’aveva capito.
“Permettimi di starti accanto. Ti prometto che rimarrò in silenzio. Ma non cacciarmi.” gli disse, tenendogli la mano. E Jungkook glielo concesse. C’era qualcosa che glielo impediva.
Non c’era neppure un brusio. Taehyung rimase in silenzio come gli aveva promesso e non distolse il suo sguardo dal marito. Jungkook si voltò verso di lui e fra i due nacque un lungo contatto visivo. Gli fu sufficiente guardare negli occhi Taehyung per scoppiare a piangere. Il moro avanzò e caldamente lo abbracciò mentre gli accarezzava la schiena. Jungkook voleva allontanarsi, però non riusciva a muoversi. Era un contrasto di emozioni. Perché Jungkook voleva che Taehyung se ne andasse, ma allo stesso tempo voleva che restasse.
“Piangi quanto vuoi. Delle volte fa bene piangere.” gli bisbigliò e Jungkook si abbandonò alle parole del marito, nascondendo la faccia nell’incavo del collo di Taehyung.
I giorni volarono, ma non per Jungkook. Evitò Taehyung e per dimenticarsi di quello che successe si vide più spesso con Jieun di quanto già lo facesse.
Taehyung era in sovrappensiero per il corvino. Era raro trovarlo in casa e tutte le notti le spendeva da un’altra parte che non fosse la loro camera. Ed il solo modo per accertarsi che il marito stava bene, era presentarsi al lavoro. E così fece. Ma quando aprì la porta dell’ufficio di Jungkook e lo colse in flagrante con la sua segretaria mentre stavano facendo sesso, nel cuore di Taehyung si fortificò tanta amarezza. Si sentiva ridicolo, però si ridicolizzò particolarmente quando prima di richiudere la porta chiese scusa ad entrambi per averli interrotti. E con il volto distrutto dalla tristezza pensò che fosse meglio allentare la presa e arrendersi. In fin dei conti Jungkook aveva già qualcuno che gli poteva dare l’amore che si meritava e quel qualcuno non era Taehyung.
Dopo qualche mese Do Hyun annunciò al figlio che si sarebbe risposato con un’altra donna. Jungkook si rivoltò contro il padre e li gridò contro, facendo trasparire nei suoi confronti tutta la rabbia che si teneva dentro per aver rimpiazzato con tanta facilità la madre. Il suo temperamento portò il padre a colpire di nuovo Jungkook. Do Hyun ci andò pesante e dei lividi si formarono sul viso di Jungkook. Veniva frequentemente colpito dal padre, ma quella volta fu quella che si sarebbe portato dentro di sé con l’avvenire degli anni. Di solito quando ciò capitava Taehyung rincorreva Jungkook, zampettando come se fosse un tenero cagnolino però quel giorno non lo fece. Jungkook si girava e rigirava dietro di sé, però Taehyung non c’era. Lui non era lì a confortarlo e delle volte scompariva dalla vista di tutti senza avvisare nessuno. E non si faceva vedere per settimane.
Una volta Jungkook lo vide mentre s’infilava in macchina ed incuriosito lo inseguì senza farsi scoprire. Taehyung parcheggiò ed uscì dalla macchina. Si stiracchiò e si rallegrò non appena il profumo dei fiori e della natura lo avvolse. Jungkook rimase in macchina a guardarlo da lontano fin quando Taehyung non si addormentò sulla soffice erba.
Jungkook si sedette, accostandosi alla statura mingherlina del marito. Gli coprì il volto subito dopo che notò la sua smorfia infastidita dai raggi del sole.
“Che testa di criceto. Non ti sei neanche accorto che ti stessi seguendo. Dovresti stare più attento.” disse, soffermandosi ad osservagli con maggior cura le labbra. Si trattenne qualche minuto in più. Poi gli spostò i capelli all’indietro e gli diede un bacio sulla fronte. Prima di andarsene percepì una strana sensazione, che neanche lui seppe darsi una spiegazione. Però preferì non farci caso.
A Taehyung parve di aver sentito la voce di Jungkook e all’istante si mise in piedi. Lo cercò con i suoi occhi dappertutto, però fu inutile. Perché Jungkook non c’era. E Taehyung si diede dello stupido ad aver pensato per un microbo secondo che il marito fosse lì con lui. Era stato un sogno. Un bel sogno.
Con il passare del tempo non fu solo Jungkook ad essere colpito, ma anche Taehyung. Veniva schiaffeggiato per ogni piccola banalità da A-Yeong, perché il suo viso le ricordava quello dei suoi genitori.
Taehyung le permetteva di schiaffeggiarlo senza battere nessun ciglio. Lui era molto ingenuo e non diffidava mai delle persone. Però A-Yeong non le piaceva. Era comparsa così dal nulla e senza nessun motivo accaniva la sua furente rabbia contro di lui. Taehyung incominciò a nutrire dei sospetti ed incominciò anche a tenerla sott’occhio. Taehyung capì di aver ragione quando una sera la seguì ed ascoltò la conversazione tra lei e Chin-Mae. E fu da quel momento in poi che Taehyung svanì per una settimana.
Normalmente ogni volta che Taehyung non era in casa, Jungkook andava in campagna e come al suo solito l’osservava da lontano. In quella settimana Jungkook fece la stessa ed identica cosa. Però il primo giorno non lo trovò. Riandò il secondo ed ancora Taehyung non c’era. Jungkook tentò a chiamarlo, però il numero di Taehyung non era rintracciabile. Il corvino chiese a Su-Jung se avesse qualche notizia del marito e percepì che fosse molto preoccupata. Perché anche lei non sapeva dove fosse finito Taehyung. A quel punto Jungkook si ripresentò in campagna sino il settimo giorno, finché non lo avvertirono che il marito era finito in coma.
Jungkook era nervoso. Continuava a negare e reprimere che avesse paura che Taehyung non fosse più riuscito a risvegliarsi. Non voleva ammetterlo e non l’avrebbe ammesso facilmente. Ma nei tre mesi prima che il marito uscisse dal coma, Jungkook lo andava a trovare di notte per non farsi vedere da nessuno. Delle notti lo guardava male e lo denigrava, altre invece gli prendeva la mano e si addormentava con la testa appoggiata sul suo petto. Spesso si recava in campagna e si prendeva cura delle preziose piante del marito e gli sistemava anche la casa con la scusa che lui stesso si sarebbe innervosito nel vedere Taehyung malcontento o lamentarsi. Jungkook fingeva di farlo solo perché si sentiva costretto.
Però lui non mise in conto la possibilità che al risveglio il marito potesse perdere la memoria. Quello si che fu ancora più destabilizzante. Il comportamento di Taehyung lo fece andare in bestia e divenne ancora più brusco.
Taehyung era cambiato. Però viveva in lui sempre l’assillante voglia di star vicino al marito, sebbene non si ricordasse di lui.
Invece Jungkook comprimeva i suoi sentimenti finché non ebbe più il potere di tenerli per sé e nasconderli. A poco a poco provò a mostrarli a Taehyung. Purtroppo ogni qualvolta che ci provava non faceva altro che farlo stare male. E nonostante tutto Taehyung non perse mai i suoi sentimenti per Jungkook dall’inizio sino alla fine. Lui non si adattò o si abituò a Jungkook, ma lui lo accettò per come era e lo accolse nel suo cuore. 

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