School of Heroes - da revisio...

By GiulSma

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⚠️ Storia da revisionare ⚠️ Immaginate di vivere in un mondo dove esistono i superpoteri e di essere trascina... More

1.William Clark
2.Test d'ingresso
3.Primo giorno
4.Nome da supereroe
5.Sogno
6.Un ritorno pieno di misteri
7.Tre amici entrano in un bar...
8.Un filo, due uscite
9.Festival
10.Interrogatorio
11.Pigiama party (parte 1)
12.Pigiama party (parte 2)
13.Pigiama party (parte 3)
14.Incendio
15.Incontro pericoloso
16.Portachiavi
17.Zia Phoebe
18.Vita nel Connecticut
19.Dolorosa battaglia
20.Un nuovo eroe
21.Villains
22.Ritorno a casa
23.Coma
24.La verità
25.Piccoli amori
26.Rancore
27.Fuggitivo a scuola
28.Potere
29.I finti dèi
30.Successione
31.Il risveglio del tredicesimo titano
32.Primo giorno da stagista
33.Flame
34.Vecchi amici
35.La battaglia di Springville (pt. 1)
36.La battaglia di Springville (pt.2)
37.Mostro
38.Amori proibiti
39.Oil and Water
40.Ghiaccio
41.Amy
42.Il sogno più bello
44.La famiglia Castillo
45.Angel
46.Padre, Figlio e Potere Primario
47.Ballo d'autunno
48.L'origine di Nightmare
49.Cinquecentomila
50.Bacio dietro le sbarre
51.Due anime
52.Sacrificio eroico
53.Caos
54.Cenere alla cenere
55.Attraverso i ricordi
56.Compleanno
57.Il bacio perfetto
🎖Super Traguardi 🎖
🎬 Backstage 🎬

43.Black Night Bar

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By GiulSma

Nightmare atterrò in piedi in mezzo a un marciapiede vuoto e si guardò intorno infastidita dalla troppa calma di quel quartiere situato in una periferia di New York City.
All'orizzonte svettavano i tetti dei giganti di vetro che ospitavano centinaia di famiglie e uffici per i lavoratori, illuminati dagli ultimi raggi del sole.
Poteva essere là in mezzo a migliaia di cittadini e turisti a scatenare il caos invece le era stato assegnato il noioso compito di uccidere una spia.

Faceva volentieri il lavoro da sicario, ma voleva anche divertirsi.
"Se finissi prima potrei..." non concludo neanche il suo pensiero. Sappiamo tutti cosa avrebbe voluto fare e di sicuro non era passeggiare per quella città come una persona normale salutando amichevolmente i passanti.

Alzò lo sguardo annoiato e vide davanti a sé la porta illuminata dalle lampade di un locale soffocato tra i muri di mattoni rossi di due condomini.
Sopra di esse svettava un'insegna con su scritto Black Night Bar.

Si mise la maschera ed entrò nel locale attirando l'attenzione di tutti i presenti.
Erano tutti uomini adulti e poco raccomandabili. C'erano trafficatori di droga, alcolisti, gruppi di ragazzi violenti armati di coltellino e pistola, scagnozzi e qualche ladro che tentava di nascondersi dagli sbirri.

Insomma, tutta gente con cui nessuno sarebbe voluto stare, ma appena videro Nightmare indietreggiarono spaventati e trattennero il fiato facendo finta di nulla per non infastidirla.

Era famosa nel mondo del crimine, specialmente perché era una delle persone più pericolose in circolazione, al pari di Bonesbreaker -suo padre- e del Boss dei Villain.
Era come una leggenda e nessuno si sarebbe mai aspettato di vederla in quello squallido bar in una normale sera di metà settembre.

Avanzò lentamente fino al bancone lasciando che il suono dei suoi passi rimbombasse per le pareti del locale gelando il cuore di ogni presente e si sedette su una sedia così alta che non riusciva a toccare nemmeno il poggiapiedi di ferro.

Era imbarazzante? Sì, ma nessuno poteva neanche solo pensare di ridere o prenderla in giro.
Cercava solo un pretesto per radere al suolo quel posto e catturare quella spia, meglio non farla arrabbiare.

Un barista alto, robusto, dalla pelle abbronzata tipica di chi veniva dalla California si fece da parte e delegò una sua stagista sedicenne a servire la Villain per paura che questa sfogasse contro di lui la tipica rabbia repressa che possedevano tutti coloro che amavano commettere omicidi.

Così una ragazzina che non superava il metro e sessanta, con un paio di occhiali neri sul naso e dei capelli castani legati in una coda alta andò a servire l'ospite speciale.

«Cosa posso portarle?» le chiese fissandola con i suoi occhietti nocciola che tendevano all'oro.
«Quello che vuoi, basta che sia commestibile e veloce»

"Sembra che qualcuno abbia avuto una pessima giornata" pensò alzando gli occhi al cielo.

«Muoviti» disse Nightmare notando quell'atto di insubordinazione.

Con lo sguardo iniziò a osservare uno ad uno le persone presenti fino a quando non vide la sua preda. Era seduto a un tavolo rotondo fatto di legno e rovinato dai numerosi pugnali e coltelli che lo avevano inciso e scorticato in alcuni punti.

Insieme a lui c'era un poliziotto in borghese che aveva riconosciuto subito dall'odore di paura che emanava.
La sentiva e ne era attratta come mamba nero affamato che ha appena individuato la sua preda.

Ghignò da dietro la maschera e iniziò ad avvicinarsi quando venne interrotta dalla stagista che le sventolò davanti un vassoio con un hamburger e delle patatine.

«Come da lei richiesto...»
«Levati di torno!» la spinse con tutta la forza che aveva, sperando che sarebbe volata sul muro rompendosi qualche osso, ma la ragazza non si mosse di un centimetro.

Le sembrava di aver provato a spingere un muro impenetrabile e improvvisamente si sentì in dovere di dimostrarsi all'altezza di quella persona.

Tutti i presenti, vedendo una Villain del suo rango avere difficoltà con la cameriera, iniziarono a preparare delle mance generose da darle per evitare guai.

«Cerchi guai, Nightmare? Questo è un bar pacifico e non sono ammesse risse» disse squadrandola da capo a piedi.
«Ma chi ti credi di essere per parlare a me con questo tono? Hai la minima idea di chi sono?»

Tutto quello era assurdo. Doveva uccidere una spia, non combattere contro un'inutile cameriera senza un briciolo di rispetto.

«So benissimo chi sei» Appoggiò il vassoio su un tavolo libero e gli diede due pacche. «Ecco perché dovresti mangiare un po' prima di fare quel che hai in mente di fare»
«Ma come fai a...?»

«Morgan! Non infastidire la nostra cliente!» le urlò il barista con la voce tremante dalla paura.
La cameriera si sistemò gli occhiali e lanciò un ultimo sguardo di sfida a Nightmare. «Grazie per aver scelto il Black Night Bar, spero che la sua cena sia di gradimento»

E se ne andò lasciando confusa e irritata la nostra Villain. Possibile che ci fosse qualcuno in grado di tenerle testa in quel mondo? Certo, tra queste c'erano Will, il Boss e suo padre, ma quella ragazzina non compariva da nessuna parte.

Tranquilli, non sarà un problema per lei in futuro. Morgan è una ragazza che ha già i suoi problemi e si è ritrovata lì per puro caso. Ma questa non è la sua storia, è quella di William e dei suoi amici e per ora è meglio focalizzarsi su di loro, specialmente su Nightmare.

Quella notte era furente e solo il sangue di quella spia avrebbe potuto placare la sua ira.
Si presentò di fronte al tavolo del diretto interessato facendogli volare via l'anima dallo spavento.

Sbatté forte le mani sul tavolo e lo fissò puntandogli contro le luci rosse che provenivano dalla sua maschera, in corrispondenza degli occhi.
Era pronta a staccargli la testa, a vedere il suo sangue colare giù dal collo e inondare quel posto di rosso.

Gli afferrò il colletto della camicia e lo strinse così forte da rovinarglielo. «Tu, traditore, come osi fare il doppiogiochista e dare informazioni all'altro lato? Dovresti sapere a cosa vai incontro»
«Mia... mia signora non ho fatto nulla, lo giuro!» balbettò il colpevole.
«Tutto quel che sento sono bugie. Sono queste le tue ultime parole?»
«No! No la prego! Ho famiglia!»
«E ti sembro una persona a cui importi?»

Gli occhi dell'uomo si riempirono di lacrime al pensiero di lasciare la famiglia che tanto amava.
Sua figlia aveva appena compiuto dodici anni e sua moglie era in dolce attesa. Presto avrebbero scoperto il sesso del loro bambino e lui voleva esserci.

«La prego, Nightmare, mi risparmi. Farò tutto ciò che vuole lei, farò il doppio gioco per voi! Ormai mi conoscono, si fidano di me! La prego, la scongiuro-»

Nightmare gli afferrò la testa con la mano e la strinse fino a fargli uscire il sangue dalle orecchie. «Muori»

Successe tutto in un lampo. Un bagliore accecante l'aveva disorientata per una frazione di secondo e le aveva fatto perdere la presa sulla sua preda.
Sentì un rumore metallico seguito da una voce che le ordinava: "Vattene dal mio territorio e tornatene da dove sei venuta".

E quando aveva riaperto gli occhi si era ritrovata in mezzo al marciapiede.
Il bar era scomparso, così come la sua preda.

Iniziò a ringhiare, a tenersi la testa e urlò dalla frustrazione distruggendo tutto quel che si trovava nel raggio di qualche metro.
Ridusse un cassonetto in una pallina di metallo e lo gettò contro una Fiat parcheggiata lì vicino.

Il suo sguardo vagava in cerca di qualsiasi cosa con cui sfogarsi. E lì vide... delle persone.
Rise di gusto e si scagliò contro chiunque incontrasse. Uomini, donne, bambini uccisi senza pietà. I corpi rivoltati con le ossa fuori e la pelle dentro giacevano a terra riempiti di sangue e le loro interiora erano gettate in qualche angolo o erano state mangiate dagli animali randagi.
Era uno spettacolo atroce, persino i peggiori assassini sarebbero rimasti inorriditi da quello scempio.

Ringhiava, urlava, uccideva e non si era accorta che si stava dirigendo verso un quartiere che conosceva bene: il ghetto dove viveva un tempo insieme a sua madre.

Uccise l'ennesimo lavoratore e lo buttò ai lati di un muro lasciando che i suoi guanti di pelle si sporcassero del suo sangue, come avevano fatto con quello di tutte le altre persone.

Si prese la testa fra le mani ridendo come una matta e si strappò via la maschera mostrando il suo volto completamente corrotto dall'odio.
Era cambiata... la sclera dei suoi occhi era diventata color catrame e al posto delle sue calde iridi nocciola vi erano dei freddi cerchi rossi che bramavano sangue.

Le capitò per puro caso di specchiarsi in una pozzanghera e si accorse di quel che era diventata: un mostro.
Shadow non scherzava su quello che le aveva raccontato. Essendo la reincarnazione del caos stesso, quando si sarebbe avvicinata l'ora della sua ascesa, avrebbe iniziato a trasformarsi in qualcosa di terrificante ed eccolo lì.

Il ghigno scomparve del tutto e lasciò spazio a uno sguardo preoccupato.
Si portò una mano sulla faccia come a nascondersi e si allontanò terrorizzata da se stessa.

Non aveva più il controllo delle sue azioni, era posseduta dall'odio e non era nemmeno colpa di Hypnos.

Voleva piangere, gridare, prendere un coltello e porre fine alla sua esistenza mostruosa. Ma una voce la salvò.

«Sei diversa dall'ultima volta che ti ho incontrato, Lucrecia» disse Skull stringendo la presa sulla sua mazza chiodata.

Non che avesse potuto difendersi con quell'arma, ma le dava comunque abbastanza sicurezza da permetterle di parlare con la sua vecchia amica.

Il suo sguardo si addolcì e avanzò lentamente, tremando per la paura. «Sei proprio messa male... Non avrei mai dovuto consegnarti al Boss dei Villain...»

Nightmare si ricompose e le mostrò il suo miglior ghigno malefico. «No, hai fatto benissimo. Guardami, sono potente. Possiedo centinaia di migliaia di sottoposti, sono temuta in tutto il mondo e presto sarà tutto mio. Il mondo cadrà sotto il mio controllo! Sprofonderà nel caos e io sarò la sua sovrana!»

«E che ne è del ragazzo?»

Il volto da folle si spense. «Ragazzo?»
«Sì, quello con i capelli rossi. Quello che amavi, per cui hai abbandonato tutto...»
«Te lo stai inventando? Non ho mai amato nessuno oltre che me stessa!»
«A me non sembra... guarda come ti sei punita da sola... questo non è amare se stessi. Sei inginocchiata su una pozza di sangue, con la divisa da Villain e uno sguardo mostruoso. Questa non sei tu...»
«Taci!»

Le puntò una mano contro e la strinse per farle fare la stessa fine di tutte le persone che aveva ucciso quel giorno, ma non ne ebbe la forza.
Era stanca dopo tutto quell'urlare e disperarsi.

«Lucrecia...»
«Non chiamarmi così! Ora sono Nightmare, sono l'incubo di ogni eroe! Il terrore di ognuno che mi si metta contro!»
«No... non sei così...»
«Smettila!»

Afferrò Skull per la giacca di pelle che aveva appena rubato, tipico di lei, e la scaraventò contro il muro, proprio sopra il cadavere.
La ragazza emise un urlo terrorizzato nel vedere a pochi centimetri da lei la testa decapitata e squagliata di quell'uomo.
Certo, se ne vedevano spesso in giro, ma non le stava a guardare così vicino.

«Ti piace? L'ho ideata io personalmente. Posso farti un taglio uguale» disse Nightmare leccandosi il guanto pieno di sangue mentre si immaginava di che gusto potesse sapere quello di Skull.

Forse non dovrei dirlo perché sono l'autrice e l'ho ideata io questa scena ma CHE SCHIFO! CHE. SCHIFO. SCHIFOOOOOOOOOOO!
Ok, ritorniamo alla storia.

Skull si rialzò dolorante e si allontanò da Nightmare inciampando più volte. Faceva fatica a reggersi sulle gambe tanto era spaventata.
Il suo respiro era corto e spesso interrotto dal suo deglutire continuo. Le labbra le tremavano, così come tutto il corpo e sentiva un forte peso premerle nel petto e bruciarle i polmoni.
Era il terrore, quello puro e il mostro dentro Nightmare si nutriva proprio di quello.

«Che c'è? Non provi più a fare la gentile con me?» disse la Villain mostrando un musetto offeso. «Sai che sono sensibile e che mi offendo facilmente. E sai... che te la farò pagare cara per avermi pugnalata alle spalle»

Skull corse verso di lei prendendola di sprovvista e le rifilò un pugno così forte che le fece girare la testa e la mandò contro il muro.

Si sentì un forte schianto e alcune mattonelle si riempirono del sangue della ragazza.

«Smettila! Smettila di parlare così!» Iniziò a scuoterla violentemente. «Dimmi dov'è la mia migliore amica! Dimmi dove hai nascosto Lucrecia!»

Le rivolse uno sguardo folle e pieno d'odio. «È morta. La ragazzina debole che conoscevi non esiste più. Hai davanti la tua sovrana e faresti meglio a levarmi quelle sudice mani di dosso prima che ti faccia pentire di essere nata»

«Non è vero... Ci deve pur essere qualcosa di buono in te...»
«Non c'è e se c'è verrà distrutto. Più passa il tempo più divento potente e l'ora della mia ascesa si avvicina»

Era andata. Non c'era più alcuna possibilità di salvarla. La sua anima era nera, come i suoi occhi e la sua divisa. Non c'era più nulla di umano in quel mostro.

Skull prese un po' di ghiaia e la lanciò negli occhi di Nightmare disorientandola.
Ne approfittò per correre via consumando tutte le energie che le erano rimaste e si rifugiò nel suo posto sicuro: un bunker sotterraneo di cinquanta metri quadrati dove si era stabilita qualche settimana prima per sfuggire alle autorità e avere un po' di pace.
Nessuno l'avrebbe mai trovata lì, nemmeno Lucrecia.

I suoi occhi si riempirono di lacrime e il respiro diventò affannoso. L'aria schifosa di quel posto le inondava i polmoni bruciandoli e obbligandola a fermarsi di tanto in tanto per riprendere fiato.

Era colpa sua, era tutta colpa sua.
Se non l'avesse mai consegnata a quel Villain a quest'ora non sarebbe diventata malvagia e non avrebbe fatto del male a nessuno.

Forse avrebbe realizzato il suo sogno di diventare un'eroina e di vivere una vita normale al fianco di quel ragazzo dai capelli rossi.
Chissà perché non riusciva a ricordarlo...

Era confusa, ma l'unica certezza che aveva era che "pel di carota" avrebbe potuto aiutarla a salvare la sua migliore amica prima che combinasse un disastro irreparabile.

Che bel capitolo pieno di traumi, sangue e lacrime.
Devo dire che è stato molto rilassante scriverlo (non è vero ho pianto e mi sono sentita malissimo, ma l'ho lasciato così perché DEVE andare così).

È ritornato un personaggio che abbiamo incontrato nei primi capitoli, Skull, che ha subito un bel trauma nel vedere la sua vecchia amica ridotta in quello stato. Chissà, forse in futuro sarà più importante.

Mentre, per chi è confuso, Morgan la cameriera è uno dei personaggi di un'altra mia storia.
Mi sembrava carino farle fare un cameo per salvare la vita di quell'uomo. Anche se, a giudicare da quel che è successo dopo, sarebbe stato meglio se fosse morto solo lui.

Mea culpa, mea maxima culpa.

Be' credo di aver detto tutto! Se non siete troppo traumatizzati e possedete ancora un po' di vena masochista continuate a leggere!
Io, dal mio canto, continuerò a sfornare nuovi capitoli fino alla fine.

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