Choices ||Jegulus/Wolfstar |...

By __pads

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Tutti commettiamo errori. Ma facciamo anche delle scelte. È importante per James, questa differenza. Ce la me... More

Introduzione
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitoli 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 50
Capitolo 51
Capitolo 52

Capitolo 5

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By __pads


Capitolo 5


Non tornò alla torre di astronomia la notte successiva. Nè la notte dopo. Neanche Regulus. James controllò. Era così che ora trascorreva il suo tempo libero, a guardare il nome di Regulus muoversi sulla mappa. Era assolutamente e sicuramente patetico. Ma questo non lo fermò.

"Ehi, Terra chiama Ramoso?" Sirius schioccò le dita con impazienza in direzione di James.

James alzò lo sguardo dal camino e trovò i suoi tre amici che lo fissavano.

Passò un secondo.

"Scusa, che cosa?"

Sirius sbuffò. "Pianificazione della festa di Halloween, vuoi contribuire con qualcosa?"

"Non lo so," si abbassò sulla sedia, inclinando la testa all'indietro per guardare il soffitto. "Non possiamo semplicemente fare quello che abbiamo fatto l'anno scorso?"

Sirius sussultò. "Non possiamo solo...tu...Remus, hai sentito cosa ha detto?"

James stava prestando attenzione solo vagamente. Sapeva che qualcuno stava dicendo qualcos'altro, poi sentì i rumori attutiti di passi strascicati e libri che si chiudevano. Sirius però non riprese a parlare, quindi la considerò una vittoria.

Il viso di Remus comparve sopra di lui.

"Hey Moons" disse stancamente.

Remus si infilò il labbro inferiore tra i denti, gli occhi che andavano su James come se fosse una pozione che non bolliva per bene.

"Andiamo, ok?" disse alla fine.

James inarcò la fronte. "Scusa, non posso andare da nessuna parte in questo momento. Sono nel bel mezzo di un lavoro molto importante".

"Oh davvero?"

James annuì, espressione seria. "Mhm, qualcuno deve contare tutte le crepe nel soffitto."

Remus sorrise, allungandosi e afferrando il polso di James, "Dai Prongs, andiamo."

"Se hai intenzione di rapirmi almeno abbi la decenza di dirmi dove stiamo andando", James notò che Sirius si era ritirato dall'altra parte della sala comune con Mary, Pete non si vedeva da nessuna parte. Remus li aveva chiaramente congedati.

"Non sono sicuro che i rapitori siano noti per essere particolarmente rispettabili".

"Che palle," borbottò James, lasciandosi trascinare fuori dal buco del ritratto e poi nel corridoio.

All'inizio camminarono in silenzio, James si infilò le mani appena liberate nelle tasche e fece uno sforzo per non guardare nessuno. Il problema dell'essere una persona generalmente socievole è che non esiste un modo efficace per comunicare alle persone di stare alla larga da te quando stai passando una brutta giornata.

"Non hai portato il mantello", si ritrovò a dire James alla fine.

"No, infatti. Molto astuto da parte tua averlo notato".

James sbuffò una risata. "Sarai contento quando verremo beccati per essere andati in giro dopo il coprifuoco?"

Remus battè il distintivo del prefetto sul petto, lanciando a James uno sguardo furbo.

"Ah," disse James saggiamente. "I vantaggi di svendersi alle autorità".

Remus alzò solo gli occhi al cielo, continuando a fare la strada. La cosa bella di Moony, beh, una delle tante, era che era un'ottima persona con cui non fare conversazione. Non era a disagio con il silenzio. Poteva lasciare che il tempo passasse, in un modo in cui James non era mai stato molto bravo. A Remus non importava che tu fossi triste, ma non perché davvero non gli importasse, ma perché capiva che a volte le cose non possono essere semplicemente aggiustate. Avevano solo bisogno di essere ascoltate.

"Spuntino?" chiese James mentre si avvicinano al dipinto del cesto di frutta, Remus fece il solletico alla pera con grande dignità.

"Cioccolata calda", corresse Moony.

James lo seguì attraverso il buco del ritratto, sorridendo. Avrebbe dovuto immaginarlo.

"Salve signori!"

"Come possiamo essere di aiuto, signori?"

"Di cosa hanno bisogno i giovani signori?"

Almeno una dozzina di elfi domestici gli andarono incontro. James non si sarebbe mai abituato. I Potter avevano un solo elfo domestico, Mimi, e non assomigliava per niente agli elfi di Hogwarts.

Tanto per cominciare, lo trattava sempre di merda; "Oh, il padroncino ha perso entrambe le braccia, vedo, ecco perché il suo letto è ancora sfatto", oppure "Il padron James sembra aver perso la vista a scuola, ecco perché non riesce a vedere il disordine sul pavimento della sua camera da letto".

"Due tazze di cioccolata calda andranno benissimo, se non vi dispiace" disse Remus, dirigendosi verso il tavolo più vicino. "E' un problema se rimaniamo per un po'?"

"Niente affatto, signori!"

"Subito signori!"

"Volete dei marshmallow, signori?"

Remus si girò verso James, la fronte alzata.

"Uh... sì, certo. Grazie," si strofinò la nuca a disagio mentre le piccole creature si affrettavano a preparare.

"Quindi rimaniamo qui?" chiese James mentre si sedeva accanto a Remus.

Remus annuì. "Ho pensato che sarebbe stato d'aiuto."

"Aiuto?"

In quel momento comparvero davanti a loro due boccali giganti, traboccanti di montagne di marshmallow già sciolti.

Remus emise un ronzio soddisfatto mentre avvolgeva le dita attorno alla tazza a lui più vicina.

"Dio, adoro quell'odore", disse felice.

James prese in mano la sua tazza, premendo la calda porcellana tra le sue mani e cercando di ignorare il dolore che c'era stato nel suo petto negli ultimi giorni.

"Non devi per forza dirmi cosa c'è che non va," disse Remus alla fine, facendo alzare lo sguardo a James. Il suo amico riabbassò la tazza sul tavolo, gli occhi dolci, ma potè vederne la preoccupazione. "Ma... ma c'è qualcosa che non va, vero?"

James ricambiò lo sguardo impotente. "Io..." ma non uscì nient'altro, cento parole gli si conficcarono in gola. Sospirò, passandosi una mano sul viso prima di inghiottirli tutti con grande difficoltà. "Sono solo stanco", fu il meglio che riuscì ad inventarsi.

Non era una bugia. Gli incubi erano tornati. Tranne che ora a volte era Regulus quello che stava urlando. E James non arrivava mai in tempo.

Remus lo guardò scettico. "James, tu ami Halloween."

"Questo perché Halloween è fantastico."

Remus gli lanciò uno sguardo acuto che James scelse di ignorare, diventando improvvisamente molto più interessato alla sua cioccolata calda.

"Stavi a malapena prestando attenzione prima," insistè Remus. "Di solito cerco di convincere te e Sirius a non intrufolare un troll nel castello o a non incantare i cuscini del divano così che possano ringhiare alle persone."

James sbuffò. "Sono entrambe ottime idee."

"E sarebbero venute in mente a te se non fossi stato così impegnato a tenere il broncio."

James gemette, lasciando cadere la testa tra le mani. Una parte di lui voleva dirlo a Remus, desiderava disperatamente farlo. Ma un'altra parte di lui era terrorizzata. Era così facile, quando poteva stare con Regulus su quella torre, lontano da tutto e da tutti. Lontano dal resto della sua vita, senza pensare a cosa stava facendo.

"Ascolta, come ho detto, non devi dirmi niente ok?" disse Remus, allungandosi sul tavolo e toccandogli leggermente la spalla, facendo sapere a James che era lì.

"Ma il fatto è che, beh di solito sei una specie di libro aperto, e dal momento che nessuno di noi ha idea di cosa ti sta succedendo, questo ci ha messo un po' in allarme" fece una pausa, "soprattutto a Pads."

James si strofinò il viso prima di sedersi e incontrare lo sguardo di Remus. "Ti ha detto lui di parlarmi?"

Remus sorrise. "Ma per favore, voleva parlarti lui stesso. Ma dal momento che ha la consapevolezza emotiva di un bambino, ho pensato che sarebbe stato completamente inutile".

James sbuffò. "Probabilmente hai ragione."

Remus bevve un altro sorso della sua cioccolata calda, aspettando. Aspettando James. Non gli aveva mai nascosto nulla prima. Sapeva che loro lo facevano, soprattutto Sirius e Remus. A volte lo vedeva, nel modo in cui imbronciavano le labbra o abbassavano gli occhi. Non gli importava, sapeva che per loro era più difficile. Sapeva che parte del suo lavoro, del suo ruolo, era essere aperto. Era essere luminoso. Era lì per dimostrare che tutto ciò che pensavano del mondo era sbagliato. Per dimostrare che c'era il buono e a volte bastava quello. Non sempre le cose peggiori sono destinate a compiersi.

Sospirò. "Io-" iniziò, la voce che veniva a mancare quasi immediatamente. Se la schiarì e ci riprovò.

"Penso di aver ferito qualcuno," deglutì con difficoltà. "Penso di aver ferito qualcuno e non so... fanculo Remus, non so come risolverlo."

Le domande, ovviamente - su chi e come - non ci furono. E James gliene fu grato.

"Beh, supponendo che tu non li abbia uccisi...?" aspettò che James annuisse affermativamente.

 "Hai provato a scusarti?"

James emise un sospiro. "Non so come fare."

" 'Mi dispiace' di solito è un buon inizio."

"Sì," disse James al tavolo. "Sì, è solo...non lo so, è...è complicato."

Quando furono passati alcuni minuti senza che Remus dicesse niente, James si costrinse ad alzare lo sguardo. Il suo amico lo stava guardando pensieroso, quella piccola piega tra gli occhi che si formava quando pensava troppo. James si preparò a un assalto di domande a cui non poteva rispondere. Non adesso. Forse mai. Ma avrebbe dovuto saperlo meglio. Quello era Moony, dopotutto.

"Va bene", disse alla fine l'altro ragazzo. "Quindi parlaci e basta."

James lo guardò piatto e Remus rise.

"Senti, nonostante quello che Sirius Black vorrebbe farti credere, torturarti non risolve nulla. Di sicuro non fa nulla per la persona che hai ferito".

Il petto gli faceva male, pensando alla faccia di Regulus, in piedi, lì, così fottutamente spaventato.

"Forse sono solo un codardo."

Remus fece un verso incredulo. "James sei senza dubbio una delle persone più coraggiose che abbia mai incontrato."

Alzò gli occhi al cielo, ma Remus non aveva finito.

"Giuro che quelli del primo anno pensano che tu sia il vero Godric Grifondoro."

"Non è vero", James non riuscì a mantenere una faccia seria.

"Oh per favore, i loro occhi si spalancano così tanto quando ci passi vicino che penso che gli cadranno. Ma," fece spallucce, con un sorriso all'angolo della bocca, "se avessero avuto intenzione di idolatrare qualcuno, ci sono persone migliori che avrebbero potuto scegliere".

Questo fece ridere James, e Remus sorseggiò compiaciuto la sua cioccolata calda prima di allungare la mano dall'altra parte del tavolo per stringergli la spalla.

"Parla con questa persona, va bene?"

James annuì lentamente, giocando con la sua tazza per un minuto prima di parlare di nuovo. "Ascolta, parlando di scuse, avevo intenzione di... sai," si portò la mano alla nuca, nervosamente. "Non volevo farti sentire a disagio l'altro giorno, in biblioteca."

Vide la postura di Remus tesa mentre portava con cura la tazza alle labbra, prendendosi il suo tempo. "Lo so."

Era tardi, le candele si accesero basse mentre uno o due elfi domestici si muovevano intorno a loro, preparandosi per il giorno dopo, immaginò James.

"Mi dispiace," disse, quando Remus continuò a sedere lì in silenzio.

Il suo amico emise un respiro. "Avevo capito che io... non devi essere dispiaciuto", disse goffamente, come se le sue parole si stessero scavalcando solo per uscire dalla sua bocca. "Non l'hai fatto... è solo che non volevo che nessuno lo sapesse", quelle ultime parole erano quasi un sussurro.

James annuì. "Lo so, e non lo sapranno." Non cercò di convincerlo a non preoccuparsi. Non dopo l'ultima volta.

"Grazie," Remus si schiarì la voce e parlò con più forza. "Grazie per essere così... così giusto. Con questa cosa. E con me."

E per la prima volta James ebbe il minimo sentore che non stessero parlando della stessa cosa.

"Certo", disse comunque, "naturalmente".

Finirono le loro cioccolate calde in silenzio.



Aveva tutte le intenzioni di seguire il consiglio di Moony. Davvero, l'aveva. Solo che si scoprì che Regulus era quasi costantemente insieme ad altre persone. Durante le lezioni. Durante i pasti. Dopo i pasti. Sembrava che trascorresse il suo tempo in particolare con Crouch e Rosier che, personalmente, secondo James erano una coppia di compagni particolarmente volgari a cui legarsi. Ma non erano affari suoi.

Trascorse molto del suo tempo cercando di capire come beccare Regulus da solo e relativamente poco tempo a pensare a cosa avrebbe dovuto effettivamente dirgli. Cosa voleva. Quelle domande erano difficili, gli ammazzarono lo stomaco e se ci pensava troppo a lungo perdeva i nervi. Quindi non lo fece. Li ignorò. Un metodo collaudato che gli era servito bene in passato.

Nel frattempo, era tornato ad essere completamente investito nella pianificazione della festa.

"Prenderemo gli alcolici da Rosmerta questo fine settimana quando andremo a Hogsmeade", disse, scorrendo la lista delle cose da fare davanti a lui.

"Vuoi dire che Felpato prenderà gli alcolici", disse Peter.

Sirius, che era sdraiato di schiena, si girò dopo quella frase, appoggiando la testa sulla sua mano e sorridendo.

"Geloso codaliscia?"

Peter arrossì. "Te l'ho già detto, non mi piace Rosmerta."

James cercò ma non riuscì a non soffocare uno sbuffo, guadagnandosi un'occhiata tagliente da Peter.

"Cosa c'è? Mi dispiace", alzò le mani in segno di resa, "ma arrossisci ogni volta che viene menzionato il suo nome."

"Ascolta, Pete, posso farti entrare nelle sue grazie, non è una donna complicata."

"Sirius, davvero?" chiese Remus in tono piatto. "Non fare il cretino."

James vide qualcosa sfarfallare sul viso di Sirius, come se fosse ferito, prima che fosse in grado di mascherarlo con un sorriso. "Sto solo cercando di aiutare."

"Va bene, ok," James si spinse in avanti. "Quindi per l'alcol abbiamo fatto. Hagrid ci sta fornendo una tonnellata di zucche e sono abbastanza sicuro di aver capito come incantare il soffitto in modo che faccia i fulmini ma non ci inzuppi tutti in un acquazzone torrenziale."

"È per questo che i divani erano così fradici l'altro giorno?" chiese Peter.

"Nessun commento a riguardo. Moony, hai una playlist?"

"Ovviamente."

"Ehi, uh," Sirius si alzò a sedere, passandosi nervosamente una mano tra i capelli. Remus si girò verso di lui. "Ho questi...mio zio mi ha mandato questi dischi, non so se vorresti dargli un'occhiata o..." si interruppe, scrollando le spalle in un modo stranamente imbarazzato. "Non so se sono davvero buoni. Ho solo pensato, sai, se stavi cercando qualcosa di nuovo..."

Remus sbattè le palpebre, sostenendo lo sguardo di Sirius. "Sì, mi piacerebbe. Forse possiamo ascoltare l'ultimo che ti ha inviato?"

Sirius annuì, rilassandosi leggermente. "Sì, fantastico, certo."

Gli occhi di James rimbalzarono tra i suoi due amici prima di tornare alla lista davanti a lui.

 "Pete, ci pensi tu per il cibo."

"Vado a ripulire Mielandia, cazzo."

"Quello è il mio ragazzo," James si sporse in avanti per dargli un pugno scherzoso sul braccio

"Questo lascia semplicemente..."

"Oi James?"

Apparve Marlene, appoggiata allo schienale del divano.

"Hai gli schemi di gioco su cui abbiamo lavorato ieri? Speravo di riguardarmeli," i suoi occhi individuarono la pergamena nelle mani di James e gli altri tre ragazzi intorno a lui. "Oh scusa. Sto interrompendo una complotto?"

"Noi non complottiamo," disse Remus indignato.

"Beh, voglio dire", disse Peter, "Un po' complottiamo".

James alzò gli occhi al cielo, gettando di lato la pergamena tra le mani. "Sì Marl, dammi solo un secondo, sono di sopra."

"Stai cercando di impressionare Frank?" sentì Sirius chiederle mentre si dirigeva verso le scale.

"E' più come se stessi cercando di assicurarmi di non essere sconfitta dal tuo fratellino."

Era davvero una benedizione che a quel punto fosse già dietro l'angolo, perché non era sicuro di riuscire a trattenere una smorfia.

Quindi, davvero, era colpa di Marlene se la prima cosa che fece quando salì nella stanza fu prendere la mappa, aprirla con un colpetto sul letto e cercare quel nome a lui familiare. Si aspettò che Regulus fosse nella sua stanza ormai, erano... le dieci e mezza, le undici? Forse era in sala comune, con Crouch e Rosier.

Tranne per il fatto che non fosse nemmeno lì. Non era in nessuno di quei posti.

James sentì il fiato corto, gli occhi puntati sulla torre di astronomia, ma non era nemmeno lì. Frank e Alice erano lì però. James sbuffò. Buon per loro.

Continuò a cercare, non era sicuro di dove altro sarebbe potuto essere. Percorse ogni centimetro del castello.

James chiuse con un colpetto la mappa, cadendo in ginocchio per tirare fuori il mantello dell'invisibilità da sotto il letto. Doveva trovare una scusa per spiegare la sua scomparsa agli altri, non aveva idea di cosa poteva dire, ma non si preoccupò di cercare di arrivarci ora.

Marlene stava ancora parlando con Sirius quando tornò al piano di sotto, Remus leggeva mentre Pete esaminava la lista della festa. James uscì dal buco del ritratto mentre entrava una ragazza del quinto anno.

Faceva freddo, James non aveva pensato di prendere con se' un maglione. Ripose il mantello nel punto che conosceva vicino al platano picchiatore, prima di correre giù al campo da quidditch. Vide prima il boccino. Minuscolo e dorato, lampeggiante al chiaro di luna e poi, nel buio, Regulus.

James entrò in campo, guardando Regulus mentre lasciava andare di nuovo la palla, aspettando che si allontanasse prima di iniziare a fare giri intorno al campo. Era un pazzo. James pensò di chiamarlo ma decise di non farlo, invece prese posto sull'erba e aspettò.

Era davvero incredibile guardare Regulus trovare il boccino anche al buio pesto. James lo intravedeva solo qua e là, il resto del tempo si confondeva con il cielo. Scompariva nelle stelle. Appropriato, pensò James.

Il suo stomaco sussultò un po' quando Regulus finalmente iniziò a scendere, la calma che lo aveva investito mentre lo guardava svaniva rapidamente.

Regulus all'inizio non lo vide, atterrò con grazia e si fermò per un momento, guardando il boccino nelle sue mani. James aspettò, chiedendosi cosa avesse catturato l'attenzione di Regulus e poi osservò l'altro ragazzo che si infilava con cautela il boccino in tasca.

"Non posso credere che ti stia rubando un boccino", disse James, facendo un passo avanti.

Regulus si girò di scatto, la mano che andò dritta verso la sua bacchetta come la notte in cui James lo aveva sorpreso nella torre. Sempre pronto per un attacco.

Anche nella penombra, James potè vedere la sorpresa sul viso di Regulus prima che lo chiudesse rapidamente. L'espressione diventò piatta, illeggibile. E sapeva che avrebbe dovuto dire qualcosa, ora che era lì, sapeva che quello era il punto di arrivo. Ma per un minuto, tutto ciò che potè fare fu fissare: Regulus era come spazzato dal vento, respirava ancora pesantemente per il volo, i suoi occhi grigi che specchiavano la luna.

Regulus lasciò cadere la scopa, le braccia incrociate al petto, la stessa espressione vuota sul viso.

 "Bella serata per un po' di bullismo omofobo, vero?"

James si ribellò fisicamente a questo, nonostante il dispetto che riusciva a venire fuori dalla voce di Regulus, nonostante i suoi tentativi di mantenerla livellata.

"Che cosa?"

"Non metterci troppo tempo, ok? Ho altro da fare. Oh, e se potessi provare a non sporcare di sangue il mio maglione, lo apprezzerei. Mi piace molto questo".

James stava ancora vacillando. "Cosa... pensi davvero che lo farei..." ma poi, qualcos'altro lo colpì. "Qualcuno lo ha fatto?"

La maschera di Regulus scivolò leggermente, e anche se la tirò indietro, James la vedeva ancora. Sapeva ancora cosa significasse. Le sue mani si strinsero a pugno.

"Chi?" la parola fu praticamente un ringhio.

Regulus non disse niente, non si mosse.

"Chi è stato Reg?" fece un passo avanti e questo sembrò svegliare Regulus.

"Oh lascia perdere", suonò irritato. "Non ho bisogno che tu difenda il mio fottuto onore Potter."

Il che non era abbastanza un bene. Perché l'idea che qualcuno l'aveva fatto... che l'aveva fatto a Regulus...

"Allora" gli occhi di Regulus lo squadrarono su e giù, sogghignando in un modo che James non vedeva da un po'. "Non sei qui per incasinarmi allora, sei qui per... cosa? Parlare?" Disse l'ultima parola con molto disprezzo. "Preferirei il pestaggio, se devo essere onesto."

James era ancora troppo impegnato a cercare di tenere sotto controllo la sua rabbia per trovare qualsiasi tipo di risposta.

"Ti risparmierò la fatica", continuò Regulus, tendendo la mano sulla scopa e chiamandola nel palmo senza dire una parola. "Non sei un finocchio, non mi hai nemmeno toccato. Grazie tante. Ora, se non ti dispiace, sono stanco e voglio andare a letto".

Il problema era, beh, uno dei tanti, pensò James, era che non era un grande pianificatore. Certo, scherzi e feste, se la cavava bene. Anche se, ad essere onesto, quella era l'influenza di Moony. James era sempre stato più un tipo di persona che segue l'istinto. Agisci prima, pensa poi.

Quindi ecco, non stava pensando quando allungò la mano, frustrato dal fatto che Regulus se ne stesse andando. Stava andando via di nuovo. Senza avergli dato un secondo per respirare. O pensare. Per lo più voleva solo che aspettasse. Ma non aveva un piano. Non stava pensando. Stava seguendo il suo istinto. Quindi, quando Regulus incespicò di nuovo verso di lui, non sapeva come le sue mani avessero trovato la strada verso il viso dell'altro ragazzo, non ricordava di aver deciso di andare avanti, di premere su di lui. Labbra che si scontrarono insieme.

Questo bacio era diverso. Questa volta James sentì tutto. Ogni centimetro del suo corpo vibrava mentre Regulus apriva la bocca e lo lasciava entrare. Tutto ciò che James riuscì a pensare era .

Si. Questo.

Proprio qui.

Resta qui.

Dove posso tenerti al sicuro.

Il naso di Regulus era freddo ma il resto di lui era così caldo che James potè sentirlo riversarsi dentro di lui, riempiendogli il petto. C'erano universi infiniti in quel bacio. Era grande, gigantesco. Le sue mani scivolarono tra i capelli di Regulus. Odorava di autunno. Come il quidditch.

James all'inizio la registrò a malapena, la mano sul petto, piatta e spingente, non dura ma persistente. Testardo. Stava forzando uno spazio tra loro che James non voleva affatto ci fosse.

Il loro respiro riempì la quiete, le loro teste si allontanarono ma non si toccarono più. La mano di Regulus era ancora ferma sul petto.

"No," disse infine Regulus.

"No?" James fece subito un passo indietro.

Regulus scosse la testa, allungandosi verso il basso e raccogliendo la scopa a mano questa volta. "Non lo farò." Si girò e riprese a camminare verso il castello.

"Che cosa?" James chiese, seguendolo. "Hai iniziato tu!"

Regulus sbuffò. "In realtà non l'ho fatto. Tu l'hai fatto. Sei entrato nella mia vita in maniera indesiderata, senza nemmeno essere stato invitato. Almeno io ero ubriaco, tu che cazzo di scusa hai?"

James ignorò l'ultima domanda. "Se non mi avessi voluto lì, ti saresti sbarazzato di me e lo sai" disse, sempre alle spalle di Regulus.

"C'ho provato"

"Balle".

"Merlino, abbassa la voce, preferirei non avere a che fare con Gazza."

"Oh no, non vorrei finire nei guai. Rovinerebbe la mia reputazione immacolata," James alzò di proposito la voce fino a sfiorare un grido. "Sarebbe terribile se qualcuno guardasse qui fuori e vedesse due STUDENTI FUORI DAL LETTO."

"Sta zitto!" Regulus si girò di scatto, tirando su James. "Cristo, cosa vuoi Potter?"

Era una domanda fastidiosa e ingiusta, pensò James, perché chiaramente non ne aveva idea.

"Voglio parlare."

"Di?" chiese Regulus, completamente esasperato.

James ricambiò il tono. "Non lo so Reg, questo, noi, questo... cos'è successo nella torre. Ascolta io-"

"No," disse Regulus con forza. "No, lo vedi questo? Questo è esattamente ciò che intendevo quando ho detto che non voglio farlo".

James vacillò per un momento. Che Regulus non avesse avuto intenzione di farlo - non avesse avuto intenzione di baciarlo - non era passato per la mente diJames prima d'ora. All'improvviso si rese conto che forse era stato un po' egocentrico. Perché Regulus quella sera era ubriaco, e forse lui voleva solo...insomma quel bacio era stato intenso. Per entrambi. Ne era certo. Quasi. Per lo più. Forse.

"Io..." si passò una mano tra i capelli. "Va bene," disse alla fine. "Se non vuoi... scusa, avrei dovuto chiedertelo prima di..." il suo cuore stava facendo questa cosa strana in cui si fermava ogni volta che cerca di tirare fuori una parola.

E per un secondo Regulus sembrò addolcirsi. "Oh cazzo, davvero, voi maledetti Grifondoro. Non sono... non è quello che sto dicendo." James lo guardò e basta, non fidandosi di se stesso per parlare. "Davvero James, cosa vuoi? Cosa speravi di ottenere?"

James sospirò. "Non lo so."

"Ottimo."

"Senti, fai molte domande per essere uno che non dà molte risposte Reg."

Sorprendentemente, il ragazzo più giovane sembrò accettarlo. Occhi grigi puntati su James.

"Come pensi che andrà a finire, Potter? Cosa pensi che...siamo? Camminerai per il corridoio tenendomi per mano? Ci sbaciucchieremo in biblioteca?"

Il petto di James fece male. "Non lo so, sì, se è quello che vuoi."

Regulus ricambiò lo sguardo, sbattendo le palpebre prima che una fredda risata esplodesse da lui.

"Gesù Cristo", si voltò dando le spalle a James ma non riprese a camminare, la scopa dimenticata per terra mentre portava le mani al viso.

Rimasero lì per un minuto, fermi così, James del tutto incerto su cosa fare.

"Sai qual è il tuo problema," disse alla fine Regulus, voltandosi. "Nessuno ti ha ancora davvero fregato, e lo faranno, un giorno, ma non sarò io. Non voglio quel tipo di responsabilità, fallo fare a qualcun altro".

"Reg..." ma ora era quello il posto.

"Hai almeno considerato come reagirebbero le persone, quanto è assolutamente assurdo tutto ciò che hai appena suggerito? Hai pensato a... cazzo, non lo so, ai tuoi genitori?"

Il che colse James di sorpresa perché no, non l'aveva fatto. Per niente.

"Lo so, lo so, loro sono perfetti, adorabili e altruisti, ho vissuto con Sirius abbastanza a lungo da sentirli lodare come santi, ma sono comunque dei purosangue, famiglia di vecchio stampo, e tu sei il loro unico figlio. Pensi davvero che a loro vada bene se sei un finocchio? Oppure", rise di nuovo, tutto contorto e tagliente, "hai pensato a mio fratello? Bhe lui potrebbe essere stato in disaccordo con i nostri genitori su molte cose, ma non su questo".

"Reg-" James ci riprovò, avvicinandosi, non del tutto sicuro che Regulus stesse respirando a fondo tra le sue parole.

"Per non parlare del fatto che il ragazzo che hai scelto di scopare, tra tutti, sono io."

"Cos'hai che non va?"

Non ci pensò, certo che no, le parole gli uscirono da sole. Perché davvero non capiva. Ma per qualche ragione quelle erano le parole che fecero crollare tutto, le parole che fecero rallentare Regulus per un dannato secondo. Non che facesse qualcosa per ammorbidire lo sguardo duro nei suoi occhi.

"Non fare lo stupido James", disse alla fine, suonando stanco. "Sono proprio sotto i tuoi occhi."

James scosse la testa, prendendo un respiro tremante. "Senti, hai ragione, non ci ho pensato... non ho pensato a niente di tutto questo."

Regulus espirò, sembrando pronto a scattare di nuovo, così James parlò velocemente.

"Ho solo pensato... senti, vuoi sapere cosa voglio? Voglio parlare con te, non solo adesso, ma sempre. Mi manchi. Mi manca parlare con te. Non ho dormito," ammise James e quando Regulus lo guardò interrogativo, si spiegò. "Ho questi... incubi. Ma tu, non lo so, stare con te mi ha fatto sentire di nuovo bene, mi ha fatto sentire... cazzo, al sicuro? E hai ragione, la mia vita è stata facile, lo so. Ma ho visto abbastanza per capire che le cose belle sono rare. E tu lo sei," lo guardò, cercando di mettere a nudo tutti i pensieri che non riusciva ad articolare.

"Sei una brava persona Reg."

L'altro ragazzo lo fissò semplicemente, con gli occhi sbarrati, e James sentì come se il suo petto stesse per aprirsi, le costole gli squarciavano la pelle.

"James..."

"Pensaci, va bene?" James lo interruppe, troppo spaventato da quanto suonava triste, "Vieni alla torre di astronomia domani sera".

Regulus era incredibilmente immobile, un cervo con i fari puntati addosso, che guardava James come se non l'avesse mai visto prima. James deglutì a fatica. Era troppo, sapeva che era così, lo era sempre stato.

Lentamente, Regulus annuì.

"Okay," esalò James, parlando principalmente a se stesso. "Bene. Ok."

Questa volta, quando Regulus iniziò ad allontanarsi, James non cercò di fermarlo.

Il vento si sentì più freddo ora, James tremava mentre si avvolgeva le braccia al petto. Si chiese se ora sarebbe stato tutto più freddo. Dopo Regulus.



Il giorno successivo fu un po' sfocato. James non dormì molto, ma a questo punto era normale. Cercò Regulus a colazione, ma non lo vide. Marlene gli dava fastidio per non essere tornato con gli schemi di gioco, e Sirius chiese una spiegazione completa.

"Avevo solo bisogno di un po' d'aria fresca."

"Aria fresca? È una specie di eufemismo di cui non sono a conoscenza?"

James alzò le spalle, facendo del suo meglio per non incontrare lo sguardo consapevole di Remus.

"Prongs..."

"Ehi Sirius, non dovevi mostrarmi quei dischi che ti ha mandato tuo zio?"

James mandò un silenzioso ringraziamento all'universo per il meraviglioso e dannatissimo Remus Lupin.

Si trascinò di classe in classe tutto il giorno, ritirandosi nella sua stanza quando le lezioni erano finite e facendo del suo meglio per non perdersene assolutamente nemmeno una.

"James?" Peter si avvicinò ad un certo punto, James era sdraiato sul letto, agitando il boccino su e giù, le tende tirate. "Tu... uh... stai bene?"

"Più o meno. Non mi sento troppo bene."

"Oh-ok, vuoi qualcosa o...?"

"Voglio solo dormire."

"Giusto, giusto, sì, va bene."

Sentì la porta si chiudersi, poi afferrò il mantello dell'invisibilità e si diresse verso la torre.

Aspettò di fronte alla porta, i gomiti sulle ginocchia, le mani giunte. Avrebbe dovuto portare qualcosa da fare, per distrarsi. Non che ci sarebbe riuscito, in ogni caso.

Andrà tutto bene, anche se Regulus non verrà.

Lo farà.

Meglio così, allora.

Le sue ginocchia oscillavano su e giù con impazienza mentre ripensava ad ogni cosa stupida che aveva detto la sera prima e ogni cosa stupida che non aveva detto ma che avrebbe dovuto assolutamente fare. Non sapeva come era arrivato lì o come qualcosa che non sapeva nemmeno di volere una settimana fa ora sembrava così, così importante.

Sospirò, lasciando cadere la testa tra le mani e tirandosi i capelli.

Cazzo, pensò, cazzo, non verrà, vero? Ma va bene così, ricordò a se stesso. Meglio ancora.

Era patetica, la velocità con cui la sua testa si alzò di scatto quando finalmente sentì la porta aprirsi, come se si fosse riempita istantaneamente di calore alla vista di Regulus, rigido e a disagio, ma lì. James si sentì calmo per la prima volta durante tutto il giorno. Perché almeno se lui era lì avrebbero potuto affrontare questa cosa insieme. Almeno se era lì, allora James non era da solo in tutta quella situazione.

Passarono diversi istanti prima che Regulus si schiarisse la voce, ancora in piedi davanti alla porta, guardando James stancamente. "Nessuno deve saperlo."

James sbattè le palpebre, cercando di recuperare. "Va bene," disse lentamente.

"Dico sul serio," insistè Regulus. "Nè mio fratello, nè Lupin, nè Minus. Noi... qualunque cosa facciamo qui, qualunque cosa sia, nessuno dovrà saperlo."

James annuì. "Bene. Nessuno lo saprà."

Regulus non disse nient'altro, restò solo in piedi dall'altra parte della torre, con l'aria di uno che era pronto a correre.

"Reg," disse James alla fine, la voce morbida, un sorriso che gli tirava l'angolo della bocca. "Vieni qui."

Gli ci volle un minuto, c'era così tanto dietro quegli occhi, ma alla fine, alla fine, venne avanti. Rigido ed eccessivamente studiato, come quando era ubriaco. Pensava troppo. Stava provando troppo.

Si fermò davanti a James, gli occhi grigi erano ancora più intensi da vicino. E James onestamente non sapeva da dove cominciare, ma allungò una mano e agganciò le dita attraverso i passanti della cintura di Regulus, tirandolo in avanti. Non pensò davvero che Regulus lo avrebbe fatto, non pensava che lo avrebbe seguito in quello. Ma lo fece. Scivolò sul petto di James, e-oh, oh, a James piacque. Fece scorrere le mani lungo la schiena, arrivando a tenergli il viso, i pollici gli sfiorarono le guance. E poi lo vide, così vicino, vide la paura, l'incertezza e la morbidezza che Regulus cercava sempre così tanto di nascondere.

"Eccoti qui", disse, quasi un sussurro, prima di tirare leggermente i capelli di Regulus, scoprendogli il collo.

Si avvicinò e spinse la bocca sulla pelle delicata, sentendo il battito cardiaco di Regulus accelerare mentre il suo respiro lo prendeva a pugni.

"Sarai insopportabile, vero?" disse Regulus. James sentì le parole vibrare contro la sua bocca.

"Sì", disse tra un bacio e l'altro. "Dio, sì."

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