Sinners || Loki ||

Por MadGeneration

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☞︎ COMPLETA ☜︎ •In revisione. Revisionata fino al capitolo 2. ⚠️QUESTA STORIA È PROTETTA DA COPYRIGHT, QUAL... Más

Istruzioni per l'uso
Trama
Prestavolti
Prologo - Un'antica magia
1 - In onore di Loki
2 - Rinascita
3 - Ipnotica
4 - Una nuova cittadina
5 - Trova l'intruso
6 - Cambio di piani
7 - Un solo vincitore
8 - Prospettive inesplorate
9 - Giochiamo per vincere
10 - Giù, nell'oscurità
11 - Inganni e Sotterfugi
12 - Chi ci fermerà?
13 - Corde e Pugnali
14 - Vecchie Conoscenze
15 - Emozionanti Paure
16 - Farsi Male fino ad Amarsi
17 - In mancanza di ossigeno
18 - Tradiscimi
19.1 - Lui sta nelle cose che più amiamo
19.2 - Lui sta nelle cose che più amiamo
20 - So come finirà
21 - Si invertono le parti
23 - Una Nuova Era
Epilogo - Peccatori
Post Credits - Ogni cosa al suo posto

22 - Anime Rubate

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Por MadGeneration

Regni Ultraterreni, Inferi.

"Quanti giorni sono passati?
Due? Cinque? Dieci?"

Questa era la domanda che le ronzava in testa. Ma Ormai aveva perso la cognizione del tempo.

Chiusa, nelle prigioni del castello, all'interno della sua cella, era circondata solo da oscurità.
Tutto attorno a lei era buio, il che impediva a chiunque di riuscire a scorgere qualcosa, di vederla.

E il suo obbiettivo era proprio quello.
Voleva solo stare da sola.

Sola con i suoi pensieri, con il suo dolore.

Nemmeno Asmodeo era stato in grado di smuoverla e finché lei non si fosse decisa a fargli abbandonare quella forma e ritrasformarlo in serpente, lui non avrebbe potuto fare molto.

Sapeva che avrebbe potuto assorbire un po' della sua sofferenza, aiutarla in qualche modo. Ma il fatto era che lei non voleva.

Non voleva cedere il suo dolore a nessuno.
Perché era sempre stata la sua battaglia e per la seconda volta l'aveva persa.

Nella sua vita si era sempre detta di non cedere alle emozioni, di non lasciarle mai fuoriuscire da quella scatola nera e sigillata che era il suo cuore.
Ma esse avevano avuto la meglio su di lei, investendola e rendendola vulnerabile, esposta ai suoi nemici.

Aveva lasciato che la sua anima conoscesse il vero amore e si era fatta distruggere da esso.
Perciò ora toccava a lei, e solo a lei, rimediare.
Soffrire, rialzarsi e trovare una soluzione.

Si diceva che ce l'avrebbe fatta anche quella volta. Che nulla poteva abbatterla, che era più forte di qualsiasi difficoltà e tradimento.
Ma le sembrava così difficile riprendere i pezzi di se stessa e ricomporli.

Aveva provato così tanti tipi di dolore nella sua vita, ma nessuno era paragonabile a quello che stava sperimentando.

C'erano dei momenti in cui le sembrava impossibile persino respirare. In cui avrebbe avuto voglia solo di lasciarsi sopraffare dalla sua stessa oscurità, facendosi inghiottire completamente e non uscirne più.

E poi c'erano momenti di rabbia, ira funesta, che le facevano venire voglia di distruggere ogni cosa. Ma aveva già preso a pugni quei muri che la circondavano, aveva già urlato fino a perdere la voce e non si era sentita meglio.

Si domandava che fine avrebbe fatto il resto del suo piano. I suoi alleati non erano ancora arrivati, significava che anche loro l'avevano tradita?
Non sapeva rispondere nemmeno a quella domanda, solo il tempo l'avrebbe illuminata.

E a lei non restava che aspettare.

४ ४ ४

«Questa sera, il Padrone la invita ad una cena per festeggiare la vittoria e discutere delle possibili alleanze» Clelio, sulla soglia della porta di quella stanza, che era e sarebbe stato il suo alloggio per tutta la permanenza in quel Regno Ultraterreno, gli aveva dato quell'annuncio.

«Pensavo che fossimo amici ormai» commentò Loki. «Mi aspettavo che facesse almeno lo sforzo di venire a comunicarmela di persona la sua volontà di organizzare una cenetta romantica per persuadermi a fare quello che vuole» aggiunse poi, aprendo le sue labbra in un piccolo sorriso.

Il Dio degli Inganni si trovava nel centro di quella stanza, arredata sempre con quello stile gotico aristocratico, perciò anche lui aveva deciso di adattarsi all'ambiente. Teneva i capelli neri sempre mossi e spettinati e indossava abiti sempre del suo colore, il verde, ma con una sfumatura più scura e i toni generali più cupi.

Ma doveva ammettere che gli piaceva, nonostante non fosse Asgard e nonostante fosse quanto di più lontano potesse esistere dalle sue abitudini, ci si trovava bene. Il castello sembrava essere perfetto per lui, quando camminava per quei corridoi, quando osservava il paesaggio che lo circondava, nella sua mente pensava che avrebbe potuto farlo. Avrebbe potuto essere il Re di quel posto, se avesse voluto.

Aveva sempre avuto tanti dubbi su se stesso, perché sentiva di non essere accettato per quello che era. Ma lì, laggiù in quel Regno Ultraterreno, si sentiva accolto, compreso e quasi venerato. Aveva presto imparato che negli Inferi, più ti comportavi male e più venivi adorato.

Era come una specie di riflesso malato che ti portava ad ammirare quelli che in qualsiasi altro mondo sarebbero stati considerati i cattivi.

E per la prima volta, Loki poteva essere se stesso, poteva generare caos senza preoccuparsi delle conseguenze, poteva ingannare senza poi doversi nascondere. Era una sensazione che lo faceva stare bene, non voleva abbandonarla.

«La prego di presentarsi alle otto in punto nel salone dei ricevimenti, nella terza torre» Clelio decise di ignorare le sue frecciatine, continuando a mantenere un tono distaccato. Non si fidava di quell'uomo e voleva evitare di cadere in qualche tranello.

«Non mancherò» rispose Loki, aprendo la sua bocca in un falso sorriso amichevole e invitandolo, con un cenno della mano, ad uscire dalla sua stanza. Quando la porta in legno grezzo della camera fu chiusa, il Dio si assicurò di far girare quella chiave due volte e di non essere sentito da nessuno, prima di pronunciare quella frase.

«Ti vedo, sai?» disse, lasciandosi ricadere sul letto dal materasso fin troppo duro. Continuò a guardare quell'armadio chiuso. Concentrò il suo sguardo tra la fessura di quelle ante intagliate, incontrando un occhio che lo fissava insistentemente.

Quelle porte si aprirono, rivelando la figura di Elin, con un'espressione arrabbiata.
«Oh, ciao piccoletta» la salutò, facendo incupire ancora di più il suo sguardo.

«Non hai rispettato il piano!» esclamò, avvicinandosi a lui con fare minaccioso.

La bambina era discesa in quel mondo, poco prima che Loki tradisse la Dea dell'Oscurità. Come d'accordo con Lilith, Elin si era presentata alle porte degli Inferi e aveva percorso la strada delle anime dannate, fino al castello, esattamente come le aveva spiegato di fare.

Aveva chiesto a Minosse di parlare con Agatha, che al suo arrivo davanti alla cascata si trovava già lì. Le aveva rivelato il modo in cui Lilith le aveva mentito e il modo in cui l'aveva usata senza scrupoli. E aveva chiesto aiuto a quella strega, pregandola di insegnarle le arti magiche oscure di quel Regno Ultraterreno.

Accecata dalla sua voglia di vendetta verso la Dea, Agatha aveva accettato senza pensarci su due volte, prendendola sotto la sua ala e iniziando sin da subito a insegnarle ad usare i suoi poteri.

Erano ormai sette giorni che Elin si allenava con la Strega e aveva dimostrato la sua grande intelligenza anche in quel contesto, imparando molto velocemente gli incantesimi. E mentre Agatha pensava di formare quella bambina per usarla come ennesima arma contro Lilith, lei faceva di tutto per destreggiare al meglio la magia nera, così da poter aiutare la Dea.

«Avevo bisogno di qualche certezza in più e ho solo modificato il piano, migliorandolo» rispose per tanto lui, alzando una mano e intimandole di fermarsi a debita distanza da lui. Sapeva che era arrabbiata e non ci voleva un genio per capire che non gli era mai stato particolarmente simpatico. Sapeva anche che avrebbe potuto batterla con estrema facilità, ma non era uno scontro quello che cercava.

In quel momento aveva bisogno che gli eventi tornassero sul loro corso iniziale, quello scelto da Lilith.

«Sono stata l'unica a seguire ciò che aveva detto di fare quindi?» domandò frustrata, portandosi una ciocca bionda dietro l'orecchio.

«No, anche Hege e Kåre faranno ciò che devono fare, ma solo con un po' di ritardo» rivelò Loki, con tono saccente.

«Quindi sono stata l'unica» appurò lei, alzando gli occhi azzurri al cielo. «La persona che ha usato e a cui ha mentito di più è stata l'unica a fidarsi di lei e rispettare il piano» ragionò poi ad alta voce, scuotendo la testa.

«Ironico, vero?» chiese lui retoricamente, ridendo divertito. Ma fu costretto a ritornare serio, quando si rese conto che la bambina lo stava fulminando con lo sguardo.

Si schiarì la voce, prima di alzarsi in piedi. «Okay, basta perdere tempo» proclamò, facendo apparire nella sua mano una strana chiave rotonda. «Vai a prendere Lilith, è ora di togliere quel sorrisetto compiaciuto dalla faccia di Mephisto» disse, porgendole quella piccola chiave.

४ ४ ४

I sotterranei puzzavano di muffa e l'umidità era estremamente fastidiosa. Non un rumore si udiva in quel corridoio buio, sembrava non esserci nessuno lì. E mentre camminava incerta su quelle lastre di pietra, si domandava se davvero lei fosse ancora in quel posto.

Non si sarebbe stupita se non l'avesse trovata, se fosse scappata e stesse già architettando un piano per distruggerli tutti. Mandando così in fumo ogni convinzione di Loki. E sinceramente, un po' sperava che le cose stessero così.

Ma quando vide quell'oscurità avvolgere il fondo del corridoio, capì che non era andata da nessuna parte.

L'ambiente era già di per se buio, ma la flebile fiamma di quelle candele a muro aiutava a capire dove si mettessero i piedi. Non era così per il punto occupato dal buio creato dalla Dea. Elin strinse quella chiave tra le mani, prendendo un respiro profondo, prima di decidersi a entrare in quella massa scura che sembrava quasi viva.

Al suo interno, come già sapeva, niente era visibile. Era come trovarsi dentro al nulla più totale. Era un'oscurità densa, che rendeva quasi impossibile percepire se stessi, un qualcosa capace di farti paralizzare e smettere di respirare.

Un'esperienza che Elin era certa di non voler mai più rivivere.

Ci mise qualche secondo prima di trovare il coraggio di muovere qualche passo incerto. Non sapeva dove stava andando, non vedeva nulla. Non sentiva nulla. «Lilith» sussurrare il suo nome le era sembrata la cosa più giusta da fare.

«Lilith, sono Elin. Ma so che già lo sai, tu puoi vedermi, a differenza mia» continuò ancora, non ricevendo nessuna risposta.

«Lilith, per favore... non credo di sentirmi molto bene stando qui dentro» ammise, avvertendo un leggero giramento di testa. «Di qualsiasi cosa sia fatta questa oscurità...» non riuscì a finire quella frase, perché il respiro venne a mancarle.

«Di dolore e paure» la voce di Lilith le arrivò ovattata alle sue orecchie. Le sue gambe cedettero ed era quasi certa che sarebbe svenuta, ma poi, improvvisamente, qualcosa sembrò sorreggerla.

Era quella stessa oscurità che la stava sostenendo, comandata dalla Dea. «Dammi quella chiave, Elin. Andiamo via di qui» le disse, con un ritrovato tono squillante.

४ ४ ४

Un gemito di dolore lasciò le sue labbra, nell'esatto momento in cui venne scaraventato contro il muro.

Loki ricadde a terra, cercando di attutire il colpo con le mani. Si affrettò per rimettersi in piedi, ma prima che potesse anche solo riuscire a rialzarsi da terra, venne colpito di nuovo.

Una specie di palla, fatta di pura oscurità, lo fece cadere ancora sul pavimento. Si portò una mano al petto, stringendo i denti ed evitando di lamentarsi del dolore. Prima che potesse riprovare ad alzarsi, udì chiaramente il rumore di quei tacchi che venivano a contatto con il pavimento lucido.

Il suo sguardo ricadde su quelle scarpe in pelle nera, che si fermarono proprio davanti a lui, a pochi centimetri dal suo volto. «Sono stata clemente con te e non ti ho ucciso la prima volta, ma sappi che ora ogni briciolo della mia bontà è completamente svanito» Lilith si abbassò, piegando le gambe e portandogli due dita sotto al mento.

La sua mano gli afferrò i capelli, tirandoli e costringendolo, in modo poco gentile, ad alzare il volto. «Supplicami di non ucciderti» gli disse, sorridendogli di sbieco.

«Piccola, non ho paura di morire» le rispose lui, sfidandola. Lilith perse definitivamente la pazienza, usando la presa che aveva sui suoi capelli per fargli sbattere la faccia contro quel pavimento.

Un urlo di dolore lasciò le labbra di Loki, prima di portarsi le mani sul naso dolorante, che aveva preso a sanguinare in modo copioso. Lilith tornò in piedi, nell'esatto momento in cui anche il Dio degli Inganni fece lo stesso.

Elin, nel frattempo, osservava il tutto con la schiena poggiata alla porta di quella stanza, pensando a come avrebbe sempre voluto farlo lei. A come le sarebbe piaciuto dare una lezione a quel Dio presuntuoso.

L'oscurità si gettò contro Loki, attaccandolo con la schiena alla parete e sollevandolo di qualche centimetro. E mentre quel fascio lo teneva dal collo, un'ombra buia stava iniziando a risalire dal pavimento, inghiottendolo piano piano.

E più saliva, più le parti che oscurava diventavano impossibili da percepire per il Dio degli Inganni. «Okay, aspetta!» esclamò, alquanto spaventato, nell'esatto momento in cui vide gli occhi di Lilith diventare completamente neri.

«Ferma, per favore, fammi spiegare» per la prima volta, Loki si rese davvero conto del fatto che lei avrebbe fatto tutto per se stessa. Anche ucciderlo.
Anche uccidere l'unico uomo che avrebbe mai potuto amare.

E si rese anche conto, che non aveva mai sentito tanta mancanza verso una persona come durante quei giorni in cui lei gli era stata lontano. Ogni cosa gliela ricordava, ogni suo pensiero, alla fine, ricadeva sempre su quella Dea.

Non sapeva come definire i sentimenti che ormai provava verso di lei, ma ciò che gli altri chiamavano e descrivevano come amore, gli sembrava una buona spiegazione.

«Non c'è nulla da spiegare, mi hai tradita per allearti con lui!» gridò, perché tanto sapeva che nessuno avrebbe potuto sentirla, un incantesimo di protezione incombeva su di lei sin dal momento in cui la sua cella era stata aperta.

«Non è andata così» provò a giustificarsi lui. «Okay, sì, ti ho tradita» si corresse subito, quando avvertì la presa dell'oscurità stringere più fortemente attorno al suo collo.

«Lilith, fallo parlare, ha un buon asso nella manica» Elin non credeva a ciò che aveva appena detto, eppure quelle parole erano uscite proprio dalla sua bocca. Non lo stava difendendo e nemmeno giustificando, ma sapeva che il vantaggio che aveva ottenuto poteva rivelarsi davvero utile e le sembrava giusto che la Dea potesse usarlo.

Lilith serrò la mandibola, lasciandolo andare e facendo sparire ogni traccia di oscurità. Loki, per l'ennesima volta, ricadde su quel pavimento freddo. Si tirò in piedi, lisciandosi i vestiti e pulendosi il naso dal sangue ormai secco.

«Non mi sono alleato con Mephisto, non è mai stata quella la mia intenzione» iniziò a spiegare. «Beh, non posso negare di averci pensato. Per un momento mi è balenata in testa l'idea di ucciderlo e prendere il suo posto» rivelò, facendo spallucce e guadagnandosi una sguardo truce da parte di Lilith.

«Ma» aggiunse subito, alzando le mani. «Ho già un regno rubato a cui pensare e poi, il mio accordo con te è decisamente più allettante di qualsiasi cosa mi avrebbe mai potuto proporre lui» disse, sorridendole furbamente e muovendo qualche passo verso di lei.

«Avevo bisogno che si fidasse di me, per poter scoprire i suoi punti deboli e rendermi utile. Non mi andava di essere una semplice pedina e tu non sembravi propriamente in te il giorno in cui siamo discesi in questo posto» continuò, mentre Lilith lo fissava in modo enigmatico. Loki ci stava provando a decifrare quello sguardo, ma sembrava che nessuna emozione potesse trasparire da esso.

«Il tuo piano non avrebbe funzionato» le disse. «Era un gran piano, ma siamo sempre nel suo regno e prima di agire ci serve qualcuno dall'interno. Non potevamo rischiare che qualcosa andasse storto» le poggiò una mano sulla spalla, ma lei si ritrasse immediatamente, non volendo alcun contatto fisico con lui.

Lilith aveva bisogno di ragionare lucidamente e con Loki così vicino le veniva parecchio difficile. Perciò si allontanò, voltandogli le spalle e puntando il suo sguardo sul muro davanti a lei.
«Ora hai due persone che sono vicine a lui. Hai me e hai Elin, che con più tempo ha potuto conquistarsi la completa fiducia di Agatha» concluse, inspirando profondamente.

La Dea si voltò di scatto, osservandolo. Le piaceva l'aria cupa che quei vestiti tipici gli donavano e soprattutto adorava il modo in cui i suoi capelli gli ricadevano spettinati sulle spalle. Nonostante tutto, non riusciva a provare odio nei suoi confronti. Continuava ad amarlo, ma continuava anche a non fidarsi di lui, non lo avrebbe mai fatto.

E per Loki era lo stesso. Ormai era certo di amarla a sua volta, ma non riusciva a donarle la sua fiducia. Erano troppo simili e troppo abili a mentire, per poter lasciarsi guidare ciecamente a vicenda.

«Bene, comprendo le tue ragioni» ammise Lilith, schioccando le dita e trasformando Asmodeo nuovamente in un serpente. «Probabilmente avrei fatto lo stesso» rivelò, avvicinandosi a lui. «Ma ciò non toglie che qui comando io» gli ricordò, avvolgendogli il suo famiglio al collo.

Loki la fissò confuso, avvertendo la pelle squamosa di quel serpente strisciargli addosso. Serrò gli occhi quando la sua lingua biforcuta gli sibilò vicino all'orecchio, sfiorandolo. «Fai il bravo, Asmodeo» lo ammonì severamente, prima di schioccare nuovamente le dita e trasformarlo, facendolo confondere con una delle tante placche d'oro di quegli abiti che indossava.

«Non ti farà male, se non mi tradirai. Ma se anche solo un pensiero sbagliato ti passasse per la testa, sappi che ti ucciderà nel giro di pochi secondi» lo avvertì, ormai fin troppo vicina a lui.

«Mi eri mancata» le confessò lui, a fior di labbra. Mentre Elin alzava gli occhi al cielo e cercava di ignorarli.

«Non leccarmi il culo, Loki. Sono ancora incazzata con te e non mi passerà facilmente» lo ammonì, intrappolando il suo labbro inferiore tra i denti e mordicchiandolo, provocandogli un gemito misto di dolore e piacere.

«Che schifo» il commento di Elin li riportò alla realtà, facendoli sorridere di sottecchi.

४ ४ ४

La tavola era imbandita, il vino era stato versato nei calici di cristallo e Mephisto aveva già preso posto. Ma, davanti a lui, dalla parte opposta del tavolo, la sedia era ancora vuota. Il suo ospite era in ritardo già di cinque minuti e lui stava iniziando a spazientirsi.

Il liquido alcolico nel suo bicchiere finì presto e mentre stava per riempirlo ancora, avvertì dei passi dietro di lui. Alzò un sopracciglio, sorridendo. «Benvenuto, accomodati pure» parlò, ma la sua espressione mutò immediatamente, quando il suo ospite prese posto su quella sedia.

«Ciao, caro» gli disse Lilith, seduta scompostamente su quella sedia. «Da quanto tempo non ci concedevamo una cenetta solo io e te?» chiese, sfidandolo con lo sguardo. Mephisto serrò la mandibola e chiuse le mani a pugno, cercando di tenere sotto controllo la sua rabbia crescente.

«Dovevo immaginare che avresti trovato un modo per liberarti» commentò lui, con tono irritato. «Dov'è il tuo Dio errante?» le domandò.

«Oh, Loki? Diciamo che la mia oscurità se ne sta prendendo cura» mentì, fingendo di averlo ucciso, così da non rovinare tutto il lavoro che lui aveva fatto avvicinandosi a Mephisto.

La realtà dei fatti era che, Loki si trovava nella sua stanza, sotto un incantesimo di protezione, con il compito di utilizzare quelle pozioni, rubate tempo prima ad Agatha, per far entrare di nascosto Hege e Kåre negli Inferi.

«So che lo amavi» Mephisto bevve ancora. «Come ci si sente a perdere la migliore cosa che ti sia mai capitata?» domandò, con un sorriso beffardo ad increspargli le labbra.

«Oh, dimmelo tu» Lilith poggiò i gomiti sul tavolo, mentre una foschia nera cominciava ad impossessarsi del pavimento. «Anzi, no. Me lo dirai tra qualche minuto, quando davvero avrai perso tutto.»

Il Re degli Inferi si alzò in piedi di scatto, accorgendosi dell'oscurità che stava mano a mano entrando in quella stanza. Provò a chiamare Agatha, ma di lei sembrava non esserci alcuna traccia. Questo perché, Elin l'aveva fatta andare da lei, nella sua camera, dove Hege aveva provveduto a incantarla, rendendola così totalmente inutile come alleata di Mephisto.

«Non verrà nessuno a salvarti questa volta» gli rivelò, scuotendo la testa. «No, nemmeno Clelio» aggiunse poi, precedendo le sue parole.

«Che cosa gli hai fatto, Strega?!» gridò lui, alzandosi in piedi di scatto e ribaltando la sedia.

«Io niente, hai fatto tutto tu» anche Lilith si era alzata e ormai la stanza era dominata da quella nebbia inquietante.

«Credi ancora di potermi battere?» le chiese Mephisto, mentre i suoi occhi azzurri si trasformavano in rossi e sulla sua testa apparivano delle grosse corna.

Lilith non rispose, si limitò a trasformarsi a sua volta. Venne attaccata subito da lui e presto i due si librarono in aria, cominciando a lottare. I piatti sul tavolo caddero a terra, frantumandosi. Gli affreschi sui muri si rovinarono. Il lampadario si ruppe. Ma a loro sembrava non importare nulla di ciò che stavano distruggendo.

Impegnato nella lotta, Mephisto non si era accorto che, in quella nebbia, erano comparse altre due persone e Lilith era determinata a non farglielo scoprire, fino a quando non sarebbe stato il momento giusto.

Continuò a combattere con lui, lanciandogli addosso una palla di oscurità, che lo scaraventò al suolo, facendolo atterrare proprio ai piedi di quelle due misteriose figure. Con le sopracciglia aggrottate, cercò di capire chi fossero, ma quella nebbia glielo impediva. Non ebbe il tempo di riflettere, che Lilith lo intrappolò nuovamente nella sua oscurità, portandolo vicino a lei.

«Giochiamo?» gli domandò, facendo dondolare quel ciondolo dalle sue dita.

Mephisto sgranò gli occhi, ma evitò di farsi prendere dal panico, cercando di liberarsi da quella morsa oscura. «Smettila di dimenarti, non sei mai stato più forte di me. Ricorda che i tuoi poteri sono limitati, a differenza dei miei» gli disse, con tono divertito.

Lilith conosceva bene quali erano state le conseguenze del tradimento di Mephisto verso Dio e sapeva che grazie ad esse lei era molto più forte di lui. E con Agatha fuori gioco, niente avrebbe potuto fermarla.

«Hai fatto male i tuoi calcoli» parlò, tornando a poggiare i piedi sul pavimento. «Esistono altri Dei al di fuori del nostro mondo. Dei altrettanto potenti, ma dei quali non ti sei mai preoccupato, perché hai sempre avuto la presunzione di credere di essere il migliore» gli rivelò, abbassando quella nebbia e mostrandogli le facce di quelle due misteriose persone.

Mephisto riconobbe immediatamente Loki, che lo fissava divertito. Ma non aveva idea di chi fosse l'uomo accanto a lui. I capelli biondi e i vispi occhi azzurri, però, gli facevano intuire che dovesse provenire da mondi lontani.

Lilith si punse il dito con l'ago che spuntava dal fondo di quel ciondolo. E il Re degli Inferi potè notare come il suo vero sangue, dal colore nero, iniziasse a risalire, riempendo metà di quella pietra preziosa.

Lo lanciò poi a Loki, che lo afferrò prontamente. «Ciao, amico» salutò Mephisto, utilizzando anche la sua magia per intrappolarlo e sigillare quell'oscurità che già lo teneva prigioniero. «Ti presento Kåre, il mio fidato consigliere. Anche conosciuto come il Dio della Saggezza» rivelò, mentre l'uomo accanto a lui avvertiva i palmi delle sue mani sudare.

Kåre aveva scoperto da poco la sua vera natura, così come aveva scoperto che tutta la sua vita era stata una menzogna architettata da Odino, per proteggerlo. In realtà la sua memoria era stata cancellata sin da piccolo e quella che credeva essere la sua famiglia era soltanto una copertura.

Perciò, nel giro di pochi minuti, Loki gli aveva rivelato tutta la verità e lui si era ritrovato senza niente. Incerto persino della sua identità. Quindi non era stato difficile accettare di aiutarli in quel piano, del quale sapeva davvero poco.

Nulla aveva più senso nella sua vita, pensava che magari seguire quelle due creature, simili a lui, gli avrebbe potuto aprire nuove strade, donargli risposte che non aveva.

Ma non fu così.

Perché quando Loki gli afferrò il polso, costringendolo ad alzare il dito e pungendolo, avvertì una strana sensazione fargli vibrare ogni muscolo del corpo. Il suo sangue fece la stessa cosa di quello di Lilith, riempiendo l'altra metà di quella pietra.

«Mi dispiace, Kåre» le parole di Loki arrivarono dritte alle sue orecchie, mentre gli occhi si facevano pesanti e le gambe molli.

Ma il Dio degli Inganni era sincero, era davvero dispiaciuto di quello che gli aveva fatto, di non avergli lasciato nessuna via d'uscita. Non aveva avuto scelta, ognuno di loro aveva un ruolo in quel piano e quello di Kåre, purtroppo, era essere il sacrificio che serviva a Lilith per distruggere Mephisto.

Il corpo del consigliere si dissolse, come se non fosse mai stato formato da reale materia, ma solo da semplice aria. Kåre era appena morto, il ciondolo aveva richiamato a sé la sua anima ed era pronto ad adempiere al volere di chi ora lo controllava.

Lilith camminò verso Mephisto, con un sorriso sghembo sulle labbra carnose. Mentre Loki distolse, a fatica, lo sguardo dal punto in cui il suo consigliere era appena scomparso.

«Ti sei condannata da sola» sputò lui, ancora sospeso a mezz'aria e intrappolato in quella bolla. «Hai utilizzato il ciondolo, macchiando la tua pelle con l'ennesima anima rubata. E ora sarai per sempre in debito con quella reliquia maledetta» continuò, cercando di dissuaderla dall'ucciderlo.

Mentre lo sguardo di Loki ricadeva sul braccio destro della Dea, sopra il quale, all'altezza del polso, era appena apparso l'ennesimo piccolo tatuaggio.

«Ogni tanto, il Re è una donna» disse semplicemente lei, prima che Loki le rilanciasse il ciondolo e lei lo indossasse attorno al collo. Fu in quel momento che la sua bolla di oscurità, rafforzata dalla magia di Loki, iniziò a restringersi, fino a scomparire.
Portando via con sé Mephisto.

Ogni traccia della sua esistenza in quel Regno Ultraterreno era svanita, come se lui non fosse mai esistito. Il Ciondolo si era preso la sua anima, intrappolandolo per sempre nell'oscurità di Lilith.

Il buio calò sopra tutto quel mondo, mentre, nella stanza di Elin, una lacrima solitaria solcava la guancia di Agatha, ancora incantata. Hege e la bambina si scambiarono uno sguardo, intuendo che tutto dovesse essere andato secondo il piano.

Nella stanza dei ricevimenti, il pesante silenzio fu rotto dalla voce di Loki. «Hai vinto» le disse, poggiandole una mano sulla spalla, ma restando dietro di lei.

Lilith si voltò verso di lui, smettendo di fissare quel punto indefinito della stanza, nel quale Mephisto era scomparso. «Abbiamo vinto» gli rispose, fissandolo dritto in quei suoi occhi chiari.

🌟🌟🌟

Eccomi qui con il nuovo capitolo!

Tutti i segreti sono ormai stati svelati, mi sono fatta perdonare dal capitolo precedente?
Non penso, anche perché mi tocca chiedere scusa a tutte le persone che tenevano a Kåre... ma sappiate che farlo morire e scrivere il tutto è stata dura anche per me 🥲

In ogni caso, Mephisto sembra ormai sconfitto e i nostri protagonisti ne sono usciti vincitori.
Ma cosa credete che accadrà adesso?
Lilith diventerà Regina degli Inferi, significa che dovrà adempiere a nuovi doveri per la gestione dei Regni Ultraterreni e della Terra.
Come finirà tra lei e Loki?

Per scoprirlo non dovrete fare altro che continuare a leggere 😈

Lasciate una stellina nel caso il capitolo dovesse esservi piaciuto e non dimenticatevi di commentare facendomi sapere cosa ne pensate.
Per qualsiasi cosa non esitate a contattarmi.

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XOXO, Allison 💕

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