Sinners || Loki ||

By MadGeneration

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☞︎ COMPLETA ☜︎ •In revisione. Revisionata fino al capitolo 2. ⚠️QUESTA STORIA È PROTETTA DA COPYRIGHT, QUAL... More

Istruzioni per l'uso
Trama
Prestavolti
Prologo - Un'antica magia
1 - In onore di Loki
2 - Rinascita
3 - Ipnotica
4 - Una nuova cittadina
5 - Trova l'intruso
6 - Cambio di piani
7 - Un solo vincitore
8 - Prospettive inesplorate
9 - Giochiamo per vincere
10 - Giù, nell'oscurità
11 - Inganni e Sotterfugi
12 - Chi ci fermerà?
13 - Corde e Pugnali
14 - Vecchie Conoscenze
15 - Emozionanti Paure
16 - Farsi Male fino ad Amarsi
17 - In mancanza di ossigeno
18 - Tradiscimi
19.1 - Lui sta nelle cose che più amiamo
19.2 - Lui sta nelle cose che più amiamo
21 - Si invertono le parti
22 - Anime Rubate
23 - Una Nuova Era
Epilogo - Peccatori
Post Credits - Ogni cosa al suo posto

20 - So come finirà

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By MadGeneration

Regni Ultraterreni, Inferi.

Loki aveva provato ad immaginare tante volte come sarebbe potuto essere il mondo degli Inferi. Vedendo e conoscendo Lilith, si aspettava qualcosa di cupo, inquietante ed estremamente scenico. Si aspettava tante cose, ma mai avrebbe scommesso sul fatto che, per accedere a quel Regno Ultraterreno si sarebbe dovuti passare da un semplice portone.

Lì, nella terra di Gerusalemme, in un luogo che sembrava essere stato dimenticato da tutto il resto della città, sorgeva un'imponente muraglia in sasso. Essa non serviva a collegare o difendere nulla, era semplicemente un ammasso di sassi abilmente incastrati e rovinati, posti nel mezzo di quel campo arido e vuoto.

Nel mezzo di quel muro, vi era la porta a doppia anta, in legno massiccio e perfettamente curato. Mentre, Lilith si era già avvicinata ad essa, Loki aveva scelto di rimanere più indietro, lasciandola elaborare tutti i ricordi che stavano invadendo la sua mente e ripensando a ciò che avevano fatto il giorno prima a New York.

Il piano elaborato da Lilith, era ingegnoso e complicato. Un piano degno di nota e che avrebbe impressionato chiunque, anche il più spietato dei cattivi. Loki ricordava bene la soddisfazione e l'ammirazione che aveva pervaso il suo corpo, nell'esatto momento in cui lei aveva smesso con la sua spiegazione. E soprattutto ricordava bene il fantastico sesso che avevano fatto dopo.

Dopo aver sentito tutto quel discorso e aver compreso ogni mossa che avrebbero dovuto fare, per raggiungere il loro obbiettivo, si sentiva ancor più motivato a intraprendere quella battaglia. Una battaglia che non era la sua, non lo era mai stata, ma che aveva comunque scelto di combattere. Un po' perché era stato obbligato, un po' perché quella vittoria gli avrebbe garantito nuovi vantaggi e un po' anche perché, ormai, i sentimenti che provava per quella donna avevano preso il sopravvento su buona parte della sua ragione.

Lui e Lilith, il giorno seguente quell'incontro nella sala del trono, erano discesi sulla Terra, tramite il Bifrost e senza alcun incantesimo di protezione. Avevano scelto di rendersi completamente visibili ad ogni presenza magica, perché volevano che lui sapesse. Volevano che li percepisse e capisse che stavano arrivando.

Si erano poi diretti nell'appartamento di Lilith, passando una giornata rilassante, come se da lì a poco non avessero dovuto affrontare una delle battaglie più difficili e importanti della loro vita.

Lilith gli aveva mostrato molte usanze e modi di passare il tempo tipici degli umani, che aveva avuto tutto il tempo di imparare durante quei cinque secoli.

***

«Cosa dovrebbe essere questa... roba?» le domandò Loki, alzando una patatina fritta e sventolandogliela davanti alla faccia. La Dea dell'Oscurità aveva deciso di godersi quell'ultimo momento da cittadina della Terra, volendo comportarsi come una qualsiasi newyorkese. Perciò aveva portato il Dio degli Inganni a mangiare da McDonald's.

«Sono patate, le avete anche voi» gli rispose, sorridendo divertita. «Solo che voi le fate bollite e stoppose, mentre qui si sono evoluti un po' di più, friggendole» aggiunse poi, addentandone una dal suo vassoio e assaporandola. Amava quel tipo di cibo, negli Inferi non vi era nulla del genere e da quando lo aveva scoperto, non aveva più potuto farne a meno.

«A me, comunque, non convince» commentò Loki, alzando la fetta di pane superiore del suo panino e osservando sospettoso il suo contenuto. «Questa dovrebbe essere carne? Allora perché è tutta così compatta?» si chiese.

«Oh, Dio, mangia e basta» il tono esasperato di Lilith e i suoi occhi che si alzavano al cielo, lo convinsero a stare in silenzio e iniziare quel pranzo. Mangiò guardandosi attorno. Seduti su quelle panche esterne, poggiati a quel tavolino rettangolare, si trovavano proprio nel centro della città.

La caoticità di New York li circondava ed era felice che in quella città nessuno sembrava far caso a nessuno. La gente passava per le strade, immersa nei propri pensieri, con lo sguardo fisso davanti a loro. Ognuno si faceva i fatti propri e nessuno badava alla presenza di quei due Dei, abilmente mescolati con il resto delle persone umane.

Mentre Lilith aveva optato per un abbinamento più casual, indossando dei jeans larghi, una maglietta corta e degli stivaletti, Loki aveva scelto di restare comunque fedele al suo stile. Indossando un completo elegante, che, anche in quell'occasione, lo faceva somigliare molto ad uno di quei broker di Wall Street.

«Ti è piaciuto eh» constatò Lilith, lanciando un'occhiata al suo vassoio vuoto. Il Dio degli Inganni non rispose, spostando lo sguardo da lei, al tavolo e poi alzandosi per imitare ciò che anche altri prima di lui avevano fatto: ripulire il tavolo. Non lo avrebbe mai ammesso, ma quel cibo era stato una delle cose migliori che avesse mai mangiato in vita sua.

Qualche minuto dopo, stavano passeggiando per le affollate vie della città, quando, Lilith, lo trascinò dietro di sé, afferrandolo inaspettatamente per il polso. «Che stai facendo?» le chiese allarmato. Non era nel suo mondo e sapeva di essere esposto agli occhi di tutti, senza alcun incantesimo di protezione, perciò, ogni minimo movimento gli faceva scattare ogni senso sull'attenti.

«Vieni, voglio farti vedere uno dei miei passatempi preferiti da quando ho iniziato a vivere qui sulla Terra» gli disse, lasciandolo ancora più perplesso. Presto si ritrovarono in una vicolo con dei cassonetti e qualche pozzanghera. Sul retro di due edifici, uno residenziale e un cinema.

«Qui proiettano sempre degli scadenti film dell'orrore» lo informò lei. «Film che dovrebbero mettere paura» aggiunse, vedendo la sua espressione confusa. Loki annuì, ma ancora non capiva il perché si trovassero in quel posto umido. La risposta alla sua domanda arrivò pochi secondi dopo, quando, Lilith, lo afferrò nuovamente per il polso e lo trascinò dietro una rientranza, formata dalla porta di servizio, nel muro dell'edificio residenziale.

«La smetti di strattonarmi? Questo vestito è fatto di pregiate stoffe asgardiane» parlò, passandosi una mano sulla manica e sistemandosela, così da evitare che si formassero delle pieghe.

«Snob» commentò lei a bassa voce, mentre alzava gli occhi al cielo e poi riportava la sua attenzione su quei due uomini, che erano appena usciti dal retro di quel cinema. Loki sentì il loro discorso riguardo la stupidità dei film che erano obbligati a proiettare in quel teatro. Si stavano lamentando del loro lavoro e delle persone -da loro definite: "totalmente ignoranti"- che andavano a vedere quelle pellicole.

«Trovo assurdo che vengano prodotti ancora questi film, non fanno paura a nessuno e sono assolutamente surreali» disse uno dei due.

«È ovvio che quei mostri non esistano» aggiunse l'altro, con sufficienza.

Lilith sorrise divertita, lanciando uno sguardo a Loki e dicendogli di non distogliere mai l'attenzione dai due. La donna alzò una mano, muovendo le dita dal basso verso l'alto. Proprio accanto all'uomo che aveva affermato l'impossibilità dell'esistenza del sovrannaturale, apparve una figura.

Essa sembrava composta da fitta nebbia, non avendo una forma definita, ma assomigliando alla perfetta descrizione di un fantasma. Il volto dell'altro uomo, che si era già potuto accorgere della presenza di quell'entità, sbiancò. Gli occhi spalancati e la bocca schiusa, pronta per dire qualcosa, che però non vide mai la luce. Ebbe la forza di alzare un braccio, per indicare all'amico quella presenza accanto a lui.

Quando anche l'altro si accorse del fantasma, ci fu un momento di assoluto silenzio, che venne rotto, prima da Lilith, quando pronunciò a bassa voce quella parola: "Boo". E poi da quel fantasma, che aprì la bocca e lanciò un verso stridulo, spaventoso.

Urla di terrore riecheggiarono in tutto il vicolo, mentre quei due uomini scapparono il più velocemente possibile da lì. Troppo spaventati per accorgersi della presenza di quei due Dei e riversandosi nella strada affollata.

La risata di Lilith prese il posto delle urla, arrivando dritta alle orecchie di Loki e facendolo sorridere di rimando. Sembrava così sinceramente divertita, che anche il Dio degli Inganni, nonostante la confusione, si fece contagiare dal suo umore stranamente solare.

«Perché?» le chiese, con ancora il sorriso a increspargli le labbra sottili.

«Se non terrorizzi almeno un po' le persone, allora dov'è il divertimento?» rispose lei.

Quella stessa sera, i due la passarono sempre in tranquillità. All'interno dell'appartamento di Lilith, mentre Asmodeo aveva monopolizzato la finestra, che dava sulla strada sottostante, la Dea dell'Oscurità aveva messo della musica.

Il vinile girava e quella piacevole melodia risuonava in tutta la stanza. Seduta scompostamente su quella poltrona, Lilith aveva lo sguardo rivolto verso il soffitto e una sigaretta accesa, stretta tra le labbra. Loki fingeva di osservare interessato quel disco che volteggiava, ma in realtà il suo sguardo era puntato su quella donna.

Seguiva i suoi movimenti, il modo in cui le dita si avvolgevano attorno a quel filtro, alternandosi alle labbra carnose. Era rapito dal fumo che fuoriusciva dalla sua bocca e da come il suo piede scalzo batteva ritmicamente sul pavimento in legno rovinato.

«Che c'è?» quella domanda arrivò dritta alle sue orecchie, facendolo risvegliare dai suoi pensieri. Loki scosse la testa, riportando la sua attenzione nel mondo reale. Lilith si era accorta del suo sguardo su di lei, perciò aveva deciso di chiedere, non afferrando il fatto che il Dio la stesse semplicemente ammirando.

«Uhm... no, niente. Mi chiedevo come facessi a fumare quella roba, fa una puzza così sgradevole» rispose velocemente, inventandosi una scusa plausibile e non volendo ammettere la verità. E cioè, che con quella sigaretta tra le labbra, i capelli raccolti in tante piccole treccine, che le ricadevano sul busto, in quella posizione scomposta, fosse la cosa più bella che avesse mai ammirato con i suoi occhi freddi.

Lilith avvertì la menzogna in quelle parole, così si limitò a sorridere, spegnendo la sigaretta ancora a metà e alzandosi. Lo raggiunse sul divano, sedendosi accanto a lui, prendendogli il mento con una mano e costringendolo a voltare la testa verso di lei.

Lo fissò dritto in quelle iridi chiare, prima di far scontrare le loro labbra.

***

I suoi ricordi giunsero al termine, riportandolo nel presente. Riportandolo nuovamente lì, su quella terra arida, davanti a quel portone.

Lilith se ne stava ancora ferma, in lontananza, con lo sguardo fisso su quel legno e quel sasso. Il palmo della mano poggiato sulla superficie della porta e la mente invasa dalle immagini della sua vita passata oltre quella soglia.

Teneva gli occhi chiusi e la testa bassa, mentre avvertiva quell'energia attraverso il legno. Mentre avvertiva lui.

Solo in quel momento si rese davvero conto di quanto tempo era passato dall'ultima volta in cui l'aveva visto. Quanti anni, quanti eventi erano trascorsi nelle loro vite. Sapeva e sentiva che anche lui la stava percependo e si chiedeva se fosse stato pronto a rincontrarla.
Ma soprattuto, si chiedeva se lei fosse stata davvero pronta a rincontrarlo.

Sapeva che, nell'esatto momento in cui i loro occhi si fossero incrociati, un tornado di emozioni e ricordi li avrebbe travolti. Non sarebbe stato facile non cedere alla rabbia, al risentimento e alla nostalgia del passato.

Sussultò, quando la mano di Loki le si posò sulla spalla, costringendola a riaprire gli occhi. Alzò la testa, osservando l'uomo al suo fianco. Indossava abiti adatti alla battaglia, ma pur sempre regali, che rispecchiavano il mondo dal quale proveniva, ma che erano decisamente più comodi e adatti ad un possibile combattimento.

Pantaloni in pelle nera fasciavano le sue gambe, mentre una lunga tunica svasata ricopriva il suo busto. Sopra indossava anche una veste dai toni verdi e inserti oro, che rimaneva aperta sul davanti ed era rafforzata sulle spalle.

Fu nel momento in cui lui le regalò un piccolo sorriso, che Lilith non ebbe più alcun dubbio.
Era pronta.
Era pronta a entrare in quel regno e a uccidere Mephisto.

«Andiamo» disse, alzando il braccio e bussando una volta. Lasciò passare alcuni secondi, prima di bussare nuovamente, per poi aprire il palmo e posarlo pesantemente sul quella superficie, facendolo scivolare verso il basso.

Loki osservò ogni movimento, mentre il cuore gli batteva a mille nel petto e nella sua mente ripassava tutto il piano che lei gli aveva spiegato. Guardò quella porta da vicino, risalendo fino alla sua fine, che divideva la terra dal cielo. Lassù, sulla cima, vi era incisa una frase in lingua latina.

"Lasciate ogni speranza voi che entrate"

Lesse e grazie alla sua formazione da reale, riuscì anche a comprendere. Aggrottò le sopracciglia e prese un bel respiro, non lasciandosi intimorire da quelle parole. Uno scricchiolio ruppe il silenzio della natura deserta e poco dopo, quella porta iniziò ad aprirsi lentamente.

Lilith si incamminò oltre la soglia e Loki non perse tempo per seguirla a ruota. All'interno vi era solo buio, nulla riusciva a distinguersi, nulla riusciva a vedersi. La Dea gli afferrò il polso, sapeva che lui non era in grado di vedere lì dentro, nell'Antinferno, e voleva assicurarsi di fargli sapere che lei era lì, accanto a lui.

Un'altra volta il silenzio venne rotto, da alcune voci indistinte. Sussurravano parole sconnesse e senza senso, si ponevano domande e lanciavano urla disperate. Lilith strinse la presa, come per rassicurarlo. Gli Inferi erano un luogo spaventoso, finché non si raggiungeva il castello, e lei sapeva che chiunque poteva esserne intimorito, persino un Dio.

«Sono solo le anime degli Ignavi» lo informò. Loki annuì, sapendo che lei, a differenza sua, era in grado di vederlo all'interno di quell'oscurità. Lilith osservò il suo viso, beandosi del fatto che lui non potesse notarla. Pensò che fosse così bello, avvolto da quel buio totale, con i lunghi capelli neri, leggermente mossi, che gli incorniciavano il volto. Gli occhi chiari che spiccavano in quel luogo scuro, donandogli una nuova e mai vista luce, di cui lui non poteva accorgersi, ma che sia lei che le anime avevano notato.

Forse, fu proprio in quell'esatto momento che si rese conto di provare qualcosa per lui.

Forte di quel nuovo e ritrovato reale sentimento, sorrise e iniziò a camminare, addentrandosi assieme a lui in quel mondo.
Il suo mondo.

Lentamente, l'oscurità lasciò spazio ad una flebile e stanca luce e Loki fu grato di poter vedere di nuovo. Notò di trovarsi davanti ad un grosso fiume scuro, che scorreva pacato, scandendo il tempo. Attorno a loro solo la roccia viva. Dalla nebbia fitta sbucò un uomo, in piedi su una barca, con un lungo remo tra le mani.

Non li degnò del minimo sguardo e si fermò accanto alla riva. Lilith abbandonò la presa sul polso del Dio degli Inganni, facendogli cenno con la testa di seguirla. «Un passaggio dall'altra parte, Caronte» parlò, ma nemmeno in quel momento quella figura, alta e misteriosa, coperta da una mantella con cappuccio, si degno di guardarli.

«Sali, Lilith» le rispose, la voce bassa e musicale. «Ma il tuo ospite non può passare» aggiunse, bloccando il corpo di Loki, prima che potesse mettere piede su quella barca in legno. Il Dio alzò un sopracciglio e arricciò le labbra, mentre spostava lo sguardo da quel remo, che gli poggiava sul petto, a quell'uomo. «Non fa parte di questo mondo»

Con una mano spostò quel lungo bastone dal suo corpo, non volendo essere toccato. Ma prima che potesse parlare, informandolo di essere un Dio, il legittimo Re di Jotunheim, Principe di Asgard e il figlio di Odino, Lilith lo precedette.

«Il tuo Re è d'accordo» lo informò. «Chiediglielo» lo sfidò, con un impercettibile sorrisetto sulle labbra.

«Sali, straniero. A tuo rischio e pericolo» dopo qualche secondo di silenzio, gli diede il via libera.

Il viaggio sulla barca fu tranquillo, nessuno parlò e quando si raggiunse la riva opposta, non vi fu alcun saluto o ringraziamento. Lilith e Loki continuarono per la loro strada e Caronte scomparì nella nebbia.

Camminarono immersi in quella natura umida, con addosso lo sguardo di quelle anime che si aggiravano lì dentro. Uno sguardo curioso rivolto verso Loki e uno intimorito rivolto verso Lilith. Nessuna di loro osava avvicinarsi e quando notavano la donna, scappavano cercando di nascondersi.

Si fermarono davanti ad un'altra porta, di fronte alla quale stazionava un enorme uomo muscoloso ma con il viso anziano. Loki alzò gli occhi al cielo, avendo ormai appurato una certa passione per la teatralità in quel mondo. Una passione che riusciva a superare persino la sua.

Davanti a quell'uomo, vi era una lunga fila ordinata di anime e il Dio non ci mise molto a capire che quell'uomo fosse lì per indicare loro la strada da prendere. Saltarono tutta quella colonna di persone, presentandosi direttamente davanti a lui.

L'enorme uomo fu stupito di vederla. «Ciao, Minosse» lo salutò lei, con un sorriso sincero.

«La strada già la conosci» le rispose lui, con un tono quasi amorevole nei suoi confronti.

Proseguirono il loro cammino, attraversando diversi ambienti circolari, ognuno pieno di anime che subivano la loro punizione eterna. Arrivati di fronte ad un secondo fiume, Loki pensò che già gli mancasse la sua bellissima e regale Asgard.

Aggirarono quel piccolo corso d'acqua, ritrovandosi poi in una vera e propria città. Palazzi antichi e grezzi sorgevano tutti gli uni vicini agli altri. Nelle sue strade ciottolate si aggiravano parecchie anime, che, però, provvidero subito a nascondersi nelle loro case, quando videro Lilith.

«Devi fare parecchio paura se tutt-» Loki non fece in tempo a terminare la sua frase, perché la sua attenzione venne attirata da altro. «Ma stiamo scherzando?!» domando, quando si ritrovò davanti ad un terzo fiume, posto appena fuori da quella città.

Lilith rise, divertita dalla sua frustrazione e dalla sua palese incapacità di apprezzare un mondo lontano dai suoi comfort. Sul volto di Loki, la frustrazione lasciò spazio alla confusione, quando notò i Centauri cavalcare sulle rive. «E quelli cosa sono adesso?» chiese, lasciandosi ricadere le braccia lungo i fianchi.

«Mephisto ama circondarsi di creature mistiche» lo informò lei, scuotendo la testa e continuando a camminare.

«Ha anche uno strano feticismo per l'acqua a quanto pare» commentò, il Dio degli Inganni, quando, dopo parecchi minuti di camminata, si ritrovarono ai piedi una distesa di fiume ghiacciato.

«Ignora le sue particolarità, non ha bisogno di altra gente che le nota e che nutre il suo ego» disse Lilith, sapendo benissimo che lui la stava sentendo. «Vieni, siamo arrivati ormai» lo informò, iniziando ad attraversare quel ghiaccio.

Loki sospirò, ormai stanco di camminare e osservare anime punite. E proprio quando si era ormai convinto di essere finito anche lui in una punizione infinita, i suoi occhi scorsero un enorme castello.

Alla fine di quel fiume, il ghiaccio lasciava spazio all'acqua che scorreva veloce, rimescolata continuamente da un'altissima cascata, che si trovava proprio davanti a loro. Nel mezzo dell'acqua di quella cascata, si intravedevano degli archi a tutto sesto, che fondavano le loro radici sotto la superficie della fine del fiume.

Il castello era la prima cosa regale che Loki poteva scorgere in quel mondo. Un palazzo formato da guglie e finestre, con due cupole laterali e una cupola centrale più grande, in vetro. Milioni di finestre decoravano quei muri dalle lastre in sasso beige e dei ponti partivano dal castello, congiungendosi con una strada che lo avvolgeva, formando un semicerchio, e si congiungeva con la strada che passava sopra tutti quegli archi.

Ma la cosa che più lo colpì, fu il fatto che lo stesso castello fosse presente anche sotto. Era una costruzione a specchio, dalle quali fondamenta di quella superiore, partivano e si poggiavano le fondamenta dell'inferiore.

«Sei pronto?» la domanda di Lilith lo lasciò perplesso. Era lei quella che stava per tornare a casa sua, dopo cinque secoli, che stava per rivedere l'uomo che aveva tradito e che l'aveva esiliata. E chiedeva a lui se fosse pronto.

«E tu?» rispose di rimando, ricevendo un sorriso furbo in cambio. «Andiamo allora» la esortò. I due Dei iniziarono a camminare in quelle acque calde, diretti verso la cascata. Quando la raggiunsero, ci si infilarono sotto, bagnandosi completamente dalla testa ai piedi. In un meno di un secondo, vennero come risucchiati dall'alto, cogliendo di sorpresa Loki, che senza nemmeno rendersene conto, si ritrovò all'interno di una sala.

Erano appena entrati nel castello.

Loki fu costretto a stupirsi ancora una volta, quando si rese conto di essere completamente asciutto. Ma non ebbe nemmeno il tempo di realizzare e ragionare, perché una voce bassa e roca richiamò la loro attenzione.

«Bentornata all'Inferno, Lilith» nel mezzo di quella sala circolare comparve un uomo. Loki lo osservò attentamente. Era affascinante, dai magnetici occhi azzurri, alto e muscoloso. Indossava dei normalissimi vestiti, come quelli che tanto amavano portare gli umani della terra. I capelli neri erano spettinati e gli ricadevano sulla fronte, divisi in qualche ciuffo. I lineamenti del viso, invece, erano molto pronunciati.

A primo impatto, Loki poteva già dire che quel tipo non gli piaceva per niente. E ne ebbe la conferma, dopo che notò il modo in cui fissava Lilith, con uno sguardo a metà tra l'odio e l'amore.

"So come finirà" la voce della sua coscienza fece capolino. "Male" gli disse, facendogli chiudere le mani a pugno, in preda al nervosismo.

«Non mi presenti il tuo ospite?» disse poi quell'uomo, alzando le sopracciglia folte e aprendo la bocca in un sorriso beffardo.

🌟🌟🌟

Eccomi qui con questo nuovo capitolo!

Allora, direi che sia Dante che il mio professore di letteratura del liceo, dovrebbero essere fieri di me per come ho deciso di descrivere l'Inferno, restando totalmente fedele alla Divina Commedia.
Non avete idea di che ricordi mi sono tornanti in mente, quando ho dovuto rispolverare i miei vecchi libri e quaderni di letteratura ahahah😂

Comunque, finalmente i nostri due protagonisti sono discesi negli Inferi. Come vi è sembrato il loro arrivo?
E come vi sono sembrati Lilith e Loki in quel giorno di relax sulla Terra?
Direi che era anche ora, per il nostro Dio degli Inganni di scoprire il cibo del McDonald's💁🏻‍♀️

Ma soprattutto, voglio sapere cosa vi aspettate adesso che hanno incontrato Mephisto...
Per scoprirlo non dovrete fare altro che continuare a leggere😈

Lasciate una stellina nel caso il capitolo dovesse esservi piaciuto e non dimenticatevi di commentare facendomi sapere cosa ne pensate.
Per qualsiasi cosa non esitate a contattarmi.

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XOXO, Allison 💕

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