RMS Titanic - un viaggio da n...

Autorstwa itMaKesmewannasmile

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Mary Hellen Livingston è una ricca e brillante ragazza, appartenente all'alta società di Londra. Rappresenta... Więcej

Disciplina Londinese
Partenza
Incontro
Nuove emozioni
Pressappoco
Champagne
Entrambi
La verità vien sempre a galla
Confidenza
Delusione
Tempo di chiarezza
Collisione
L'inizio
La sorte
Un incubo dopo l'altro
Separazione
La perdita
Speranza
La lettera
Tentato chiarimento
Consapevolezza
Sensazioni
Una spiacevole sorpresa

Lasciarsi andare

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Autorstwa itMaKesmewannasmile

La mattinata iniziò presto, come al solito. Fecimo colazione al Café Parisien, un bar che si ispirava allo stile parigino. Si trovava collegato direttamente a À la Carte Restaurant, il ristorante in cui avevamo cenato la sera precedente. Erano presenti molti tavoli e altrettanto sedie, la stanza era decorata con alcune piante. Rendeva tutto molto... parigino, suppongo. Alla fine era proprio questo l'obiettivo.
A volte mi domandavo se anche gli alloggi di terza classe fossero così ben pensati e lussuosi. Il Titanic era una nave tutta da godere.
Mia madre e le sue amiche bevvero un caffè, mentre io un tè. Era a dir poco gradito e delizioso.
"E William Bursley?" questa era la domanda che non avevano mai smesso di farmi, ed ero qui da soli due giorni. Io amavo William ma mi dava estremamente fastidio essere conosciuta solo per il mio fidanzamento con lui. Ero molto più di un semplice fidanzamento. Tuttavia, cercai di rispondere in modo più educato possibile. Volevo tenere gli scandali il più lontano possibile dalla mia famiglia.
Sempre la stessa storia, sempre le stesse parole.
Essendo stanca della situazione ed anche annoiata, mi allontanai con la scusa del dover visitare alcuni luoghi e del dover prendere un po' d'aria fresca sul ponte.
Effettivamente volevo ammirare ancora una volta il paesaggio. L'emozione che il mare a contatto con il sole donava era indescrivibile. Tale tranquillità mai provata, incuteva quasi timore. Era troppo tranquillo. Mi ricordava quelle sere d'estate trascorse in giardino a parlare, erano così calme che ti rendevano triste, triste perché sapevi che sarebbe tutto terminato.
"Ma chi si rivede!" sentii dire.
Mi girai ed ovviamente mi ritrovai davanti Mr Clearson.
"Ma che piacere!" esclamai ironica "Pensavo venisse stanotte alle 2, non trovo consona la mattinata per conversare con lei."
"Mi sento lusingato Marie! Credevo fosse fidanzata, tuttavia... se vuole fare un giro nella mia suite stanotte, per me non è un problema."
Corrugai la fronte e lo guardai storta: "Che cosa vuole sta volta, Leonard?"
"Sono solo educato. L'ho vista qui sola e sono venuto a salutarla." rispose.
"Molto gentile da parte sua." dissi ancora ironica.
"So di non aver lasciato una buona impressione la scorsa sera..." disse.
"Ah, se n'è accorto?"
"Sì, ma comunque sono fatto così: schietto e vero."
"Ma certo." risposi fredda.
"Mary, volevo invitarla ad incontrarci di nuovo."
"Avevo detto ad Alex che non volevo più avere a che fare con lei, ma mi sembra che sia proprio obbligato a portarti con lui."
"No," disse passandosi le mani tra i capelli, segno che era imbarazzato "Alex non ci sarà. Solo noi due."
Mi misi a ridere.
"Le hanno mai detto che è davvero divertente?" gli chiesi.
"Sì, onestamente me l'hanno detto molte volte."
Io alzai gli occhi al cielo.
"Mi dia un motivo valido per il quale io dovrei accettare, solamente uno e la risposta non potrà che essere 'sì' "
"Conoscerci meglio. Scoprire il lato più vero di noi e quello più vulnerabile." rispose.
Ci fu un attimo di esitazione, ma avevo fatto una promessa, quindi dovetti accettare.
Cercai di sembrare svogliata e sconfitta, ma la verità era che mi incuriosiva.
"Suo padre è d'accordo?" chiese.
"Naturalmente no."
"E lei è disposta a mentirgli?"
"Proprio così." risposi in tono malizioso. Lo guardai negli occhi, era davvero un bell'uomo.
Si mise le mani in tasca e mi fece un cenno con le sopracciglia, sorridendo e guardandomi ancora dall'alto al basso.
"Posso farle una domanda Mr Clearson?" gli chiesi improvvisamente, infastidita dagli sguardi che continuamente mi donava, erano... troppo intimi.
"Tutte quelle che vuole, Marie."
Gli sorrisi beffarda.
"Perché mi guarda così?"
Lui probabilmente non si aspettava una domanda del genere, infatti mi sembrò alquanto sorpreso.
"Beh, per quanto lei sia irritante, non posso negare che è una bella ragazza. Ha un bel corpo, complimenti." rispose senza battere un ciglio.
Una vampata di caldo s'impossessò del mio corpo, tant'è che dovetti appoggiarmi al parapetto del ponte per prendere una boccata d'aria. Nessuno mi aveva mai detto una cosa del genere, nemmeno il mio fidanzato. Come si permetteva!
"Lei è molto maleducato Leonard." lo rimproverai.
"Forse è lei ad essere troppo confinata, non crede?"
A questa domanda mi imbarazzai e innervosii talmente tanto che me ne andai, lasciandolo lì, solo.

LEONARD
Se ne andò senza rispondermi. Non l'avevo nemmeno insultata! Mi venne da ridere a causa della scena. Era molto più bassa di me e quando si arrabbiava somigliava ad una bambina. Però ciò che le avevo detto era vero, si vedeva lontano un miglio quanto conservatrice fosse e quanto perfettina! Davvero molto irritante. Bastava vedere quanto fosse curata e composta per capire come fosse fatta. Tanto prevedibile quanto imprevedibile. Dovevo ammettere che con le parole alcune volte ci sapeva fare, e alcuni atteggiamenti non me li sarei mai aspettati da lei. Si può tranquillamente prendere come esempio il fatto che mentirebbe a suo padre per vedersi con un ragazzo al di fuori del suo fidanzato. Povero fidanzato, più che altro. Mi chiedevo come facesse a sopportarla e come l'avrebbe sopportata una volta sposati.

Tuttavia, avevo altre cose più divertenti e più importanti da fare, al posto di star qua a lamentarmi dell'antipatia di una viziata di prima classe.
Mi recai, infatti, nella sala dei fumatori, dove alcuni gentiluomini mi stavano aspettando. Ci si poteva recare dal ponte A, perciò si trovava assai vicina. Una volta arrivato, una nuvola di fumo mi diede il benvenuto, ed io lo presi come un segno per accendere il mio sigaro.
"Leonard!" mi richiamarono dal tavolo in fondo a sinistra. Li salutai con un cenno del capo e lentamente mi recai da loro. Nel frattempo dissi al barista di prepararmi un bicchiere di brandy.
"Prendete qualcosa?" chiesi agli uomini.
Loro mi fecero cenno di no ed io mi sedetti.
"Allora, che si dice da queste parti?" chiesi.
"Stavamo per iniziare una partita a carte, vuoi unirti?" mi chiese Lucas, il mio amico.
Annuii espirando il fumo amaro del sigaro, aprii le gambe e ci appoggiai i gomiti, presi le mie carte e le osservai attentamente.
"Preparatevi a perdere." comunicai ai miei avversari.

MARY
L'ora di pranzo fortunatamente giunse velocemente, a colazione non avevo mangiato moltissimo e la fame iniziava a farsi sentire. Il pranzo iniziò alle 13 e questa volta scegliemmo la zona pranzo situata sul ponte D, non c 'era alcuna occasione importante e solitamente la cena era eseguita più attentamente. Ciò nonostante, gli abiti erano comunque scelti con cura: io ne indossai uno piuttosto semplice, era caratterizzato dal suo colore rosa pastello, che sulla parte anteriore diramava in un verde opaco. Mia madre aveva optato per qualcosa di più vistoso, mia sorella Anne indossava un semplice abitino azzurro e mio padre era vestito modestamente come sempre. Naturalmente il pranzo non si consumava in famiglia, ma c'era una sorta di "riunione" fra ricchi. Alcuni erano anche simpatici, ma altri no.

Con mia sorpresa, verso la fine, scortai Alex e la sua famiglia, non molto lontani dal nostro tavolo, solamente che non volli interromperli in quanto la loro risata si sentiva in modo molto chiaro. Destino volle che in seguito mi notò lui, e mi raggiunse al mio tavolo.
"Buongiorno." disse baciandomi la mano. Poi si girò verso i miei genitori e salutò formalmente anche loro. Loro si mostrarono molto confusi e mi guardarono con sguardo interrogativo, perciò decisi di parlare: "Madre, padre, lui è Alex Clearson. L'ho conosciuto ieri mattina sul ponte. Aveva perso di vista suo fratello minore e così l'ho aiutato a trovarlo."
"Beh, molto piacere Mr Clearson!" esclamò mio padre.
Fortunatamente non aveva capito chi fosse suo fratello, e non vedendolo presente al proprio tavolo supposi che non sarebbe venuto. Sfortunatamente non passò nemmeno un minuto a quel pensiero che lui sbucò fuori dall'entrata. Il mio sguardo passò dall'essere sereno all'essere innervosito. Non si fermò al nostro tavolo, mi fece semplicemente un cenno del capo. Era chiaro che avesse bevuto e fumato, ma si riusciva a percepire solamente dall'odore, l'aspetto era sempre uguale.
Mio padre invitò Alex ad unirsi a noi, e ordinò una bottiglia di vino pregiato.
"Oh, Mr Livingston, io non bevo." disse il mio amico a mio padre.
"Forza giovanotto! Almeno un bicchiere." lo istigò. Lui accettò e proseguirono a parlare tra di loro, tant'è che si allontanarono da me per poter conversare meglio. Questa sarebbe stata l'unica volta che avrei apprezzato la presenza di Leonard.
Ci scambiammo alcuni sguardi di tavolo in tavolo e lui venne a sedersi di fianco a me. Erano tutti troppo impegnati a conversare tra di loro per notare la sua presenza.
Il suo modo di sedersi non mi sorprese minimamente: si accovacciò sulla sedia e stese il suo braccio sullo schienale della mia. Non capivo se questo suo modo di sedersi indicasse comodità, fiducia o semplicemente noncuranza. Tuttavia, pensavo che non lo avrei mai scoperto.
"So a che cosa sta pensando." mi disse.
Lo guardai con sguardo sia interrogativo che divertito: "Anch'io so a cosa sta pensando."
Lui corrugò la fronte e continuò: "Dicevo, so a che cosa sta pensando."
"Mr Clearson, lo so anch'io. Ma arrivi al punto." risposi.
Lui ridacchiò. "Lei sembra una persona che giudica molto, essendo onesto."
"Mi perdoni Leonard, ma lei non è da meno. E poi, cosa dovrei dire di un uomo dai suoi possedimenti vederlo sedere così? Penso semplicemente che potrebbe essere più composto." mi giustificai spostando lo sguardo in avanti per evitare che si incrociasse al suo.
"Non deve utilizzare cose che non le piacciono di me, contro di me, per il semplice fatto che non vuole ammettere a sè stessa che è così." disse.
"Ciò non giustifica nemmeno tutte le offese che mi avete rivolto la scorsa notte, o sbaglio?"
"Se lei non riesce a cogliere l'ironia, mia cara, non saprei che cosa dirle."
Questo ragazzo stava andando davvero oltre. "Mi faccia il piacere di andarsene." gli ordinai.
"Perchè dovrei fare un piacere a lei? Il piacere di andarmene è tutto mio. Lei ci perde solo, Marie." disse accarezzandomi il viso. Il contatto visivo, se fatto con lui, mi metteva in estremo imbarazzo, tant'è che dovetti distogliere lo sguardo per non arrossire.
"Ci perdo? E che cosa perdo, Leo?" chiesi "Perdo l'occasione di non essere a contatto con un carattere spregevole e maleducato come il suo?"
Lui questa volta non rispose. Dalla nostra vicinanza riuscii a percepire l'odore di alcool che emanava, ancora una volta. Doveva aver bevuto troppo. Lo allontai per questo motivo, principalmente. Era meglio per tutti se conversavamo sobri e non in questo stato. Mi sorpresi che si ricordasse addirittura del mio nome nelle condizioni in cui si ritrovava. Dovevo ammettere, però, che per quanto fosse fastidioso averlo accanto, avrei preferito conversare con lui piuttosto che rispondere alle repentine domande che le donne d'alta società avevano da farmi, per poi compararmi alle loro figlie. A volte mi capitò di pensare che il modo di vivere di Leonard non fosse così brutto, forse ero io a dover lasciarmi andare, me lo aveva detto lui stesso.

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