School of Heroes - da revisio...

By GiulSma

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⚠️ Storia da revisionare ⚠️ Immaginate di vivere in un mondo dove esistono i superpoteri e di essere trascina... More

1.William Clark
2.Test d'ingresso
3.Primo giorno
4.Nome da supereroe
5.Sogno
6.Un ritorno pieno di misteri
7.Tre amici entrano in un bar...
8.Un filo, due uscite
9.Festival
10.Interrogatorio
11.Pigiama party (parte 1)
12.Pigiama party (parte 2)
13.Pigiama party (parte 3)
14.Incendio
15.Incontro pericoloso
17.Zia Phoebe
18.Vita nel Connecticut
19.Dolorosa battaglia
20.Un nuovo eroe
21.Villains
22.Ritorno a casa
23.Coma
24.La verità
25.Piccoli amori
26.Rancore
27.Fuggitivo a scuola
28.Potere
29.I finti dèi
30.Successione
31.Il risveglio del tredicesimo titano
32.Primo giorno da stagista
33.Flame
34.Vecchi amici
35.La battaglia di Springville (pt. 1)
36.La battaglia di Springville (pt.2)
37.Mostro
38.Amori proibiti
39.Oil and Water
40.Ghiaccio
41.Amy
42.Il sogno più bello
43.Black Night Bar
44.La famiglia Castillo
45.Angel
46.Padre, Figlio e Potere Primario
47.Ballo d'autunno
48.L'origine di Nightmare
49.Cinquecentomila
50.Bacio dietro le sbarre
51.Due anime
52.Sacrificio eroico
53.Caos
54.Cenere alla cenere
55.Attraverso i ricordi
56.Compleanno
57.Il bacio perfetto
🎖Super Traguardi 🎖
🎬 Backstage 🎬

16.Portachiavi

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By GiulSma

Will controllò per l'ennesima volta nelle sue tasche. Il ciondolo non c'era. Doveva essergli caduto durante la corsa. Era tutto il giorno che lo stava cercando e ancora non riusciva a crederci.
Si maledisse un altra volta per essere stato così imprudente e si sedette sul suo letto prendendosi la testa fra le mani. Era orribile la sensazione che si aveva ad aver perso qualcosa a cui si teneva molto.

Sospirò rassegnato e si infilò sotto le coperte addormentandosi poco dopo per la stanchezza.

Entrò nel suo solito sogno bianco.
Davanti a lui apparve DarkMind.
Si allontanò terrorizzato prima che questa gli provasse a tirare un pugno facendo vibrare il muro invisibile che li divideva.

«Tu, idiota! So che eri tu quello che stava origliando nella libreria. Che diamine ci facevi lì?!»
«I-io... dovevo ritirare un libro»
DarkMind ringhiò irritata e provò a camminare avanti e indietro cercando di calmarsi.
Subito dopo realizzò una cosa: «Se tu eri lì, in quella libreria, vuol dire che non sei tanto distante da lì»
Will deglutì. «E quindi? Vuoi uccidermi?»
«No. Devo solo restituirti il tuo portachiavi. È simpatica la foto di quella bambina sorridente ma mi causa sentimenti come la compassione e la malinconia. Non dovrei provarli quindi ti restituirò il tuo portachiavi senza problemi»
«Quindi ci stiamo veramente dando appuntamento per... vederci dal vivo?»
«Esattamente. Incontriamoci al bar East One vicino a Carrol Park. Possibilmente nel retro, vorrei evitare di attirare l'attenzione per via della mia maschera»
«A proposito... perché ne porti una?»
«Perché il capo vuole così e non sono affari né miei né tuoi. Già è tanto che non gli ho riferito di questi sogni strambi»
«Figo, quindi è un segreto che rimane fra noi due. Quindi siamo una sorta di amici»
«Non osar pronunciare mai più quella parola. Non siamo neanche lontanamente degli amici, hai capito? Io sono una dei Villain più pericolosi al mondo e ho solo quattordici anni, dammi il tempo di crescere e di completare l'addestramento e giuro che appena sarò libera di farlo vengo ad ucciderti»
«Ma... non sai dove abito»
«E se lo sapessi?»
«Se tu lo sapessi non mi avresti chiesto di incontrarci in un altro luogo per darmi il portachiavi con la foto di mia sorella»

La ragazza ringhiò. Aveva perso la discussione e odiava quando accadeva. In più quello stolto la metteva spesso a disagio con domande a cui voleva rispondere ma non poteva, tipo: "com'è andata la tua giornata?". Mica poteva dirgli che andava ad uccidere persone a destra e a manca e che si allenava in un esercito di Villain volto alla conquista del mondo. Lo avrebbe terrorizzato e disgustato allo stesso tempo e... Un attimo, lei ci teneva a quel ragazzo?! Teneva alla loro... amicizia? NO. Quella non era amicizia. Lei lo stava sfruttando, stava avendo un atteggiamento da perfetta Villain, lei... lei si stava affezionando a lui. Doveva tagliare subito i rapporti con lui. Appena si sarebbero incontrati l'avrebbe ucciso in modo tale da interrompere quei sogni. Sì, era meglio così.

«Ehilà? Terra chiama DarkMind?» disse Will sventolandole davanti alla faccia una mano.
«Idiota!» urlò facendolo sobbalzare. «Come osi parlarmi così?! Non sono mica una tua amichetta! Porta rispetto, essere inferiore»
«Io non sono un essere inferiore!»
«Ma se non hai nemmeno un potere utile»
«Grazie tante per avermelo detto, non ci avevo mai fatto caso»
«Stai usando il sarcasmo contro di me?»
«Sì, e allora?!»
«Bene! Sai che c'è? Ti odio»
«Anch'io. Sei insopportabile, egoista e malvagia. Sei il tipo di persona che più odio al mondo!»
«E tu sei il ragazzo più imbecille di tutto l'universo!»
«Vuoi fare a gara di insulti?!»
«Non aspettavo altro»

Il terreno sotto di loro iniziò a tremare facendo cessare le liti dei due ragazzi. Cosa diamine era successo?! Di sicuro non era stata DarkMind e Will non aveva quel tipo di potere.

«A quanto pare il sogno si sta lamentando di noi» disse Will sedendosi su una poltrona bianca.
«Uffa, adoro attaccar bottone e avere una scusa valida per ferire qualcuno» disse DarkMind sdraiandosi sul divano bianco di fronte alla poltrona del ragazzo.
«Ecco cosa non mi piace di te. Affronti tutto e tutti per il puro gusto di litigare e di creare scompiglio. Io non le capisco le persone come te»
«Perché appunto non sei come me. Questo è lo stile di vita dei Villain che si basa su una semplice regola: chi è forte sopravvive, chi non lo è crepa. Dato che alla sola età di quattordici anni sono più forte di un semplice Villain di serie S, penso proprio di potermi permettere di attaccar bottone con tutti. Ovviamente non con il mio maestro o sarebbero guai seri»

Will rimase in silenzio. Provava compassione per quella ragazza che aveva dovuto passare tutta la sua vita chissà dove sotto il diretto controllo del temibile Boss dei Villain e che aveva dovuto allenarsi sin da piccola per esaudire il desiderio di vendetta di quell'uomo.
Si chiedeva se avesse mai avuto una famiglia. Forse era stata strappata via da loro quando era piccola o forse i suoi genitori erano dei Villain. Non poteva mica chiederglielo in quel momento perché uno: lei era arrabbiata, due: non voleva impicciarsi nelle sue questioni, tre: sapeva che era inutile chiederglielo perché non gli avrebbe mai risposto e poi non era sicuro che lei sapesse che fine avevano fatto i suoi genitori.

Sospirò sconsolato e si sedette sul divano dove la ragazza era sdraiata. «Scusa per averti fatta arrabbiare... Pace?»
«Bene, ti sei scusato. Lo apprezzo, o forse no. Non mi interessa. Per me sei solo un sacco di carne che cammina, nulla di più»

Le sue parole erano taglienti come delle lame affilate, ma Will aveva sviluppato una certa immunità ad esse. Lo aveva insultato talmente tante volte che quasi non piangeva più quando ripensava agli insulti che gli facevano i bulli durante le medie o le elementari.

Si sdraiò anche lui sullo spazioso divano e iniziò ad accarezzarle la spalla. Un momento, la stava toccando senza essere respinto. Si stupì talmente tanto da cadere dal divano e rotolare fino alla poltrona.
Si rialzò e con un largo sorriso riandò dalla sua coinquilina onirica.

«Non è fantastico? Posso coccolarti!»
«Odio quando la gente mi tocca»
«Dai, non fare la scorbutica. Tutti adoriamo l'affetto che ci viene dato tramite le coccole»
«Io no. Non me le hanno mai fatte e non ci tengo ad averle. Preferisco dei cioccolatini così almeno posso sbatterli in faccia a chi me li ha dati»
«Sei irrecuperabile...»

Iniziò ad accarezzarle la spalla. Stranamente la ragazza non si oppose. Will ridacchiò, si aspettava scoppiasse di rabbia appena l'avrebbe toccata.

«Non ridere... Ti sto sfruttando per avere questo... affetto, tutto qui»
«Ah sì? Bene, sono felice che tu lo voglia»
La ragazza emise un verso svogliato girandosi a pancia in su. «Com'è avere qualcuno che ti vuole bene per davvero? Tipo una vera famiglia...»
Tentò di non far trapelare troppo stupore dalla sua voce. «È qualcosa di rassicurante. Sai che potrai sempre contare sulla tua famiglia o sugli amici per qualsiasi cosa. Le persone che ti vogliono bene stanno sempre al tuo fianco qualsiasi cosa accada e se potessero si sacrificherebbero per la tua salvezza»
«Quindi sono delle guardie del corpo?»
«Diciamo che sono più dei protettori che provano un grande affetto verso chi proteggono»

DarkMind fece per parlare, ma ricacciò giù ciò che aveva da dire perché era troppo sentimentale. Odiava mostrarsi debole e soprattutto odiava quando iniziava a desiderare una vita come quella del ragazzo che aveva di fronte. Avrebbe significato tradire il suo maestro e tutta la sua comunità per una cosa che non avrebbe mai avuto.

Will le prese la mano cercando di essere il più gentile possibile e la strinse leggermente. Voleva farle vedere che non era sola. Chissà, magari sarebbe riuscito a darle la vita che tanto desiderava, ma allo stesso tempo voleva evitare di aiutare chi non aveva bisogno del suo aiuto perché sapeva come sarebbe andata a finire: conoscendola, l'avrebbe irritata a tal punto da portarla ad ucciderlo, e sapeva benissimo che non avendo un potere utile nel combattimento si sarebbe lasciato spiaccicare sul suolo da lei.

«Ehi, ragazzo strambo...»
«Sì?»
«Quando ci vedremo dal vivo... potresti dirmi il tuo nome?»
«Io... ehm...»
«Cosa c'è? Hai paura che io tramite il tuo nome vada a cercare la tua abitazione?»
Will annuì con un lieve e intimidito cenno della testa.
«Capisco, ma ti assicuro che non andrò a cercarti. Non ho bisogno di inseguire le persone, di solito sono loro ad inseguire me»
«Lo vedo. Lo fanno anche i poliziotti»
«Smettila con queste battute mediocri e ascoltami bene: io non ho assolutamente intenzione di irrompere in casa tua, non mi servirebbe a niente; invece ho bisogno di sapere il tuo nome. È da troppo tempo che questa curiosità mi tormenta e non mi fa svolgere il mio lavoro come si deve»
«Va b-»

Will si svegliò a causa di un forte botto proveniente da fuori. I suoi genitori corsero nella sua stanza. Erano vestiti e avevano degli sguardi terrorizzati.

«Mamma... papà...?» provò a dire stropicciandosi gli occhi.
«Will, dobbiamo andarcene. L'O.A.V mi ha telefonato poco fa, i Villain stanno conducendo un attacco contro tutti i supereroi che ne fanno parte»
«Quindi tu sei in pericolo»
«Sì, ma anche tu. Dobbiamo andarcene al più presto da qui»
«Aspetta, ma la casa?»
«È l'ultimo dei nostri problemi. Metti in uno zaino ciò che ti è più caro, vestiti e andiamo in macchina. Faremo una visita imprevista alla zia Phoebe»
«O-ok»

Un altro botto riecheggiò per le strade. Dovevano sbrigarsi ad andarsene.
Will si alzò di corsa e andò a prendere il suo zaino da campeggio, quello color verde militare con il suo nome cucito sopra. Era il suo preferito. Non era rosso, ma andava lo stesso bene.
Ci mise dentro alcuno vestiti, i numeri dei suoi fumetti preferiti (dato che erano dei fascicoletti non creavano troppo peso nello zaino), il suo telefono e le foto che aveva di sua sorella e di Lucrecia.
Si infilò le calze, un paio di jeans comodi neri, una maglietta a maniche lunghe e una felpa rossa. Uscì dalla stanza saltellando con una scarpa sì e con l'altra no tentando di mettersela.

Sua madre gli venne incontro con aria preoccupata e gli chiese: «Hai preso tutto ciò che ti serve?»
«Sì. Telefono, qualche vestito, delle foto...»
«E il tuo orsacchiotto?»
«Mamma! Sono grande...»
Sua madre glielo mise nel suo zaino. «Non si sa mai, potresti pentirtene. Ora andiamo, tuo padre ci aspetta in macchina»

Tutti e due si precipitarono fuori di casa e, dopo essersi assicurati che la porta fosse ben chiusa, entrarono nella macchina del signor Clark e sfrecciarono via sull'autostrada confondendosi tra le altre macchine.

«Mando un messaggio ad Hamilton e a Lucrecia per avvertirli che non ci sarò per tutta la settimana»
I suoi genitori si guardarono incerti.
«È una cosa sbagliata?»
Fu suo padre a rispondergli. «Sarebbe meglio che tu non ne parlassi con loro. Fai finta di niente e se ti chiedono di uscire di' a loro che noi non te lo permettiamo. Dobbiamo evitare di far sapere in giro che siamo "in vacanza" dalla zia Phoebe»
«Ho capito...» disse guardando fuori dal finestrino. «Per quanto staremo da lei?»
«Finché la questione non si risolve. Gli Element sono già sul posto quindi sta' tranquillo, loro riusciranno a salvare noi e tutte le altre famiglie di supereroi»
«Se lo dici tu mi fido»

*****

DarkMind si alzò dal suo letto. Solo di recente le era stata data una stanza tutta per sé. Fino ad allora aveva sempre dormito con un centinaio di altri ragazzi in un salone enorme pieno di letti a castello, tipo quelli delle basi militari.
Non aveva mai stretto amicizie con nessuno di loro perché l'affetto era considerata una debolezza, mentre il senso del dovere e la malvagità erano delle virtù.

Si sistemò i capelli arruffati in una coda e andò a vedere cosa stava creando così trambusto nella Torre.
Le guardie facevano avanti e indietro senza sosta con i fucili in mano e le loro divise nere. Cosa stava succedendo? Perché non le era stato detto niente?
Electros si fermò davanti a lei cercando di riprendere fiato. Anche lui era ancora col pigiama.

«Il capo ha voluto fare un attacco a sorpresa. Ha radunato il suo esercito di adulti e lo sta muovendo per uccidere chiunque faccia parte delle Organizzazioni Anti-Villain»
«Com'è possibile che questo attacco sia una sorpresa anche per noi?»
«Lo conosci, sai che se vuole sorprendere qualcuno deve farlo anche con la sua stessa gente sennò non è sicuro che funzioni»
«Touché»
«Ehi, tutto bene? Ti vedo piuttosto scossa. Non solo da questo attacco, ma sembra da altro»
«Tranquillo, sto bene... Ora torno a letto. Devo provare a... a ritornare nel mio vecchio sogno, era troppo bello. Ciao»
Fece per chiudere la porta ma il ragazzo la bloccò. «Perché mi stai mentendo?»
«Non lo sto facendo. Senti, sono stanca morta, posso dormire?»
«Come vuoi... Se hai bisogno di qualcosa mi trovi in fondo al corridoio, nella mia stanza»
«Va bene. Sogni d'oro»

DarkMind chiuse la porta e tirò un sospiro di sollievo. C'era mancato poco. Doveva stare più attenta a parlare dei suoi sogni. Si rimise a letto sperando che il "ragazzo strambo" si fosse riaddormentato per poter continuare la loro conversazione.

Provò a chiudere gli occhi, ma improvvisamente sentì una voce provenire da un'angolo della sua stanza e dirle: «Cosa hai intenzione di fare, mia discepola?»

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