Sinners || Loki ||

Av MadGeneration

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☞︎ COMPLETA ☜︎ •In revisione. Revisionata fino al capitolo 2. ⚠️QUESTA STORIA È PROTETTA DA COPYRIGHT, QUAL... Mer

Istruzioni per l'uso
Trama
Prestavolti
Prologo - Un'antica magia
1 - In onore di Loki
2 - Rinascita
4 - Una nuova cittadina
5 - Trova l'intruso
6 - Cambio di piani
7 - Un solo vincitore
8 - Prospettive inesplorate
9 - Giochiamo per vincere
10 - Giù, nell'oscurità
11 - Inganni e Sotterfugi
12 - Chi ci fermerà?
13 - Corde e Pugnali
14 - Vecchie Conoscenze
15 - Emozionanti Paure
16 - Farsi Male fino ad Amarsi
17 - In mancanza di ossigeno
18 - Tradiscimi
19.1 - Lui sta nelle cose che più amiamo
19.2 - Lui sta nelle cose che più amiamo
20 - So come finirà
21 - Si invertono le parti
22 - Anime Rubate
23 - Una Nuova Era
Epilogo - Peccatori
Post Credits - Ogni cosa al suo posto

3 - Ipnotica

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Av MadGeneration

Galassia, Asgard.

Erano passati ormai sei giorni da quando Loki era riuscito a sedersi sul trono di Asgard, fingendosi Odino e ingannando tutti.

Sei giorni in cui aveva organizzato feste, banchetti, ristrutturazioni e spettacoli. Si era goduto appieno quel momento di gloria e non aveva alcuna intenzione di lasciarselo sfuggire.

Ormai tutto era stato sistemato, non ci sarebbe stato più nessuno che avrebbe potuto intralciare i suoi piani. Heimdall era in prigione e il suo nuovo alleato, Skurge, aveva preso il posto del guardiano, giurandogli fedeltà assoluta -non che avesse avuto altra scelta.-

Loki non aveva perso tempo, facendosi furbo e cercando subito delle persone di cui potersi fidare. Persone alle quali avrebbe potuto rivelare la sua vera identità e i suoi piani per Asgard.

Aveva scelto una cerchia di pochissimi eletti, uomini e donne che in tutti quegli anni aveva avuto modo di osservare e analizzare. Rendendosi conto che non avevano pensieri poi tanto diversi dai suoi.

Essi si erano affidati a lui in quel momento, scegliendo di stare dalla sua parte. Ma Loki era diffidente per natura, sapeva di cosa poteva essere capace una persona meschina, di quanto la falsità a volte potesse intortare le persone.

Lo sapeva bene, perché lui stesso era così.

Perciò non aveva rinunciato a utilizzare i suoi trucchetti anche su alcuni di loro, come ad esempio le guardie del palazzo. Assicurandosi che non potessero mai tradirlo e che obbedissero sempre e solo ai suoi ordini.

«Signore, giù in teatro sono quasi pronti per lo spettacolo» una donna, alta e con dei lunghi capelli biondi, legati in una coda di cavallo, fece ingresso nella sua stanza, distraendolo dai suoi pensieri.

«Dite agli attori e al popolo che arriverò tra qualche minuto» non la guardò in faccia, rimase a rimirare la città da quella finestra arcuata. A Loki piaceva osservare Asgard dall'alto, amava poter vedere qualsiasi azione compiuta da ogni singolo cittadino. Era un qualcosa che lo faceva sentire potente.

Quella donna annuì e uscì dalla stanza, richiudendosi la pesante porta alle spalle. Adesso che si era attorniato di persone vicine a lui, che conoscevano il suo piccolo segreto, Loki non doveva più preoccuparsi di trasformarsi ogni volta che qualcuno bussava alle sue stanze.

Perché il vecchio personale della servitù era stato interamente sostituito e i nuovi assunti avevano subito un lavaggio del cervello molto simile a quello riservato a Odino.

«Signore» ripetè una seconda voce femminile, anche fin troppo famigliare per i suoi gusti. «Quanto ti piace farti chiamare in quel modo» commentò poi, sbucando da sotto le coperte soffici di quell'enorme letto.

Gli avambracci che sorreggevano il peso del suo corpo snello e un sorriso malizioso dipinto in volto. Ma nemmeno in quel momento Loki si degnò di girarsi e abbandonare l'appagante vista di quel panorama.

«Hege, ti avevo detto di andartene già ieri notte» le ricordò, con tono severo, mentre le immagini di loro due che si rotolavano tra le coperte gli ritornavano in mente.

La donna sbuffò, passandosi una mano nei corti capelli rossi come il fuoco, cercando di sistemarseli come meglio poteva. «Lo so, ma il tuo letto è così comodo» civettò, accarezzando quel lenzuolo di raso dal colore verde scuro.

Fu a quel punto che Loki si voltò, lo sguardo serio e la mandibola contratta, mentre muoveva qualche passo verso di lei. «Ma sai anche che non dormo con le persone con cui sono solito intrattenermi» disse, sorpassando quel letto e fermandosi proprio davanti a lei.

Hege si era sempre aggirata per i corridoi del castello, nonostante fosse solo una semplice popolana. Aveva il dono di riuscire ad ammaliare tutti con i suoi occhioni azzurri da cerbiatta e quel volto dai lineamenti tondi.

Le bastava scuotere un po' i capelli e sbattere le lunghe ciglia, per far cadere qualche povero sprovveduto ai suoi piedi. Loki ricordava bene di come suo fratello, quando entrambi erano solo dei bambini, si fosse preso una bella cotta per lei.

Hege, però, non era quel tipo di ragazza di cui ti potevi fidare. Era molto volubile e non le interessavano i sentimenti altrui, lei voleva solo divertirsi e appagarsi con il primo malcapitato che cadeva nella sua trappola.

Loki, sin da quando ne aveva memoria, ricordava di come avesse sempre provato a farlo cadere ai suoi piedi, esattamente come tutti gli altri uomini del regno. Ma lui non era come gli altri, nemmeno un po', e infatti non era mai rimasto ammaliato dalla sua bellezza o dai suoi modi di fare espansivi.

Però, quando quel piano di salire al trono di Asgard aveva iniziato a formarsi nella sua mente, aveva pensato che una donna con un carattere e delle abilità del genere sarebbe potuta tornargli più che utile.

Perciò aveva deciso di farle credere, anche se solo per un momento, di essere riuscita a conquistarlo. Aveva deciso di giocare, usando le sue stesse mosse contro di lei. E quando era arrivato il momento giusto, quando il coltello dalla parte del manico lo impugnava lui, aveva deciso di rivelarle il suo piano.

E davanti alla richiesta di stargli accanto e alla promessa di portarla al potere con sé, Hege non aveva potuto far altro che accettare.

Ovviamente, tutte le parole dolci o le promesse che le aveva riservato erano false. Loki non provava nulla per lei e di certo non avrebbe mai condiviso quel tanto agognato trono con nessuno.

«Sei sempre così rigido, con tutte le tue regole» Hege si inginocchiò sul materasso duro, avvicinandosi ulteriormente al corpo del Dio. «Che fine aveva fatto tutta questa autorità quando, qualche ora fa, gemevi sotto di me?» gli domandò retoricamente, facendo scorrere le dita sulla sua coscia, coperta da quei pantaloni neri e di pelle.

«Credi ancora di poter condurre il gioco, che ragazzina illusa» Loki le afferrò il mento con la mano destra, portando i loro visi a pochi centimetri di distanza. «Non sono ingenuo come mio fratello e neanche cieco come le guardie del palazzo, con le quali sei solita fare scappatelle» incatenò gli occhi ai suoi, notando come le pupille le si stessero dilatando rapidamente.

Lei, a differenza sua, era attratta da lui e anche parecchio. Amava i suoi modi di fare rudi e il suo tono minaccioso. Quel suo carattere freddo l'attirava come mai nessun altro aveva saputo fare.

Sapeva di non poterlo avere nel modo in cui avrebbe voluto, sapeva di non poterlo far diventare il suo cagnolino personale, con il quale intrattenersi quando era annoiata. Proprio per questo lo desiderava sempre di più.

Quel poco di corda che le lasciava, permettendole di prendere qualche decisione a palazzo, e il fantastico sesso che facevano, le bastava per farla divertire e tenerla a bada. Dopotutto aveva già tanti altri uomini con i quali poter giocare come meglio preferiva.

«Non puoi abbindolare il Dio degli Inganni, anche se mi è piaciuto fartelo credere» ormai le sottili labbra di Loki stavano sfiorando quelle carnose e definite di Hege. «E adesso, scendi dal mio letto e vai fuori dalla mia stanza» le ordinò, aumentando la presa sul suo mento e poi lasciandola di scatto.

La donna sorrise, alzando poi gli occhi al cielo. Si tirò in piedi velocemente, recuperando i suoi vestiti dal pavimento, ma non indossandoli. «Ci vediamo stanotte, Signore» rimarcò quell'ultima parola, lanciandogli uno sguardo ammiccante, prima di uscire definitivamente dalla camera.

Loki si passò una mano sul viso, per poi scuotere la testa e iniziare a prepararsi per incontrare il suo popolo.

Aveva raccontato a tutti, più e più volte, la storia di come fosse morto in loro onore, facendo sì che gli asgardiani iniziassero a nutrire un sentimento benevolo verso il Dio degli Inganni.

Perciò, quando aveva proposto, sotto forma di Odino, agli attori del teatro, di organizzare uno spettacolo in cui si rendeva omaggio alla morte di Loki, loro ne erano rimasti più che entusiasti.

«Alla buon ora, sai che Odino non si sarebbe mai fatto attendere in questo modo» nell'esatto momento in cui uscì dalla porta della sua stanza, venne investito da quelle parole.

«Devi stare attento a queste cose, o qualcuno potrebbe iniziare ad avere dei sospetti» continuò, facendo sì che Loki aumentasse il passo e alzasse gli occhi al cielo.

Kåre era il suo nuovo consigliere e sembrava sempre, inspiegabilmente, così nervoso. Da quando il Dio degli Inganni si era presentato a casa sua, rivelandogli il suo piccolo segreto e mostrandogli chi era davvero, la sua vita era completamente cambiata.

Da semplice operaio era diventato il consigliere del Padre degli Dei, o meglio, di quello che si stava spacciando per lui. Aveva lasciato tutto, trasferendosi a palazzo e iniziando a lavorare fianco a fianco con Loki.

Non aveva detto niente alla sua famiglia, aveva semplicemente comunicato alla moglie di quella sua strana promozione e dato un bacio in fronte ai bambini, prima di uscire dalla porta di casa loro.

«Tranquillo, Kåre. Se qualcuno dovesse iniziare a sospettare di me, saprò come sistemarlo» si voltò verso di lui, muovendo le mani davanti al suo viso, imitando i gesti che di solito fanno gli stregoni.

Il consigliere lo guardò serio, con la mandibola contratta e le sopracciglia aggrottate. Non trovava affatto divertente quel modo che Loki aveva di prendere tutto così alla leggera. Era fin troppo sicuro di sé e di ciò che stava facendo, senza minimamente riflettere sulle conseguenze.

«Sei troppo stressato, forse dovresti passare un po' più di tempo con una delle mie ancelle» gli disse, nell'esatto momento in cui svoltarono l'angolo. Uscirono da quel corridoio ampio e si ritrovarono all'interno di una piccola sala, adornata da fiori esotici.

«Lo sai che ho una moglie» gli ricordò, parlando a bassa voce, mentre passavano davanti ad alcune guardie.

«Eppure non hai ritenuto opportuno dirle cosa stavi andando veramente a fare a palazzo» lo punzecchiò, iniziando ad assumere la classica camminata di Odino: mani dietro la schiena e passo ciondolante.

Kåre aprì la bocca ma poi la richiuse immediatamente, realizzando che non aveva nessuna scusante plausibile per il suo gesto.

Si era fatto intimorire e abbindolare da Loki, cedendo alle sue richieste e scegliendo, di sua spontanea volontà, di affiancarlo nel suo diabolico piano.

E non si sarebbe più potuto tirare indietro, avrebbe dovuto continuare a stare al gioco, fino a quando Loki non si sarebbe stancato, o fosse stato scoperto.

I due uscirono dai giardini del palazzo, percorrendo quelle distese di erba e siepi perfettamente curate. Camminarono sulla ghiaia grigia, facendo sì che le suole dei loro stivali scricchiolassero ad ogni loro passo.

Arrivarono nel punto dove erano state allestite le sceneggiature per quello spettacolo e, dopo aver salutato tutto il popolo presente, Loki prese posto sulla sua chaise longue.

Si accomodò, distendendosi su di un fianco, sorretto da quel bracciolo rivestito di velluto rosso. Attorno a lui si sistemarono tutte le sue ancelle, pronte a servirlo e riverirlo. Kåre, invece, era rimasto in piedi, esattamente dietro di lui, così da poter controllare la situazione.

«Bene, che lo spettacolo abbia inizio» dichiarò Loki, battendo le mani e dando ufficialmente il via agli attori.

Il sole splendeva alto nel cielo, donando la luce perfetta per ammirare quella specie di recita evocativa.

La prima scena si aprì con l'arrivo di Thor, Loki e Jane in quel pianeta di mezzo, dove incontrarono Malekith, il capo degli Efli Oscuri, e Algrim il suo luogotenente.

Loki osservò con attenzione la parte in cui si ricreava il suo discorso. Il famoso discorso usato per ingannare Malekith, fingendosi dalla sua parte, che permise al fratello di sopraffarlo.

Era molto trasportato da quello spettacolo, ripetendo di tanto in tanto le battute assieme agli attori. Sorrideva all'ancella che era presa ad imboccarlo di verdi acini d'uva e lanciava qualche occhiata fiera a Kåre, che se ne stava con le braccia conserte, impassibile.

E poi arrivò la sua parte preferita, quella della sua finta morte, quella dell'inganno rivolto a tutti. Loki si tirò leggermente su, sorreggendo il suo peso su un unico braccio, visibilmente preso da quella vicenda.

Kåre si guardò attorno in modo nervoso, temeva che il troppo sgomento del Dio, che vestiva la parte di Odino, potesse attirare l'attenzione. Perciò cercava di coprire con il suo corpo la figura di Loki, che sorrideva furbamente. Volendo evitare che qualcuno del popolo, dietro di lui, potesse notare le sue espressioni di esagerata felicità.

Espressioni che però cessarono all'improvviso, lasciando spazio a uno stato confusionario.

La fronte corrucciata, lo sguardo perso nel vuoto e l'attenzione rivolta a qualcosa che non era nemmeno presente in quel luogo.

Qualcosa non andava e Kåre l'aveva capito subito.

«Signore...» lo richiamò sussurrando, ma Loki non sembrò prestargli alcuna attenzione. «Signore? Si sente bene?» insistette, toccandolo dentro con l'avambraccio e abbassandosi di poco.

Ma Loki era concentrato su altro, talmente tanto da non sentire nemmeno più nulla di ciò che lo stava circondando in quel momento.

"So chi sei"

Questo gli aveva detto la voce nella sua testa. E non era la voce della sua coscienza, risvegliatasi all'improvviso per farlo rinsavire e confessare, no. Era una voce estranea, che mai aveva sentito prima.

Era la voce di una donna.

"So chi sei, so cos'hai fatto"

Quelle parole rimbombarono nella sua mente, facendolo irrigidire. Non riusciva a capire cosa stesse succedendo, era come se qualcuno fosse entrato nella sua testa e stesse cercando di comunicare con lui.

"So chi sei, Loki"

Fu a quelle parole che decise di alzarsi di scatto, creando sgomento tra tutto il pubblico e anche tra gli attori, che persero qualche battuta.

Senza guardate in faccia nessuno e ignorando, per l'ennesima volta, Kåre, che stava cercando di capire cosa stesse succedendo, scappò via da lì.

Con passo svelto si allontanò da quel luogo, lasciando il suo consigliere in una situazione decisamente scomoda.

Quando fu sicuro di non essere più visto dal popolo, iniziò a correre, arrivando velocemente dentro il palazzo.

Ripercorse la strada a ritroso, ritrovandosi nel corridoio che portava alle sue stanze.

«Andate via» ordinò alle guardie che presenziavano davanti alla porta della sua camera, pronte per proteggerlo da ogni eventuale minaccia.

Queste ultime esitarono qualche secondo, cercando di capire il motivo di tanta preoccupazione, prima di eseguire quell'ordine.

Loki si fiondò dentro la sua stanza, riassumendo le sue sembianze. Si prese la testa tra le mani, nel momento in cui quella voce tornò.

"Dimmi dove ti nascondi"

Emise un urlo di rabbia, mentre premeva con forza, sulle sue tempie.

Si disse di stare calmo, che probabilmente era solo lo stress.

Oppure stava diventando pazzo?

"Loki"

No, non era pazzo, quella voce era davvero nella sua testa.

Cercò di concentrarsi, provando a usare i suoi poteri per capire come liberarsi da tutto ciò. Svuotò la mente, iniziando ad ascoltare con attenzione il tono di quella voce.

Era una voce femminile, soave, ipnotica.

Ipnotica...

Loki non capì cosa successe, ma senza nemmeno rendersene conto si lasciò trasportare da quella strana melodia, che si era insidiata nella sua testa.

Camminò verso la finestra, fermandosi proprio davanti ad essa. Poggiò le mani sul davanzale e si sporse in fuori di poco.

Osservò quella città, compiendo esattamente gli stessi gesti di quella mattina. Scrutò ogni angolo, andando addirittura fino al bifrost e oltre.

E poi, d'un tratto, fu come se qualcosa lo colpisse, dritto in fronte, facendolo riprendere.

Respirava affannosamente, il cuore batteva più veloce del normale e gli sembrava come se avesse appena combattuto contro qualcuno.

Poggiò la schiena sulla parete accanto a lui, scivolando lentamente sul pavimento. Si sedette, i capelli lunghi, neri, che gli ricadevano sul volto in modo disordinato.

Sentiva come un macigno sullo stomaco e un peso poggiato dritto sulla sua testa. Quella voce era sparita, ma allora perché lui si sentiva persino peggio di prima?

Forse aveva solo bisogno di riposare, in effetti si sentiva stanco. Lasciò che la sua testa si poggiasse a quel muro e poi chiuse gli occhi.

Avrebbe dormito solo per un po', giusto il tempo per riprendersi.

O così credeva...

🌟🌟🌟

Eccomi qui con un nuovo capitolo!

Come potete vedere Loki se la sta passando molto bene ad Asgard. Si è fatto parecchi alleati e ingraziato il popolo. Sembra che nessuno sospetti di lui, per il momento 😈

Vengono introdotti due nuovi personaggi, che hanno un ruolo importante nella storia: Kåre, il consigliere ed Hege, la donna con la quale a Loki piace "intrattenersi"
Cosa ne pensate di questi due?

Ma parliamo soprattutto di quella voce che sembra aver preso possesso della mente del Dio degli Inganni.
Sarà Lilith? O un'altra possibile minaccia al suo regno?

Per scoprirlo non dovrete far altro che continuare a leggere.

Lasciate una stellina nel caso il capitolo dovesse esservi piaciuto e non dimenticatevi di commentare facendomi sapere cosa ne pensate.
Per qualsiasi cosa non esitate a contattarmi.

Seguitemi su Instagram: _madgeneration_ per non perdervi nessuna novità.

XOXO, Allison 💕

Fortsätt läs

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