Jake e Jason | Come un uragano

By Thewallflowergirl13

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Capitolo 1 "Una scommessa?"
Capitolo 2 "Quel bastardo..."
Capitolo 3 "Jake Smith e Jason McCurthy"
Capitolo 4 "Amici? Mai."
Capitolo 5 "รˆ finita"
Capitolo 6 "Cosa succede?"
Capitolo 7 "Andare avanti."
Capitolo 8 "Calore"
Capitolo 9 "Le sue braccia"
Capitolo 10 "Non ti capisco."
Capitolo 11 "Mi fai impazzire!"
Capitolo 12 "Un nuovo inizio"
Capitolo 13 "Che ci fate qua?"
Capitolo 14 "Jay"
Capitolo 15 "A che gioco stai giocando?"
Capitolo 16 "Vuoto"
Capitolo 17 "Cosa vuoi realmente?"
Capitolo 18 "Tu sei perfetto"
Capitolo 19 "Come un uragano"
Capitolo 20 "Blane"
Capitolo 21 "Giocare con il fuoco "
Capitolo 22 "Tu per me non sei niente"
Capitolo 23 "Essere me stesso"
Capitolo 24 "O lui o me"
Capitolo 25 "I still think about you"
Capitolo 26 "Daniel"
Capitolo 27 "L'album"
Capitolo 28 "La festa"
Capitolo 29 "Ti amo..."
Capitolo 30 "Pioveva"
Capitolo 31 "Helen."
Capitolo 32 "Lo rendi felice"
Capitolo 33 "Stop"
Capitolo 35 "Holiday"
Capitolo 36 "Un duro risveglio"
Capitolo 37 "Tutto"
Capitolo 38 "La storia di Jason|Noi Siamo Infinito"
Capitolo 39 "Dove sei?"
Capitolo 40 "I ragazzi che si amano"
Capitolo 41 "Felicitร  ritrovata"
Capitolo 42 "On the road"
Capitolo 43 "L'ultima settimana"
Capitolo 44 "L'ultimo ballo"
Capitolo 45 "After"
Capitolo 46 "Family"
Capitolo 47 "Coming out"
Capitolo 48 "Mistakes"
Capitolo 49 "Non tentare di combattere la tempesta"
Capitolo 50 "Finale"
Il sequel
Jake & Jason 3 (2020)

Capitolo 34 "Voglio urlarlo!"

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By Thewallflowergirl13

Era il lunedì mattina dell'ultima settimana di scuola prima delle vacanze. Mi alzai abbastanza bene, dato che avevo passato gli ultimi giorni a letto. Andai al piano di sotto e presi una mela dal cestino che stava sopra al tavolo. Dopo aver mangiato mi vestii e andai a scuola. Vidi Helen, che stava in mezzo ad un gruppo di amiche. Mi sorrise e fece un piccolo cenno con la mano. La guardai stranito e passai oltre. Andai in classe, dove ad aspettarmi c'era Daniel. Appena mi vide interruppe la conversazione che stava avendo con Maicol e mi abbracciò.

"Sì Dan, ma ora mollami. Daniel!"

"Non farlo mai più!"

"Cosa?"

"Lasciarmi solo per una settimana! Non posso sopportare questo posto senza qualcuno con cui cazzeggiare durante la lezione."

Sospirai e mi sedetti.

"Ma smettila! Ora non esagerare dai..."

Si sedette anche lui.

"Tutto okay Jake? Tuo fratello è tornato dall'Australia?"

"No, non ancora. Torna giovedì."

"Okay, ma rispondi anche all'altra domanda: come stai?"

"Bene."

In quel momento suonò la campanella e io approfittai per cambiare discorso.

"Hai fatto matematica?"

"Sì sì. Senti dopo puoi passare in biblioteca a prendermi un libro?"

"Scusa e perché non ci vai tu?"

"Io? In biblioteca? Ho anche dimenticato dove si trova!"

"Okay okay! Sei fortunato, tanto dovevo andarci lo stesso."

"Grazie, sei il migliore!"

Durante la pausa, andai in biblioteca: aveva due piani, uniti da un piccola scala a chiocciola ed era molto spaziosa e accogliente. La luce che filtrava dalle finestre dava una colorazione accesa e calda a tutto.

"Salve Jake! È da tanto che non ti fai vedere!" disse Merry, la bibliotecaria.

Era una donna sulla cinquantina, con i capelli arancioni, ma che un tempo brillavano di rosso fuoco. Era di bassa statura e le piaceva indossare vestiti con temi floreali. L'avevo sempre ritenuta una tipa particolare, ma quando mi parlò per la prima volta, nel secondo anno, mi colpì da subito.

"Ehi Merry!" le risposi, dandole un caloroso abbraccio.

"Cosa posso fare per te?"

"Mi potresti preparare questo libro?" chiesi, porgendole un foglietto. "Lo vengo a ritirare quando ho finito: voglio fare un piccolo giro, è da tanto che non leggo e non so da cosa iniziare."

Merry lesse il foglietto, poi mi sorrise e sparì tra gli scaffali. Andai al piano di sopra, verso la sezione di psicologia. Percorsi velocemente con lo sguardo i libri dello scaffale superiore. Proseguii con il secondo, poi ne toccai uno e per sbaglio lo feci cadere. Mentre mi chinai per raccoglierlo una mano mi precedette. Mi rialzai e vidi Helen davanti a me, con un sorriso stampato in faccia.

"G-grazie." dissi, sfilandole bruscamente il libro dalle mani.

"Psicologia? Anche a me piace molto questa sezione."

"Buon per te."

Continuai a camminare verso la sezione dei romanzi storici. Sentii dei passi dietro di me e quando mi girai vidi ancora lei.

"Ma che fai mi segui?"

"Ti consiglio quel libro, l'ho letto ed è molto interessante." disse, prendendone uno dallo scaffale e porgendomelo.

Lo guardai, poi glielo presi dalle mani e lessi il titolo. Lo rimisi al suo posto.

"Anch'io l'ho già letto, è un classico...ma perché continui a seguirmi?"

"Niente..."

"Helen, pensi che io sia stupido? Che vuoi da me?"

"Niente. Vedo che non frequenti più quei due..."

Sapevo che prima o poi ci sarebbe arrivata. Mi girai e iniziai a guardare alcuni libri sullo scaffale davanti a me.

"No, sono dei bastardi."

"Se posso chiedertelo...perché?"

La guardai con la coda dell'occhio. Tanto lei li conosceva da anni quindi avrei anche potuto dirglielo...

"Ecco...li ho visti mentre si baciavano. A me sembrava si odiassero! E invece..."

Helen scoppiò in una risata, nella quale si poteva percepire una nota di malinconica.

"Che strano...allora è proprio vero che la storia si ripete."

"Che vuoi dire?"

In quel momento mi abbracciò e io rimasi immobile, per poi appoggiare le mie mani sulla sua schiena. Mi sentivo strano: perché lo stava facendo?

"Helen?"

"Noi due siamo vittime di un'amore impossibile, un'amore rovinato proprio sul più bello... E dallo stesso ragazzo."

Quelle parole non avevano senso. Si staccò da me e iniziò a fissarmi.

"Io vado. Quando ti va possiamo parlare, ecco il mio numero."

Rimasi lì, immobile per qualche istante, per elaborare ciò che era appena successo, ma non riuscivo dargli una spiegazione. La vita non era logica, la vita era tutt'altro, imprevedibile...

-

Era martedì pomeriggio. Io e Sarah ci incontrammo in un bar vicino a scuola. Le raccontai di Helen.

"Ma che grandissima st..."

"Sarah, Sarah! Ti prego non qui."

"Okay ma quando ci vuole ci vuole! Perché si mette tra te e Jason?!"

"Va be, in fondo è la sua ex ragazza, ma la cosa più strana è questa."

Le porsi un bigliettino.

"Un numero?"

"Il suo numero."

"Cosa?!"

"Sarah calmati!"

"Come faccio a calmarmi? Questo è il numero di Helen! Ma quando te l'ha dato? E perché?"

Le raccontai anche della mattina prima e dello strano incontro in biblioteca.

"Quella tipa non mi convince..." disse, dopo il racconto.

"E io che dovrei dire?"

"Senti tra qualche giorno partiamo e tu devi lasciar stare tutti questi drammi per un po'...ti prego. Quando torneremo parlerai con Jason e tutto si risolverà."

Mi limitai a sorridere e a soffocare in quel falso sorriso, tutte le mie preoccupazioni...

-

Era mercoledì sera. Stavo in sala a guardare la tv. Bussarono alla porta. Guardai l'orario: le 18:42. Mi alzai scocciato e andai ad aprire.

"Eric?!"

"In persona!"

"Ma non dovevi tornare domani?"

"Jason mi ha chiamato e ha detto che era preoccupato per te, allora sono partito il prima possibile."

Lo abbracciai.

"Allora aveva ragione?" chiese.

"No, io sto bene."

"Faccio una doccia, poi vado da Meredith."

"Okay, la chiamo e dico che passi da lei, tu vai a lavarti."

Mi avvicinai al telefono di casa, che era appoggiato su un mobiletto in corridoio. Digitai il numero.

"Meredith."

"Ehi Jake! Tutto okay?"

"Sì, io sto bene, grazie. Tu sei a casa?"

"Sì, perché?"

"Eric ha anticipato il suo ritorno e ora è qui, vorrebbe passare a casa tua..."

"Oddio ! Che bello! Digli di venire appena può, mi è mancato tantissimo."

"Okay, allora ciao."

"Ciao piccolo."

Attaccò, ma io rimasi con il telefono attaccato all'orecchio. Pensai a quanto avrei voluto che Jason esprimesse così liberamente i suoi sentimenti. Avrei voluto mancargli, ma lui non si era fatto sentire nell'ultima settimana e io non avrei mai fatto il primo passo. Quella volta era lui ad aver sbagliato e lui doveva scusarsi. L'avrei perdonato subito, mi mancava da morire...

"Ehi l'hai chiamata?"

"Sì. Ci hai messo poco... "

"Sì, non vedo l'ora di vederla. Sei sicuro di stare bene?"

"Benissimo, ora vai che anche lei sembrava emozionata per il tuo arrivo."

Mi lasciò un delicato bacio sulla fronte e uscì. Ritornai in sala a guardare la TV e mi addormentai. Un suono fastidioso e insistente mi strappò via dalle braccia di Morfeo. Spensi la TV, che era rimasta accesa per tutto il tempo. Erano le 21:04, chi poteva essere a quell'ora? Mi alzai e andai ad aprire. Che ci faceva lì?

"Jason?"

"Jake mi dispiace..."

"Non ho intenzione di affrontare questo discorso a quest'ora e in queste condizioni." dissi, guardando ciò che indossavo: una maglia a maniche corte larga, dei pantaloncini e un paio di orribile calzini neri a pois bianchi.

"No! Senti io devo dirtelo adesso! Ho paura che se non lo faccio ora, non ci riuscirò più..."

"Ma che stai dicendo?"

"Jake mi dispiace di averti fatto soffrire, tu non te lo meriti. Scusa per quel bacio con Blane..."

"Che? Io non sono arrabbiato, e vuoi sapere perché? Noi due non stiamo insieme!"

"Okay, lo so che a volte faccio fatica a dirti ciò che provo..."

"Fatica? Hai detto di amarmi e te ne sei pure dimenticato! Di semplicemente che te ne freghi e facciamola finita..."

"Non l'ho dimenticato!"

"Che?"

"So ciò che ti ho detto quella notte, e quando anche tu hai detto che mi ami ero sveglio, ti ho sentito."

Ero confuso e mi sentivo tradito.

"Hai fatto finta di niente per tutto questo tempo?"

"Sì, ma non prendermi per stronzo..."

"Oh no, tu lo sei sul serio Jason! Pensi solo a te stesso!"

"Non capisci. Ho paura di ammettere di avertelo detto, perché quelle due parole erano vere. Ho paura di feriti ed essere ferito..."

Sopirai e mi passai una mano tra i capelli.

"Che stai dicendo Jason?"

"Sto dicendo che ti amo così tanto da aver paura che finisca da un momento all'altro, che te ne vada, che tu ti stanchi di me e del mio caratteraccio! Ora è chiaro? Ti amo Jake Smith! Ti amo e voglio urlarlo finché non te lo metterai in quella testa!"

Il cuore iniziò a battermi a mille. Non feci in tempo a rispondere, perché lui si girò ed entrò nella sua macchina. Mi guardò, sorrise e mise in moto. Poi partì a tutta velocità.

Diedi un pizzicotto alla mia guancia destra, per accertarmi che non fosse un sogno. No, era tutto reale.

Quel pazzo aveva appena detto, anzi, urlato che mi amava, e solo in quel momento realizzai che anch'io amavo veramente quel pazzo. Lo amavo.

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