School of Heroes - da revisio...

By GiulSma

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⚠️ Storia da revisionare ⚠️ Immaginate di vivere in un mondo dove esistono i superpoteri e di essere trascina... More

1.William Clark
2.Test d'ingresso
3.Primo giorno
4.Nome da supereroe
5.Sogno
6.Un ritorno pieno di misteri
7.Tre amici entrano in un bar...
8.Un filo, due uscite
10.Interrogatorio
11.Pigiama party (parte 1)
12.Pigiama party (parte 2)
13.Pigiama party (parte 3)
14.Incendio
15.Incontro pericoloso
16.Portachiavi
17.Zia Phoebe
18.Vita nel Connecticut
19.Dolorosa battaglia
20.Un nuovo eroe
21.Villains
22.Ritorno a casa
23.Coma
24.La verità
25.Piccoli amori
26.Rancore
27.Fuggitivo a scuola
28.Potere
29.I finti dèi
30.Successione
31.Il risveglio del tredicesimo titano
32.Primo giorno da stagista
33.Flame
34.Vecchi amici
35.La battaglia di Springville (pt. 1)
36.La battaglia di Springville (pt.2)
37.Mostro
38.Amori proibiti
39.Oil and Water
40.Ghiaccio
41.Amy
42.Il sogno più bello
43.Black Night Bar
44.La famiglia Castillo
45.Angel
46.Padre, Figlio e Potere Primario
47.Ballo d'autunno
48.L'origine di Nightmare
49.Cinquecentomila
50.Bacio dietro le sbarre
51.Due anime
52.Sacrificio eroico
53.Caos
54.Cenere alla cenere
55.Attraverso i ricordi
56.Compleanno
57.Il bacio perfetto
🎖Super Traguardi 🎖
🎬 Backstage 🎬

9.Festival

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By GiulSma

Il Natale era alle porte e la Hero Highschool aveva organizzato un festival l'ultimo giorno di scuola prima delle vacanze a cui avrebbero potuto partecipare tutti gli studenti con i rispettivi genitori. Stando a quando aveva detto il preside: gli stand sarebbero stati allestiti dai ragazzi del primo e del secondo anno, mentre gli altri studenti avrebbero contribuito dopo alla sicurezza di tutti i presenti.

Will stava allestendo la bancarella della sua classe insieme a Zoe, Ethan e Harry. Gli altri si stavano occupando dei materiali che avrebbero dovuto metterci sopra: biscotti di zenzero appena sfornati, torte alle mele e altri dolciumi vari preparati da loro e dai loro genitori.

Spesso gli capitava di guardarsi intorno in cerca di Lucrecia perché gli aveva promesso che sarebbe venuta almeno quel giorno, il 21 dicembre, ma di lei non c'era traccia.

«Ehi, mi serve una mano ad avvitare la gamba del tavolo! Aiuto! Le mie braccia stanno per cedere!» disse Ethan sorreggendo il tavolo con la lunga gamba di legno in mano.
«Will, aiutalo tu per favore. Io devo occuparmi di altre cose» disse Harry.
Annuì e andò velocemente a scoccorrere il suo compagno che colse l'occasione per sussurrargli all'orecchio: «Ti devo parlare»

In primis fu piuttosto scioccato da quella domanda, ma si lasciò convincere dallo sguardo implorante del ragazzo.
Insieme si nascosero dietro una grande colonna nell'atrio addobbato di lucine e festoni di Natale.
Will si sistemò la cravatta sotto al maglione rosso facente parte della divisa della scuola guardandosi intorno. C'era un gran via vai di ragazzi indaffarati che trasportavano scatoloni con gli addobbi da una parte all'altra della struttura scolastica.

«Quindi? Di cosa volevi parlarmi?» chiese girandosi verso Ethan.
«Della tua amica. Insomma, non so cosa stia provando di preciso, ma non è un po' sospetto il fatto che non sia venuta a scuola nonostante tutto?»
«Non lo so... Non mi messaggia più con la stessa frequenza di prima e trova sempre una scusa per abbandonare le conversazioni quando provo a chiederle qualcosa. Oggi sarebbe dovuta venire qui, ma non c'è...»
«Dobbiamo formare di nuovo il trio dei detective o ce la fai da solo?»
«Non lo so, vedremo come si evolverà la cosa. Ora cerco di non pensarci e di godermi il festival. Mi dispiacerebbe rovinare una bella giornata come questa pensando ad una persona che non ricambia del tutto il mio affetto.»
«Ehi, non affliggerti così. Le ragazze sono misteriose, non fanno trasparire proprio tutto i loro sentimenti quindi non penso che lei non ricambi. Comunque, se vuoi parlarne io ed Hamilton siamo disponibili»
«Va bene... Ora vado. A dopo»

Will ritornò dai suoi compagni che nel mentre avevano finito di sistemare tutto. Peccato, avrebbe voluto rendersi più utile.
Fece spallucce e andò a controllare le bancarelle della sezione A dove vi erano i figli degli Element. Voleva conoscerli. Ad ogni passo il suo battito accelerava per l'emozione. Li avrebbe conosciuti, finalmente, e con un po' di fortuna avrebbe incontrato anche gli Element! Nonostante suo padre fosse l'amministratore dell'O.A.V., l'organizzazione a cui partecipava la squadra di supereroi, non era mai riuscito ad incontrarli. Forse per timidezza o forse perché gli era stato impedito più volte di andare nella sede perché considerata "pericolosa per un bambino".

Allontanò dalla testa qualsiasi pensiero e si fermò davanti al tavolo pieno di bracciali, orologi e collane.
Dietro vi erano Hamilton e altre persone che non conosceva, ma degli Element junior non vi era traccia. Sospirò sconsolato e andò dal suo amico.

«Ehi, come va?» gli chiese Hamilton mettendogli in testa un cappello natalizio. «Ecco, ora sprizzi spirito natalizio da tutti i pori»
«Grazie. Comunque, io sto bene, tu?»
«Sto alla grande! Mio caro, il sottoscritto è riuscito a conquistare il cuore della più bella delle fanciulle e oggi passerò tutto il tempo con lei. È da qualche parte a mostrare il suo angelico sorriso a tutti. Ora vado, ciao!»
«Aspetta!»
«Sì?»
«Hai visto per caso... Lucrecia?»
«No, mi dispiace... Vabbè, vado. Ciao! Falalalala-lalala-la!»

Se ne andò saltellando lasciando Will davanti alla bancarella con addosso il cappello dalla punta penzolante e soffice. Sbuffò sconsolato all'idea di dover rinunciare a vedere Lucrecia anche quel giorno e puntò i suoi occhi su una collana.
Aveva un ciondolo argentato a forma di mezzaluna e la catenella sembrava leggera, ma abbastanza resistente agli strattoni.
Decise di prenderla per regalarla alla sua amica non appena l'avrebbe incontrata.

«Ciao» salutò la ragazza dietro alla bancarella con un cenno della mano.
«Ciao» ricambiò lei sorridendogli.
«Sono interessato a prendere questa collana. Fate anche pacchetti o scatoline per mettercele?»
«Certo, la sezione A offre solo il meglio»
«O-ok. Allora la prendo insieme ad una scatolina»
«Bene»

La ragazza mise accuratamente la collana nella scatola che infilò in un sacchetto rosso con un fiocco di neve bianco in rilievo e lo diede a Will dopo che questi ebbe pagato.

«Chi è la fortunata?» gli chiese la ragazza sorridente mettendo i gomiti sul tavolo e appoggiando la testa alla mano.
«Ehm... lei è...» tentò di rispondere il ragazzo.
«Hmm, se non me lo vuoi rivelare fa niente, ma almeno dimmi il tuo nome»
«Mi chiamo William Clark»
«E io sono Scarlet Redsky»
«Bel nome»
«Anche il tuo lo è. Mi ricorda molto il colore rosso, è perfetto per il Natale!»
«Grazie... Di che sezione sei?»
«H»
«Interessante. Pensavo che nelle sezioni dopo la F ci fossero solo i ragazzi meno dotati e meno belli esteticamente, ma tu... tu sei l'eccezione di ogni mio pregiudizio su di voi»

Quella ragazza ci stava provando con lui?! Gli stava letteralmente dicendo che era bello! Stava flirtando nonostante sapesse che la collana fosse destinata alla sua cotta, che sfacciata! Però era anche vero che ci sapeva fare.
Le sue labbra rosse e carnose erano quasi ipnotiche e la sua voce calma e suadente gli stava facendo desiderare di avvicinarsi a lei fino ad arrivare dietro al bancone e a sfiorarle i capelli.
La sua coscienza iniziò ad urlargli: "Cosa stai facendo? La persona a cui vuoi bene è Lucrecia, non questa sconosciuta! Riprenditi!"
Ma non riusciva a sottrarsi a quel momento. Ne stava diventando schiavo. Controllo mentale. Quando se ne rese conto si allontanò e arrossì imbarazzato.

«Mi dispiace Scarlet, ma... nel mio cuore non c'è ancora posto per una relazione»
«Nemmeno con la ragazza a cui vuoi regalare la collana?»
«È una situazione complicata, quindi penso che neanche con lei riuscirei ad avercela»
«E quindi perché gliela regali?»
Will rimase un attimo a pensare, poi guardò negli occhi la ragazza. «Gliela regalo per vederla sorridere e per farla sentire... bene. Voglio darle tutto l'affetto che merita senza aspettarmi nulla in cambio, proprio come farebbe un vero eroe»

Scarlet rimase in silenzio a fissare sognante il giovane. Passarono dei secondi che sembrarono ore in cui Will stava iniziando a farsi centinaia di paranoie pensando di aver detto qualcosa di sbagliato.

«Wow. Tu si che hai tutte le virtù di un eroe. "Bello e buono", kalòs kai agathòs... Sei proprio come il più grande dei guerrieri dell'antica Grecia che farebbe di tutto per la sua amata. Sono felice per quella ragazza» si sedette composta «Ora torno a lavoro. Buona giornata e... in bocca al lupo»

Gli fece l'occhiolino e se ne andò a dare una mano ad un suo compagno lasciando il ragazzo sbigottito da ciò che aveva appena sentito. Lo aveva definito bello? Sinceramente non faceva molto caso al suo aspetto, ma ora che ci ragionava su ritornarono a galla alcuni suoi aspetti negativi e positivi: i capelli scarlatti erano indomabili e a mala pena sua madre riusciva a mettergli del gel per renderlo presentabile quando andava a scuola, i suoi occhi azzurri erano gli stessi di suo padre, ma non erano particolarmente accesi come quelli di alcune persone che conosceva, mentre per quanto riguardava il fisico... quello era una causa persa.

Scosse la testa allontanando quei pensieri negativi e andò allo stand della sezione H preparandosi all'arrivo dei genitori e al conseguente inizio del festival. Non vedeva l'ora che la scuola si riempisse di persone sorridenti, amorevoli e piene di spirito natalizio.
Ma nonostante ciò l'assenza della sua migliore amica lo rattristiva. Avrebbe voluto passare il festival insieme a lei, ma a quanto pareva non era riuscita a venire.

Aprirono i cancelli prima del dovuto e nella scuola si riversarono centinaia di genitori alla ricerca dei propri figli per salutarli e infine andare a spasso tra i vari stand. I suoi gli si avvicinarono sorridenti.

«Ciao, ometto. Come va?» gli chiese suo padre accarezzandolo.
«B-bene» rispose Will imbarazzato.
«E la tua amica?» gli chiese sua madre preoccupata.
Will rabbuiò in volto. «Non è venuta...»
«Oh.. mi dispiace, tesoro. Vedrai che verrà, magari è solamente in ritardo»
«Tranquilla mamma, io sto bene, non devi preoccuparti per queste cose...» Si guardò intorno e cambiò discorso. «Vi consiglio di iniziare dallo stand della lotteria in fondo al corridoio. A fine giornata annunceranno i vincitori! Il montepremi è una cena gratuita per due persone al ristorante di lusso qui vicino. Nell'attesa di scoprire il vincitore potrete fare la pesca degli oggetti allo stand della sezione C e mangiare le torte più buone del mondo al nostro stand»
Sua madre gli sorrise gentilmente. «Va bene, Will. Allora io e tuo padre andiamo a farci un giro. Divertiti!»
«Grazie. Divertitevi anche voi!»

Osservò con un lieve sorriso in volto, i suoi genitori prendersi per mano e scomparire tra la folla alla ricerca del divertimento. Chissà quale sensazione si provava ad essere sposati e a vivere insieme felicemente con dei figli... anzi, con un figlio. Avrebbe tanto voluto provare quella sensazione un giorno.

*****

Faceva freddo in quella stanza dalle pareti lisce e nere dall'aria lugubre, ma la persona al suo interno non sembrava esserne particolarmente scossa, ormai ci era abituata.
Accese la luce e poté finalmente vedere cosa c'era all'interno: un letto comodo con una trapunta nera, delle mensole vuote di legno nero sopra il letto, una scrivania alla destra dell'entrata con una sedia girevole in pelle, un armadio lungo quasi tutta la parete, un comodino vicino al letto con una lampadina sopra e una chiave appesa al muro vicino all'entrata. Tutto era rigorosamente nero, il suo colore preferito.

«Dal tuo sguardo deduco che ti piaccia molto la tua nuova stanza» disse una ragazza con una maschera nera con un visore rosso all'altezza degli occhi.
«Certo, la adoro. È così lugubre e ha l'aria di essere una stanza per soli malvagi» rispose la persona guardandosi intorno sogghignando.
«Ottimo, mi fa piacere. Adesso puoi finalmente vivere qui e allenarti con noi» disse una giovane voce maschile da dietro una maschera simile a quella dell'altra.
«Su questo non avevo dubbi. Ora, se volete scusarmi, avrei un impegno da portare a termine. Tornerò fra un po'» disse la persona infilandosi un giubbotto trovato nell'armadio della sua nuova stanza.
«Va bene, penso che il capo te lo permetterà. D'altronde ora sei una di noi»
«Suvvia, non serve che tu me lo ripeta per la millesima volta. Adoro anche solo il fatto di essere entrata nella Torre»
«Come preferisci, ma ricordati che stasera dobbiamo decidere un nome da Villain per te»
«Ne ho già uno in mente e lo proporrò al capo una volta tornata» Si allacciò gli anfibi. «Ora vado. Ci sentiamo dopo quando sentirai al giornale che una scuola è stata incendiata»
DarkMind la afferrò per il braccio. «Fallo con discrezione»

La nuova recluta si liberò dalla presa dell'altra ragazza e scomparve tra il labirinto di corridoi del posto in cui era stata accettata pochi giorni prima. Non avrebbe mai creduto che un uomo così importante nella società dei Villain potesse volere una persona con le sue capacità, eppure eccola lì: era diventata un membro del nuovo trio dei "prediletti" e ne andava fiera.
Un'opportunità così non se la sarebbe mai fatta scappare per nulla al mondo, infatti aveva colto la palla al balzo appena le aveva mostrato i pro dell'essere una sottoposta del maestro dei maestri. Ormai nulla la vincolava al mondo normale se non una o due persone, ma erano quasi insignificanti.

Uscì dal portone di quella gigantesca torre nera, alta quasi come l'Empire State Building ma invisibile a tutti tranne a coloro che fanno parte dell'organizzazione "anti-eroi", e venne investita dal freddo di dicembre. Era piacevole la sensazione che si provava ad attraversare mezza città a piedi con un ghignò stampato in volto e un unico obbiettivo: rovinare la vita a chiunque le avesse bloccato la strada.
Lo avrebbe rifatto se ne avesse avuto l'occasione

*****

Will era seduto su una panchina nel retro della scuola. Aveva bisogno di una boccata d'aria. Faceva freddo, ma il cappotto pesante, i guanti e il cappello di lana lo riscaldavano a tal punto da rendere piacevole ogni secondo trascorso a fissare il giardino davanti a sé.

Sentì due mani ricoperte da dei guanti di lana coprirgli gli occhi e una voce gentile sussurrargli: «Chi sono?»
«Sei... venuta...»
«Sì, ti avevo fatto una promessa...»

Lucrecia allontanò le sue mani dagli occhi del ragazzo che la abbracciò forte senza alcuna vergogna. Stentava quasi a crederci. La sua migliore amica era lì, gli stava sorridendo, voleva passare del tempo insieme a lui.
La prese per mano mostrandole il suo sorriso migliore e la portò dentro la scuola verso lo stand della loro classe.

«Vedrai, ti divertirai un mondo! Ora andiamo un attimo dai nostri compagni. Erano tutti preoccupati per te. Insomma, non ti fai viva da giorni!»
«Lo so e... mi dispiace tanto. Avrei voluto stare con te, ma ho dovuto rinunciarci per delle... questioni familiari»
«Scusa la domanda ma di che tipo di questioni stai parlando?»
«Ho litigato con mia madre, tutto qui»
«Sicura?»
«Sì. Ho litigato con mia madre e lei... non vuole più parlarmi. Per venire qua mi sono dovuta riprendere da quell'enorme tristezza per poter... sorridere di fronte a te»
Si fermarono e Will poté guardarla negli occhi. «Non preoccuparti del passato. Se vuoi posso consigliarti qualche modo per fare pace con tua madre, ma ora vorrei passeggiare con la Lucrecia dolce e spensierata di un tempo»
«Penso che ti sia fatto un'idea sbagliata di me, non sono come credi...»
«Ah no? Perché mi sembri una ragazza dolce, gentile, premurosa, intelligente e soprattutto bisognosa di affetto... Io posso dartelo, posso farti sentire la persona più felice al mondo se me lo permetterai...»
«Fai già tanto per me... Non saprei come sdebitarmi»
«Non sentirti in colpa o a disagio, io lo faccio con piacere. Ora vieni con me, ti devo dare una cosa»

Lo seguì confusa fino ad arrivare nella loro classe. Notò che era cambiata molto e che si era perso tutto quello standosene a casa o a ripetere a quella maledetta Skull che non sarebbe mai più ritornata nel loro gruppo.
Si girò e vide il ragazzo con un sacchetto in mano e un largo sorriso in volto.
Le porse il regalo dicendole: «Tieni, spero che ti piaccia...»

Era la cosa più bella che le fosse mai capitata. Ricevere un regalo dal proprio migliore amico era qualcosa che scaldava il cuore a tal punto da renderlo incandescente.
Lo aprì sul suo banco con tutta la delicatezza del mondo e trovò la collana. Era stupenda.
Will gliela mise al collo e poi si guardarono negli occhi per degli attimi che sembrarono infiniti. Nelle iridi castane della sua amica poteva scorgere l'immensa felicità che le aveva donato, letteralmente.

«Grazie... Non dovevi, veramente. Io non... non ti ho fatto nulla»
«Non serve, basta che tu rimanga con me»
«Va bene... Da dopo le vacanze di Natale proverò ad essere più presente a scuola»
«Urrà! Che bello! Non vedo l'ora, sai? Così potremo chiacchierare, prendere appunti insieme, pasticciarci a vicenda i diari di nascosto e mangiare insieme nella mensa. Ah, a proposito di quella. La scuola ha messo a disposizione dei ticket per chi vuole comprarsi il cibo ma non è in condizioni di farlo. Ne ho prenotato uno per te qualche settimana fa prima che... Vabbè, non pensiamoci. Vuoi passeggiare insieme a me?»
«Will... sei fantastico»
«Ehe, che ti posso dire? Mi piace renderti felice»

Ella lo avvolse in un caloroso abbraccio. Non sapeva fare altro se non quello.

Improvvisamente sentirono un botto provenire dal piano terra e successivamente delle grida e il rumore di un combattimento.
"No, non ancora" pensarono all'unisono i due sbarrando gli occhi.

Scesero velocemente le scale e videro un'enorme somma di Villain capitanati da una figura femminile con la stessa divisa della ragazza mascherata però l'unica differenza era che il suo volto era ben visibile. Dei lunghi capelli neri erano legati in una coda alta e gli occhi verde smeraldo scintillavano alla vista del terrore nelle espressioni dei presenti. Ad occhio e croce avrà avuto due o tre anni in più di lui, ma non ne era così sicuro.
Sentì uno strattone alla manica del giubbotto.

«Dobbiamo andarcene»
«Non posso, prima devo trovare i miei genitori»
«Va bene... Ma sbrighiamoci prima che succeda come l'ultima volta»

Ad un certo punto la nemica si girò verso di loro e ghignò puntando un dito contro Lucrecia. «Tu! Sì, tu. Vieni con me o ucciderò tutti i presenti»

Potrete immaginare la paura che provò la povera ragazza in quel momento. Venire chiamata così ed essere messa di fronte alla scelta più difficile di tutte non era il massimo, soprattutto se si voleva evitare di cadere nel lato sbagliato.
Will si mise davanti a lei e tutti gli studenti avanzarono con sguardo fermo e impassibile per difenderla.

«Ma non fatemi ridere, non avete neanche la minima idea di che potere immenso abbia. Vi avverto, potreste non sopravvivere» disse tirando fuori un coltello.
«Se te ne vanti così tanto, faccelo vedere. Non abbiamo paura di te» rispose uno studente.
«Come volete, ma vi avevo avvertiti»

Il terreno iniziò a tremare e le luci si spensero lasciando il salone in penombra. I genitori e alcuni alunni vennero fatti uscire fuori dal retro mentre che gli studenti degli ultimi anni e Will rimasero a difendere Lucrecia. Non avrebbero permesso per nulla al mondo che venisse rapita, anche se per molti era solo una sconosciuta poiché la vita di qualsiasi persona, conoscente, familiare, amico che sia è preziosa e bisogna difenderla a tutti i costi.

Il lampadario di vetro che era stato appena restaurato cadde e si infranse mandando schegge ovunque. Esse si alzarono seguendo i movimenti delle mani della ragazza e accerchiarono i ragazzi.

«Consegnatemela o la prenderò io con le forze» ringhiò irrigidendo le dita.
«Mai!» urlò Will.
«Sei disposto a sacrificarti per la tua fidanzatina? Che dolce... peccato che mi stai ostacolando» Rivolse lo sguardo a Lucrecia. «E tu, non provi nessun rimorso a lasciare che il tuo ragazzo si sacrifichi per te? Vuoi vederlo morire o vuoi seguirmi e lasciare che tutti vivano la loro vita?»
«Io...»
«Vediamo se così ti aiuto a ragionare. Ci sono cinque bombe nascoste nei sotterranei sia della scuola che di alcune abitazioni tra cui la tua. Esse possono creare un'onda d'urto che distrugga tutta la città in pochi secondi. Se non vieni con me darò ordine di attivarle»
«Sta mentendo!» intervenne Ethan. «Ho il potere di controllare e di sentire qualsiasi dispositivo che abbia almeno una componente elettronica e mia cara Villain, tu stai bluffando. Non c'è alcuna bomba»
«Oh, abbiamo un esperto di elettronica, peccato che questa arma sia stata progettata proprio per evitare che qualcuno con un potere simile al tuo la scoprisse. È stato facile introdurla qua dentro durante l'attacco precedente e aspettare il momento giusto per poterla attivare»

Ora erano tutti molto confusi. Aveva ragione o stava mentendo? Ethan avrebbe dovuto sentire se c'era quella bomba, ma era anche possibile il fatto che i Villain possedessero una tecnologia tale da nascondere quella bomba persino al potere del ragazzo. Ma perché tutto questo per una singola studentessa indifesa? Cosa aveva di così tanto speciale? Il suo potere era uno fra tanti, perché ai nemici serviva proprio quello.
Will non ci stava capendo più niente. L'unica cosa che sapeva con certezza era che doveva difendere la sua amica.

La Villain prese un telecomando tra le sue mani e guardò i presenti uno ad uno passando la sua lingua sulle labbra rosse. «Vi do trenta secondi per decidere poi premerò il pulsante»

William si rivolse a Lucrecia. «Non farlo, tranquilla, andrà tutto bene»
«Ma se stesse dicendo la verità?»
«Ventiquattro... ventitré...»
«E se non lo stesse facendo? È impossibile che Ethan non riesca a captare il segnale della bomba»
«E invece lo è. La ragazza non sta mentendo. So di cosa sono capaci quelli come lei... come me...»
«Smettila di dirlo, non serve»
«Quindici... quattordici...»
«E invece ho ragione. Sto provocando continuamente guai alle persone che amo... Non voglio che tu muoia a causa mia»
«Dieci... nove...»
«Ti prego non farlo... Non abbandonarmi anche tu...»
«Cosa...?»
«Cinque... quattro...»

Non sapeva che fare. Era in preda al panico. Doveva salvare tutti andando con quella nemica o lasciare che i presenti morissero comprese altre migliaia o milioni di vite innocenti?

«Tre.. Due..»
«Accetto!»
«Bene, hai fatto la scelta migliore. Ora saluta il tuo amichetto. Non essere triste, lo potrai rivedere quando vorrai»
«D-davvero?»
«Sì, certo. Quanti anni hai, quattordici? Troppo giovane per poter amare così tanto una persona, ma chi sono io per giudicare l'amore? Ora vieni con me»

Lucrecia avanzò, ma venne bloccata dalla presa salda del ragazzo che urlò: «Al diavolo tutto questo! Ti prego, rimani. Non cedere, non farlo, non ti permetterò di lasciarmi così. Me ne frego del fatto che potrai venirmi a trovare di tanto in tanto! Voglio che tu venga a scuola con me e che viva una vita normale, proprio come vuoi tu. Vuoi davvero rinunciare a tutto questo?»
«Non ho scelta...»
«Sì che ce l'hai!»
La Villain sbuffò. «Basta! Voi due siete una cosa incredibile! Preparati a morire, pel di carota»
Il ragazzo non si scompose, anzi, accennò un sorriso. «Sono io che mi devo preparare a morire o tu che devi prepararti per finire dietro le sbarre?»
«Come?»

La polizia era entrata dal portone principale e aveva arrestato il gruppo di nemici. Per evitare che la ragazza si allarmasse, uno studente aveva creato una cupola invisibile dove non potevano arrivare rumori dall'esterno. Will aveva intuito il piano che silenziosamente si era creato e lo aveva portato avanti facendo perdere tempo alla Villain. Per farlo aveva dovuto attingere alle sue doti da migliore amico disperati, ma ce l'aveva fatta.
Lucrecia era salva e lui era un eroe.

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