39. Lasciati andare.

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Madison's POV

Dall'inizio di quella serata pensavo solo ed esclusivamente ad una cosa, la stessa.

Nonostante la mia testa fosse piena di pensieri contrastanti, nonostante avessi dovuto correre ai ripari già da tempo, ero lì a rimuginare sulle cose lasciando che diventassero parte integrante e avvelenata del mio corpo.

Un corpo che a lungo andare non avrebbe retto più alcun peso.

E non nego che quel pensiero mi stava sfiorando la mente ormai già da tempo, ed ogni qual volta lo faceva, avevo solo il desiderio di prendermi a schiaffi, senza mai riuscirci.

La musica mi sovrastava le orecchie, ma non i pensieri.

Nonostante stessi in una discoteca e stessi bevendo come se non ci fosse un domani, la mia mente era ancora lucida, incapace di metabolizzare tutto quell'alcol e proponendomi altro veleno per il mio corpo.

Forse avrei dovuto chiamare un'ambulanza, con la scusa di sentirmi male ed aver bevuto troppo, forse avevo bisogno solo di imbottirmi di farmaci per star meglio e risvegliarmi il giorno seguente senza alcun ricordo.

Ed era quello il problema, nonostante ogni sera mi coricassi e spegnessi la mente, il giorno dopo quei ricordi erano ancora più vivi, impressi dentro me.

Ripensando a tutto questo bevvi l'ennesimo sorso del mio drink, una specialità di Bryce, il quale era già nel mondo degli ubriachi insieme a Jaden e Chris.

Continuai a muovermi insieme a Miley fingendo un sorriso forzato, per tutto il tempo, sapevo che qualcosa dentro di me non andava, non stava funzionando alla grande e sentivo di star quasi per esplodere, lì da un momento all'altro.

Rovesciai il mio bicchiere sul pavimento, stanca di quel liquido che non faceva altro che bruciarmi la gola senza alcun effetto.

O forse un effetto mi provocò, i miei occhi si riempirono di lacrime, forse era arrivato il momento di scoppiare, ma non lì davanti a tutti.

"Miley esco a prendere un po' d'aria", pronunciai guardandomi intorno e sperando non notasse i miei occhi gonfi.

"Resta qui vicino, Mads", mi urlò all'orecchio.

Le sorrisi per poi uscire fuori da quel caos, con alcune lacrime che già mi solcavano il viso.

"Signorina, si sente bene?" Domandò quello che sembrava un agente di sicurezza.

Annuii camminando verso la spiaggia, il rumore delle onde del mare mi avrebbe calmata decisamente.

Camminavo velocemente, tolsi i tacchi per avere un'estrema agilità, mentre nella mia testa passavano sempre le stesse immagini, in sequenza, come fosse un film horror.

"Ci dispiace, non è stata accettata", sussurrai cercando un posto isolato in cui sedermi, "Ho fatto di tutto ma non è stato possibile", continuai evitando alcune coppie. "Mi hai rovinato la vita, bastardo", mi sedetti portando le gambe al petto e le mani tra i capelli.

Avevo voglia di urlare, di sfogarmi, di tirar fuori quella rabbia repressa che da mesi mi logorava lo stomaco, il quale era in subbuglio insieme all'alcol.

"Cosa devo fare? Cristo", sospirai asciugandomi il viso. "Non posso, non ci riesco", ma più ne asciugavo, più ne scorrevano fuori incontrollate.

"Madison", quell'inconfondibile voce mi fece sussultare. "Hei!" Tayler si inginocchiò alla mia altezza, poggiandomi una mano sul braccio.

"Tayler cosa ci fai qui?" Tirai su col naso nascondendo il mio viso dal suo sguardo sin troppo attento.

"Senti...per ciò che hai visto lì dentro, io non...-"

Say goodbye (In pausa)Unde poveștirile trăiesc. Descoperă acum