18.

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1980.

Dopo aver trascorso un'intera serata con Henri ed Emma, insistendo con loro per farli tornare con noi in città, abbiamo ricevuto una specie di rifiuto. "Mi aspetta un altro anno, dal contratto, al ristorante" ha spiegato Henri dopo aver chiesto il conto. "Dopodiché potrai venire con noi?". "Chissà" si è limitato a rispondere, facendo spallucce. Benché le sue intenzioni non ci fossero sembrate positive, abbiamo deciso di rimanere in Canada per un po'. Entrambi avevamo bisogno di una pausa e Remy voleva così tanto trovare il suo posto nel mondo. Così, dopo un paio di settimane a Montreal, abbiamo lasciato l'albergo e abbiamo preso un'auto a noleggio per arrivare a Quebec City o, come la chiamano i francesi, la Ville de Quebec. Me ne sono innamorata al primo sguardo. Una piccola capitale in stile francese, circondata dal fiume San Lorenzo. 

Abbiamo compreso fin da subito che il francese è la lingua ufficiale qui, sebbene abbiamo insistito col parlare la nostra lingua nei primi tempi, sperando di essere capiti

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Abbiamo compreso fin da subito che il francese è la lingua ufficiale qui, sebbene abbiamo insistito col parlare la nostra lingua nei primi tempi, sperando di essere capiti. Rammentai che Remy aveva parlato in francese con Henri, perciò lo aveva studiato. "È stato inevitabile per me impararlo. Nella parte di New Orleans in cui sono cresciuto, parlavano solo in francese. Est-ce que tu comprends?". L'ho guardato con occhi sgranati, facendogli ripetere la domanda. "Hai capito?". Annuii, divertita dalla mia ignoranza. Remy è stato il mio traduttore personale per i primi due mesi, finché non sono riuscita a carpire anch'io qualcosa di francese. Avevamo trovato uno chalet a venti minuti dalla città, stupendo, che dava sul fiume, completamente in legno, con delle portefinestre che si affacciavano sul portico. "È questa!" ho dichiarato ad alta voce all'agente immobiliare, mentre continuavo a guardarmi intorno, con gli occhi sgranati per la magnificenza. 

Remy si allontanò con la donna, ed io udii ogni singola parola dal piano superiore

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Remy si allontanò con la donna, ed io udii ogni singola parola dal piano superiore. "Spero vi godrete il soggiorno. Quanto resterete da queste parti?". Domandò lei con uno spiccato accento francofono. "Ancora non lo sappiamo, ma ci siamo innamorati di questa terra". "Di dove siete?". "New Orleans". La donna prese la penna dalla borsa, porgendo i documenti a Remy. "Sua moglie ha ottimi gusti!" commentò infine, parlando di me. Potei sentire il cuore di Remy accelerare i battiti, come se l'agente immobiliare avesse toccato un tasto dolente. "Non siamo sposati" rispose, lasciando la sua sigla sul foglio. Poi la porta si chiuse e calò il silenzio. Lui ci mise un po' a raggiungermi al piano di sopra. "Allora... ti piace?". "È meravigliosa. Sembra fatta apposta per me. Amo questo genere di posti. L'aria aperta, il fruscio degli alberi, il più completo silenzio durante la notte, i cinguettii a prima mattina". Lui mi sorrise, restando in piedi. "Per come la descrivi, sembra un sogno". "Lo sarà". Balzai dal materasso, andandogli incontro. "Hai paura del matrimonio?" lo vidi aggrottare la fronte e poi farsi immediatamente serio. "Hai ascoltato... non mi abituerò mai al fatto che puoi ascoltare qualsiasi cosa io dica, o che ho dentro". "Posso non farlo. Posso controllare l'udito...". 

𝐁𝐞𝐜𝐨𝐦𝐢𝐧𝐠 𝐚𝐧 𝐗-𝐌𝐞𝐧 | 𝐋𝐮𝐜𝐲 𝐁𝐨𝐲𝐧𝐭𝐨𝐧Where stories live. Discover now