Primo capitolo

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Hinata Shoyo non sapeva quando aveva iniziato ad amare Tobio Kageyama. Forse fin dal primo incontro, fin da quando, ancor prima di diventare il suo più grande alleato, lo aveva considerato il suo più grande nemico o forse ancora, quando per la prima volta avevano unito le forze, quando lo strano duo si era formato. Hinata sapeva solamente che il suo cuore quando lo vedeva faceva fatica a trattenersi, che se non fosse stato ancorato ad una cassa toracica sarebbe saltato fuori solamente per affidarsi completamente alle mani di Kageyama. Hinata lo sapeva e lo teneva per sé, cercava di sopprimere i suoi sentimenti, di sotterrarli in una zona bruciata del suo cuore, perché sapeva che l'unico modo per proteggere prima Tobio, poi la loro pallavolo era quello di non rendere i suoi sentimenti espliciti, mai.

Quello si era detto, ma ad una settimana di distanza quella stupida regola che si era autoimposto sembrava logorare tutto quello a cui aveva tenuto fino ad allora.

Avevano litigato. Non era una novità per loro. Litigavano per le alzate, litigavano per i voti, litigavano per le competizioni stupide in cui si coinvolgevano vicendevolmente, litigavano per tante piccole cose e molto spesso ma quel litigio era diverso. Non era stato uno dei soliti bisticci di due minuti in cui dopo qualche insulto volato da entrambe le bocche sarebbero ritornati a parlare come se nulla fosse accaduto, perché nulla accadeva realmente nel loro linguaggio in codice, no quello era il loro primo vero litigio, uno di quelli che rischiava di consumare e strappare i rapporti. Una settimana di distanza e Hinata ancora sentiva i pugni volati nella palestra sulla sua pelle. Bruciava e non per le ferite fisiche ma per le parole che lo avevano scalfito sotto la pelle. Kageyama Tobio probabilmente non sapeva nulla sul concetto di fiducia ed Hinata non pretendeva che lo comprendesse, solo che l'avesse, come l'istinto che aveva in campo, perché lui di Tobio si fidava.

«Hinata.» ci mise un po' prima di alzare lo sguardo su Sugawara. Hinata non era il tipo che pensava e ripensava alle cose, anzi, era il tipo che agiva, impulsivo come in campo faceva, diceva e pensava per istinto ma quando si trattava di Kageyama poteva dedicargli interi capitoli della sua testa.

«Ultimamente ti vedo un po' sovrappensiero, è per Kageyama?» Sugawara si era accovacciato di fianco a lui. Le sue scarpe strisciarono sul pavimento della palestra mentre stendeva le gambe e si allungava per afferrare la borraccia.

Hinata non era solito isolarsi sempre circondato da voci che fossero quelle dei suoi compagni di squadra o quelle dei suoi amici e famigliari, le loro voci vibravano sempre dentro al suo stomaco. In quei momenti in cui si ritirava a pensare però, era il silenzio a rimbombargli, come se potesse essere eco, nel petto, perciò si voltò sorpreso non appena sentì Sugawara raggiungerlo nel momento di pausa concesso loro dal coach.

«È così evidente?» Durante quella pausa Hinata era rimasto qualche attimo in disparte scivolando lungo il muro della palestra a pensare, forse aveva gettato qualche occhiata di troppo a Kageyama o forse erano state solo le grandi doti d'intuizione di Sugawara a leggergli il pensiero.

«Avete litigato è normale rimuginarci su.» Sugawara alzò le spalle.

Hinata sprofondò nei suoi pensieri ancora una volta. «Non è per quello, voglio dire è per il litigio ma stavo pensando ad altro.»

Sugawara rimase in silenzio aspettando che fosse lui a continuare. «Sugawara-san cosa mi diresti se ti confidassi che sono innamorato di Kageyama?»

L'espressione di Sugawara si aprì colta alla sprovvista.

«E che lo sto evitando per non doverlo affrontare? E che il litigio mi ha dato un pretesto per farlo?»

Hinata alla fine non riuscì a trattenersi aveva il cervello in confusione. Si sentiva intrappolato come un topo in gabbia e non vedeva vie di uscita.

L'avidità è una forma di egoismo (Kagehina)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora