Nineteen.

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Harry aprì la porta, tremando.
Il ragazzo da lui amato sedeva con la schiena rialzata nel letto. Il suo viso aveva ripreso un minimo di colore e sfoggiava un sorriso.
Non appena il verde smeraldo si scontrò con quel grigio misterioso, lo stomaco di Potter fece una capriole, o forse due.
Forse anche di più.
Fece dei piccoli e lenti passi, non sapeva neppure lui il perché.

"Puoi sbrigarti e venire ad abbracciarmi per favore?" chiese supplicante il biondo.
E quando Potter sentì la sua voce, Dio se gli era mancata la sua voce.
Era come riascoltare una vecchia canzone preferita dopo tanto tempo.
Harry non poté fare a meno che accontentarlo.
In un batter d'occhio, era lì.
Lo teneva stretto tra le sue braccia.
Il suo profumo gli inondava le narici e il moro sapeva che non ne avrebbe più potuto fare a meno.
Era così bello, averlo lì, stretto a sé.
Avrebbe voluto restare così per sempre.
Ma una piccola parte di Harry, chissà quanto sepolta e nascosta, lo stava odiando.
Si, una parte di lui odiava Malfoy per essergli entrato così dentro, nella pelle.
Lo odiava perché aveva rubato il suo cuore con un solo sguardo, e aveva rischiato di farlo morire con sé.
Quella parte di Potter avrebbe voluto urlargli contro fino a non aver più voce, così da ficcargli  in testa che non si doveva più azzardare a fargli una cosa del genere. Avrebbe voluto urlargli quanto era stato male in quei giorni, a non poterlo toccare, vedere, sentire.
Ma Harry non poteva fargli questo.
Draco era rotto, era palesemente rotto. E lui non poteva distruggerlo ulteriormente, facendogli venire sensi di colpa e ulteriori dolori.
Voleva solo conoscerlo a fondo, dalla sua prima parola al suo sogno più irraggiungibile.
Voleva conoscere ogni virgola della sua storia, in modo da saper dove usare la colla.
Si, Harry Potter, mentre stringeva tra le mani l'unica persona per cui abbia davvero provato qualcosa, si ripromise che avrebbe provato a curarlo, a prendersi cura di lui, a farlo sentire amato.
A farlo sentire vivo.

"Come stai?" chiese il biondino, dopo svariati minuti di silenzio.

"Ho ricominciato a respirare nello stesso momento in cui tu ti sei svegliato."

Le guance di Draco si colorarono di rosso e Harry rise, addolcito.

Restarono insieme tutto il giorno, unicamente interrotti dagli infermieri, che dovevano tenere controllato l'andamento del paziente.
Ma a loro non importava.
Passarono quella giornata sdraiati, in un letto d'ospedale.
Per la maggior parte del tempo in silenzio, stringendosi.
E Draco, per la prima volta dopo tanto tempo, o forse per la prima volta in tutta la sua vita, si sentì al suo posto. Non aveva più quella sensazione perenne di essere di troppo, di essere un peso.
No, in quel momento, sentiva un fuoco che bruciava nel suo torace, che gli diceva che quello era il suo posto.
Il suo e di nessun altro.
Forse ne sarebbe uscito dopotutto.
Ne aveva passate tante, è vero. Non aveva nemmeno il supporto della sua famiglia, non aveva neanche un amico.
La sua vita era stata tormentata e dura, fin da quando ne aveva memoria.
Ma in quel momento, pensava davvero che tutto sarebbe andato per il meglio.
Pensava davvero che tutto si sarebbe sistemato, e che avrebbe potuto vivere una vita piena di amore e felicità.
Se la meritava, giusto?

"Accidenti, Potter sono già le 22:00" ridacchiò, nascondendo la testa nell'incavo del suo collo "Non devi tornare a casa? Domani hai il lavoro."

"Io al lavoro non ci torno finché tu non starai bene." buttò fuori fermo il moro.

Draco sgranò gli occhi e si tirò a sedere.
"Non puoi, devi andare. Non puoi rinunciare a tutto solo per un mio capriccio, non voglio rovinarti la vita."

Harry gli prese il viso tra le mani e si avvicinò ad esso.

"Ascoltami bene. Questo non è un capriccio.
Non è un tuo fottuto capriccio e tu non potresti mai rovinarmi la vita.
Anzi, nello stesso momento in cui ti ho visto, ho capito che me l'avresti salvata.
Io non andrò da nessuna parte senza di te."

Malfoy aveva le lacrime agli occhi. Nessuno gli aveva mai detto qualcosa del genere. Beh, nessuno effettivamente gli aveva mai detto cose carine, di nessun tipo.
E mentre lo guardava, con i suoi capelli scuri spettinati e gli occhi che brillavano, capiva che avrebbe sempre voluto che fosse lui a dirgliele.
Nessun altro, solo Harry.
Forse perché era solo lui che riusciva a farlo sentire completo.
In quel momento però, si sentì in colpa.
Aveva la sensazione che quel suo essere così debole, così fragile, avrebbe rovinato la vita di Harry e il loro rapporto. Così chiuse gli occhi, cercando di convincersi che, se avesse mantenuto la calma, tutto sarebbe andato per il meglio.
Ma purtroppo, il destino è crudele. Che gli importa di due giovani innamorati?

"Ti amo, Dray." sussurrò Harry "Non devi dirmi niente. Non voglio che tu dica niente. Volevo solo che tu lo sapessi. Ti amo, e non me ne andrò mai."


Volevo spendere due parole per voi.
Volevo ringraziarvi per essere ancora qui, a leggere una stupida storia di una stupida ragazza. Davvero, grazie mille per la pazienza.
E grazie mille per la preoccupazione e per le belle parole che avete avuto. Scusatemi se non rispondo magari direttamente nei commenti, ma spesso e volentieri non mi arrivano nemmeno le notifiche.
Grazie a tutti davvero. E scusatemi di nuovo.
🖤.

Psychiatric Love||DRARRYDove le storie prendono vita. Scoprilo ora