Sixteen.

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Harry corse di nuovo.
Le sue gambe ricominciarono a correre per tutto l'edificio, ma il panico oscurava la ragione.
Aveva preso il sopravvento.
Non sapeva dove andare, non ricordava neanche il suo nome.
L'unica cosa di cui aveva la certezza era che doveva trovare subito quell'ambulanza e salirci.
Non avrebbe permesso a Draco di lasciarlo.
Non avrebbe permesso a Draco di pensare che lui l'avesse abbandonato.

Correva, urtando infermieri che lo guardavano infastiditi. I loro sguardi ricolmi di ignoranza lo scrutavano, giudicanti.
Ma a lui non importava.
Gli andava bene anche sembrare pazzo, ma non avrebbe permesso a nessuno di fermarlo, non stavolta.

I suoi occhi verdi videro finalmente la porta tanto attesa; lì fuori avrebbe dovuto esserci l'ambulanza.
Le gambe gli facevano male, cazzo se gli facevano male, ma non importava.
Doveva salire.
Non appena uscì, Harry si accorse che i due paramedici stavano chiudendo le porte.

"ASPETTATE!" urlò "Devo venire con voi, non..."

"É un famigliare?" chiese il ragazzo.
I suoi occhi neri lo scrutavano attenti.

"Si, lo sono. Devo salire. Devo venire con voi." Harry cercava di trasmettere la sua necessità di salire al ragazzo di fronte a lui e questo, per un attimo, sembrava averla compresa.

"Non farlo salire, Blaise." disse la ragazza dai capelli neri e la pelle bianca come porcellana. "Non è un parente, lui è Harry Potter e noi abbiamo fretta."
La ragazza aveva un volto famigliare, ma il giovane non capiva perché.
Gli occhi azzurri della ragazza lo guardavano sprezzanti, pieni di puro odio e disgusto.

E Harry rimase lì.
Rimase lì a guardare l'ambulanza allontanarsi.
Rimase lì a guardare Draco andare via, senza sapere se l'avrebbe mai rivisto.

"Non devo arrendermi.
Non posso arrendermi."

Psychiatric Love||DRARRYWhere stories live. Discover now