Capitolo 3: Prime impressioni

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Io mi feci posto sulla panchina, salutando anche gli altri presenti: -Io sono Lily, credo che ieri non ci abbiano presentato. E' un piacere conoscervi –

-Il piacere è tutto nostro! Dopotutto, non capita tutti i giorni di conoscere un'atleta di calibro mondiale. Io sono Silvia Woods –

-Io sono Camelia Travis, sono la figlia dell'allenatore. Puoi chiamarmi Cammy, se ti va –

Non pensavo che uno dall'aspetto burbero come il signor Travis potesse avere una figlia così carina.

-E io sono William Glass, la mente di questa squadra – Sorrisi a quell'affermazione. Doveva essere un tipo davvero molto particolare.

-Come mai sei scesa così presto? I ragazzi non hanno allenamento con te questo pomeriggio? – domandò Celia, sistemando alcune borracce.

Io indicai il mio quadernetto: -Vorrei osservarli meglio, prima di decidere come procedere. Devo capire quali sono i loro punti di forza e quelli deboli. Se vi va e avete qualche informazione utile, potreste darmi una mano –

-Eccome se abbiamo qualche informazione utile! – disse Celia esaltata, tirando fuori il suo portatile -Molti di loro hanno giocato nella Raimon o contro di noi in passato, quindi sappiamo perfettamente come si muovono –

Silvia cercò inutilmente di placare l'uragano Celia: -Credo che il primo passo sia imparare i loro nomi. Sarà utile anche per te Cammy –

Mi voltai verso la ragazza con i capelli viola: -Anche per te è il primo giorno? –

Lei annuì, arrossendo: -In effetti, sì. E' proprio la prima volta che faccio la manager di una squadra di calcio, perciò ci saranno un sacco di cose che dovrò imparare –

Celia non perse tempo e iniziò ad indicarci tutti i giocatori della squadra, allegando una loro breve presentazione. Qualche nome mi risultò famigliare -come Mark e Axel – erano quelli che sentivo di più quando chiacchieravo con Jude. Alcuni mi risultarono completamente nuovi, ma nel giro di pochi minuti riuscii a memorizzarli tutti.

Iniziai quindi a prestare maggior attenzione ai ragazzi in campo. Un ragazzo con i capelli azzurri -che Silvia mi disse si chiamava Nathan – mi colpì in particolare per la sua velocità. Mio fratello gli passò la palla e lui schizzò verso la porta come una scheggia, superando ben due difensori con una rapidità impressionante.

-Quello è una vera saetta... - biascicai, segnandomi un paio di cose sul quadernetto.

-Immagino tu ti riferisca a Nathan – s'intromise Silvia con un sorriso -Sì, lui è davvero veloce –

Celia mi fece l'occhiolino, per poi accennare nuovamente al numero 2: -Ed è anche molto carino, se vuoi saperlo –

Io mi sentii avvampare. Non avevo ancora realizzato che lavorando nello staff della nazionale sarei stata a contatto 24 ore su 24 con un sacco di ragazzi. Scossi la testa, cercando di scacciare le parole di Celia dalla mia mente.

-Se Jude ti sentisse potrebbe fare una strage – le risposi, soffocando una risata -Soprattutto perché ora ha due sorelle da tenere d'occhio–

Celia sbuffò, incrociando le braccia al petto: -Nostro fratello dovrebbe imparare a farsi un po' gli affari suoi–

Io scrollai le spalle, sorridendo: -Credo che sia un istinto da fratello maggiore. Ai suoi occhi saremo sempre delle bambine da proteggere –

Scoppiammo entrambe a ridere, poi io mi riconcentrai sulla partita. Un ragazzo dalla carnagione cadaverica e i capelli rosso fuoco s'impossessò del pallone e puntò dritto verso la porta. Sferrò un colpo speciale davvero potente che mi lasciò a bocca aperta. Non avevo mai visto da vicino un tiro simile.

Dalle ceneriUnde poveștirile trăiesc. Descoperă acum