Prologo:

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Montréal, Canada. Campionati mondiali di pattinaggio di figura

Sentii l'adrenalina scorrere in ogni angolo del mio corpo, dalla testa fino al punto più remoto delle dita dei piedi. Chiusi gli occhi per concentrarmi meglio e scossi le gambe per scaricare la tensione. Iniziai a camminare avanti e indietro per tutto il corridoio e andai avanti per alcuni minuti, massaggiandomi il collo, sentendo scricchiolarne ogni osso.

Ero agitata, lo sono sempre prima di una gara.

Quella volta, tuttavia, avevo un buon motivo per essere così nervosa: mi trovavo ai campionati del mondo. Sebbene fosse il mio terzo mondiale, ero terrorizzata come quando avevo preso parte al primo. Detenevo entrambi i titoli dei due anni precedenti, le aspettative su di me erano altissime e non avevo alcuna intenzione di deluderle.

All'improvviso la musica di violoncello di sottofondo svanì, per lasciare posto ad uno scroscio di applausi.

Non così presto. Non sono pronta.

Mi guardai i piedi, per controllare che i miei pattini fossero allacciati bene e che le calze beige non si fossero bucate mentre facevo stretching.

Merda.

Proprio all'estremità del pattino, un piccolo buco fece capolino dal tessuto dei collant, lasciando intravedere il bianco lucido del pattino. Mi scappò un sospiro, ma oramai non c'era più tempo per cambiarmi.

In lontananza sentii lo speaker recitare i punteggi dei concorrenti che avevano appena gareggiato. Non riuscii a sentire una parola. L'unico suono che percepii fu un fastidioso ronzio al centro delle mie orecchie che non sembrava intenzionato a darmi tregua.

-Non preoccuparti per le calze – disse una voce maschile alle mie spalle – Non lo noterà nessuno–

Yuri, il mio partner, si avvicinò con aria tranquilla, sorridendo sornione. Pur trovandosi ad un campionato del mondo, non vi era traccia di paura o tensione sul suo viso. Aveva la stessa aria serena di tutti i giorni, come se stesse per affrontare un normalissimo allenamento piuttosto che una gara.

Invece a me il ghiaccio metteva una paura terribile: la sua superficie era così lucida che mi sembrò di scivolare solo a guardarla.

Distolsi lo sguardo dalla pista e mi concentrai su Yuri: i capelli biondissimi, lunghi fino alle spalle erano sistemati in un semi-raccolto, il costume blu notte gli stava d'incanto e i suoi occhi verdi magnetici erano puntati sui miei.

-Credo che tutti saranno occupati a fissare il trucco completamente sbavato sulla tua faccia- mi disse con la stessa espressione di prima.

Io sobbalzai, iniziando a toccarmi il viso in modo frenetico, cercando di limitare i danni: maledizione, lo sapevo che prima di entrare in pista sarei stata un disastro. Mi sarebbero servite le salviettine struccanti, ma non c'era più tempo per tornare in spogliatoio, così mi arrangiai come potevo.

Yuri mi prese le mani, senza smettere di ridere: -Stavo scherzando! Non essere così agitata –

-Sei un cretino! – sbottai, incrociando le braccia al petto, ma sospirando mentalmente per non avere il trucco colato.

Odiavo quando Yuri mi prendeva in giro, anche se sapevo bene che lo faceva per farmi stare più tranquilla: prima di entrare in pista ero davvero intrattabile.

-Sei tanto nervosa? – mi chiese, cambiando completamente tono. Ora parlava in modo gentile e quasi preoccupato.

Io annuii, facendo un bel respiro profondo. Lo speaker in lontananza finì di dettare i punteggi dei nostri avversari: mi sembrò si sentire che non erano arrivati nemmeno alla soglia dei 200 punti ma non ne ero certa.

Dalle ceneriحيث تعيش القصص. اكتشف الآن