Capitolo 7

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L'autobus sostò per altre tre fermate prima di arrivare alla meta di Dafne e Dante. La coppia di amici scese alla fermata più vicina alla chiesa di San Martino. -Beatrice visse nello stesso quartiere di Dante, il quale si trova vicino alla chiesa di San Martino- spiegava Dafne tirando per il braccio Dante:-Ed è proprio a questa chiesa o nei dintorni che si sono conosciuti. Che triste la loro storia!-. Dafne tirò su col naso, ma si rimise subito in sesto consultando il cellulare. -Ecco qua- annunciò la ragazza fermandosi davanti ad un edificio come tanti altri a Firenze:-E' questa la casa di Beatrice-. -Ma come facciamo ad entrare?- chiese Dante contemplando la porta. -Al liceo non portavi sempre quella forcina nella coda di cavallo?- chiese a sua volta Dafne controllandogli i capelli. Dante si scansò dicendo:-Non la porto più la coda di cavallo, tantomeno la forcina. Come facciamo?-. -Io proverei ad aprirla così, come se non ci fosse alcuna serratura- propose Dafne avvicinandosi al portone in legno. Ella provò ad aprire la porta con la maniglia, ma all'inizio non ci riuscì. Poi, quando Dante si offrì di aiutarla, Dafne spaccò il meccanismo e la porta si aprì. -Sono minuta ma non sono debole- disse la ragazza soddisfatta all'amico prima di entrare nell'edificio. Dante la seguì.

La casa era buia e angosciante. Dafne prese il telefono per accenderne nuovamente la torcia, ma Dante la precedette. Dafne gli sorrise e anche Dante a sua volta. Il corridoio centrale era corto e terminava con una scala. Ai lati del corridoio c'erano due stanze: la cucina e il soggiorno. -Dante, te resta qua sotto a cercare un qualcosa che abbia a che fare con la poesia che abbiamo trovato al monastero- disse Dafne a Dante già dirigendosi con il telefono stretto in mano verso le scale. Dante le sussurrò un "Stai attenta", ma lei non sentì. Ormai era salita al piano superiore.

Dante così incominciò dalla cucina. Era una cucina piccola, piena di ragnatele. Era tutto ammassato in giro: padelle, piatti, oggetti da cucina, utensili... Dante curiosò un po' in giro. Certo che non era proprio il posto adatto per dichiararsi ad una ragazza bella come il sole. Proprio no. Avrebbe sicuramente trovato qualche altra occasione. Dante spostò schizzinoso alcune pentole arrugginite, ma trovò altre cose da cucina e basta. Niente a che fare con la navigazione. Così lasciò la cucina e si diresse verso il soggiorno. Illuminato dalla luce del telefono, la stanza era molto inquietante, come se ci abitassero i fantasmi. Fatto sta che era molto più ordinata della cucina. I teli in ordine, la culla, i giochi... i giochi. E se la poesia si riferisse ad una barchetta giocattolo? Dante passò accanto al camino una volta acceso dirigendosi alla cesta dei giocattoli. I giocattoli erano pochi. Palline, tappi, macchinine in legno. Cose che un bambino di oggi non le vorrebbe assolutamente. Dante estrasse ed esaminò con cura ogni giocattolo. In effetti non erano neanche tanto ridotti male! Mentre Dante finì di analizzare l'ultimo giocattolo pronto per portare la brutta notizia a Dafne il suo occhio cadde su un angolo della stanza. Lì, nascosta e piena di ragnatele, si trovava una barchetta a remi di legno semplice semplice. Dante la prese in mano con cautela e azzardò ad agitarla. Il giocattolo emise un suono come se ci fosse qualcosa sbatacchiato dentro. Centro.

Dante chiamò giù Dafne, la quale scese le scale piano piano. -Dafne, l'ho trovata-. Dafne corse in braccio a Dante facendogli cascare di mano la barchetta. Essa si ruppe in due rivelando all'interno... un'altra pergamena. L'attenzione di Dafne passò da Dante alla barchetta per terra. La ragazza si buttò a terra e raccolse la pergamena uscita dallo scafo del giocattolo. A Dante gli si mozzò il fiato in trepidazione per sapere cosa c'era scritto sulla pergamena. Il volto di Dafne da euforico passò a sconsolato, mormorando:-Niente-. -Come sarebbe a dire "niente", Dafne?- chiese Dante levandole

il foglio dalle mani. -Niente- mormorò Dante sconsolato rendendo la pergamena all'amica. Ella prese il foglio e lo mise nella busta dove già si trovava la poesia trovata quel pomeriggio. Dante si accasciò sul pavimento scricchiolante, deluso dalla fine di quella ricerca. -Non è la fine, questa- disse Dafne all'amico disteso per terra:-Se analizzato ai raggi ultra violetti c'è la possibilità che si possa scoprire qualcosa-. Dante vide un barlume di speranza all'orizzonte subito si rialzò seguendo l'amica fuori dall'uscio.

Una (s)fortunata scopertaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora