Capitolo 5

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-Ciao Dafne! Come stai? Ti piace il libro che hai preso in prestito la settimana scorsa?- chiese l'anziano bibliotecario a Dafne mentre rientravano dalla gita al monastero. -L'ho adorato, Flavio- gli rispose Dafne:-E visto che manca ancora un'altra settimana ho deciso di leggerlo di nuovo-. -Fanne quello che vuoi, cara- le disse Flavio divertito:-Perdona la mia curiosità, ma chi questo giovanotto con te?-. Dafne guardò sorridendo Dante, il quale le sorrise a sua volta, ma senza autentica gioia. -E' un vecchio amico- spiegò Dafne:-E' venuto a trovarmi stamattina-. Flavio salutò con la mano Dante, e domandò:-E se permetti, cosa hai sottobraccio?-. Dafne rispose emozionata:-Questo, Flavio, è un foglio di pergamena scritto in latino. Lo abbiamo trovato al monastero qua vicino e stiamo andando ora ad analizzarlo-. Il sorriso di Flavio si spense lasciando sul viso del bibliotecario un espressione meravigliata. -Ma-ma non l'avevano già svuotato tutto?- chiese Flavio stupefatto contemplando il foglio giallo dentro una busta di plastica che teneva stretto Dafne. Ella rispose con orgoglio:-Bè, dietro agli scaffali c'era una porta segreta-. -Sì sì, quella l'avevano già trovata, ma era completamente vuota. Hanno concluso che fosse una cella per le punizioni o roba del genere- spiegò Flavio con più noncuranza. Dafne ebbe uno spasmo al gomito, il quale scosse Dante un po' più di lato. -Vedi, Flavio, lì dentro c'era una piccola fessura dietro ad un mattone. Si trovava lì-. Flavio annuì silenziosamente, poi li invitò ad entrare nell'area studio.

Prima di andare alla biblioteca Laurenziana, dove si trovavano proprio ora, Dafne era passata da casa a prendere un piccolo kit per analizzare quel tipo di documenti. C'erano un paio di guanti, una torcia Ultra Violetta, una torcia assai potente, un paio di pinzette, una lente d'ingrandimento e carta e penna per prendere appunti. Il tutto in una valigetta. Dafne, arrivata al tavolo dell'area studio aprì la valigetta e si mise i guanti. Poi estrasse la torcia Ultra Violetta e iniziò ad illuminare il foglio di pergamena. Dante invece stava seduto lì, buono. Alle superiori era abituato ad essere lui il capo, quello intorno a cui girava tutto. Ora invece Dafne non solo stava prendendo il comando diventando un po' più sicura di sé, ma l'aveva pure zittito! "Zitto e taci". Così gli aveva detto l'amica. E poi gli rodeva dentro il fatto di non essersi dichiarato. Dire "ti amo" era tanto difficile? E' la frase più difficile da dire per un uomo. Davanti al bibliotecario l'aveva definito "Vecchio amico". -Io sarei vecchio?- si chiese Dante a bassa voce. -Hai detto qualcosa?- gli chiese Dafne alzando gli occhi dalla pergamena. -No no- le rispose Dante, tornando a riflettere. Se si fosse dichiarato ora Dafne non lo avrebbe definito "Vecchio amico". L'avrebbe definito piuttosto "Ragazzo" o "Fidanzato" , e lì sì che avrebbe sorriso a Dafne. Un sorriso pieno di affetto e gratitudine, gioia e amore. Altro che quel sorrisetto patetico che le aveva fatto prima!

-Allora Dante- incominciò Dafne alzando nuovamente la testa:-E' una pergamena scritta in latino, ma non antico. Io lo definirei piuttosto "Moderno". Un latino dei tempi di Lorenzo de'Medici, forse un po' prima-. -Bene- commentò secco Dante. -Ho letto un paio di volte cosa c'è scritto, e devo dire che, anche se un po' consumato, l'inchiostro si è conservato bene. Sono riuscita a leggere tutto con la luce ultravioletta. Te la leggo- disse Dafne all'amico e, con una pronuncia modello, lesse:

"Hic autem Dantes poeta et litterarum hominem,
ex cor eius celebre carmen natus estEnim
 de paginis amor,
confidentes percipite et ardoris.
Quoniam sensu diuersa remigatin
 his enim cor unum et summum amatum"

Dafne e Dante si guardarono per un po', poi Dafne chiese:-Cosa ne pensi?-. Dante contemplò un poco la pergamena posta sul tavolo. Al liceo la materia che non gli riusciva era proprio latino. Non che non gli piacesse, ma per il semplice fatto che non ci riusciva. Sapeva parlare bene invece francese e spagnolo, poiché Dante viene da una famiglia abbastanza internazionale, ma il latino no. Quello no. -Non lo so- ammise Dante:-L'unica cosa che ho capito è che c'è il mio nome-. -Il quale non sei te- commentò Dafne:-Qua c'è scritto "Celebre carmen", che sarebbe... "Celebre canzone". Un poema, ecco cos'è. Si riferisce a Dante Alighieri. La mia datazione era giusta allora. Sono curiosa di sapere cosa c'è scritto. Dammi una mezzoretta-. Dante alzò le mani come per darle campo libero, e Dafne subito estrasse dalla valigetta il quadernino degli appunti e, trovata una pagina vuota, incominciò a tradurre. Dante intanto stava accanto a lei a girarsi i pollici. Inutile. Ecco come si sentiva. Dopo trenta minuti, un po' troppo silenziosi per Dante, Dafne alzò la testa ed emise un soddisfatto:-Fatto!-. Dante guardò in faccia Dafne, colei che dopotutto era molto cambiata dal liceo. Più sicura, più concentrata, più determinata. Non era esattamente così che se l'era aspettata. -Cosa hai scoperto?- le chiese Dante non troppo incuriosito. -Ho fatto due traduzioni- spiegò Dafne facendo vedere all'amico il taccuino con gli appunti:-Quella alla lettera e quella un po' più poetica, con qualche ritocchino dalla sottoscritta-. Detto questo Dafne lesse la versione tradotta alla lettera in tono solenne:

"Qui Dante, il poeta e letterato.
Il cuore della famosa canzone è nato.
Per le pagine d'amore spensieratezza e ardore.
Per un certo senso deve remare,
anzi, con il cuore e la sua amata"

Dafne fece una piccola pausa, poi spiegò:-Come vedi i testi antichi non vanno mai tradotti letteralmente, altrimenti viene un pasticcio. Va aggiunta quella nota poetica, poi un tocco qua e là per rendere più sensato il tutto. E' molto difficile, sai? Ecco quello che a me è venuto-. Detto questo recitò la seconda traduzione:

"Or ecco Dante, poeta e letterato,
dal cuor suo celebre poema è nato.
Scritto nelle pagine dell'amore, spensieratezza e ardore.
Porché sentimento naviga lontano,
nel cuor suo e sua amata assieme stanno"

Dafne attese che Dante dicesse qualcosa, ma restò zitto. Quindi gli spiegò:-Come vedi, se usate le parole in maniera corretta, si ottengono risultati eccellenti. Questa versione a me piace molto. Chissà cosa vorrà dire-. Dante ripassò dentro la sua testa la poesia. La adorava. La reputava bellissima. Era come se Dafne l'avesse scritta per lui. A Dante quei versi arrivarono come se colpito da una freccia d'amore, e subito tutta la rabbia, rimorso, tristezza sparì. Sparì tutto. -E' bellissima- mormorò Dante, che subito si promise di aiutare Dafne in qualunque cosa lei abbia bisogno. Avrebbe sicuramente trovato un altro momento per dichiararsi. -Dafne, non vorrei sembrare precipitoso- iniziò Dante:-Ma a me pare un enigma-. -Tu dici?- chiese Dafne rileggendo i versi della poesia grattandosi il sopracciglio. Dopo poco rispose:-Bene bene bene. Non è da escludere questa possibilità, ma prima vorrei farla leggere a un paio di miei colleghi, proprio per sapere la loro opinione. Ci metterò un oretta, minuto più minuto meno. Tu puoi aspettare in biblioteca. Leggi qualcosa sui tempi di Dante, fai delle ricerche, vedi un po' tu. Ci vediamo fuori nel chiostro alle cinque, d'accordo?-. -D'accordo- le rispose Dante pieno di determinazione a far del suo meglio.

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