32. 𝚅𝚎𝚌𝚌𝚑𝚒𝚎 𝚌𝚘𝚗𝚘𝚜𝚌𝚎𝚗𝚣𝚎

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La mattina mi sveglio con un mal di testa assurdo, sono le 6.30 e decido di sistemarmi per andare al lavoro. Prima cosa, mi infilo in doccia dato che per colpa dell'alcol ho sudato tutta la notte. Sto sotto l'acqua per 10 minuti abbondanti, mi asciugo i capelli raccogliendoli in uno chignon, e mi trucco leggermente. Torno in stanza e dall'armadio tiro fuori una camicia bianca, un paio di jeans neri e metto scarpe col tacco non troppo alto. Prendo la mia borsa, e prima di scendere a fare colazione vado a svegliare Hadden e Simòne. Entro nella loro stanza e stanno dormendo ancora profondamente.

Tiro le tende da far entrare un po' di luce del sole debole di oggi, e subito Hadden si lamenta. "Mamma, ti prego." dice girandosi. "Sono le 7.10, muoviti." dico sorridendo. Si alza subito ma noto che ha l'aria stanca. "Hai dormito male stanotte?" gli chiedo avvicinandomi. "Mi sono protratto con lo studio fino a tardi.. scusa, ma volevo finire." mi dice stropicciandosi gli occhi. "Tesoro.. non serve che studi fino alle 2 del mattina.. riposare la mente è meglio, non stare troppo sui libri di sera.. fidati, l'ho imparato col tempo." dico sorridendogli. "Hai ragione.." dice abbracciandomi. Faccio per uscire così da lasciarlo preparare ma mi ferma. "Mamma?" mi chiama. "Si?" lo guardo aspettando parli. "Volevo andare a trovare papà, è una settimana che non lo vedo." mi dice. Mi blocco. "Lo sai che devi chiedere alla zia o ai nonni.. io lavoro." dico sentendo un groppo alla gola. "Ma io e Simòne vogliamo andarci con te." replica con tono arrabbiato. "Hadden, ti prego.." cerco di calmarlo. Non posso chiedergli di capirmi. "No mamma.. da 8 mesi a questa parte non ci hai mai portato una volta tu e non tirare fuori il discorso del lavoro.." mi dice. Resto seria. "Preparati, siamo in ritardo." dico cambiando discorso e uscendo dalla stanza. Cerco di non piangere, faccio un respiro profondo e scendo di sotto per fare colazione, così poi posso andare al lavoro. Mi siedo al mio posto, e i signori Gautier mi danno il buongiorno. "Potete portare voi i bambini a scuola? Devo uscire prima oggi." dico. La signora Gautier annuisce. "Certo, Hollie. Vai tranquilla, ci penso io." mi dice.

Bevo il mio caffè, prendo la borsa e vado subito a lavorare così da potermi distrarre il prima possibile. Entro in ufficio e mi metto subito ad analizzare e finire le cartelle che avevo iniziato il giorno precedente. Così vola anche quella giornata. Uscii dall'ufficio, speravo davvero di riuscire a distrarmi ma le parole di Hadden stamattina sono state coltellate al cuore: ha ragione, sono una vigliacca, e non posso dargli torto se è arrabbiato. Vado al cimitero a salutare Harper come al solito, le parlo un po' raccontandole la giornata e me ne vado. Torno a casa, ceno, e poi mi butto subito a letto, senza alcol stasera. Voglio sono dormire.

La mattina dopo, la solita routine. Appena ho finito di prepararmi, vado in camera di Hadden e gli chiedo scusa per il comportamento che ho avuto il giorno prima, che aveva ragione lui e che se voleva lo portavo a trovare Seb. Hadden capì di essere stato un po' duro, si scusò anche lui e mi abbracciò. Anche quel giorno andai a lavorare come al solito, ma quella giornata stava per prendere una piega diversa. Finito il lavoro sistemai un po' il mio ufficio, dato che era abbastanza sottosopra, così buttai un po' di cartacce nel cestino e misi a posto la mia scrivania. Uscii dall'ufficio, salutai alcune colleghe ed uscii verso la macchina per tornarmene a casa, ma una sorpresa era lì ad attendermi. Mi fermai bloccandomi, tenendo l'espressione del viso seria, non riuscivo ad esprimere nessun tipo di emozioni. "Ciao." mi saluta Claire, sorridendomi leggermente. "Dopo 11 anni di silenzio, ti presenti davanti al mio ufficio e la prima cosa che mi viene da dire è 'ciao'." le dico con tono infastidito. "Hai ragione.. e mi dispiace Hol.." mi dice ma io la fermo. "Per te sono Hollie, Hol è per gli amici stretti." chiarisco. "Ah, tipo Eric, Arielle.. si insomma, quelli che ti hanno picchiato e insultato?" mi chiede incrociando le braccia.

"Si, proprio loro. E non ti permettere di giudicare le mie scelte. Eri la mia migliore amica, Claire, e mi hai voltato le spalle solo perché non ti ho raccontato che stavo con Seb.. quando non lo sapeva nessuno." dico cercando di non piangere, ma la mia voce trema. "Appunto perché eravamo migliori amiche, me lo potevi dire.." mi dice. "Anche tu potevi dirmi che Seb era il papà di Hadden, ma me lo hai tenuto nascosto. E non hai anche avuto la faccia tosta di non venire a parlare con me dopo quella sera al galá, sei scomparsa come una vigliacca." le urlo contro. "Hollie, non sapevo come potevi reagire.. te lo avrei anche detto, ma c'erano mille fattori che mi hanno messo in posizione di non dirtelo." tenta di spiegarmi e io la blocco ridendo sarcastica. "I mille motivi per non dirti della relazione con Seb ce li avevo anche io.. ma è ovvio che vuoi avere ragione.. quindi per me puoi tenertela e la conversazione può terminare qui, ora se non dispiace dovrei tornare a casa." le dico andando verso la macchina, col sangue che mi bolle nelle vene.

"Aspetta.." mi dice. La guardo sospirando. "Cosa vuoi ancora?" le chiedo. "Volevo anche sapere come stavi.." mi chiede con la voce tremante. Alzo le spalle. "Sei seria?" le chiedo furiosa: non voglio credere che non sa nulla. "Ti ho pensata tanto Hollie, anche se non mi credi.. mi sono resa conto di aver esagerato, e di aver perso una persona importante." mi dice avvicinandosi ma io di conseguenza mi allontano. "Come vuoi che stia, Claire? Ho un lavoro che mi impegna.. mio marito è in coma.. ho seppellito mia sorella.. ho due bambini da crescere.. coi miei suoceri, anche se poco si nota, c'è ancora guerra fredda, so che non hanno mai mandato giù che loro figlio si sia sposato con me. Ah, e se vuoi segnartelo sto rischiando di diventare un'alcolista. Ecco come sto, la mia vita fa schifo comunque anche se adesso navigo nei soldi." le urlo contro in lacrime e finisco a sbattere un pugno sul parabrezza della mia macchina. Non ho mai ammesso tutto questo a voce, l'ho sempre e solo pensato.

"Io.. quando ho saputo di Sebastien avrei voluto venire a cercarti, ma la situazione era delicata.. tua madre mi aveva parlato anche di Harper e ho preferito aspettare." mi dice. "Sei andata da mia madre?" le chiedo. "Si.. avevo saputo di tuo padre.. e poi i miei mi avevano parlato di Christel.. volevo chiederti scusa, ma ho deciso di darti tempo e ho già aspettato anche troppo.. farò qualsiasi cosa per farmi perdonare." mi dice, sento pentimento nelle sue parole. Ma ora come ora non riesco a prendere decisioni. "Non sarà facile, e lo sai. Non adesso. Se magari si sistemerà qualcosa.. ma ora non sono pronta.." le dico sinceramente mentre riprendo fiato per potermi calmare. "Capisco.." dice abbassando lo sguardo.

"Sei sola?" le chiedo. "In realtà.." comincia a dire, e dalla macchina dietro di lei esce anche un'altra persona, un altro pugno allo stomaco: Etienne. "Ciao Hollie." mi dice lui, guardandomi serio. Non dico nulla, cala un silenzio imbarazzante. "Scusa per l'improvvisata.. ma appena abbiamo saputo che lavoravi qui, ne abbiamo approfittato." mi spiega Etienne. "Non è quello il problema.. solo che avete beccato il momento peggiore per farvi perdonare." spiego, sentendo di nuovo le lacrime premere per uscire. "In realtà noi sapevamo già che non ci avresti perdonato subito.. volevamo solo parlarti, insomma.. dopo tutto quello che è successo ci sembrava opportuno farci vivi ed almeno provare a farti capire che ci dispiace molto.. per tutto quanto.. speravamo per lo meno in una tregua." mi dice Etienne.

"Capisco le intenzioni, ma ripeto.. non sono nelle condizioni adatte per poter decidere.." spiego. "Senti, facciamo così.." mi chiede Claire. "Cosa?" le chiedo curiosa di sentire. ".. io e te.. ci vediamo quando vuoi, dove vuoi.. parliamo e basta.. penso sia la cosa migliore per 'risolvere'.. hai ancora il mio numero, Hollie. Sai cosa fare." mi dice infine prima di lasciarmi li senza darmi il tempo di risponderle e salgono entrambi in macchina, andandomene e rimango sola coi miei dubbi.

𝚃𝚞𝚝𝚝𝚘 𝚎̀ 𝚙𝚘𝚜𝚜𝚒𝚋𝚒𝚕𝚎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora