Capitolo 3

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Quella mattina Nicki non era venuta a scuola. Non poteva essere a causa del nostro litigio. Poi mi ricordai che era una ragazza piuttosto sensibile al freddo. Probabilmente le era venuta la febbre. Pazienza, stare in banco da sola non mi dava alcun fastidio. Però mi mancava quella ragazza bianca come un cadavere tutta lentiggini, dai corti capelli corvini. Quella ragazza era un nero su nero non solo per l'aspetto fisico ma anche per l'abbigliamento. Da quando l'ho conosciuta in prima superiore non l'ho mai vista indossare qualcosa che abbia avuto un colore diverso da quello. Ricordo ancora quel giorno. Tutti socializzavano e facevano conoscenza. Io, da brava asociale quale sono, ero rimasta seduta al mio banco senza spiccicare parola a cazzeggiare sul telefono.

Stava facendo la stessa cosa una ragazza minuta, nera dalla testa ai piedi fatta eccezione per la pelle bianchissima. Contemplava il banco, spaesata e visibilmente a disagio. Si teneva strette le mani con fare nervoso. Che tipa strana. Il suo banco era proprio vicino al cestino dove mi stavo dirigendo per buttate la gomma da masticare. Lei si alzò nello stesso momento. Doveva essere una tipa parecchio imbranata, perché mi venne addosso dopo aver inciampato su un mattonella del pavimento leggermente rialzata. La presi in tempo.

"Tutto a posto?" chiesi indifferente.

"S-si." rispose lei timidamente. Poi alzò la testa e mi mostrò due grandi occhi neri colmi di dolcezza. "T-Ti ringrazio."

"E di cosa? Pensavi che ti avrei lasciato cadere sul pavimento?" alzai un sopracciglio. Lei rise piano.

Nei giorni seguenti lei si mostrò sempre più intima...solo con me. All'inizio l'accettavo solo per sfruttare la sua mente geniale per farmi aiutare con i compiti. Man mano mi accorsi che Nicki era una ragazza d'oro. Quando era con me, sembrava quasi che non gliene fregasse davvero niente del bullismo che subiva dai restanti compagni di classe. Io la proteggevo. Io ero tutto ciò che aveva. Per niente al mondo l'avrei sostituita. Le volevo davvero bene.

"Ehi Stewart!"

...Kyle...cosa era venuto a fare?

"Cosa vuoi?" risposi fingendo di essere scocciata.

"Siamo di cattivo umore eh? È perché non c'è la darkettona genio dell'Istituto?"

"Si chiama Nicki..."

"Nicki, giusto, Nicki Bennett!"

"Hai ricordato il cognome...complimenti Kyle Johnson."

"Visto che sei da sola non ti darà fastidio se vengo al suo posto!"

Time out. Cosa aveva appena detto? Venire a sedersi accanto a me? Non feci in tempo a finire di pensare che aveva già messo tutta la sua roba al posto di Nicki. Oddio santo. Era un sogno. Il professore entrò e cominciò subito a fare lezione. Stranamente filosofia era diventata una materia molti interessante con Kyle accanto.

"Ho saputo che sei amica a mia cugina." mi sussurrò nel bel mezzo della spiegazione.

"Viene nel mio stesso corso a danza..."

Beh ora che sapevo che era sua cugina potevo anche prendere in considerazione l'idea di considerarla tale.

"Capisco...le piaci molto sai?"

"Ah..."?

"Beh, come darle torto?"

Arrossii sentendo quelle parole. Le ore sembravano non finire mai. Meglio. Così vicina a Kyle ci sarei rimasta pure per tutta l'eternità. Con mia grande disapprovazione la campanella suonò.

"È stato un piacere Stewart." di nuovo il suo occhiolino scherzoso. Non risposi... Rischiavo di arrossire di nuovo. Mi fece un cenno e andò via. Continuai a sognare finché non sentii delle voci: Meglio che rimanga a casa quella troietta, questa classe è un posto migliore senza lei, è insopportabile...chi si crede di essere? Come amica ha solo Stewart...

Sentii una scossa percorrermi tutto il corpo. Erano Wendy, Alyson e Scarlett. Le tre zoccolette della classe. Mentre parlava, Wendy faceva ondeggiare i suoi boccoli rossi in maniera snervante. L'avrei presa a pugni e quello era il momento buono per farlo. Mi avvicinai con decisione. Alyson e Scarlett mi guardarono subito male. Wendy rimase tranquilla come se non capisse il motivo della mia presenza.

"Stavate parlando di Nicki non è così?"

"E con questo?" rispose Wendy arrogante mentre si ammirava le unghia. Non riuscii a contenermi. Le diedi uno schiaffo in pieno viso così forte che le rimase l'impronta viola della mia mano sulla guancia destra. Inutile dire che presi una nota ma non me ne fregava un cazzo.

Tornata a casa mangiai in fretta e furia tanto che Philip ebbe di nuovo da ridire sul mio peso. Se fossi stata davvero grassa chissà cosa avrebbe detto. Nel pomeriggio andai a casa di Nicki. Volevo fare pace con lei. La madre mi raccomandò di stare attenta a non farmi mischiare la febbre (come pensavo ce l'aveva).

Nicki mi accolse inaspettatamente con un sorriso, immersa tra le lenzuola blu oltremare del suo letto.

"Sai, ho pensato molto questi due giorni e mi dis..."

"Shh." la zittii "quella che deve chiederti scusa sono io."

Detto questo l'abbracciai forte e lei ricambiò. Fanculo la febbre. Niente mi avrebbe impedito di abbracciarla.

Il giorno seguente lei stava bene e andammo a scuola insieme. Poco prima di entrare nell'Istituto sentii qualcuno chiamarmi a gran voce. Janet.

"Buongiorno Abby!" mi salutò entusiasta.

"Buongiorno..."

Nicki la guardò male, poi si rivolse a me:"Fai presto a sostituirmi..." e andò via. Ma che cazzo. Janet si incollò al mio braccio come una sanguisuga. Tirai un sospiro di sollievo quando andò nella sua classe. Nicki non mi parlò. Ma era gelosa o cosa? Dire che il giorni prima avevo fatto di tutto per fare pace con lei.

Andò via di nuovo senza di me. Quando avremmo chiarito questa storia?

Come se non bastasse a danza presi una storta. Non mi succedeva quasi mai. Immediatamente Janet mi aiutò ad uscire dall'aula, prese del ghiaccio e lo mise piano sulla mia caviglia.

"Fa male?" per la prima volta sembrava seria.

"Un po" riposi.

Passammo un pò di tempo così. Lei, dolce e gentile, mi ricordava un pò Nicki prima che iniziasse tutta quella storia, nonostante i capelli biondi e gli occhi azzurri.

A un certo punto non ce la feci più. Cominciarono a scndermi le lacrime sul viso.

Ero sbagliata, completamente sbagliata. Con il mio brutto carattere riuscivo ad allontanare chiunque.

"Perché?" chiesi a Janet tra le lacrime e i singhiozzi "Perché non vai via anche tu?"

Lei per tutta risposta lasciò andare il ghiaccio e mi abbracciò. La mia vera ferita non era certo la slogatura e lei lo aveva capito. L'avevo giudicata senza conoscerla. Mi sentivo terribilmente in colpa.

"Va tutto bene, sono certa che farete pace." disse con la sua vocina. Ma il problema non era solo il litigio con Nicki.

Mi lasciai avvolgere dal suo rassicurante abbraccio, che riusciva a farmi sperare in un domani migliore.

Love DrunkWhere stories live. Discover now