Strani comportamenti

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Filippo aprì gli occhi e si tolse le lenzuola di dosso, rimase seduto sul letto a fissare la parete della sua cella; un'altra giornata in carcere, che gioia!
Sospirò e prese tutto ciò che gli serviva per incominciare la giornata.
Non si accorse di aver attirato l'attenzione di Ciro, condivideva la cella con lui e con un altro ragazzo, questo tipo dagli occhi scuri e i capelli neri era considerato il capo del carcere, proveniva da una famiglia di camorristi, ed anche se non aveva ancora compiuto diciotto anni era capace di fare cose terribili o almeno ordinava agli altri di farle!
Da quando Filippo era arrivato qui Ciro non lo aveva lasciato stare un attimo, ricatti, minacce e via dicendo.
Il milanese le aveva provate tutte: aveva provato ad ignorarlo, aveva provato a contrastarlo, ha pure cercato di entrare nel suo gruppetto di bulli ma è stato tutto inutile, non solo per le divergenze caratteriali, ma anche perché, essendo di Milano, non lo avrebbero mai accolto davvero, ma forse sarebbe stato meglio così; tutto ciò che ci ha guadagnato è stato un orribile taglio di capelli e un taglietto al sopracciglio, proprio come Ciro.
Senza accorgersi di nulla ( o forse fece finta di nulla) si diresse in bagno e dopo dieci minuti ne uscì.
Ciro lo guardava ancora, sembrava quasi che volesse ucciderlo da un momento all'altro.
- Ciro, tutto bene?- chiese facendo qualche passettino avanti, non voleva rischiare di avvicinarsi troppo.
L'altro non rispose, un sorrisino si fece largo sul suo volto.
- Ti sto guardando Chiattì, nun t pozz uardà?- rispose interpellato, l'altro rimase zitto e ritornò al suo posto, meglio evitare una discussione di primo mattino, Ciro però non la pensava come lui, difatti, dopo essersi lavato, invece di sedersi al suo posto e aspettare che li chiamassero per la colazione, si avvicinò al letto del milanese che lo guardò dubbioso.
- Fammi un po' di spazio.- disse muovendo la testa, il ragazzo non si mosse di un passo, quindi l'altro si chinò su di lui e lo intrappolò alla parete poggiando le braccia ai lati della sua testa.
Filippo deglutì, aveva paura ma sostenne lo sguardo di Ciro.
- Ma hai paura di me, chiattì?- domandò, avvicinò il suo viso a quello dell'altro.
- No.-
L'altro rimase a fissarlo per qualche secondo.
- Bene.- poi si alzò e si allontanò come se nulla fosse.
Filippo sospirò di sollievo.
- Uagliù buongiorno.- disse il terzo compagno di stanza.
E che buongiorno.

Dopo colazione gli agenti li scortarono nel laboratorio d'arte, come tutti i giorni d'altronde, Filippo era stato assegnato ad una mansione insieme a Carmine, il suo vecchio compagno di cella, l'unico che forse ci teneva davvero a lui, era stato arrestato per l'omicidio di un ragazzo che aveva tentato di violentare la sua fidanzata, purtroppo ha ucciso il figlio di uno importante che ora lo aveva ricattato: doveva uccidere Massimo Valenti, il capo della polizia penitenziaria e vecchio amico del padre del ragazzo, sembrava quasi una telenovela spagnola.
Filippo e Carmine stavano lavorando, quando una guardia sussurrò qualcosa all'orecchio di quest'ultimo, che annuì, il milanese lo guardò dubbioso
- Che succede?- gli chiese, l'altro lo guardò
- È iniziato il mio turno.- disse lui, togliendosi il camice.
- Il tuo turno dove?- Carmine lo guardò male.
- Vado a lavorare insieme al barbiere, Chattì non ti ricordi?-
-Ah vero scusa, buon lavoro allora.- rispose quell'altro.
- Fatt e cazz tuoj chiattì, nunt mettr int e uaj senz e me, mi raccomando.- gli disse il napoletano, mentre si allontanava dal capannone.
Filippo alzò gli occhi al cielo, cos'altro gli poteva succedere?
- Chiattì che fai non lavori?- era stato Pino a parlare, il ragazzo lo guardò e si rese conto che non si era portato dietro tutta la "gang".
- Stavo parlando un attimo con Carmine.- rispose non distogliendo lo sguardo, malgrado quello che gli aveva fatto qualche settimana prima nello spogliatoio maschile, Pino non gli faceva paura.
- Ah ecco e dimmi un po', che vi siete detti?- gli chiese l'altro.
- Non sono affari tuoi, lasciami in pace.- rispose acido l'altro.
L'altro gli rivolse uno sguardo furioso ed afferrò un paio di forbici sul tavolo, era pronto ad attaccarlo quando la voce di una guardia lo fermò giusto in tempo.
Filippo tirò un sospiro di sollievo.
- E tu ch c faj ca? Il tuo posto non è questo.- disse la guarda.
- Mo vado subito a posto.- rispose lui, non prima di aver rivolto al ragazzo un'occhiata da 'salvato dalla campanella'.
Il milanese decise di rimettersi subito a lavoro, non si accorse( questa volta per davvero) di un paio di occhi scuri che avevano assistito a tutta la scena.

Il Mare Nei Tuoi Occhi - Ciro x Filippo Unde poveștirile trăiesc. Descoperă acum