Questo era tutto quello a cui pensava in quel momento. Inconsciamente stava rivivendo tutta quella terribile esperienza, ancora e ancora, gli eventi si ripetevano a ritroso nella sua testa.

Toby era stato fortunato, ma sua sorella non lo era stata altrettanto. Quando il ricordo di sua sorella gli giunse in mente, non poteva fare a meno di sentire gli occhi gonfiarsi di lacrime. I terribili ricordi tornarono a galla dalla sua mente. L’urlo di lei era stato interrotto dall’impatto dell’incidente.

Tutto si era fatto bianco, poi, quando Toby aveva riaperto gli occhi, ha visto il corpo di sua sorella: la sua fronte era trafitta dai vetri, i fianchi e le gambe erano schiacciate sotto il peso del volante, il busto pressato contro l’air-bag che si era gonfiato in ritardo. Questa era l’ultima cosa che ricordava della sua cara sorella maggiore.


La strada di casa sembrò continuare all’infinito.


Ci volle molto più tempo del solito, perché sua madre non voleva ripassare dal luogo in cui era avvenuto l’incidente. Quando raggiunsero un quartiere familiare, Toby intuì che presto sarebbero scesi dalla macchina. Abitavano nel quartiere più vecchio, quello con tante pittoresche casette attaccate l’una all’altra.


La macchina si fermò davanti a una casa blu con gli infissi delle finestre bianchi. Tutti e due notificarono subito la presenza di una vecchia macchina che si trovava parcheggiata davanti alla loro casa e si accorsero anche della familiare figura che stava in piedi sul passo carrabile.

Toby, automaticamente fu assalito da una sensazione di rabbia e frustrazione nel vedere suo padre. Suo padre… che non era stato lì. Sua madre parcheggiò la vettura nel vialetto, prima di spegnere il motore e prepararsi ad uscire per affrontare il marito.


«Perché lui è qui?» chiese tranquillamente Toby, quando lei scese e si avvicinò al suo sportello per aprirgli. «È tuo padre Toby, ed è qui perché ti vuole vedere.» rispose sua madre con voce monotona, cercando di suonare un po’ convincente.


«Non è mai venuto all’ospedale a vedere Lyra prima che morisse…»


Toby lanciò un’occhiata fuori dal finestrino.


«Era ubriaco quella sera tesoro, non poteva guidare…»


«Sì, e quando non lo è?» ribatté Toby, spingendo la portiera e uscendo dal veicolo prima che sua madre potesse aiutarlo. Si incamminò barcollando sul vialetto per incontrare suo padre, che lo stava guardando con un’espressione severa.


Sua madre lo seguì e incrociò gli occhi del marito prima di avvicinarsi. Suo padre spalancò le braccia, aspettandosi un abbraccio dalla moglie, ma lei lo sorpassò e  mise un braccio attorno alla spalla di Toby, avviandosi verso la porta di casa.


«Connie!» la chiamò il marito con voce roca «Perché non mi dai un abbraccio di benvenuto, huh?».


Lei lo ignorò e lo sorpassò col figlio sotto braccio.


«Ehi! Ha sedici anni e può camminare da solo!» disse lui, seguendoli dentro casa.


«Ne ha diciassette.» ribatté Connie al marito.


Entrarono dentro casa e si fermarono all’ingresso, poi lei si rivolse dolcemente a suo figlio.


«Toby, perché non andiamo in camera tua così ti riposi, ok? Ti verrò a prendere quando sarà pronta la cena.» suggerì sua madre.

𝕾𝖍𝖔𝖗𝖙 𝕳𝖔𝖗𝖗𝖔𝖗 𝕾𝖙𝖔𝖗𝖎𝖊𝖘Where stories live. Discover now