11. Incontri inaspettati

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Di fronte a me vi era una ragazza dal corto caschetto corvino, sopra di esso faceva contrasto un cappellino rosso alla francese ed il suo corpo veniva nascosto da un trench stretto in vita del medesimo colore. La silhouette della ragazza era slanciata da dei stivaletti alti fino alla caviglia neri, col tacco alto ed il plateau. Col suo sottile braccio teneva un'ombrello trasparente con dei pois neri ed appeso alla sua spalla vi era una cartella all'inglese.

Era la stessa che avevo incontrato il primo giorno di lezione.
Ma come faceva a sapere il mio nome, dato che io non gli avevo nemmeno rivolto una parola? 

Gli sorrisi cordialmente.

Lei si avvicinò a me e mi accolse sotto al suo ombrello.

"Ciao..." salutai, sperando che lei di conseguenza si presentasse.

"Poppy Sasaki, piacere!" esordì.

Grazie al cielo lo fece, stendendo la mano destra verso di me.

"Emma Martin!" gli rivolsi un altro sorriso e gli strinsi la mano.

"Ma credo che tu lo sappia già" avrei voluto aggiungere, ma non lo feci per evitare di apparire acida già al primo scambio di parole.

"Sicuramente ti sarò sembrata una stalker, scusami!" rise arrossendo leggermente e scoprendo un sorriso bianco.

"Giusto un po'!" feci spallucce ed accennai un sorriso.

"E' solo che.. a fine lezione ho sentito un ragazzo moro che ti chiamava e mi è rimasto impresso"

Molto probabilmente parlava di Trevor e del suo modo dolce di svegliare le persone dicendo che sbavavano peggio di un bulldog. Speravo solo che non avesse sentito anche quella parte, se no sarebbe stato troppo imbarazzante.

Tirai un sospiro di sollievo impercettibile e poi annuii, almeno non era una psicopatica pedinatrice.

Almeno all'apparenza.

Approfittai della sua gentilezza e soprattutto del suo ombrello ed insieme ci incamminammo verso l'edificio B, dove avremmo avuto lezione di storia e critica del cinema.

Passando quei minuti insieme iniziai subito a capire che Poppy era una ragazza davvero curiosa e, soprattutto, logorroica. Mentre camminavamo non la smise nemmeno per un attimo di parlare o di farmi delle domande.

Mi chiese da dove venissi, - dato il mio forte accento - per quanto tempo sarei rimasta a Melbourne, come stava risultando la mia permanenza e perfino se fossi fidanzata. Con molta pazienza risposi in modo breve e diretto a tutte le sue domande e curiosità, per evitare di annoiarla.

Non mi trattenni però da farle anche io qualche domanda di routine, come: da dove venisse, da quanto tempo studiasse in questa scuola o se fosse fidanzata. 

Lei, come già avevo immaginato, rispose esaustivamente a tutto.. dicendomi che veniva dal Sud Carolina, luogo dove praticamente nacque e trascorse tutta la sua infanzia ed adolescenza e che questo era il suo primo anno di Università ed infine, mi annunciò con un sorriso a 32 denti che fosse felicemente single da più o meno tutta la vita poiché ogni volta che tentava di far conoscere un ragazzo alla sua famiglia, quest' ultimi lo facevano scappare a gambe levate parlando subito di matrimonio, essendo delle persone molto conservatrici. 

Apprezzavo il modo in cui lei prendeva questa "situazione", con un bel sorriso stampato in faccia.

Sull'ultima cosa ci trovavamo più o meno sulla stessa lunghezza d'onda, sull'essere single intendo. Anche se io lo ero da meno tempo di lei, solo da più o meno 4 mesi. 

Tutta colpa del college | L'amore in mezzo ai guaiNơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ