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James

Era un incubo.

Non poteva essere altro che un fottutissimo incubo. Mi sarei svegliato tra poco, Ellie abbracciata a me e sarebbe rimasto tutto solo nella mia testa.

Ma allora perché faceva così male?

Perché avevo così paura di prendere un altro respiro?

Perché desideravo soffocare nelle mie stesse lacrime?

Chiusi la porta della Sala Comune sbattendola e tutti quanti si voltarono a guardarmi. Mi coprii la faccia con le mani, non era il caso di farmi vedere da tutti in quello stato.

Arrivai finalmente al dormitorio, e fu lì che crollai definitivamente. Mi buttai sul mio letto, affondai la faccia in un cuscino e urlai, non mi importava se mi sentisse tutta la Francia.

Tristezza, amarezza, rabbia, rancore. E tanto, troppo amore. Li buttai tutti fuori, sperando che bastasse solo quello per eliminare il dolore.

Perché lo aveva fatto? Io pensavo che mi amasse. Volevo sposarla, stare con lei per sempre. In ogni versione del mio futuro che avevo immaginato lei era l'unica costante. E non mi importava più niente del resto.

Guardai dritto. Di fronte a me c'era una finestra aperta, il vento che soffiava e solo io cielo davanti. Sembrava quasi che mi chiamasse.

Non avevo più niente da perdere.

Non ero mai stato altro che l'ombra di mio padre, in fondo. Lui aveva un altro figlio, Lily un altro fratello e Al un'altra sorella.

Le coppe di quidditch? Mi chiamavo Potter di cognome.

Il Torneo Tremaghi? Mio padre ci aveva partecipato prima di me.

L'unica cosa che avevo di mio era lei. E senza di lei non valevo niente.

In piedi sul davanzale, il freddo di gennaio mi congelava le ossa e mi scompigliava i capelli. Quello strano senso di libertà mi dava un po' di pace. Forse se avessi volato...

«Jay! Che diavolo stai facendo? Scendi subito da lì!» mio cugino corse alla finestra e mi prese un braccio.

Cercai di scrollarlo via, ma la sua presa era ferma: «Lasciami andare Lou.»

«Solo se scendi da quel davanzale.» strinse un po' di più le dita.

Se avessi voluto, avrei potuto scaraventarlo via: ero molto più forte di lui. Ma non ne avevo la forza.

Tornai con i piedi per terra e scoppiai di nuovo in lacrime: «Lei mi ha tradito, Louis. Non mi ha mai amato e io come un coglione ci sono cascato...»

Mio cugino mi abbracciò dandomi piccole pacche sulla schiena: «Sono sicuro che c'è una spiegazione, James. Dalle la possibilità di parlarti...»

Mi staccai subito. Se questo era il suo modo di consolarmi allora potevo benissimo starmene da solo.

L'ultima cosa che volevo era parlare con Elizabeth. Sapevo bene cosa avevo visto e infierire ulteriormente non sarebbe servito.

«Lasciami riposare.» sbottai.

Louis mi guardò con circospezione, come se si aspettasse di vedermi saltare dalla finestra. Solo per un secondo stavo per farlo. Ma adesso volevo solo stare solo.

Sospirò: «Cerca di stare meglio per la Prova, domani. Io vado a parlare con le ragazze che sono preoccupate. E stai tranquillo, so che può sembrare la fine del mondo, ma non lo è e noi ci siamo.»

Non feci molto caso all'ultima parte, perché improvvisamente mi ero ricordato della Seconda Prova. Mancavano poche ore.

Lei non ci sarebbe stata sugli spalti. Non per me, almeno. Aveva trovato qualcuno di più famoso e più ricco, proprio come aveva detto la Skeeter. Quella vecchia megera aveva ragione.

Sentii l'impulso di piangere, ma era come se non ci fossero più lacrime. Sospirai, buttandomi nel letto con la divisa ancora addosso.

Fissai il soffitto per ore senza piangere, senza pensare a nulla. Solo concentrandomi sul mio cuore e sperando che smettesse di farmi così male, ma non funzionò.

Realizzai di essermi addormentato solo quando Louis mi svegliò la mattina dopo.

Mi scosse con delicatezza, probabilmente intuendo il fatto che mi sentivo a pezzi: «Devi essere tra mezz'ora nella stanzetta vicino alla Sala Grande con gli altri Campioni. Meglio che ti prepari.»

Scesi nella Sala Comune e tirai subito dritto, sperando di uscire il prima possibile per evitare di incrociare la mia ormai ex ragazza.

Tutto non faceva altro che ricordarmi lei. L'odore del caminetto accesso, i colori della stanza, le divise di Hogwarts. In un modo o nell'altro, il mondo stava cercando di ricordarmi quanto fossi una nullità senza Elizabeth Bolt.

Ero a metà del corridoio, ormai quasi a destinazione, quando Sarah e Zoey mi vennero incontro con degli sguardi seri. Non pensavo che sarei riuscito più ad avvicinarmi a loro senza pensare ad Ellie.

Maledissi me stesso il giorno in cui avevo scelto quel soprannome che non riuscivo a togliermi dalla testa.

«Liz non è tornata nel Dormitorio stanotte. Hai idea di dove sia?» chiese la bionda.

Mi trattenni dall'impulso di urlarle in faccia. Come se averla beccata con Dubois non fosse stato abbastanza, volevano anche dirmi che non aveva dormito nel suo letto?

Strinsi i pugni, cercando di mantenere la calma: «Avrà dormito con il suo nuovo fidanzatino no? Chiedete a lui.»

Feci per andarmene, ma Sarah mi trattenne: «Lo avremmo fatto. Ma è lui che ci ha chiesto dove fosse. Non l'ha più vista da ieri pomeriggio.»

«Non mi importa.» mormorai, liberandomi dalla presa della mia amica.

La verità era che mi importava troppo. Un grumo di preoccupazione si formò nel mio petto, nonostante cercassi in tutti i modi di reprimerlo.

Io la amavo e il pensiero che fosse sparita mi spaventava. Mi odiavo per questo.

Varcai la soglia della stanzetta, sperando finalmente di trovare un po' di pace per potermi concentrare su qualcos altro. Quello che vidi, invece, erano i miei due sfidanti parlare animatamente tra di loro.

«James!» esclamò Lucille quando mi vide «Hai visto Elizabeth stamattina?»

A quel punto esplosi. Tutti quanti. Tutti non facevano altro che parlare di lei, che rigirare il coltello nella piaga e triplicare il mio dolore.

«No!» urlai «Non ne ho la minima idea! Smettetela di chiedermelo e di parlare di lei! Perché vi interessa tanto?!»

Edmund si fece avanti, le mani nelle tasche: «Perché non è l'unica ad essere scomparsa.»

A/N:
Eccolo qui! Il tanto atteso capitolo! Che cosa è successo a Liz? E chi altro è sparito? Ebbene, questo dovrete ipotizzarlo voi. Io posso dirvi solo una cosa: se ascoltate bene, in lontananza, si può sentire il suono del cuoricino di James che si sbriciola. Ci si vede alla Seconda Prova!
Au revoir!

Legacy - James Sirius PotterWhere stories live. Discover now