1. Center of the universe

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"In the center of the universe we are all alone."

Ariel sta leggendo per l'ennesima volta uno dei suoi tomi di filosofia, le cui pagine sono ormai consumate per la frequenza con cui le ha sfogliate negli anni.
Il suo studio, una piccola stanza immersa nella penombra e rischiarata unicamente dalla luce tremolante di una candela, è in disordine: il tavolo è ingombro di carte, gli alambicchi sono sparsi ovunque e qualcuno di questi versa il suo liquido misterioso sul pavimento; i libri negli scaffali sono riposti in mille modi diversi, alcuni sono in bilico sul bordo delle mensole e aspettano il soffio di vento giusto che possa farli cadere, così che il rumore che provocherebbero sbattendo al suolo possa magari ridestare il loro proprietario dalla sua furiosa voglia di conoscenza.
Stizzito, getta a terra il libro che ha tra le mani. Non gli serve più a niente continuare a leggerlo. Il sapere che cerca lui non esiste in nessun libro, in nessun documento che ha trovato finora nella sua terra natìa, la Baviera.
Lui cerca la Verità.
Credeva fosse in Dio e ha letto la Bibbia centinaia di volte, alla ricerca della frase, della parola che potesse rispondere completamente alla sua immensa domanda.
Credeva fosse nella filosofia e ha imparato a memoria tutte le dottrine di tutte le filosofie scritte sui libri sgualciti che ora popolano il suo piccolo studio.
Credeva fosse nella magia e così ha studiato con passione i misteri degli Elementi racchiusi nei libri proibiti dai concili cattolici.
Ha cercato ovunque eppure sente di non aver trovato ciò che sta cercando. Ma non vuole arrendersi, perché ha bisogno di trovare quella Verità. Se non la trova, per cosa avrà vissuto la sua vita? Che cosa gli rimarrà in punto di morte da mostrare al Creatore e di cui essere orgoglioso?
L'alchimista spalanca le imposte di legno scuro della finestra, permettendo alla luce sfolgorante di questo giorno d'estate di illuminare finalmente la piccola stanza.
Strizza gli occhi, accecato per un istante dal fascio di luce che l'ha investito in pieno, scaldandogli il viso pallido. Sospira, guardando le persone che camminano per la strada, con la mente occupata solamente dal pensiero della loro sopravvivenza.
A volte ha pensato a come sarebbe stato vivere come loro, con la mente concentrata solo sulle cose concrete dell'esistenza. Forse sarebbe stato meglio di come sta adesso, con il cuore e la mente in subbuglio che pretendono di avere risposte impossibili.
I suoi occhi verdi continuano ad osservare gli ignari cittadini, che camminano frettolosi e affaccendati su e giù per la strada lastricata in pietra, quando il suo sguardo si posa su una donna dai lunghi capelli color mogano e la pelle rosea: Helena.
L'amore di una vita, la sua migliore amica, la sua unica confidente da cui purtroppo si era volutamente allontanato con il passare degli anni.
Nonostante il profondo sentimento che prova per lei, Ariel distoglie lo sguardo da Helena per posarlo nuovamente sui suoi libri sparsi per lo studio.
Si lascia scivolare a terra, strisciando la schiena contro il muro. Non ce la fa più. Vorrebbe smetterla di complicarsi la vita proseguendo verso traguardi impossibili, ma non ci riesce, è più forte di lui.
Quante volte ha pensato di dichiararsi a lei, di sposarla e di vivere insieme una vita felice e fatta d'amore.
Purtroppo per lui, è più forte il suo desiderio di conoscenza del suo desiderio d'amore, la sua anima vi è annegata dentro e non riesce più a riportarla a galla.

Seduto a terra, con le braccia incrociate appoggiate sulle ginocchia e la fronte posata sulle braccia, l'alchimista sospira, cercando di non pensare al caos che ha intorno e ignorando il suo cuore che, battendo insistentemente, continua a ricordargli il dolce viso della giovane.
Chiude gli occhi, cercando il silenzio, purtroppo per lui inesistente.
I tiepidi raggi di sole gli scaldano la testa, coperta da una zazzera arruffata di lunghi capelli neri e ricci. Ci passa le dita in mezzo, cercando di sistemarli, e non può fare a meno di pensare di doverseli tagliare al più presto.
Non riuscendo a trovare il silenzio che la sua mente necessita per riordinarsi, Ariel si alza e riordina invece lo studio, sistemando con cura ogni cosa al proprio posto.
Mentre sta riordinando, qualcuno bussa alla sua porta: immediatamente abbandona sul tavolaccio di legno i pesanti volumi che ha in mano e corre alla porta, trovandosi davanti Helena.
L'alchimista la guarda stupito e imbarazzato, non capendo il perché della sua visita.
«Buongiorno, Ariel.» dice lei, imbarazzata almeno quanto lui, guardandolo dritto negli occhi.
«Buongiorno, Helena ...» risponde lui, continuando a fissarla spaesato.
Lei lo guarda come se si aspettasse qualcosa che, a quanto pare, non arriva.
«Oh, scusami! Prego, entra. E perdonami per il disordine.» continua finalmente lui, facendola entrare in casa e chiudendo la porta.
Helena si guarda intorno stupefatta dalle condizioni in cui versa la casa del giovane: vestiti lasciati in giro, libri ovunque, anche in cucina, le finestre socchiuse che ottenebrano l'ambiente e non lasciano passare l'aria, che sa di umido e un po' di muffa.
Ariel si precipita davanti a lei, liberando dai suoi abiti una sedia per permetterle di accomodarsi. La ragazza appoggia sul tavolo lì vicino un cestino di vimini e si siede.
Anche lui afferra una sedia e si siede di fronte a lei.
«Ariel ... sei sicuro che vada tutto bene?» chiede Helena sinceramente preoccupata.
Lui annuisce, ma non sembra per niente convinto.
La giovane gli indica il cesto, dicendo:«Ti ho portato del pane e del formaggio ... e anche del latte ... e ti ho cucito una camicia nuova ...»
«Grazie Helena, ma non ce n'era bisogno, davvero ...» risponde lui, cercando di nascondere il fatto che invece ne aveva bisogno eccome. Erano giorni che non andava al mercato a fare la spesa. Anche se, con che soldi avrebbe pagato? Ne aveva ben pochi, da parte, che voleva usare per altro.
«Ariel, smettila di mentirmi! Tu hai qualcosa che non va e non capisco perché non vuoi parlarne!» esclama Helena, alzandosi di scatto dalla sedia e mettendosi le mani sui fianchi, fissandolo con uno sguardo pieno di domande e di apprensione.
«Helena, ti ho detto che va tutto be ...»
L'alchimista viene interrotto dalla ragazza, che nel mentre ha spalancato una finestra, permettendo alla luce di mostrare il reale aspetto del piccolo appartamento del giovane.
«Ariel, smettila! Non ce la faccio più a vederti in questo stato!» esclama arrabbiata e preoccupata per il suo caro amico, ridotto a uno straccio.
«Dimmi, ti sei visto allo specchio? Hai idea di come ti sei ridotto?»
Detto questo, prende uno specchio dal comodino vicino al letto e glielo piazza davanti al viso. Ariel trasale per lo spavento: è davvero lui l'uomo nello specchio?
Il volto cadaverico e scavato, le occhiaie nere e spesse, la barba incolta e arruffata: è davvero lui? Le toglie di mano lo specchio e lo poggia sul tavolo, coprendosi poi il volto con le mani per la vergogna.
Helena gli si avvicina, togliendogli dolcemente le mani dal viso e tenendole strette nelle sue. Sta piangendo, mentre accarezza la testa ricciuta del suo amico, poggiata sul suo petto coperto da una veste leggera.
«Perché non vuoi dirmi cosa ti succede? Sono la tua migliore amica, posso aiutarti, se mi dici cosa c'è che non va.» sussura, mentre le lacrime le scendono placidamente lungo le guance fino al mento. Vederlo in questo stato le fa male, da impazzire. Gli vuole bene da sempre, così tanto che si lascerebbe uccidere pur di aiutarlo, eppure lui è diventato così distante, così assente ... e non capisce se è stata lei a sbagliare qualcosa per farlo comportare così.
Anche lui sta piangendo, con il viso affondato nell'incavo del collo di lei, che nel mentre si è inginocchiata a terra, arrivando così all'altezza dell'amico, ancora seduto sulla sedia.
«Helena ... perdonami ... non è colpa tua ...» singhiozza, abbracciandola forte, come se quella potesse essere l'ultima volta che la vedrà in tutta la sua vita.
«E che ... sai ... ho sempre amato le cose complicate ...»
«Qualunque cosa sia, sappi che ti aiuterò. Basta che mi dici cos'è.»
Ariel si allontana da Helena, asciugandosi gli occhi con il dorso della mano e tirando su con il naso. Si tira indietro i capelli, che gli sono caduti a tendina davanti al viso, e cerca di darsi un po' di contegno.
«Non puoi aiutarmi. È una cosa che è tutta qui ...» risponde lui, indicandosi la testa con il dito.
«Ariel, ti ho detto che ...» insiste lei, ma viene interrotta.
«Sto cercando la Verità, Helena. La Verità assoluta di questo mondo e di questa vita. Ma non ho ancora trovato niente, niente ... almeno non qui, nella nostra terra.»
Lui tace per un attimo. Lei non sa come rispondere, i suoi occhi azzurri fissano l'amico pieni di domande.
«È diventata un'ossessione ... non riesco a pensare ad altro ... e finché non la soddisferò, non riuscirò ad essere in pace con me stesso e con il mondo.»
Lei lo guarda senza capire, esattamente come l'alchimista immaginava.
Nessuno può aiutarlo.
È da solo.
Solo nella sua terra, solo tra la sua gente, solo con la donna che ama.
Solo al centro del suo piccolo universo.

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