Capitolo 20

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«Perché siamo qui? » chiese confuso Draco mentre Hermione spazzava via con un colpo di bacchetta la neve da un grosso masso, ed accendeva un fuoco magico abbastanza caldo da permettere ai due di sedersi li sopra e non morire assiderati

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«Perché siamo qui? » chiese confuso Draco mentre Hermione spazzava via con un colpo di bacchetta la neve da un grosso masso, ed accendeva un fuoco magico abbastanza caldo da permettere ai due di sedersi li sopra e non morire assiderati.

«Ho pensato di portarti via per il pomeriggio prima che Blaise riuscisse a vendicarsi per l'hamburger. »

«Oh, molto saggia. » ridacchiò lui mentre rinchiudeva parte del fuoco di Hermione in un vasetto Trasfigurato da una pietra, dandoglielo in mano per scaldarsi.

Si sistemarono sul masso, e per molti secondi nessuno dei due parlò. Davanti a loro, dietro la staccionata diroccata, si ergeva la Stamberga Strillante, più malridotta dell'anno prima, ma ancora in piedi. Hermione venne colpita da un pensiero e si girò immediatamente verso di lui, mordendosi le labbra.

«Forse...non dovevo portarti qui. Io...avevo dimenticato che fosse questo il posto... »

«Il posto dove è morto Severus? Non è un problema Granger. »

«No, davvero. forse dovremmo andare via e...»

«Hermione. Qualsiasi posto, qui o ad Hogwarts, mi ricorda qualcosa che ho perso e qualcosa che ho sbagliato. Andiamo...riesco a malapena a parlare con Rosmerta. Ogni volta che passo da qui rivedo Severus morto e mio padre che come un codardo si piega ai piedi di Voldemort. Mi vedo marciare verso Hogwarts con gli altri Mangiamorte ogni volta che passo per il ponte, e vedo i cadaveri in Sala Grande. » fece una breve pausa. «Mi vedo e mi rivedo, e penso solo a cosa avrei potuto fare meglio. »

«Non è stata colpa tua. » mormorò Hermione. «Questo devi sempre tenerlo in mente. »

«Oh, se c'è una cosa che non smetterò mai di fare è biasimarmi per qualcosa. E non prendermi in giro, neanche tu ci riesci, anche se tu davvero non hai alcuna colpa. »

Hermione chinò la testa, senza sapere cosa rispondere. Non aveva torto. Sebbene avessero vinto erano morte così tante persone che a volte spendeva ore ed ore a rimuginare su cosa lei Harry e Ron avrebbero potuto fare meglio, cosa avrebbero potuto evitare. Quindi, mordendosi le labbra, riuscì a mugugnare.

«Posso chiederti una cosa? »

«Spara. »

«Quando...quando hai capito che fosse sbagliato? »

Il ragazzo fece una pausa così lunga che ormai pensava non le avrebbe più risposto, prima di parlare.

«Non c'è stato un momento preciso. Al primo anno sono arrivato carico di pregiudizi e raccomandazioni inculcatemi. Disprezzare i Mezzosangue, cercare di farsi amico Potter, oppure farlo diventare il mio peggior nemico, tenere alta la testa perchè ero un Malfoy. E così ho fatto. Guarda Tiger e Goyle, ne erano un esempio. Facevano quello che dicevo io, e tanto bastava. Per fortuna Blaise e Theo non erano così. Vi guardavo, cercavo di capire perché dovessi odiarvi così tanto. Ci riflettevo, ma mi guardavo bene dal dirlo a qualcuno. Ero troppo piccolo, e troppo stupido. Tu poi, non aiutavi. Eccellevi sempre in qualsiasi cosa, sempre con la mano alzata, quella voce saccente. Il giorno in cui Weasley si affatturò da solo al secondo anno ti avrei ucciso volentieri, per quello che mi dicesti. Il terzo anno e quel maledetto pollo poi, non hanno di certo aiutato. »

Grown | DramioneWhere stories live. Discover now