Capitolo 6

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Margareth, dopo esser ritornata dal dottore, si mise a letto e dormì per il resto della giornata.
Si era presa l'influenza e si sentiva malissimo, perciò fui io ad occuparmi di tutte le faccende che di solito ci dividevamo in due.
Come al solito sbagliai le dosi e cucinai troppo per solo due persone.
Visto che Felix non aveva ancora imparato a cucinare niente se non cibi surgelati (faceva fatica pure con quelli!), lo invitai a magiare con me.
《Non credevo che tu sapessi cucinare.》
《Ho imparato di recente, e poi so fare solo i spaghetti e basta.》
《Sono i spaghetti più buoni che abbia mangiato.》disse, in un sorriso sincero.
《Maggie è più brava ai fornelli, io in confronto sono una dilettante.》
《Allora io non sono classificabile.》borbottò 《Mio padre sarebbe decisamente soddisfatto se sapesse che aveva ragione...》
Felix continuò a parlare ininterrottamente per tutto il tempo, forse era meglio così.
Non avevo molta voglia di parlare, preferivo restare ad ascoltarlo, anche se non lo stavo ascoltando davvero.
Nonostante fosse accanto a me, a nemmeno un metro di distanza, la sua voce pareva così lontana che sembrava quasi inesistente.
《Effy?》 mi chiamò.
《Sì?》
《C'è qualcosa che non va?》
《No, è tutto a posto.》risposi, quasi troppo in fretta.
Anche se sapeva benissimo che gli stavo mentendo, non insistette.
Mi venne una grande tristezza e voglia di piangere, come se tutte le emozioni che avevo represso per tutto quel tempo, stessero tornando a galla, tutte in una volta sola.
Più cercavo di convincere gli altri di stare bene, e meno mi convincevo io.
Feci un lungo respiro e mi morsi il labbro inferiore.
Magari le lacrime non sarebbero uscite questa volta, no, non dovevano.
《Così non va.》disse d'un tratto, posando la forchetta. 《Ti va di uscire un po' e prendere una boccata d'aria fresca?》
《No, Felix, sono troppo stanca...》
《Non era una richiesta.》si alzò e mi obbligò ad alzarmi.
《Felix, devo ancora ripassare e ho una marea di faccende da finire, un'altra volta magari, eh?》
《Ti aiuterò io a pulire i pavimenti e i piatti ma ora, tu mi accompagni fuori e facciamo una passeggiata.》
《Ma perché ti ho invitato a mangiare?》
《Perché sono adorabile e tu mi vuoi tanto, tanto bene.》
《Certo, così tanto che ti caccerei di casa come ha fatto tuo padre...》 borbottai.

Alla fine mi ritrovai a camminare per il lungo viale, contornato di alberi ormai spogli delle loro foglie, che si estendeva per qualche chilometro da casa mia.
Faceva già abbastanza freddo anche se soffiava ancora una piacevole brezza fresca.
In giro non c'era nessuno se non occasionali gruppetti di ragazzini che vivevano lì vicino.
《Mi spieghi che scopo ha questa camminata?》chiesi, piuttosto scocciata.
《Com'è andata oggi all'università?》domandò, ignorandomi spudoratamente.
《Non rispondere con una domanda.》
《Effy, calmati un po', rilassa i nervi per qualche istante e abbassa questo muro di freddezza, con il quale stai cercando di allontanare tutti...》disse, fermandosi e girandosi verso di me.
I suoi occhi incredibilmente grigi, al chiaro di luna, erano più profondi del solito.
《Puoi anche provarci, ma riuscirai ad allontanarmi, capito? Io non me ne vado tanto facilmente.》
Abbassai lo sguardo sul marciapiede e presi a guardare le foglie secche che si erano ammucchiate sotto un albero.
《Non lasciare che il senso di vuoto e tristezza lasciato da una persona ti impedisca di continuare a vivere e conoscere nuove persone... il tempo va avanti, ma tu? Cosa vuoi fare, tu?》
Le lacrime scesero inaspettate dai miei occhi, e silenziose attraversarono le mie guance.
Felix me li asciugò con dolcezza e mi sorrise. 《È tutto a posto, non c'è nulla di male a piangere, capito? Fallo, tira fuori quello che hai cercato di trattenere con tutte le forze, urla, se ne hai bisogno, reagisci.》
Mi abbracciò e mi strinse forte.
《Non me ne andrò, io, ricordatelo.》

RED 2 (#wattys2016) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora