Lascio andare la maniglia con forza e aspetto la sua reazione.

Quando, dopo aver sobbalzato, si gira e la vedo vorrei quasi ridere.
La trucido per un attimo con lo sguardo e arriccio il naso, pensando al dolore di quel pugno.

È così minuta e con quei capelli corti che le arrivano al massimo alle spalle, così magra che potrebbe scomparire.
Un paio di jeans neri le fasciano la vita, minuscola, e la rendono un poco più slanciata.

Gli occhi verdi mi guardano come se volesse la mia testa su un piatto d'argento.
Potrebbe benissimo essere una modella se solo fosse più alta.

Quelle pupille, le pagliuzze verdi dentro ad essi mi inchiodano sul posto quando sbatte le ciglia lunghe e folte.

Il mio corpo freme per qualche secondo ma poi mi riscuoto e la guardo ancora.
«Hai intenzione di sederti o resti lì a fissarmi?» il suo tono non promette niente di buono ma io non ho intenzione di prestarle attenzione.

Cerco una qualsiasi distrazione che non sia lei, mi guardo intorno solo per distogliere l'attenzione dal suo corpo che non vorrei mi facesse l'effetto che mi fa.

Strega tentatrice.

Lo studio non è grande, forse dieci metri quadrati, qualche quadro appeso, di disegni magnifici. Bellissimi paesaggi e ritratti di persone che prestano la loro attenzione altrove. Un piccolo lavabo per le mani ed infine l'ultimo muro, grigio, il lettino nero con una scrivania marrone e tutti gli attrezzi necessari.

Comincia ad armeggiare con il disegno sul lettino ed io mi tolgo la maglia flettendo appena i muscoli mentre, quest'ultima, sparisce dal mio corpo.

Noto il suo sguardo sul mio fisico ed i suoi occhi velati con una luce particolare.
Mi stai fissando, piccola?

Cazzo, questa ragazzina è così sexy.
«Stenditi, ho tanto lavoro da fare» borbotta spazientita.
«Sei una tatuatrice?» Mi risveglio dal mio silenzio e lei inarca un sopracciglio come a dire qualcosa che non vorrebbe.

Le sue labbra si stringono forzando di sigillarle per non mostrare un sorriso impertinente che mi farebbe solo perdere quella poca concentrazione alla quale mi sto aggrappando con i denti.

Mi siedo ma ancora non mi stendo a pancia su.
«Potrei sorprendermi della tua perspicacia ma non lo farò.» Ahi, che lingua tagliente.

Un ghiacciolo sarebbe molto più sciolto di lei.
Forse ha una scopa nel culo. Con un ghigno mi stendo e la ragazza si infila i guanti, prepara il colore nero e la vasellina.

Cazzo, che silenzio imbarazzante.
Sento le manine delicate della mora che trafficano sulla mia pancia con destrezza e dei brividi mi invadono la pelle, ancora una volta, come se fossi un dodicenne.

Datti una calmata.

E non posso che dare ragione a me stesso. Guardandola in faccia, così concentrata, vedo come il suo viso contratto sia perfetto e maledizione me la farei in questo istante su questo fottuto lettino.
E quando mai mi è successo di eccitarmi davanti ad una così?

Forse ieri sera? No, quella non era così.
Come fa a non guardarmi? A non osservare il mio corpo come fanno tutte quelle che mi guardano? Come fa a resistere?

Tutte le volte che mi guarda una donna lo trovo fastidioso e triste ma quanto vorrei che lei mi guardasse?
«Quindi, Megan, quanti anni hai?» chiedo curioso di sapere qualcosa di lei.

Perché, poi, voglio sapere qualcosa di lei? Come riscossa da un sogno alza appena la testa e mi guarda per qualche secondo, la riabbassa e ricomincia ad infilzarmi la pelle.

Legame- oltre l'attrazione Vol.1Where stories live. Discover now