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ATTENZIONE

Questo capitolo contiene parti con chiari riferimenti sessuali!


Le parole di Mew di qualche ora prima gli avevano lasciato uno strano torpore addosso.

Per tutto il giorno le sentì ronzare nella testa diventando più forti ogni volta che incrociava gli occhi di Zee. Quegli occhi luminosi e così sinceri che tanto lo avevano colpito le prime volte che si erano incontrati.

Erano pieni di ammirazione incondizionata. Zee ora era un suo collega, ma prima di questo era stato un suo fan, attivo supportatore del suo lavoro,  membro del suo fanclub, che ancora oggi gli dimostrava la più completa dedizione.

Da quando si erano conosciuti non aveva mai smesso di prendersi cura di lui, con ogni parola, ogni gesto. Anche nei silenzi aveva trovato in Zee un conforto. Aveva imparato a conoscerlo giorno per giorno ed ora  lo vedeva come la spalla sicura alla quale appoggiarsi, una mano salda che lo avrebbe sorretto in qualunque momento, una persona onesta e sincera, che non lo avrebbe mai deluso.

Ma questo significava che aveva davvero bisogno di lui? Che c'era qualcos'altro dietro a tutte quelle attenzioni e quelle premure? Già una volta aveva lasciato entrare un'altra persona, permettendo a se stesso di dipendere da lui, ma non era finita nel migliore dei modi.

La tasca sinistra vibrò. Era un messaggio di Mew.

Dove diavolo ha preso il mio numero?

"Non vorrei che tra noi ci fossero delle incomprensioni e ci terrei a chiarire. Sarò nel mio camerino dopo le 18. Ti aspetto lì"

Non me lo sta chiedendo, me lo sta IMPONENDO!

"Assurdo" il cervello non trovò filtri e gli uscì dalla bocca a voce alta.

Non posso permettermi di perdere la stima di una persona come lui, non nella mia attuale posizione. Andrò lì e parlerò chiaramente, in modo educato, ma gli dirò come la penso. Scommessa o non scommessa non è certo lui che mi deve dire cosa fare!

Ricacciò il telefono in tasca e a passo deciso raggiunge il set per l'ultima scena in programma quel pomeriggio.

Le 18.00 arrivarono in fretta. Continuava a fissare l'orologio ancora incerto se andare oppure no. 

"Ehi" Zee gli appoggiò al braccio una bottiglietta di acqua fresca. "Perché tutti questi pensieri? Sei andato benissimo oggi."

"Fa troppo caldo e sento la testa scoppiare"

"Ti stai ammalando, per caso?" Istintivamente Zee gli poggiò una mano sulla fronte per sentirne la temperatura "Non sembri caldo. Non più del solito.."

"Che significa?"

"In genere la tua pelle è sempre molto calda. Senti le mie mani invece? Sembrano appena uscite da un frigorifero" Zee sorrise per la sua stessa freddura.

                                                                                                         (N.d.A please forgive me, mi è uscita così 👀)

"Hai finito per oggi?"

"Si, direi che posso andare"

"Vuoi aspettare ancora un po'? Magari dopo mangiamo tutti insieme" glielo chiese con voce dolce, quasi implorante.

"In realtà avrei un impegno" notò il viso di Zee farsi triste "Facciamo domani, ok?"  ma subito ecco ricomparire il sorriso.

"Promesso?" Chiese Zee ancora col sorriso sulle labbra.

"Promesso!"

Salutò Zee con la mano mentre lo guardava avviarsi verso il set.

Gli ci vollero pochi minuti per arrivare al camerino di Mew.

In realtà, fermo davanti alla porta chiusa, tentennò un attimo.

Parla chiaramente. Sii onesto. Non devi nascondere nulla. È quello che pensi veramente. Comprendi la sua posizione, ma non la condividi, ecco tutto.

Bussò due volte, ma non ebbe risposta.

Ripetè il gesto, ma ancora niente.

Pensando che la stanza fosse vuota e Mew in ritardo, abbasso la maniglia e aprì la porta.

Dai pochi centimetri in cui l'antro era stato spostato gli arrivarono subito alle orecchie suoni e parole sconnesse.

Nella penombra della stanza due corpi erano premuti l'uno contro l'altro, c'era solo il suono dei loro respiri affannati e di qualcosa di bagnato che scivolava e sbatteva contro qualcos'altro.

"Mmmm...p..piano..."

"Faccio sempre piano.." gli spostò dolcemente una ciocca di capelli e lo baciò.

Le lingue di entrambi sfregavano l'una sull'altra fermandosi ogni tanto per riprendere fiato.

Il ragazzo in piedi afferrò il collo del giovane seduto sul tavolo di fronte a lui costringendolo a stendersi sul ripiano di legno. Con la mano libera afferrò la gamba sinistra e la sollevò poggiandola delicatamente sulla sua spalla.
Le spinte diventarono sempre più intense così come i lamenti. Gli ansimi di entrambi trovarono una regolare corrispondenza, godendo di piacere nello stesso istante.

In un attimo il giovane sollevò la schiena dal tavolo ancorandosi al collo del suo amante. Senza fermare quelle spinte piene di piacere lo costrinse a baciarlo ancora.
Con la mano destra libera il ragazzo in piedi afferrò la prominenza turgida del compagno, pompando su e giù sempre più velocemente.

"Mmm...sto per.." non riuscì a terminare la frase che si lasciò andare completamente al piacere dell'orgasmo tornando a distendersi sulla tavola rigida. Per permettersi di godersi appieno il piacere il suo compagno aveva rallentato le spinte, fino quasi a fermarsi.

Saint, sulla porta, non riusciva a muovere un muscolo, congelato, con gli occhi fissi. Era ancora in tempo per richiudere la porta e andarsene. Nessuno si sarebbe accorto di lui. Esitò ancora una volta cercando nella sua mente una spiegazione razionale per quello che stava guardando e le sensazioni che stava provando.

In basso, dal suo corpo, sentiva l'eccitazione per la scena davanti a lui gonfiargli i boxer.

"Perché ti sei fermato..?" Chiese stranito il giovane sollevando la testa.  

"Perché non siamo più soli" gli rispose l'altro uscendo completamente da lui e afferrando la carta preparata in precedenza.

Saint li vide sistemarsi in fretta e riallacciarsi i pantaloni. Avrebbe voluto andarsene, ma i suoi piedi sembravano inchiodati al pavimento.

Si leccò le labbra e deglutì percependo la gola secca.

"Hai intenzione di saltare li ancora per molto, Saint?"

La voce di Mew era tranquilla e scherzosa.

Non sapeva cosa rispondere.

"Ti prego entra. In fondo ti ho chiesto io di raggiungermi" gli disse sistemandosi i capelli davanti allo specchio.

Saint mosse due passi all'interno della stanza e richiuse la porta alle sue spalle, incerto se stare li fosse la cosa giusta da fare.

𝙎𝙖𝙮 𝙨𝙤𝙢𝙚𝙩𝙝𝙞𝙣𝙜Where stories live. Discover now