tacchi bassi firmati jimmy choo [inazuma eleven]

chapter 4🐈‍⬛

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spesso mi interrogavo sul perché l'essere umano avesse inventato lo specchio, in che momento della storia abbiamo iniziato a diventare dipendenti dalla nostra immagine riflessa? non possiamo uscire di casa senza specchiarci eppure appena ci vediamo riflessi su quella superficie ci pentiamo di averlo fatto.
"mi ricordavo più magra"
"ho sempre avuto il naso storto?"
"ma che capelli ho questa mattina?"
non smettiamo mai di sorprenderci davanti alla nostra immagine riflessa, più lo facciamo più ci rendiamo conto di non conoscerci affatto, di aspettarci di più, di sperarci diversi.
Quella sera quando mi vidi riflessa negli occhi di Julia mi resi conto di essere peggio di come pensavo.

"signorina sta bene? la aiuto ad alzarsi presto afferì la mia mano"
quella voce così dolce e preoccupata mi fece come risvegliare da un lunghissimo sonno, senti i palmi delle mani iniziare a sudare come dopo una lunga campestre e entrai nel panico alla sola idea di sollevare il volto e mostrare chi ero, aspettai infiniti secondi sperando che se ne andasse, che mi definisse una maleducata e perdesse la pazienza, che mi lasciasse stare ma attese lì , paziente, una risposta.
La vergogna è un sentimento crudele che va a toccare i nostri punti più dolenti, le nostre insicurezze, un sentimento che non possiamo combattere perché non è altro che la consapevolezza dei nostri errori.
"sto bene grazie, non preoccuparti"
mi alzai di fretta cercando di nascondere il volto con i capelli e iniziando a camminare il più distante possibile da quelle scolarette delle medie con un passo che avrebbe potuto battere il record di Usain Bolt nei 100 metri.
scappai come un coniglio.

D'istinto presi in mano il cellulare e alzai al massimo il volume nelle cuffiette per estraniarmi il più possibile dai miei pensieri.
avevo raggiunto un posto abbastanza appartato vicino alla grande torre inazuma che frequentavamo assiduamente ai tempi delle medie, eravamo un gruppo affiatato e anche se non lo ammettevo ad alta voce mi mancavano come l'aria, e questa era una cosa veramente stupida.
Non li vedevo e non parlavo con loro, escludendo Nelly, da 4 anni di conseguenza sentire la loro mancanza era stupido, erano andati avanti e chissà che vita vivevano adesso eppure per tutto il periodo passato lontano da Tokyo sentivo un senso di estraniazione e distanza di tutti i nuovi amici, non erano al livello di quei 5 bambinoni con cui avevo condiviso avventure al limite della realtà.

Conobbi Mark tramite Nelly quando agli albori della seconda media si era inventato una squadretta su due piedi per evitare di far chiudere il suo club di calcio, iniziai ad accompagnare la mia migliore amica a controllare che quei pazzi non infangassero il nome della scuola con il loro "potere dell'amicizia" e pian piano iniziai a seguirli più da vicino come manager nel tempo libero. 
Contro ogni pronostico la Raimon arrivò alla finale del Football Frontier e a battere quei dopati della Zeus, da lì tutto ciò che so lo ho scoperto tramite giornali, telegiornali e chiamate sporadiche di Nelly impegnata nella loro lotta contro gli "alieni" .

I mesi passarono e io iniziai a smettere di interessarmi alle vicende della squadra di calcio della Raimon per evitare ulteriori atti di masochismo.

osservai l'orologio "18.42"
la prima delle notifiche in primo piano era dalla Mail istituzionale della scuola superiore della Raimon, evidentemente Nelly aveva insistito per informarmi il prima possibile della mia sezione e di altri dettagli tecnici, "3-A" la sezione di approfondimento... eravamo nella stessa classe e di questo ero molto felice tuttavia mi spaventava l'idea di dover iniziare subito a studiare come un cane per rimanere al passo con la sezione Approfondimento.
Sottostante si trovava una lista di nominativi che componevano la classe, non conoscevo nessuno se non Maddie Sitner, una ragazzina molto intelligente fissata con la botanica con cui avevo condiviso un corso alle medie, e Jude Sharp... con cui non avevo condiviso solo un corso alle medie.