chapter 2🐈‍⬛

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adoravo la luna, era ciò che mi faceva sentire più a mio agio, ammirarla mi ricordava la mia insignificanza, cosa apparentemente triste che in realtà mi risollevala dal peso che mi riversavo addosso.

Adoravo guardare la luna anche a Tokyo lo facevo spesso con il gruppetto delle medie che si era formato prima della mia partenza all'inizio del secondo anno, non ho contatti con nessuno di loro se non con Nelly, l'unica con cui mi confidai a proposito del trasferimento.
La paura di perdere i bei momenti con quei pochi amici che avevo alla raymon mi avevano portato a non preannunciare la mia partenza sottoponendoli ad una doccia fredda quando al principio del nuovo anno il professore aveva annunciato il mio ritiro.

Mi ero torturata per mesi mentre ascoltavo la ramanzina di Nelly per come avevo fatto soffrire Silvia e su come Mark se la fosse presa con lei per aver tenuto la bocca cucita.
E poi c'era lui, Axel non aveva reagito in chissà che modo e forse era questo che mi aveva distrutto più di tutto, io e lui siamo sempre stati particolarmente legati da quando ci siamo conosciuti dopo il suo arrivo dalla kirkwood e ne avevamo passate tante quindi sapere che per lui la mia partenza era insignificante mi aveva tormentato per notti e giorni.

forse era lui che mi aveva convinto a non tornare più in quel posto, volevo che sentisse il mio nome alla tv o che lo leggesse sugli annunci al giornale volevo che fosse fiero della strada che avevo fatto, eppure anche i miei sforzi a livello sportivo mi avevano riservato brutti scherzi ed ora mi ritrovavo su un comodo sedile della prima classe di un aereo diretto per l'aeroporto della mia città natale, i soldi non fanno la felicità e sono pronta a sbattere in faccia tuti i miei fallimenti a chi dice il contrario, tuttavia ammetto che stare per i fatti miei in prima classe era qualcosa per cui ero grata dopo aver visto l'hostess impanicata correre per tranquillizzare un bimbo lagnoso.

Il tempo passo e mi ritrovai presto davanti alla zona di sosta taxi aspettando un veicolo che mi potesse portare a casa.
I miei nonni erano dei tipi molto strani e non si sarebbero certo fatti un viaggio di un ora per venire a prendermi quando potevano aspettarmi comodamente seduti sulle poltrone.
Alzando la mano richiamai l'attenzione di un tassista caricai i miei bagagli e diedi l'indirizzo.

Mi ritrovai davanti alla villetta di famiglia riconoscibile dal lungo giardino pieno di rose, i fiori preferiti di nonna, inserii il codice che apre il cancello e percorsi il vialetto sorpassando la fontella centrale e il garage con la adorata montecarlo di mio nonno, che ormai era li per bellezza, e raggiunsi il portone scuro dove suonai il campanello e presto mi trovai investita in un abbraccio.

I miei genitori tendevano sempre a criticare la nonna  cosa che non capivo, io la adoravo certo era una donnona particolare, pretendeva molto e sapeva sempre tutto ma era una brava parsona infondo.
Il nonno al contrario era molto per le sue passava il tempo nel suo studio immerso nei libri indossando camicie azzurre in ogni stagione e mocassini in pelle.

tacchi bassi firmati jimmy choo [inazuma eleven] Where stories live. Discover now