La mattina seguente

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                                   CAMILA

Lo schermo del telefono mi illumina il viso: segna le 8:14, di solito non apro gli occhi tanto presto. Mi ha svegliato un urlo di Shawn, probabilmente ha avuto un incubo.
Mi alzo, vado nel bagno in chi qualche notte fa stavo vomitando, mi lavo la faccia, alzo lo sguardo e la ragazza che vedo allo specchio non posso essere io: i capelli sono scompigliati come la criniera di un leone, il mascara colato sulle guance mi fa sembrare un panda, puzzo peggio di una iena, in pratica sembro un animale! Non di certo una ragazza. Decido allora di entrare in doccia per lavarmi. Mi spoglio lanciando i vestiti nel lavandino. L'acqua calda mi aiuta a sciogliere le tensioni, quel divano è davvero scomodo. Finalmente riesco a rilassarmi sotto il fluire dell'acqua abbondante.
                                    SHAWN
La sveglia sul mio comodino mi avverte che sono già le 8:30, solitamente non mi alzo cosí tardi. Non volevo fare rumore e di conseguenza svegliare Camila. Stanotte per la verità non ho chiuso occhio, il ricordo di Angy, più vivido che mai, mi ha tenuto sveglio. Sembrava reale, come se lei fosse ancora qui, sdraiata sul lato sinistro del mio letto. Adesso però devo tornare alla realtà. Vado in cucina e metto su la moka: senza un caffè la mattina non riesco proprio a cominciare la giornata. Lentamente mi dirigo verso il bagno, sento le gambe pesanti e ho ancora gli occhi socchiusi. Apro la porta del bagno, giro la manopola del lavandino e solo dopo essermi sciacquato il viso con acqua ghiacciata, realizzo che ci sono dei vestiti nel lavandino ed io li ho inzuppati: i vestiti di Camila immagino, ma dove si trova lei?

CAZZO.

Le orecchie iniziano a svegliarsi e sento l'acqua della doccia che scorre e qualcuno che canticchia serenamente dentro. Fortuna che le luci di questo bagno sono deboli e i vetri della doccia hanno la pellicola, riesco a distinguere solo i contorni di un corpo dolce, delle curve musicali.
-Shawn sei tu?- Non riesco a distogliere lo sguardo nonostante lo voglia  e a malapena a rispondo con un filo di voce.
-Si...si em. S-scusa ora... ora esco.- borbotto.
-Tranquillo.- mi risponde lei ridendo fragorosamente, chiaramente divertita da quel mio imbarazzo generale. La sua risata è proprio come quella di Angy: rumorosa, gentile, sincera e contagiosa.
-Scusa se mi sono messa in doccia senza avvertirti, ma ne sentivo il bisogno.- mi dice lei mentre continua a lavarsi.
-F-figurati- i miei occhi ancora fissi sul suo corpo nudo che a malapena intravedo, ma che mi attira.
Chiude l'acqua della doccia finalmente, stava cominciando a trasformarsi in una tortura per me. "Mi passeresti un asciugamano?". Mi dice.
Mi volto, afferro un asciugamano sufficientemente grande per permetterle di coprirsi tutto il corpo e non faccio in tempo a dire "te lo lascio appoggiato qui" che mi giro e la vedo fuori dalla doccia: il suo corpo completamente nudo, bagnato, formoso e procace di fronte a me. I suoi capelli neri e blu sgocciolano bagnando il pavimento. Mi sforzo di continuare a guardarle il volto, di guardare il suo enorme sorriso e i suoi occhi divertiti che si prendono gioco di me e della mia confusione.
- Grazie.- Mi dice continuando a sorridere. Non capisco se per lei sia normale trovarsi in questa situazione (ciò spiegherebbe la sua noncuranza e naturalezza) oppure se stia cercando di provocarmi per un secondo fine, Camila pare il tipo di ragazza capace di manipolare le persone per ottenere ciò che vuole.
In ogni caso le passo l'asciugamano ed esco velocemente dal bagno con lo sguardo abbassato. Meglio rimuovere ogni immagine dalla mia mente, prepare la colazione e andare all'università: oggi ho lezione di anatomia.

Verso il caffè in due tazzine e metto i biscotti sul tavolo. È bello apparecchiare per due, un piccolo piacere di cui la solitudine mi aveva privato. Camila entra in cucina avvolta nell'asciugano bianco e i capelli sciolti ancora bagnati, ma non sgocciolano più.
-Buongiorno- inizia lei.
-B-buongiorno- ormai mi crederà balbuziente.
-Hai ricomprato quei biscotti buonissimi!- continua Camila, afferendo affamata la busta di quei biscotti al cioccolato che, a quanto pare, sono i preferiti di entrambi. Quando è venuta qui aveva mangiato gli ultimi e di conseguenza sono stato costretto a ricomprarli.
Mi siedo davanti a lei. La luce che entra dalla piccola finestra alle mie spalle le illumina il viso: è stupenda anche struccata.
Nell'aria si respira una tensione densa. Penso che entrambi ci dobbiamo delle spiegazione riguardo ieri sera e nessuno dei due sta capendo come sia possibile che stiamo consumando la colazione uno di fronte all'altra nella mia cucina.
Alla fine è lei a parlare per prima.
"Shawn..." comincia, ma poi non trovando le parole adatte scoppia in un risolino imbarazzato e io la seguo.
Camila:- Ieri sera ero finita in questura perchè sono rimasta coinvolta in una rissa in un bar. La rissa l'aveva cominciato il mio ragazzo Andrew...in realtà era colpa sua sai? Il non c'entravo nulla".
CAMILA
: "Perchè non l'hai denunciato allora?" Mi domanda ingenuamente Shawn. Ha cambiato espressione appena ho nominato Andrew: si è irrigidito, ha chiuso le labbra e gli occhi sono tornati diffidenti come ieri. Penso gli dia fastidio il fatto che sia fidanzata, magari un pò gli piaccio. Al solo pensiero mi viene da ridere, neanche il più fantasioso degli essere viventi potrebbe immaginare di vedere me e questo ragazzo innamorati, in una coppia. Però è divertente stuzzicarlo un po', quando poco fa in bagno è arrossito come un peperone alla vista del mio corpo nudo, è stato difficile trattenere la risata.
-Andrew non è sempre stato cosí. Ha cominciato a drogarsi qualche mese fa, ho tentato di aiutarlo a disintossicarsi, ma è stato inutile, non mi ha dato retta. In ogni caso da oggi è il mio ex ragazzo, non voglio più avere nulla a che fare con lui. Pensavo di poterlo aggiustare, ma mi sbagliavo e questo errore mi è costato troppo dolore. Da oggi basta, metterò me al primo posto-. L'ultima frase la dico ad alta voce per convincere più me stessa che Shawn.
-Ora è il tuo turno- continuo. -Io ti ho detto tutta la verità, sono stata sincera. Tocca a te adesso. Come conoscevi Carl?-.
SHAWN
-Beh...- Inizio. Camila mi guarda attentamente, studiando ogni centimentro del mio volto, aspettando una risposta da parte da mia.
-Ti ricordi da Picor, la prima volta che ci siamo stati e abbiamo em...improvvisato quel concerto?- a questo punto le va quasi il caffè di traverso perchè scoppia a ridere. Era ubriaca non pensavo si ricordasse, ma mi sembra di capire che mi sbagliavo. Si ricorda eccome. Rido anch'io al solo ricordo. Ci avranno preso tutti per due scemi però ammetto che mi piacerebbe farlo di nuovo.
-Insomma.- continuo- prima che ti ubriacassi mi avevi chiesto perchè io non bevessi e io ti avevo risposto che in passato avevo vissuto una brutta esperienza legata all'alcool. Diciamo che dopo aver bevuto troppo ero finito in guai seri e Carl fu il poliziotto che mi...aiutò a uscirne.- la voce mi trema, il mio tono è incerto, ma spero che Camila non se sia accorta e che non faccia altre domande.
Non ho intenzione di raccontarle la verità per vari motivi. Primo fra tutti è una storia personale e non la racconto alla prima che passa per strada, sebbene ormai io e lei non siamo completamente sconosciuti. Qui si collega la seconda ragione. Ho paura che svelandogli la verità, voglia poi allontanarsi da me e a quel punto sí che torneremmo ad essere niente l'uno per l'altro.
"D'accordo". Sembra soddisfatta della risposta che le ho dato.
Finiamo la colazione in silenzio, scambiandoci qualche sguardo sopra la tazzina del caffè posata sulle labbra.
Dopo poco mi alzo dicendo: "Vado a farmi una doccia e a vestirmi in bagno. Per favore non entrare". Dico ridendo, ma mi pento subito della pessima battuta. A lei però sembra piaciuta infatti mi guarda con aria malandrina. " Poi esco per andare in classe. Ci vediamo per pranzo da Picor?"
Sembra che il tempo sia tornato indietro, anche al nostro secondo incontro le avevo chiesto di andare a mangiare a quel ristorante, ma adesso ricevo una risposta inaspettata, diversa da quella della prima volta.
" A ora di pranzo sono di turno lí da Picor...non avendo i soldi per ripagare i danni, ho chiesto al capo se mi poteva assumere, promettendogli che col tempo avrei restituito tutto."
Adesso capisco perchè Picor mi aveva detto "Allora anche tu sei assunto ".

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