Nostalgia della musica

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Devo aver bevuto anch'io qualche bicchiere perchè è impossibile che io stia suonando una chitarra in un ristorante messicano insieme a una ragazza che canta con una tortilla in mano, quando nei miei programmi c'era la presentazione di un libro. La cosa più strana peró è che mi sorprendo a sorridere.
Cavoli quanti mi mancava la musica!
Sento l'energia scorrere nelle mie vene, nonostante non prendessi in mano una chitarra da un bel po' di tempo le miei dita non si sono dimenticate di come toccarla.
Sono troppo perso nell'enfasi del momento, per accorgermi che Camila è caduta dal tavolo, ma appena lo realizzo chiaramente, smetto di suonare e mi precipito da lei.
Ha fatto cadere anche i piatti che avevano ordinato i due signori anziani e di conseguenza si è sporcata i jeans di salsa di pomodoro.
Proprio mentre le sto per chiedere se si è fatta male, una voce maschile e potente mi rimbomba nelle orecchie, in contemporanea allo sbattere di una porta.
" Che state combinando voi due nel mio ristorante?! Se non uscite immediatamente chiamo la polizia vi avverto!"
Evidentemente è il proprietario del locale perchè il ragazzo dietro al bancone ha di colpo smesso di applaudire, chiaramente intimorito da quella voce.
Forse per un qualche istinto di sopravvivenza o o forse per paura, mi metto velocemente la chitarra in spalla, prendo Camila in braccio e iniziò a correre verso l'uscita senza pensarci due volte, mentre urlo che mi dispiace per lo scompiglio e dicendo che l'indomani sarei tornato a pagare tutto.
Sono in piazza e non ho la più pallida idea di cosa fare ormai...Esaminiamo la situazione: Sono quasi le sei di sera e a breve il sole inizierá a calare, porto in braccio una ragazza ubriaca che continua a ridere, ho appena rischiato di essere denunciato e niente...che dovrei fare?
Procediamo con metodo scientifico.
La prima cosa da fare è "svegliare Giulia"...Con l'esperienza ho imparato che un semplice bicchiere d'acqua puó aiutare a placare la sensazione di vomito, quindi entro in un bar lì vicino e lo ordino. Il cameriere mi guarda come se fossi un pazzo e non posso biasimarlo visto che da fuori penso di sembrare un maniaco con una ragazza che canta tra le braccia, ma per fortuna mi accontenta all'istante.
Esco dal bar e poggio a sedere Camila su una panchina.
"Ehi, ci sei?" Le muovo un pó la guancia.
"Ahahah com'è andata la performance?"
"Diciamo che dovremo migliorare su alcuni aspetti" provo a buttarla sull'ironia "Prendi un pó d'acqua, così ti riaccompagno a casa" dico porgendoli il bicchiere di plastica. Non ci rendiamo conto di quanta plastica utilizziamo: dai bicchiere ai piatti alle bottigliette. Voglio dire, la plastica inquina tantissimo! Dovremmo fare tutti la raccolta differenziata, di pianeta Terra ne abbiamo solo uno...anche se ho letto sul giornale che da poco hanno scoperto un pianeta simile alla Terra chiamato K2-18b...
"Non ce l'ho più una casa. Quella stronza della padrona mi ha sbattuto fuori perchè ero indietro con l'affitto" Dice Camila dopo aver bevuto l'acqua e sbattendo velocemente le palpebre come per cercare di mettere meglio a fuoco un oggetto.
"Oh, mi dispiace. Magari posso portarti a casa dei tuoi genitori."
Sbuffa, come se avessi fatto una battuta fuori moda, sentita e risentita.
"Non li vedo da due ormai...Non so neanche dove abitano, forse sono addirittura morti e io non lo so..."
Il suo sguardo è freddo, distaccato, ma nella sua voce sento come del dispiacere, dei...sensi di colpa?
"Scusa ancora, non volevo infierire."
Caspita, non pensavo non avesse nessuno dei due genitori...Forse mi sono fatto un'idea sbagliata di lei. Forse è una di quelle ragazze costrette a crescere troppo in fretta? Da fuori appare talmente sicura di sè, ma è possibile che dentro soffra e che quella che si è costruita è solo un'armatura per proteggersi da altri dolori?
Rimane un'ultima possibilità: " Casa del tuo ragazzo?" Lo dico tutto d'un fiato, come se in realtà volessi che non mi sentisse dirlo.
"Tu sei un tipo veramente esilarante! Io a casa di Andrew non ci torno! Manco se mi pagassero! Beh, magari per un centinaio di euro ci potrei riflettere." E scoppia a ridere battendo la mano sulla gamba.
Deduco che Andrew sia il suo ragazzo...Certo me lo aveva detto che era occupata. In fondo lo sapevo, ma ancora più infondo pensavo o speravo fosse solo una bugia.
Speravo fosse una bugia?!?!
Non mi importa niente se è single o no.
"Dimmi tu dove devo portarti perchè ormai sta facendo buio" parlo con più durezza rispetto a prima, me ne accorgo anch'io.
"Andiamo a casa tua, no?" Propone lei.
"Oh beh ecco..." Mi ha colto completamente alla sprovvista. " Sei sicura che non ci sia nessuno disposto ad accoglierti per stanotte? Una tua zia, un vicino di casa o un amico?
" Te lo ripeto un'altra volta: non ho contatti con la mia famiglia da due anni, i vicini della mia ormai ex casa mi odiavano perchè facevo troppa confusione con la chitarra elettrica e di amici non ne ho! Quindi andiamo a casa tua altrimenti puoi lasciarmi sotto un ponte. A te la scelta Mr. Chelsea Boots.
Abbasso lo sguardo è noto che in effetti oggi porto ai piedi le mie Chelsea Boots nere preferite.
Sono incerto sul da farsi. Siamo razionali, se la portassi a casa mia cosa potrebbe mai fare? Rubare? Tanto non ho niente di valore.
"Va bene. Se la metti in questo modo ti porto a casa mia."
" Bravo! Finalmente iniziano a ragionare" Camila cerca di alzarsi, ma barcolla e le reggo un braccio.
"Riesci a camminare o preferisci che chiami un taxi? Anche perchè il cielo si sta rannuvolando e penso che a breve inizierà a piovere."
" Non ho soldi per pagare un taxi"
" Tranquilla, ci penso io" in realtà davo per scontato che avrei pagato io, ma pensavo lo desse anche lei.
"No, io sono abituata a fare tutto da sola"
"Qualche volta peró dovresti accettare l'aiuto di qualcuno."
"Non guardarmi così!"
" Come ti starei guardando?"
" Tu hai pena per me! Te lo leggo negli occhi, ma sappi che non ho bisogno che qualcuno mi consoli".
" Infatti hai bisogno solo di un letto dove dormire stanotte...Chiamo il taxi, aspettami qui."
Le parole di Camila mi hanno molto colpito, ma cerco di non pensarci troppo perchè tanto da domani non la rivedró più.
***
È da almeno mezz'ora che aspettiamo un maledetto taxi sotto la pioggia.
Camila sta tremando come una foglia così le chiedo:"Hai freddo?"
"Si" risponde in modo acido.
CAMILA
Sasha,o Shawn, non mi ricordo ancora il suo nome, si toglie la giacca di jeans e me la posa sulle spalle. Ho ancora freddo,ma meglio di niente. Lui è rimasto solo con una maglietta nera a maniche corte addosso che gli mette in risalto le braccia muscolose e le vene lungo il polso. Mi gira ancora la testa, ma la sensazione di vomito si è placata per fortuna.
Stiamo aspettando il taxi da troppo tempo peró non voglio lamentarmi perchè Sasha ha già fatto abbastanza per me. Nessuno era mai stato così gentile nei miei confronti.

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