QUARTO GIORNO DI RECLUSIONE FORZATA

18 0 0
                                    


#Day4

Puzza di muffa.

Il mio naso non sbaglia mai. Non posso dire lo stesso della mia memoria o la mia velocità di calcolo, ma se c'è una cosa che non manca mai un colpo è il mio olfatto e ne sono molto orgogliosa: lo sono pure quando attraverso il corridoio del reparto e capisco subito a quanti pazienti ha fatto beneficio il lassativo del mattino. Indubbiamente questa mia capacità è, allo stesso tempo, un enorme svantaggio in momento particolarmente delicati per i sensi, come durante il cambio pannolino: quante volte ho dovuto soffocare i conati di vomito improvvisi, quante volte mi sono portata l'odore, rimasto ostinatamente dentro le narici, fino a casa!

Ragazzi! Esistono degli aromi "Du merd" e delle "Eau de toilette" capaci di stendere un cavallo: armi micidiali!

Apro la scatola dall'inconfondibile color verde lime della Tupperware dove porto il cibo per la colazione: piccoli e candidi ciuffetti di muffa ricoprivano le Crepes preparate da mia madre due giorni prima con la farina di segale.

Merda!

Esco dalla camera da letto e mi dirigo in fondo allo stretto corridoio fermandomi di fronte alla porta del bagno dove ho lasciato dei sacchetti per la raccolta differenziata e butto quello che avrebbe potuto sfamarmi ancora per altre due colazioni e due merende. Mente saluto con tristezza il cibo gettandolo nel cestino di plastica bianca sento il dispiacere che nasce quando ci si trova di fronte ad uno spreco. Scaccio il pensiero scuotendo leggermente la testa e apro il rubinetto del secondo lavabo del bagno, divenuto il lavello per i piatti per disinfettare le poche stoviglie che utilizzo: ho comprato un detergente a base di alcool per poterli lavare in autonomia nelle mie stanze prima di restituirli a mia madre. Lei, dopo averli raccolti utilizzando guanti monouso, avrebbe effettuato un secondo lavaggio più appurato. Tutti questi espedienti sono necessari per evitare che il possibile virus che giace nelle mie cellule possa poi espandersi al resto della mia famiglia. Asciugo l'ultimo bicchiere con la salvietta da bagno azzurro turchese e la stendo sullo schienale della sedia posta vicino alla finestra sfruttando il calore dei termosifoni e del sole per liberare il cotone dall'umidità.

Umidità, brutta stronza. Ecco che cosa mi ha fregato il cibo.

Pensavo che le crepes, essendo composte solo da farina, acqua e olio, avrebbero resistito ancora per i due giorni a seguire, anche stando fuori dal frigorifero. Mi sono sbagliata.

Impilo i piatti puliti e asciutti uno sopra l'altro e li appoggio fuori dalla porta del corridoio, nel vano scarpe, luogo che ormai è diventato il carico-scarico merci di Casa Rossi, e mi dirigo in camera da letto, il mio Studio Logistico; prendo il telefono cellulare e faccio squillare il telefono di casa:

- Pronto?

- Mamma, sono io. Ascolta, mi servirebbero due paia di calzini e due felpe nuove. Ti ho lasciato il sacchetto di panni sporchi in lavanderia ieri sera, usa i guanti per tirare fuori i vestiti! E poi volevo chiederti se potevi cucinarmi le crepes e il mio pane azimo per favore.

- Perché il pane? Non ti sono piaciuti i panini di oggi che ho comperato dal fornaio?

Nonostante io abbia ripetuto più volte a mia madre che, ormai da un mese, mangio solo cibi prodotti con ingredienti integrali e biologici lei ancora continua a propormi tutt'altro che piatti che rispettino i requisiti. Sembra farlo apposta. 

Alzo gli occhi al cielo. Respira profondamente Alice, ti sta facendo un favore e la tua sopravvivenza avviene anche grazie alla sua collaborazione.

Perché sembra che le entri sempre tutto da un orecchio e le esca dall'altro?

- Si mi è piaciuto. Però mamma, lo sai, sto facendo dieta. Quindi non posso mangiare la farina 00 o derivati.

Diario di un'appestataWhere stories live. Discover now